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il salto del fosso
by nick Thursday October 02, 2003 at 09:53 PM mail:  

Coloro i quali vengono da una lunga militanza a sinistra non sembrano disposti a saltare il fosso, navigando in mare aperto, preferendo restare ancorati alla comunita' dei comunisti che non c'e piu' (semmai fosse mai realmente esistita).

Da: d17@voceoperaia.it
Data: Fri, 12 Sep 2003 13:38:01 +0200
Oggetto: [antiamericanisti] il bandolo della matassa


cari amici e compagni antiamericanisti

mi pare evidente che, dopo l'iniziale moderato entusiasmo e l'interesse all'idea di un movimento di resistenza all'impero americano (MRIA), il processo si sta arenando.
Le defezioni dalla lista sono sintomatiche.
Coloro i quali vengono da una lunga militanza a sinistra non sembrano disposti a saltare il fosso, navigando in mare aperto, preferendo restare ancorati alla comunita' dei comunisti che non c'e piu' (semmai fosse mai realmente esistita).
Saltare il fosso.... per dove? per quale approdo? L'immagine e' che oltre il fosso ci sia l'ignoto, e l'ignoto porta con se' la paura di mostri e belve d'ogni tipo pronte a sbranarti. Belve, mostri, fascisti... L'ignoto evoca l'irrazionale, e davanti all'irrazionale, all'imponderabile, o si resta come paralizzati o ci si abbarbica alle vecchie certezze, all'illusione che tutto, prima o poi ritorni come prima. Sotto sotto in tanti c'e' la convinzione (o la speranza) che questo che passiamo sia solo un brutto incubo, un momentaccio, e che tutto, prima o poi, tornera' come prima.
Per me questa tesi e' autoconsolatoria e quel che e' piu' grave fatalistica.

Noi eravamo partiti, invece, dalla consapevolezza che la storia ha subito un'accelerazione, che siamo tutti posti davanti ad una tendenza del sistema imperialistico (il capitalismo realmente esistente) a strutturarsi attorno agli USA come baluardo e sentinella del sistema medesimo. E che, secondo punto, dato che questa tendenza porta alla formazione di un Impero unico mondiale, essa apre le porte dell'inferno, di una lunga fase di conflitti e di guerre in cui l'Impero non puo' che attaccare allo scopo di riconfigurare pro domo sua l'ordine mondiale.
Terzo punto: quest'offensiva imperialistica non solo demolisce cio' che trova davanti a se', crea di converso spazi enormi alla resistenza antimperiale, non solo nei paesi *canaglia*, ma anche qui, in Europa, in specie in Italia, poiche' una vasta porzione della popolazione detesta e contesta la spinta imperiale e imperialistica. Quarto punto: noi eravamo convenuti che occorresse dare voce a questa detestazione, per trasformarla in resistenza attiva.

Io resto convinto del'enormita' di questo spazio politico per un movimenti antiamericano. Tuttavia questo spazio non e' gia' dato, come un dono della storia, e' solo uno spazio incipiente, potenziale, possibile. Questo spazio per esserCi, deve essere fecondato, fecondato da un'avanguardia politica. In altri termini: e' la politica che crea il soggetto, e il soggetto conforma lo spazio, non viceversa. Se questo spazio non andremo ad occuparlo noi, altri lo faranno, e certamente populisti radicali, certamente di destra.

Invece di fare uno scatto di reni, di sbrigarci, i compagni trovano ripugnante solo l'idea che ci si metta a competere con le destre piu' radicali e populiste. Al fondo di questa repulsione c'e' un'idea falsa: per cui la sinistra ha un suo bacino di interlocuzione, un suo committente. Le destre altri che sono agli antipodi. Non e' cosi. Basta guardare allo sfondamento negli anni '20 e '30 del fascismo e del nazismo, non solo, genericamente, tra gli strati che la crisi capitalistica porta' alla rovina, ma nella stessa mitica classe operaia industriale. Marx e' stato seppellito da centocinquanta anni di retorica politicistica. Marx parlava di divisione in classi sociali, non che la societa' fosse divisa in due mondi, uno di sinistra e uno di destra. Tanto piu' che tra le classi e i ceti non esistono ne' muraglia sociali, ne' tantomeno ideologiche. Qualcosa, la recentissima avanzata in Francia del lepenismo dovrebbe insegnarci. E invece non ci insegna nulla. Neanche la barca di consensi ottenuti da Bossi, Fini e Berlusconi dentro la classe operaia italiana insegna niente. Niente, se non ci svegliamo dall'incantesimo dell'identitarismo comunitaristico di sinistra, non combineremo niente, e fra un decennio torneremo a prendere un sacco di legnate e a bere olio di ricino.

Per fondare un soggetto non e' per niente sufficiente scrivere documenti, per quanto essi siano incisivi ed inclusivi. Occorre un gruppo di uomini e donne decisi a marciare e a superare ogni ostacolo. dato che nulla ci vien dato a gratis, che la strada e' comunque in salita. Io non so quali mostri ci siano oltre il fosso, ma vedo con nettezza quelli che stanno al di qua, e che comunque tentano e tenteranno di sbranarci: E dati i rapporti di forza, e' difficile evitare di essere fatti a pezzi. Per cui voglio saltare il fosso, preferisco l'ignoto e le sue possibilita', alla morte sicura per asfissia del presente.

Comprendo i compagni che hanno paura di fare il salto. Ma egualmente sono convinto che il conservatorismo di questi compagni e' il principale ostacolo che noi abbiamo di fronte. Al di la' del fosso che c'e'? Ci sono giovani senza memoria, cittadini che non capiscono piu' il senso di sinistra e destra, che non hanno tuttavia perso il lume della ragione, che percepiscono i rischi tremendi che sono davanti all'umanita'. Io ritengo che dobbiamo, paolinamente, andare in questo mare magnum, che in questo luogo sterminato soltanto potra' ricostruirsi un soggetto rivoluzionario di massa. Non dobbiamo cessare di essere di *sinistra*, ma dobbiamo fuoriuscire dalla *sinistra* realmente esistente perche' essa non contiene piu' le forse della futura sovversione sociale, o le contiene solo in minima parte. Si tratta, lo so bene, di una rottura di paradigma, pari a quella che fece Mao quando abbandono' le citta' per andare tra i contadini poveri, e per questo fu irriso da stalinisti e trotskysti, talmudisticamente aggrappati alla centralita' della classe operaia urbana.

Che questa fuoriuscita possa attrarre soggettivita' diverse da noi, e' un fatto sommamente positivo, che dimostra, oltre alla forza calamitante delle nostre idee politiche, e dell'antiamericanismo, quanto falsi siano i luoghi comuni secondo cui, dall'altra parte, c'erano solo dei topi di fogna. Non e' cosi, non e' mai stato cosi. Tuttavia, il fatto che si siano avvicinati a noi, uomini con diverso retroterra, e' stato percepito da alcuni come il segno che noi staimo sbandando, che stiamo abdicando, che ci stiamo facendo contaminare. Stiamo diventando *impuri*. Altri esorcizzano questo straordinario evento, parlando di infiltrazioni, di pericolosi complotti. Quando uno schema si rivela sbagliato, allora, pur di difenderlo, si evocano i mostri. Tutto pur di adattare la realta' allo schema preconfezionato.

Siamo in un'impasse. Possiamo uscirne? Non lo so.
Cerrto e' che senza una adeguata massa critica non possiamo tirare ancora le reti in barca, o andare a fondare poomposamente il Movimento (quale che debba essere il suo nome --mi pare che piu' che del nome abbiamo da risolvere il nodo preliminare se esista ancora la decisione di andare avanti).

Possiamo quantomeno trovare il bandolo della matassa.
Io avevo inoltrato in lista quella che chiamai *carta di Navigazione*, una specie di Piattaforma politica possibile del Movimento che vogliamo costruire.
Non ci sono state obiezioni. Non ci sono state critiche.
Vi faccio a tutti una proposta: chi e' daccordo con quella *carta di navigazione* ci metta sotto la sua firma. Contiamoci, vediamo se quella puo' essere la nostra comune base POLITICA.
Poi penseremo all'incontro pensato per la fine di Ottobre.

Moreno Pasquinelli*

*portavoce del Campo Antimperialista

* militante di Potere Operaio nel 1970-71
* breve periodo ne Il manifesto nel 1972
* dal 1973 al 1976 membro della sezione italiana della Quarta Internazionale
* espulso per ultrasinistrismo fonda con altri giovani il Gruppo Bolscevico Leninista
* Dal 1980 al 1989 dirigente del Gruppo Operaio Rivoluzionario (Voce operaia)
* Confluisce in Democrazia Proletaria per esserne cacciato quando DP entra nel PRC
* Rifiuta l'entrismo nel PRC e con altri riprende il percoso di Voce operaia
* E' tra i fondatori, nel 1997, del Campo Antimperialista (i cui primi passi furono fatti nel 1990)

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