"Tutti" uniti contro gli Stati Uniti.
CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO NON COMPRENDE IL PRESENTE
premessa:
"Da parte mia, nel rimandarvi a quel mio precedente articolo (1), non
posso che ribadirvi quanto scrivevo: " si apre uno scenario che, qualche
mese fa, tutti avrebbero definito "imprevisto ed imprevedibile". Ed
è in questo nuovo scenario che noi dovremmo cercare di inserirci
come alternativa nazionalrivoluzionaria. In una Italia, nella quale in fatto
di sudditanza agli USA, balbetta sia il centrodestra sia il centrosinistra,
una nostra netta presa di posizione "contro la guerra allIrak",
sarebbe un elemento che ci porrebbe in alternativa al mondo dei vecchi partiti
antifascisti che devono agli Alleati, vincitori della seconda guerra mondiale,
la presa di possesso della "diligenza Italia""
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"Indubbiamente, ma la storia ha dimostrato che ogniqualvolta lumanità
ha elaborato un nuovo sistema di comunicazione, questo è stato utilizzato
allinizio dal potere preesistente, ma subito si è trasformato in
meccanismo rivoluzionario nella misura in cui i sottoposti lo sapevano utilizzare
per comunicare tra loro. Oggi, come sempre, il potere è attardato nel
controllo di Stampa, Radio e Televisione ed il mondo antagonista riesce a comunicare
grazie ad Internet. Lopposizione al globalismo si sta allargando grazie
al diffondersi di informazioni in tutto il globo. Sarà difficile pertanto
bloccare tutte le informazioni che filtrano tramite questo incredibile mezzo
di comunicazione. In questa situazione, o sei capace di dire qualcosa di diverso
che sia ascoltabile, susciti interesse e credibilità in chi comunica,
o sei tagliato fuori definitivamente. Lalternativa passa nelle mani di
chi sa meglio usare Internet che avrà la leadership nella lotta contro
la finanza usuraia e troverà un equilibrio con essa solo sulla base dei
propri presupposti, della propria concezione del mondo ,dell uomo, della
vita. A questo punto i proclami roboanti non servono a nulla. Servono solo a
far passare intenzioni anche oneste per pagliacciate.,o peggio servono come
alibi per lazione dei nemici. E proprio in questi casi succede spesso
che dimprovviso la Storia ti pone di fronte a due alternative delle quali
nessuna di tuo gradimento ma fra le quali sei costretto a scegliere se vuoi
essere presente.(G.Vitali)
["da-Le pagine diItalicum-il progetto politico deve disancorarsi dai condizionamenti
del passato per affrontare la complessità con idee forti come richiedono
i tempi che verranno a colloquio con Giorgio Vitali]
"Tutti" uniti contro gli Stati Uniti
"La destra radicale, neofascista e neonazista, sta ritrovando e ritagliandosi
oggi un proprio spazio. Dopo anni assistiamo infatti allo sviluppo di significativi
processi riaggregativi dentro londa lunga dei fenomeni più generali
di sviluppo e crescita elettorale della estrema destra populista e xenofoba,
in corso in tutta Europa. La stessa contingenza attuale, con la ripresa di attivismo
da parte di gruppi che si richiamano apertamente al fascismo e al nazismo, ha
avuto una lunga incubazione.
L
estrema destra populista e xenofoba europea non rappresenta in conclusione
un puro e semplice richiamo al passato e nemmeno il frutto avvelenato di una
contingente crisi economica, ma ben più concretamente uno dei risultati
della attuale modernizzazione capitalistica.
La stessa composizione sociale dei militanti e degli elettori di queste formazioni
tende ad essere rappresentativa dei fenomeni conseguenti di sradicamento, di
perdita di senso e ruolo, di frustrazione e disagio di ampi strati sociali.
Non casualmente una quota assai significativa che è alla base dei successi
elettorali, nei diversi paesi, dei partiti dellestrema destra europea
proviene dagli abitanti delle periferie, dai piccoli commercianti e dagli artigiani,
dagli operai e dai lavoratori precari."(Saverio Ferrari)
Giustamente S.Ferrari ci ricorda che i movimenti fascisti oggi si nutrono soprattutto
della crisi delle tradizionali identità collettive provocata dalla trasformazioni
sociali prodottedotte dalla globalizzazione.
" Con il trapasso dagli anni'80 agli anni '90 si e' fatto evidente che
la crisi mondiale non era solo una crisi generale in senso economico,ma anche
in senso politico. Il crollo dei regimi comunisti dall'Istria a Vladivstock
non ha prodotto solo incertezza politica,instabilita', caos e guerra civile
su un'area enorme del pianeta, ma ha anche distrutto il sistema che aveva stabilizzato
le relazioni internazionali negli ultimi quarant'anni. Esso ha anche messo a
nudo la precarieta' degli assetti politici interni dei singoli stati,che si
basavano essenzialmente su quella stabilita' internazionale(...)Ancor piu' dell'instabilita'
economica e politica mondiale e' stata la crisi sociale e morale(...)ossia una
crisi dei presupposti umanistici e razionalistici condivisi sia dal capitalismo
che dal comunismo, che resero possibile la loro breve ma decisiva allenza contro
il fascismo, il quale li respingeva.(E.J.Hobsbawm)
La crisi di questi "presupposti umanistici e razionalistici condivisi
sia dal capitalismo che dal comunismo" la crisi del welfare state, degli
assetti sociali tradizionali) aprono lo spazio ad un' opera di revisionismo
storico e "contaminazione ideologica" dell' opposizione sociale
e di classe(gramscismo di destra-nazionalrivoluzionari o nazionalcomunitari)
parallela ad un tentativo di legittimazione in termini di "alleanze e di
governo" (locale e nazionale) di forze e partiti della destra neopopulista.Forze
e partiti d'ispirazione neonazista si guadagnano consensi popolari sollecitando
e mettendo in relazione paure, incertezze, disorientamento sociale, ansie quotidiane,
diffuso "sentimento antiamericano" di ampi strati sociali integrandole
in varianti "post-moderne" dell' antisemitismo, del complotto plutogiudaico
dell'alta finanza..., del rifiuto della societa' multiculturale.(Con interpretazioni
delle vicende storiche in termini di "scontro fra civiltà",
assumendo il linguaggio della 'razza' o dell' 'etnia', "leggendo gli eventi
presenti in chiave di scontro fra essenze metafisiche immutabili")
["ad esempio, nella lettura del numero 1 di "Rosso è Nero",
di un articolo apologetico di Osama Bin Laden, scritto appena due anni fa dagli
aderenti(oggi-"Socialismo e Liberazione") al Campeggio Antimperialista:
"Significativa appare la
concordanza di alcuni aspetti del Fronte internazionale islamico con il
programma nazionalsocialista. La Legione di Osama raccoglie elementi da tutte
le nazioni arabe, come le SS da tutte le nazioni ariane. L'esaltazione della
spiritualità semita ricorda l'interesse nazionalsocialista per la spiritualità
ariana, soffocata nel sangue dall'intollerante eresia giudaica, trionfante nella
confusione razziale a Roma negli ultimi anni dell'Impero. Ambedue i movimenti
politici abbandonano il nazionalismo borghese e ottocentesco e abbracciano l'internazionalismo
razziale" (di società multitradizionale).-questa gente poi ama definirsi
"antifascista", ma piu' per vicinanza politica al nazismo che per
altro;o anche per fare il verso al testo evoliano:"il fascismo visto da
destra"]
Le "destre " cercano di sfruttare a loro vantaggio le potenzialita'
politiche di quella che Hobsbawm definisce una " crisi genrale " in
senso economico e politico di livello mondiale.A questa crisi delle strutture
storiche delle relazioni umane,dei presupposti della civilta' moderna, emerso
in connessione con i fenomeni di globalizzazione, "le destre" rispondono
con una ripresa delle tematiche locali-comunitarie, con gli appelli ad una non
meglio definita "comunita' nazionale" .
Lattacco globalista agli Stati nazionali, lopposizione della destra
nazionale alla «favola globalista,lidea che L'ACCELLERAZIONE STORICA
di questi anni condurrebbe inevitabilmente verso una civiltà unica mondiale,
la civiltà che abbatte le differenze nazionali riconoscendosi nelluniversalità
della tecnica, da un lato, e dei diritti umani dallaltra. Questa opposizione
demagogicamente anticapitalista a quella che Rauti ha definito la marmellata
multietnica globale implicherebbe [ secondo i crismi della "metapolitica
"debenoistiana] il superamento della dicotomia destra/sinistra (definiti
null'altro che modi di manifestarsi del capitalismo contemporaneo) e la costruzione
di una nuova sintesi trasversale di valori delle culture di destra, sinistra,
centro..." Oltre che implicare una bella iniezione di comunitarismo per
far riacquistare allo "statonazione" in crisi peso e credibilità:
" I comunitaristi ritengono inoltre che a fronte della globalizzazione
si avverte sempre più profondamente la necessità di riscoprire
le nostre radici e le nostre origini. Quindi quanto più cresce una cultura
internazionale e deterritorializzata tanto più avvertiamo il bisogno,
come contrappeso, di recuperare le identità comunitarie"
"La cultura della destra non deve temere di esprimere un grande progetto
di educazione popolare, soprattutto attraverso la scuola e la comunicazione
pubblica" (105). "...elaborare un progetto di cultura popolare significa
passare dal populismo, istintivo e istantaneo, alla consapevolezza comunitaria".(M.Veneziani)
[Il Comunitario si sente figlio di una patria, per il Liberal la propria patria
è il tempo". Il Comunitario coltiva "l'idea di tradizione,
segno di continuità e di trasmissione nel tempo di principi superiori
al mutamento"]
Il comunitarismo serve a "unidentità nazionale per rigenerarsi
attraverso le identità locali, regionali e la grande identità
comune che nel nostro caso è lidentità europea..."
E non è difficile far risalire a certe posizioni di destra in nome di
questa "grande identita'comune, l'Europa", dell'idea del differenzialismo
culturale(che non vuole demonizzare l'altro purché non metta in pericolo
la mia purezza, non più razziale ma culturale) un' accentuato "antiamericanismo",
una "simpatia" verso l'islamismo.
["Lorganizzazione tradizionale - cioè essenzialmente patriarcale
- e per certi versi arcaica della società islamica solletica limmaginario
pseudomachista del militante neofascista -contro l'occidente debosciato,
femminilizzato, colpevole di essersi fatto sedurre dalle sirene
del femminismo, della rivoluzione sessuale e, da ultimo, del consumismo yankee
di impronta americana. "]
Il comunitarismo differenzialista a misura di grande nazione o di piccole
patrie. Con una sintesi di protezionismo e liberismo, e tanti diritti differenziali
per ciascuna etnia si lega all'antiamericanismo, alla lotta contro ogni forma
d'universalismo[Del resto fin dagli anni '40 i collaborazionisti bretoni di
Vichy sognavano un Reich europeo plurale, gerarchico e differenzialista].
Oggi sulla scia di De Benoist pero' La "razza" diviene un fatto culturale.
Benché a sua volta la cultura modelli, fin da Julius Evola, musa ispiratrice
di odierne "destre non-conformiste", anche il corpo.
.La nuova destra sembra proporsi come rappresentante di quanti si sentono minacciati
dai nuovi scenari economici sociali, volgendo però le loro paure verso
un nuovo modello autoritario fondato sull'idea della comunità e dell'etnicità..."
L'attenzione alle tematiche locali-comunitarie è motivata dal duplice
carattere del termine, emerso in connessione con i fenomeni di globalizzazione
e allo stesso tempo nella forma regressiva del sintomo, del rimando a una ri-territorializzazione
localistica quando non settaria, che risarcisce con il simbolismo identitario
la segregazione solitaria del cittadino."
Dopo il crollo del sistema sovietico, gli Stati Uniti costituiscono lunica
superpotenza del pianeta.L'antiamericanismo di destra che fa il verso all'antimperialismo
di sinistra recuperando in buona parte le concezioni storico-filosofiche di
Enrico Corradini(ispiratore e teorico del movimento nazionalista italiano)"
[Il signore in questione riteneva che la lotta fra le classi teorizzata da Marx
andasse sostituita da una lotta fra "nazioni proletarie"(ricche di
manodopera e povere di capitale)e "nazioni ricche"(che possedevano
immensi imperi coloniali e che negavano ai "paesi emergenti"ta i quali
l'italia
di avere accesso alle materie prime necessarie per il loro sviluppo industriale)
]
Da questo punto di vista, "l'antiamericanismo" serve a a concludere
che il "capitalismo" poi non e' che e' il prodotto di una specifica
mentalita', di un certo modo di concepire i rapporti sociali, di "un'antropologia
fondata essenzialmente sulla logica dellinteresse" (la ricerca da
parte degli individui della loro massima utilità, a detrimento di ogni
altra considerazione). Appunto americana!!!
------------------------------------appendice1-------------------------------
"Fortunatamente è in atto una grande rivoluzione, quella di Internet,
che ci può aiutare, se ne siamo all altezza."
"La situazione attuale è il frutto della nostra sconfitta del 1945,
che ha cancellato contemporaneamente la supremazia europea e dato il potere
assoluto ai mercanti ed agli usurai. L URSS è stata lalleata
consenziente e servile degli interessi di costoro. Sono in tanti a saperlo.
E ci vuol poco a capire che la
rinascita dell Europa porta inevitabilmente al ristabilimento di un
equilibrio interrotto proprio in quel fatale 1945!!. E quello che terrorizza
gli Amerikani e gli usurai, che fanno di tutto per ritardare questo evento.(...)
Sofri, che recentemente ha chiesto lingresso di Israele nellUnione
Europea, con ciò confermando i sospetti, peraltro documentati, che Lotta
Continua fosse finanziata dalla C.I.A., ha visto con preoccupazione il fatto
che <...persone e movimenti dissenzienti dimostrano un insolito attaccamento
agli stati nazionali ed alla loro sovranità>. Quindi, malgrado non
sia facile far circolare certi concetti, e molte vie di comunicazione siano
bloccate, la verità emerge da sola. Fortunatamente è in atto una
grande rivoluzione, quella di Internet, che ci può aiutare, se ne siamo
all altezza.(...)"
-------------------------------------appendice2---------------------------------------
"si sono gettate le basi per l'opportunità di creare una rete antagonista
oltre i normali schemi organizzativi; sarà il futuro a dirci se sarà
messa a frutto".(Maurizio murelli)
----------------------------------------appendice3----------------------------------
Rinascita
Nazionale
E che prospettive si aprono per la politica estera europea restando a rimorchio
di una nazione come gli Stati Uniti, simbolo in tutto il mondo di violenza e
di sopraffazione? È un ragionamento questo che va approfondito considerando
il particolare impegno americano nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente. Con
la tipica incoerenza di chi si crede al di sopra di ogni legge e al riparo di
ogni critica, gli americani, che vietano con la dottrina di Monroe alle altre
potenze ogni intervento nel loro Continente, esercitano sul Nostro, e sulle
regioni petrolifere del Medio Oriente, un vero e proprio protettorato. Essere
alleati degli USA vuol dire oltretutto inimicarsi lintero mondo arabo,
rischiare senza alcun tornaconto la ritorsione del terrorismo. Se
quelle che abbiamo visto sono le radici storiche ed ideologiche della globalizzazione,
e lEuropa vuole sottrarsi ai suoi disastrosi effetti, è suo dovere
fare precise scelte di campo. La strategia della liberazione non può
che partire dalla constatazione degli errori commessi, dallesame di quanto
sia stato dannoso coordinare la nostra politica con chi era portatore di interessi
etici, geopolitici e commerciali diversi dai nostri, con chi scatenava, nella
direzione sbagliata, sanzioni economiche, attacchi armati e interventi umanitari.>.
Per chi avesse ancora qualche dubbio, il Sella è senza pudori: <<
(
) È la genetica ad insegnare che la società multirazziale
è irreversibile; la freccia del tempo ha una sola direzione. Se dobbiamo
batterci occorre farlo subito. Pentirsi domani di quanto non si è fatto
oggi non servirebbe a nulla. Nessuna razza inquinata può tornare quel
che era; nessun popolo che abbia perso la sua identità etnica potrà
mai più recuperarla.
--------------------------------------appendice4----------------------------------------
Alberto Ostidich
A sinistra perchè
ITALICUM - Numero 9-10
settembre-ottobre 2002
Le considerazioni successive ne riprendono altre, già espresse su Diorama
nel marzo 91, e quindi su Aurora e su Tabularasa, oltre che in alcuni
convegni e riunioni di quegli anni. Se, comè facile riconoscere
ed ammettere, esse non sortirono allora alcun effetto pratico fatta eccezione
per un effimero quanto generoso Movimento Antagonista per la Sinistra Nazionale
credo non inutile qui riproporle, nella convinzione che le odierne circostanze
rendano quelle considerazioni ancora, e forse più, attuali.
Perché dunque a sinistra?
Ma perché il mondo va a destra, verrebbe subito da rispondere. Perché,
al di là del gusto per la provocazione e della voglia di sfottere perbenisti
e benpensanti, cè qualcosaltro; qualcosa di più del
voler andare a tutti i costi controcorrente, contro le masse pecorili che ora
si scoprono, belanti, di destra.
Si, dedico quel che segue a quanti a destra ci sono nati, politicamente parlando.
E lì sono rimasti, anche quando ciò non incontrava i favori del
pubblico... A quanti, assecondando un personale stile di vita, hanno poi voluto
definirsi e collocarsi «oltre la destra e la sinistra», quando fu
ad essi chiaro che quella destra, malgrado loro, era tarata dalla conservazione
e dal compromesso, al pari di una sinistra ad essa speculare.
Ebbene, quei bastian contrari per indole e vocazione ora si trovano attorniati,
dopo anni ed anni di plumbeo conformismo di sinistra, da un nuovo conformismo
di segno formalmente opposto al precedente.
Che fare?, ben sapendo che i seminatori di dubbi, quelli che stentano a ritrovarsi
nelle verità ufficiali e garantite, le minoranze critiche, gli insofferenti
cronici, i dissidenti abituali risultano, da sempre, invisi a Dio et alli inimici
sui - e che lopinione pubblica li ha già in blocco condannati,
in quanto non dimostrano il buon senso e la buona volontà di farsi gli
affari propri. Anzi, ci riprovano: con le loro eretiche passioni e solitarie
indignazioni ... che fare, insomma, per mantenere le distanze dal carro dei
vincitori, lontani dalla volgarità e dallavidità del potere,
e difendere così la propria libertà, che è innanzi tutto
libertà di esser sé stessi e di lottare, quali che siano le circostanze,
per affermarla?!?
* * *
La prima cosa da fare, per intanto assolvere ad un debito di chiarezza e ri-conoscenza
verso quei non-allineati, è dichiarare la propria appartenenza. Che non
può essere che totalmente estranea a quellimpasto di mentalità
comune, fatta di egoismo ed opportunismo, clientelismo e clericalismo, che nei
berlusconi-fini-bossi-buttiglioni ha trovato lo sbocco politico più logico
e naturale.
E prendere perciò coscienza che, caduto il comunismo, «il nemico
rimasto» sono proprio loro: loro, gli attuali referenti di uno stesso,
unico progetto globalmente eterodiretto, dai contenuti sfacciatamente filo-padronali
e vilmente pro americani. Loro, i rappresentanti politici nel nostro Paese di
forze aventi per obiettivo lo sradicamento dello Stato sociale e linstaurazione
di un modello unico liberale, ed uguale : «Privilegiati di tutto il mondo,
unitevi!», potrebbe essere lo slogan della loro Internazionale.
Per questi motivi Io scetticismo di chi, per lungo tempo, ha scelto di non
scegliere, data limpossibilità di trovare ragioni più forti
di quelle ad esse contrarie, è venuto meno; per questo, soprattutto per
questo, lequidistanza fra questa destra e questa sinistra (che proprio
in queste ore si ritrovano appassionatamente assieme nel parlamento italiano,
a votarsi il raddoppio del finanziamento - n.d.c.) equivarrebbe comunque ad
una dichiarazione dimpotenza, e ad una fatale diserzione.
Non che, è bene sottolinearlo, la sinistra non sia storicamente gravata
da madornali errori ed orrori; non che questa timida sinistra non si mostri
altrettanto servizievole verso i potentati politico-economici di unarrogante
destra, ma - dopo la manifestazione della cosiddetta Casa delle Libertà,
riunita in una piazza romana a sventolare la bandiera delloccupante come
fosse la propria; dopo che quellinfame USA day del 10 novembre
scorso si è incaricato di affermare una volta per tutte che là
non ci sono, né ci possono più essere segnali di vita per gli
uomini liberi - noi dobbiamo e vogliamo andare verso la vita, come disse e fece
dAnnunzio quando abbandonò clamorosamente i banchi della destra.
* * *
Il brutto è, di questi tempi, che viviamo in una società falsamente
pluralista e scarsamente conflittuale, dove le ragioni del configgere sono da
ricercarsi non in motivi ideali, o magari fideistico-religiosi (no, qui tutte
le parti in gara vogliono la stessa cosa: la democrazia e la libertà
e il benessere, lAmerica e il modello americano, la cultura americana,
la merce americana, la pace americana...), ma la lotta si origina e sviluppa
unicamente sul piano della gestione del potere, di un potere privo di ogni e
qualsiasi riferimento o significato superiore.
Il futuro, per gli oppositori naturali, si presenta perciò quanto mai
difficile, e la resa - occorre riconoscerlo - sarebbe la soluzione più
logica e ragionevole.
E tuttavia, guidati dalla stessa illogicità e sragionevolezza, con il
pessimismo cioè della ragione e lottimismo della volontà
(per non citare a sproposito A. Gramsci), è solo «a sinistra»
e là solo che troviamo, confusi e spesso sommersi dal frastuono del politicamente
corretto, quei «segnali di vita» necessari per continuare a battersi...
A sinistra, quindi.
Una sinistra sui generis, certo, che già soffre i forzati futuri apparentamenti
con una sinistra radical-borghese, da una parte, e con una sinistra vetero-massimalista
dallaltra. Ma una sinistra, la nostra, che a fronte di uno scenario costruito
su «negazioni assolute ed affermazioni sovrane», dovrà schierarsi
rompendo con gli indugi e le nostalgie del passato, e rischiare in proprio.
Rischiando anche, presumibilmente, lincomprensione di alcuni vecchi amici.
Linvoluzione a destra, infatti, cui si è assistito in questi ultimi
anni - anche in ambienti e persone che pure niente hanno da spartire (tanto
per esser espliciti) sotto il profilo morale, intellettuale e politico con la
canaglia neo-alleata di casa nostra - non fa ben sperare, in fatto di reciproca
comprensione. E nemmeno sperare in futuri ripensamenti, da parte di chi aveva
peraltro saputo esprimere idee, e vivere situazioni, volte alla disintegrazione
del sistema, allanti-mondialismo o al nazionalcomunismo, ed adesso
si ritrova attiguo al Cav. Berlusconi, ovvero ai settori più visceralmente
reazionari e razzistici della sua Casa.
In questo sconsolante quadro vanno lette - più in basso, a destra -
le scelte di chi si è voluto autodefinire «forza nuova» e
«unica opposizione», ma poi, una volta regolarmente incassato il
proprio zero-virgola-qualcosa di bottino elettorale al primo turno, al secondo
- con altrettanta regolarità - dà indicazioni di voto a favore
del Polo, fosse pure rappresentato dal più impresentabile dei candidati
possibili... E che dire di quei gruppi «rivoluzionari» - veneti,
nella fattispecie - che, stando a quanto ne scrive una rivista darea,
vanno a fare i piazzisti della premiata ditta Bossi & Borghezio?!... Stendiamo
infine un velo su tante di quelle troppe riviste e rivistine: sempre più
chiuse e ottuse, sempre più autoreferenti e retrodatate... basta, pietà!
Ed è anche per farla finita, farla finita con questa destra con i paraocchi,
patetica e velleitaria, rancorosa e permalosa, che dobbiamo andare in altra
direzione. Abbandonando, senza ulteriori rimpianti e torcicolli, i tanti che
(a loro dire) in perfetta buona fede e virtuale camicia nera, a destra ancora
insistono e resistono, e lo fanno nei circoli e nelle sezioni di partito, nei
consigli e nelle assemblee istituzionali «per salvare il salvabile»,
«per non consegnare lItalia al comunismo», «per lavorare
dal di dentro», «per non rinnegare e non restaurare» basta.
* * *
Ci sono parole, e frasi, che segnano il percorso formativo di ciascuno di noi.
Una di queste risale, nel mio caso, alla fine degli anni 60 ed appartiene
a Per Enghdal, co-fondatore del Movimento Sociale Europeo: « Né
a destra né a sinistra. Più avanti».
Ancora oggi, a distanza di anni, non avrei difficoltà nel riconoscermi
nellaforisma del pensatore svedese. Quellaffermazione continua infatti
a piacermi, sia per la sua immediata visibilità, sia per la puntuale,
orgogliosa dichiarazione di alterità che essa sottende.
Sicché da parte nostra (....se posso insistere con il plurale di rappresentanza)
sarebbe semanticamente corretto continuare a situarci al di fuori delle vetuste
aree di destra e di sinistra, se non sussistessero - oltre alle accennate ragioni
tattico-strategiche - altre, diverse ragioni per una scelta di campo necessaria
e diversa.
Riporterò qui per sommi capi alcune di esse, aspettandomi che altri
vorranno approfondirle o trovarne magari altre, di ragioni, da tradursi in un
comune progetto operativo.
Una premessa: il ripensare anche in termini topologici al proprio ruolo politico
- così come si va facendo, ad es., nellarcipelago no global - non
è riducibile a questioni di mero nominalismo, frutto di astrazioni più
o meno brillanti. No, il problema dello schieramento destra/sinistra esiste,
eccome, e va ben oltre le etichette. E un problema che pesa, poiché
si tratta di compiere scelte che, non volendo essere incapacitanti, tengano
presente limportanza che nel sistema odierno rivestono limmagine,
il logo, la griffe: che è oggi labito, a fare il monaco.
Quanto ciò costituisca un aspetto degenerativo, mi risulta evidente.
Ma tale evidenza non sposta affatto i termini del problema: nella «società
aperta» (di cui saremo pure «nemici», ma nella quale ci tocca
respirare) quel che conta è come e dove ci si presenta. E per contare,
pesare, e ...stare in società occorre possedere unidentità
propria, forte e riconosciuta. Occorre(rebbe), nel caso nostro, che dal superamento
dellendiadi, destra/sinistra emergesse con assoluta evidenza lubi
consistam dove fissare il nuovo, più avanzato radicamento.
A favore di unipotesi alternativa «oltre la destra e la sinistra»
gioca la ben nota crisi ideologica
cui sono pervenute quelle due contrapposte categorie, viste ormai da più
parti e da varie prospettive quali labili e spesso fittizie linee di demarcazione.
Sappiamo anche che una tale bipolarità si palesa oggi insufficiente a
spiegare, a comunicare, ad interpretare le complesse realtà del mondo
contemporaneo. E si potrebbe persino aggiungere come tutto ciò costituisca
una sorta di rivincita per quanti, non da oggi, rivendicano la loro estraneità
rispetto a formule mutuate da schematismi ottocenteschi, già di fatto
superate dai movimenti politico-culturali in auge fra le due guerre mondiali...
Ma non sarebbe - e non è questo, insisto - il punto!
Il punto, il nodo gordiano da sciogliere, è che la naturale attrazione
di noi antagonisti verso le
frontiere «al di là» della destra e della sinistra riesce
politicamente legittima (e non solo storicamente o dottrinalmente legittima),
soltanto se viene reso suasivo il proprio essere altrove. Ma questo altrove,
una volta individuato, sarà poi riconosciuto, ed in prospettiva reso
sufficientemente aggregante, così da incidere nel tessuto sociale del
terzo millennio?
Per rispondere (negativamente) alla domanda, occorre tener presente che qualsiasi
prodotto di questa società dei consumi resta fuori mercato,
se prima non entra in un circuito promozionale ad hoc. Di qui la mancanza dattrazione
per quanti (uomini, merci, idee...) se ne stiano, volontariamente o meno, al
di fuori da un simile processo ideologico-commerciale. Possiamo ancora una volta
lamentarcene, ma resta il fatto che fuori dagli spazi legali di destra e/o di
sinistra non è oggi pensabile assumere ruoli politicamente autonomi e
non periferici. Beninteso, agli antagonisti per così dire tradizionali
non sono precluse prese di posizione originali, coraggiose, in sé valide
ed intelligenti e perdenti però ché, nel migliore
(!) dei casi, queste verranno inglobate e distorte da chi di quegli spazi e
circuiti è controllore e padrone.
Tanto varrebbe allora riappropriarsi in silenzio, e con la massima discrezione,
delle vecchie postazioni di destra, certamente più confortevoli e sicure
che in un recente passato.
Sto facendo ricorso (spero non si nutrano dubbi in proposito...) ad un paradosso,
ma non cè dubbio che ribadire e ridefinire un «ritorno a
casa», sarebbe unopzione non solo realistica (a destra cè
posto...), ma non necessariamente priva di una sua dignità. Se non fosse
- anche qui - per la presenza di fattori condizionanti ogni possibile scelta
in tal senso. Fattori trainanti il termine «destra» - lessicalmente
sinonimo di lineare, retto, diritto, in antitesi a una sinistra intesa quale
obliqua, deviante, sinistra: appunto - verso significati più vincenti
e moderni, che meglio si confanno allodierna rappresentazione del liberalismo,
del progresso, del libero mercato e via dicendo.
Di conseguenza sarebbe teoricamente lecito distinguere tra destra e destra,
precisarne i vari contenuti e (tentare di) mettere ordine in materia. Ma quandanche
si riuscisse a dimostrare, documenti alla mano, che i Vandali furono un popolo
pacifico, contrariamente a quanto se ne era detto e scritto in tutti questi
anni, una tale verità riuscirebbe a far sì che la stragrande maggioranza
della gente fosse finalmente indotta ad associare limmagine del «vandalo»
a quella del laborioso borghese svizzero, e a ritenere «il vandalismo»
sinonimo di civiche virtù e di quieto vivere?!
Voglio cioè intendere, con questo ragionamento per assurdo, che dirsi
di destra (o, anche per via del medesimo principio, «fascisti»),
per quante buone ragioni i revisionisti possano idealmente accampare, resta
una scelta comunemente equivocabile e impopolare. A meno che, ben sintende,
si faccia parte della ben nota «grande destra» tecnocratica e liberista,
moderata e pragmatica, con la quale - per inciso - il Fascismo ebbe in realtà
ben poco a che fare, e nemmeno noi, del resto...
* * *
Le scelte di campo si devono dunque compiere, consapevoli che i sofismi dialettici
(sulla vera destra, ad es., o i ristabilimenti della verità sul Ventennio),
assai poco rilevano in un contesto socio-culturale quale lattuale, in
cui gli onnipotenti media frantumano ed appiattiscono ogni emergenza, ogni potenzialità
fuori misura. Pertanto, quanti si riconoscono su posizioni anticonformiste non
possono continuare ad abitare luoghi (da altri, dai più) sconosciuti
e resi malfamati. O meglio: possono, ma auto-condannandosi ad una polverosa
testimonianza.
Il «portarsi non là dove ci si difende, ma là dove si attacca»
richiamato da Evola in Cavalcare la tigre varrà allora ad indicare dove,
senza cadute di livello o alibi fuorvianti, attestarsi per essere credibili;
e credibili per «fare politica», e non solo parlarne.
Dovendoci dunque schierare, pur scettici sullintrinseco valore degli
schieramenti, dovendoci dare dei contenitori, pure nella consapevolezza della
loro adattabilità ai contenuti, resta aperta una sola via, «la
via della mano sinistra».
Facendoci forti di una debolezza: che qui, nella mega-civilizzazione andatasi
stratificando da un paio di secoli, oggi al suo massimo spessore, non è
questione di preservare o conservare alcunché. Che i problemi posti dalla
globalizzazione e dal Nuovo Ordine Mondiale richiedono a chi non ci sta lassunzione
di responsabilità ben maggiori, e assai diverse, di quelle espresse sinora.
A costituire le ragioni fondanti dellopposizione, sarà la riaffermazione
del primato del politico sulleconomico, del sociale sullindividuale.
Contro le spinte egoistiche delle destre opulente. Contro legemonia tecnocratica
e finanziaria sulla nostra vita. Contro la crescita abnorme dellaffarismo
e del mercantilismo su tutto e su tutti: popoli, religioni, costumi, etnie.
E - a livello di ipotesi, di ipotesi praticabile - penso ad unintesa,
dapprima strategica e quindi organica, contro e per le ragioni sopra esposte.
Penso, restando con i piedi per terra, che il futuro potrebbe riservarci due
schieramenti non rientranti nelle obsolete categorie lib/lab, bensì riconducibili
a logiche del tutto nuove, trasversali alle destre e sinistre partitiche. Ritengo
anche che il discrimine tra «noi» e «loro» dovrà
essere ladesione, o no, alle logiche liberal-capitalistiche: da una parte,
un fronte a difesa della solidarietà e della partecipazione, dei valori
originari di libertà e di socialismo, dellindipendenza e della
dignità nazionale; dallaltra, lo schieramento degli attuali vincitori,
vincitori in nome e per conto dei Padroni della Terra.
Eppure, in questepoca laidamente secolarizzata, e, nonostante gli individualismi
disgregatori e le omologazioni massificanti, è presente una domanda,
ineludibile di radici, di tradizioni, di certezze, di patria.
E non saremmo noi in grado di dare una risposta con-vincente a una tale richiesta,
senza lancoraggio ad un sistema di valori da sempre attuali, che, unitamente
alla riscoperta della «religione dello stare assieme» come amava
dire Beppe Niccolai, dia corpo ed anima a una volontà di autentica giustizia
sociale.
Nessun timore dunque se, nellequazione che dobbiamo e vogliamo risolvere,
lincognita «sinistra» è lunica in grado desprimere
la nostra volontà di futuro e la nostra volontà di cambiamento.
Non abbiamo del resto alle nostre spalle il deserto. Spunti stimolanti e non
impertinenti si ritrovano, come sappiamo, in un Sorel e in un Berto Ricci, in
Filippo Corridoni e nel dAnnunzio della Carta del Carnaro; in movimenti
quali le Croci Frecciate ed il primo Falangismo... E, a voler rimanere nellambito
del Fascismo italiano, risulta oramai pressoché pacifico sostenere che
esso sia stato di sinistra nelle fasi iniziali e terminali della sua storia,
ovvero riproporre la ben nota suddivisione defeliciana tra fascismo/regime e
fascismo/movimento nei termini bipolari di destra e sinistra...
Tutto ciò credo sia abbastanza noto. E costituisce sicuro punto di orientamento
e base di partenza per unavventura che, per essere vissuta, dovrà
trovare altri compagni di viaggio, di diversa provenienza ed esperienza, per
i quali - come intitolava Rinascita il 26 luglio scorso - esista «un solo
vero nemico: gli USA». Il resto, come si dice e si spera, verrà
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Socialismo Tricolore
Il Socialismo è nato centinaia di anni addietro proprio per difendere
i più deboli, gli oppressi, i senza voce . Nel clima sociale legato ai
processi di globalizzazione l'esigenza di solidarietà e giustizia è
ancora più forte. Per questo non hanno più senso le vecchie categorie
sinistra/destra omologate dal neoliberismo, ma vanno rivendicati, senza paura,
i diritti sociali gravemente minacciati da un super senza vergogna per i suoi
fallimenti capitalismo e sempre più guerrafondàio. Con Socialismo
Tricolore diario voce a questa esigenza di sintesi tra giustizia sociale e sovranità
nazionale.
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In " Gli uomini e le rovine/e Orientamenti."Julius Evola traccia(a
dire dei suoi esegeti)i principi fondamentali di una"dottrina dello Stato"sulla
base di un"tradizionalismo
integrale"e una visione della vita a carattere "rivoluzionar-conservatore"
:"Rivoluzionaria", con negazione delle ideologie e dei miti che dominano
il mondo dellattuale decadenza europea e specialmente italiana (anticapitalismo,
antiliberalismo, anticomunismo); "Conservatorice ", come ripresa in
tutti i domini dellidea aristocratica, gerarchica e qualitativa che ha
già costituito la base di una superiore tradizione dellOccidente:
dei principi della superiore tradizione occidentale il "senso della autorita'
e del vero Stato".
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