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coordpalestina Wednesday, Nov. 05, 2003 at 10:46 AM |
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coordpalestina@arabia.com |
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Cari compagni, una domanda: come mai non state dando nessuna copertura alla manifestazione dell'8 novembre a roma contro il Muro in Palestina? Intendiamo dire nelle features centrali..... Ci sembra stiate sottovalutando questo appuntamento, che assume un significato grosso se pensiamo a quanto accade in questi giorni, non solo in Medio Oriente, ma anche in Europa, tra sondaggi e mobilitazioni verie....
Vi invitiamo dunque a dare il necessario e giusto rilievo alla scadenza.
saluti,
coordinamento palestina milano
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un minkius di indy Wednesday, Nov. 05, 2003 at 11:33 AM |
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indymedia non e' un'agenzia di stampa non "copre" eventi, ma e' uno strumento per far si' che chiunque possa fare informazione dal basso.
gli strumenti per collaborare alla messa appunto della colonna centrale sono alla portata di tutti, se qualcuno sente l'esigenza di una determinata feature basta che collabori, porti del suo e dia una mano a realizzarla.
il fatto che un dato evento non compaia nella colonna centrale significa che nessuno l'ha proposto e ci ha lavorato, e non che si sta sottovalutando la cosa o addirittura non ne si voglia dare risalto
indymedia non e' un'agenzia di stampa non e' l'agenzia di stampa del movimento
meno delega e piu' azione diretta
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ok, vedete se va bene...
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coordpalestina Wednesday, Nov. 05, 2003 at 12:59 PM |
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coordpalestina@arabia.com |
stopthewallsitetitle.jpg, image/jpeg, 700x148
allora cumpà, ho provato ad iscrivermi ma mi esce una pagina in ostrogoto, non sono un genio del pc x cui vi chiedo aiuto: se vimando il materiale, potete aiutarci voi? vi mando: - 2 siti di riferimento, quello della campagna internazionale e quello italiano - appello della mani con lista adesioni - info su come andare dalle varie città - logo campagna
grazie mille x quello che potete fare!
http://www.stopthewall.org/
http://www.forumpalestina.org
Appello: NO AL MURO. L'8 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
STOP THE WALL, STOP THE WAR VITA, TERRA, LIBERTA' PER IL POPOLO PALESTINESE E TUTTI I POPOLI DEL MEDIORIENTE
Il 9 novembre del 1989 cadeva il muro di Berlino. Nel novembre del 2003 un altro muro sta sorgendo in Palestina, nei territori occupati nel 1967, ad opera del governo israeliano di Ariel Sharon. Il muro dell'apartheid si prospetta come il più grande furto di terre dal 1967 in poi tanto che, una volta completato, avrà una lunghezza di 650 chilometri e permetterà ad Israele di controllare defintivamente più della metà della Cisgiordania rendendo così impossibile qualsiasi soluzione negoziata del conflitto israelo-palestinese. Questa costruzione - chiamata con eufemismo «barriera di sicurezza»- non segue infatti il confine tra Israele e la Cisgiordania occupata ma penetra all?interno della West Bank per oltre 20 chilometri connettendo tra di loro e con Israele la stragrande maggioranza delle colonie ebraiche (illegali per la Convenzione di Ginevra e la comunità internazionale) che sarebbero così annesse definitivamente allo stato ebraico con una buona metà delle terre palestinesi della Cisgiordania, e con la gran parte delle fonti idriche della regione. Un altro muro è previsto nella valle del Giordano, scorrendo a 20-30 chilometri all?interno della Cisgiordania occupata, con l’obiettivo di tagliare fuori i palestinesi da terre fertili, risorse idriche e da ogni sbocco verso la Giordania. In tal modo, con questo secondo muro, verranno defintivamente annesse ad Israele sia la valle del giordano che il «deserto della giudea». La vita dentro il muro, in particolare nel nord-ovest della Cisgiordania sarà impossibile: il popolo palestinese, imprigionato dentro vere e proprie «riserve circondati da muri e con una sola porta di entrata e di uscita per ogni città e villaggio perderà la possibilità di coltivare le sue terre rimaste al di fuori del muro, le risorse d?acqua e quindi i suoi mezzi di sostentamento oltre alla possibilità di recarsi a scuola o negli ospedali del centri maggiori. I primi 150 chilometri del muro sono già completi oltre il 10% dei palestinesi della Cisgiordania, in particolare quelli delle comunità più vicine al confine con Israele, Qalqiliya, Tulkarem etc, sono già imprigionati dentro il muro come avveniva nei ghetti ebraici delle nostre città nei tempi più bui della storia europea. Secondo l?organismo israeliano per i diritti umani Betzelem circa 80.000 palestinesi perderanno ogni forma di sostentamento dal momento che le loro terre sono rimaste al di là del muro. Questi terreni nella parte nord-occidentale della West Bank (Jenin, Tulkarem, Khaliliya) costituiscono il 40% delle terre coltivabili della Cisgiordania e sono tra le più produttive con una resa doppia rispetto a quelle delle altre regioni. In questa zona, già investitata dal muro, ci sono inoltre i 2/3 delle sorgenti della West Bank e ben 28 pozzi si trovano ormai al di là della muraglia, verso Israele. Ancora più tragica la sorte di quei palestinesi, circa 30.000, che abitano 13 villaggi che si sono trovati ad ovest del muro tra il confine con Israele e la grande muraglia, impossibilitati ad andare nello stato ebraico, impossibilitati a recarsi nel resto della Cisgiordania e persino nelle città più vicine alle quali facevano riferimento per gran parte delle loro esigenze lavorative, di studio, familiari e per accedere ad ogni servizio di base. Impossibilitati a raggiungere i campi da cui traggono il loro sostentamento. La costruzione di alcune «porte» di passaggio, dal momento che la loro apertura è decisa dall’umore dei soldati israeliani, si è rivelata una tragica beffa. In tal modo non solo verrà annesso ad Israele circa il 60% della Cisgiordania ma, rendendo loro la vita impossibile, privandoli dei loro mezzi di sussistenza e di ogni prospettiva di studio, di lavoro e di movimento verrà realizzata una vera e propria pulizia etnica ai danni di un numero di palestinesi compreso tra i 90.000 e i 200.000. Una volta che il muro sarà stato costruito i palestinesi saranno rinchiusi in tre grandi «riserve» (una sorta di salsiccia da Jenin a Ramallah, un altra da Betlemme a Hebron e una terza attorno a Gerico) separate le une dalle altre, e da ogni sbocco esterno, su una superficie pari all’incirca al 40% della Cisgiordania (il 9% della Palestina mandataria). In tal modo emerge chiaramente come l?obiettivo del muro sia non certo la «sicurezza» di Israele, raggiungibile solamente con una giusta pace tra i due popoli, ma l?annessione allo stato ebraico della "maggior parte delle terre con il minimo di arabi" che invece verranno concentrati all’interno delle città e dei villaggi privi ormai di ogni retroterra. Uno stato palestinese libero e indipendente diventerà quindi impossibile dal momento che le condizioni minime perché possa costituirsi sono: il ritiro di Israele, colonie, coloni e soldati, alle frontiere del 1967, una continuità territoriale all’interno dell’entità palestinese e un suo sbocco verso l’esterno, la Giordania e l?Egitto, oltre naturalmente al riconoscimento del diritto al ritorno dei profughi - la cui attuazione andà poi negoziata. Eppure di fronte a questo vero e proprio tentativo di distruzione dell’esistenza del popolo palestinese come una legittima entità sociale, politica ed economica attraverso la distruzione della sfera pubblica e privata degli abitanti della West bank e di Gaza, le reazioni internazionali e nazionali sono praticamente inesistenti. Per questa ragione un vasto arco di forze politiche e sociali del nostro paese, raccogliendo l?invito proveniente dalla Palestina per una mobilitazione internazionale, ha proposto una manifestazione nazionale a Roma il prossimo otto novembre contro il muro dell’apartheid, contro l’occupazione israeliana della West Bank e di Gaza e a sostegno del diritto inalienabile del popolo palestinese alla vita, alla terra, alla libertà. Una manifestazione dall?alto profilo che chieda al governo, all’opposizione, all’opinione pubblica, alle forze politiche e sindacali, alle singole persone impegnate per il raggiungimento di una pace giusta in Medioriente di pronunciarsi chiaramente contro il muro della vergogna e l’occupazione israeliana e di adottare concrete misure di pressione su Israele – come il congelamento, sulla base della clausola sui diritti umani, del trattato di associazione di Tel Aviv all’Unione Europea.
Una mobilitazione, il più vasta possibile, punto di arrivo ma anche punto di partenza perché l’Italia dica No al muro della vergogna, No all’occupazione, No alla prigionia del legittimo presidente palestinese Yasser Arafat, di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane e in quella di Gerico. Un No che, nel solco delle grandi mobilitazioni per la pace dello scorso anno, rifiuti la teoria e la pratica della «guerra preventiva» e la follia della «guerra permanente» di Bush e Sharon contro gli stati e i popoli del Medioriente –dall’Iraq, alla Siria, al Libano, all’Iran- e la partecipazione italiana a tali avventure coloniali tese a disgregare, «balcanizzare» e dominare la regione mediorientale. Una manifestazione che invece chieda una soluzione negoziata del conflitto israelo-palestinese, che riaffermi la necessità del rispetto della Convenzione di Ginevra sulla protezione delle popolazioni dei territori occupati (in Palestina come in Iraq), del rispetto e dell?attuazione delle risoluzioni dell?Onu sulla questione palestinese -181 (divisione della Palestina in due stati), 242 (ritiro da tutti i territori occupati), 194 (diritto al ritorno dei profughi palestinesi) - e dei diritti umani e nazionali del popolo palestinese e di tutti i popoli del Medioriente.
No al muro dell’apartheid in Palestina No all’occupazione israeliana della West bank, di Gaza e delle alture del Golan No alla guerra permanente di Bush e Sharon contro gli stati e i popoli del Medioriente No alla partecipazione italiana all’occupazione Usa dell’Iraq
Si al ritiro israeliano alle frontiere del 1967 e alla nascita dello stato palestinese Si al rispetto delle risoluzioni dell?Onu e della Convenzione di Ginevra Si alla liberazione di Yasser Arafat, Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi Si ad un Medioriente di pace senza armi di distruzione di massa Si al ritiro del contingente italiano dall’Iraq
Il Comitato promotore della manifestazione dell'8 novembre a Roma: Comitato per non dimenticare Chatila, Bruno Steri (Prc), Mauro Bulgarelli (Verdi), Maurizio Musolino (Pdci), Letizia Mancusi (Prc), Comunità palestinese del Lazio, Forum Palestina , Com. di solidarietà con l'Intifada, Amici della Mezzaluna Rossa palestinese.
8 NOVEMBRE 2003 ORE 14.00 ROMA - PIAZZA DELLA REPUBBLICA LE ADESIONI ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO IL MURO DELL'APARTHEID IN PALESTINA.
Le adesioni vanno comunicate a stopthewall@tiscali.it
FORUM PALESTINA; Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila; Comitato di Solidarietà con l'Intifada; Comunità Palestinese di Roma e del Lazio; Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese in Italia; Mauro BULGARELLI (Deputato dei Verdi); Maurizio MUSOLINO (giornalista de La Rinascita - PdCI); Letizia MANCUSI (CPN del PRC); Bruno STERI (Dip. Esteri del PRC);
Partito dei Comunisti Italiani; Confederazione COBAS; Associazione SOCIALISMO 2000; Alberto BURGIO (Dip.to Giustizia PRC); Vauro SENESI (giornalista del Manifesto); Luciano PETTINARI (Deputato DS); Joseph HALEVI (Docente Università di Sidney); Associazione Al Awda - Emergenza Palestina; Comitato contro la guerra Roma sud; CUB Scuola - Federazione romana; Associazione JENIN (Roma); Adriana SPERA (Consigliera comunale PRC - Roma); Federazione delle RAPPRESENTANZE DI BASE; i VERDI; ASSOCIAZIONE PROGETTO COMUNISTA (Sinistra del PRC); Giovanni BARBAGLI, Capogruppo PRC in Cons° Region. Toscano; Claudio BICCHIELLI, Segreteria region. toscana PRC, Capogruppo PRC in Comune di Empoli; Alessandro LEONI, CPN del PRC, Segreteria federale fiorentina PRC; Tiberio TANZINI, Presidente Consiglio Comunale di Empoli; Mauro LENZI, consigliere provinciale PRC Siena; Stefano CRISTIANO, Assessore comunale a Pistoia, CPN del PRC; Roberto CAPPELLINI, Segretario federazione PRC di Pistoia; Marta BILLO, capogruppo PRC in Consiglio comunale Sesto Fiorentino ( Fi. ); Sergio BOVICELLI, assessore PRC in Provincia di Grosseto; Luciano GIANNONI, capogruppo PRC in Consiglio provinciale di Livorno; Letizia LINDI, Coordinamento nazionale Giovani Comunisti; Rosalia BILLERO, capogruppo PRC in Consiglio comunale di Pistoia; Ugo BAZZANI, Collegio di Garanzia federaz. PRC di Pistoia; Maurizio BROTINI, Direttivo CGIL di Empoli; Adriana MINIATI, Direttivo CdL°m di Firenze CGIL; Luca ROVAI, assessore PRC al comune di Montelupo Fiorentino; Antonino MOSCATO Comitato Antimperialista Antifascista fiorentino "Spartaco Lavagnini"; Gualtiero ALUNNI (Assessore PRC Municipio 8 - Roma); Associazione Sardegna - Palestina; Gruppo Palestina del Forum Sociale di Modena; Comunità Palestinese Toscana; Circolo ARCI Agorà (Pisa); Fulvio GRIMALDI (giornalista); I Verdi di Ravenna; Associazione I Fenicotteri (Viareggio); la redazione di Tombo (Viareggio); Veneto controguerra (ANSWER Italia); Associazione BKP (Roma); Circolo Italia - Cuba Valle del Tevere; Associazione "La goccia e la pietra" di Fara Sabina (Rieti); Associazione Italia - Nicaragua; 100 idee per la pace (Siena); Democrazia Popolare; Sandro CANGEMI (giornalista - Torino); Nora GUERALLA (poetessa - Villafranca, TO); la redazione di Nuova Unità; Angelo MARZOLLO (docente Università di Udine e consulente UNESCO); CSA Asilo Politico (Salerno); Unione Generale Ingegneri e Architetti Palestinesi - sezione Italia; Collettivo Aula C Scienze Politiche (Bologna); Michela CHIMETTO (Segreteria DS di Vicenza); Collettivo di Lingue e Filosofia della Sapienza (Roma); Network per i Diritti Globali (Barletta); Coordinamento di lotta per la Palestina (Milano); Franco FUSELLI (PRC Genova); Marina CRISCUOLI - Comunità di S. Benedetto al Porto (Genova); Collettivo di Scienze Università La Sapienza (Roma); Ramon PARRAL (poeta); Servizio Civile Internazionale; Centro di Solidarietà Internazionalista Alta Maremma; Circolo Pink (Verona); Mirella CANINI VENTURINI (Cons. Com. Verdi Alternativi S. Arcangelo di Romagna - RN); Serena ANTONELLI (Roma); Comitato Antimperialista Antifascista (Prato); Comitato "Spartaco Lavagnini" (Firenze); Ass. Progetto Comunista - Collettivo di Rieti; Filippo BIANCHETTI (Varese); Andrea GENOVALI - associazione PUNTO CRITICO; Giorgio STERN - Salaam Ragazzi dell'Ulivo (Trieste) - Unione Comunale dei DS (Vicenza); Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSPP); CSA Vittoria (Milano); CSOA Ex carcere (Palermo); Coordinamento Palestina (Palermo); Mario GALASSO (Progetto Città - Cantiere sociale); Franco FERIOLI - Chango ONLUS (Ferrara); Circolo PRC "A. Tognetti" (Pisa); Osservatorio Permanente sulle Carceri; Paola FERRONI - Aiutiamo la Jugoslavia; Gianluca CERRINA FERONI ( portavoce "Insieme a Sinistra" ); Angelo GRACCI ( medaglia d'argento della "Resistenza", ANPI Fi. ); Nino FROSINI (consigliere regionale PdCI); Vanna GIAMMARTINI (Direttivo CdL°m CGIL Fi); Claudia ROSATI, Segretaria Circolo PRC "Lenin" di Fi.; Alessandro PALLASSINI (Comit° Diret° Region. PRC Toscana); Gino BENVENUTI (Capogruppo PRC Provincia Prato); Bernardo FALLANI (Direttivo CdL°m CGIL Fi.); Quintilio CHERUBINI (Vicepresid. Cons° comunale Campi B°, DS ); Maria L. MANCINI (delegata sindacale S.In.Cobas comune Campi B°); Andrea MONTAGNI (Segreteria CdL°m CGIL Fi.); Avv. Desi Bruno - Associazione Giuristi Democratici; Fabio MARCELLI - Coord. Naz. Giuristi Democratici; Comitato Palestina (Firenze); Fausto SORINI (Dir. Naz. PRC); Fabio ALBERTI - Un ponte per...; Centro Popolare Autogestito (Firenze) - Luca FONTANA (Segretario Circolo PRC "Che Guevara" - Roma); Mauro GEMMA (Direttivo Camera del Lavoro di Torino); Circolo Bolivariano (Roma); Vito BISCEGLIE (Resp.le Comm.ne Internazionale PRC di Torino); SALAAM - Ragazzi dell'Ulivo (Vicenza); Associazione Cagliari mon amour; Antonio DELLA CORTE - Circolo di Velletri Ass.ne Italia - Cuba; Cesare MANGIANTI (Presidente Consiglio Comunale di Rimini); Network Antagonista Piemontese; Centro Sociale Askatasuna (Torino); Centro Sociale Murazzi (Torino); Enzo CERRETINI - Presidente Comitato ARCI di Pisa; Redazione de Il Grandevetro (Pisa) ; L.U.P.O. di Osimo; Network Antagonista Palermitano; Centro Sociale Coska (Palermo); Imola Social Forum; Associazione interculturale di donne "Trama di terre" (Imola); Antonio MAZZEO - redazione di Terrelibere.it; Dario Giuliani - CGIL (Milano); Gruppo Consiliare Alternativa per Volterra ; Ugo RICOTTI, Alessandro TOGOLI, Massimiliano CASALINI; Manola GUAZZINI - Assessore Politiche Sociali Provincia di Pisa; Circolo PRC "Guido Puletti" (Roma); Valentina STERI - Assessore PRC Municipio XVI (Roma); Massimiliano ORTU - Capogruppo PRC Municipio XVI (Roma) ; Antonio MAIELLI e Serena BACCI (Volterra) ; Circolo PRC "Guido D'Angelo" (Roma); Circolo PRC Fonte Ostiense (Roma); Tina COSTA - Direzione PRC di Roma; Franco PALLONE - Consigliere PRC Municipio VIII (Roma); Unione delle Comunità Islamiche in Italia (UCOII); Mauro TESAURO - Assessore Politiche Ambientali Comune di Modena; Tavolo Paese Palestina di Modena; Giampaolo SILVESTRI - Responsabile nazionale Diritti Civili dei Verdi; Agostino GIANELLI - Consigliere Provinciale PRC di Genova; Corrado PERNA - Datanews (Roma); Associazione Walter Rossi (Roma); Società archeologica ARCHEODOMANI; Gianni LUCINI - giornalista di Liberazione; Casa per la Pace (Trento); Franco ZAVATTI - Segretario SPI CGIL di Modena; Associazione Il Filo Rosso (Firenze); Nicoletta DOSIO (Torino); Circolo PRC di Bussoleno (Torino); Massimo CAPORUSSO - Capogruppo PRC Consiglio Comunale di Barletta (Bari);"Comprendre et Agir Contre la guerre" di Marsiglia ; Gianpaolo Silvestri, resp.naz.Diritti Civili dei Verdi ;Pasquale Ranghelli ed il circolo «Il Pane e le Rose» - Casalpalocco (Roma); Maurizio PROIETTO - Direttivo Regionale CGIL Piemonte; Beatrice GIAVAZZI - Collegio Nazionale di Garanzia del PRC; Aldo BERNARDINI - Docente di Diritto Internazionale Università di Teramo; Avv. Antonio FABI - Urbino; Legambiente di Pisa; Unione Inquilini (Pisa); Virgilio BARACHINI - Direzione Provinciale PRC di Pisa; Associazione "Chicco di senape" (Pisa); Legambiente di Chianciano; Forum Sociale della Valdichiana Senese; Irene NESI e Fabio BERNARDINI (Volterra); Umbria contro la guerra; Marco SCHETTINI - Delegato CGIL FP Roma est; Nuclei Anarchici Pacifisti; Giovani Verdi (Roma); Associazione AMAL Bambini per la Pace (Milano); Giorgio MELE - deputato DS, portavoce del gruppo "14 luglio"; Laboratorio Antimperialista (Napoli); Manlio DINUCCI (Pisa); Avv. Vainer BURANI (Reggio Emilia); L'Avamposto degli Incompatibili; Collettivo Spartakus (Vicenza); Federico GIUSTI (Esecutivo nazionale Confederazione COBAS); UDAP - Unione Democratica Arabo Palestinese in Italia; Associazione SENZACONFINE; Sergio NESSI - Coordinatore Lombardia Ass.ne di Amicizia Italia - Cuba; PdCI - Federazione di Bergamo; Hanoun MOHAMMAD - Architetto palestinese; Commissione francescana "GIUSTIZIA E PACE" di Gerusalemme ;Assemblea Spazi Autogestiti (Lucca); Spazio Antagonista KRAK (Palermo); Aula Carlo Giuliani - Facoltà di Lettere e Filosofia (Palermo); Laboratorio Sociale Occupato ZETA (Palermo); Circolo Comunista 39 (Torino); Assemblea cittadina contro la guerra (Cesena); Associazione Pellerossa (Cesena); Circolo PRC di Capranica (Viterbo); Circolo PRC di Civitella d'Agliano (Viterbo); Coordinamento Tuscia - Palestina; Paola PETRELLI, Federico BOZZO, Alvaro OLIVIERI, Luigi LUCARELLI - Comitato Politico Federale PRC di Viterbo; Francesco LOMBARDI - Comitato Politico Regionale PRC del Lazio; C.S.O. Ricomincio dal Faro (Roma); Loredana MORANDI - giornalista (Roma); GAZZELLA Onlus; Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Torino); Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia; Mustafa BARGHOUTI e il Team di Palestine Monitor ; Associazione Diritto alla Casa centro storico di Roma; Collettivo Antimperialista Bolognese; Rete Anticapitalista e Antimperialista Emilia Romagna; Leonardo MASELLA - Capogruppo PRC Regione Emilia Romagna; PMLI; Raimonda RAGGIO, Francesco CASULA, Cagliari Social Forum; USI AIT Lazio; CSA "Gastone Dordoni" (Cremona); QUEER FOR PEACE: Movimento Omosessuale Sardo (Cagliari), Circolo Mario Mieli (Roma), Queering Sapienza (Roma), Azione gay lesbica (Firenze), Circolo Pink (Verona), Antagonismo gay (Bologna), Circolo Maurice (Torino), Movimento Italiano Transessuali, Circolo ARCI Borderline; Associazione di volontariato "Bambini di Jabalia"; Circolo PRC "Che Guevara" (Roma); Collettivo Red Ghost (Ravenna); Collettivo Socialismu e Divertimentu (Casteddu - Cagliari); RdB - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze; Circolo cittadino PRC di Viterbo ; Maria CAMPESE - Assessore Lavori Pubblici Barletta; Luigi SARAGNESE - Direzione del PRC di Torino; Ottavio BATTISTI - Collegio di Garanzia Federazione PRC di Rieti; Gruppo di Azione Nonviolente Trentino; Comitato delle Associazioni per la Pace di Rovereto; Casa per la Pace di Trento; Gianni VOLONTE' - Segretario Circolo PRC "Carlo Giuliani" (Bassa Comasca); Associazione Los Quinchos (Cagliari); Circolo PRC Stella Rossa (Torino); Ornella TERRACINI - PdCI; Giuseppina TEDDE - Direzione Nazionale del PRC; Mario PESTARINI - Timesis s.r.l. (Pisa); Alessio ARIOTTO - PRC di Torino; Umbria Rossa; Marco AMAGLIANI - Assessore Prc Regione Marche; Diego SCHIAVONI - Segreteria provinciale Prc Ancona; Carlo ZAIA - Segreteria provinciale Prc Pesaro-Urbino; Circolo Prc di Cantiano (Pesaro Urbino); Massimo MARCELLI FLORI - Consigliere comunale Prc Falconara M. (Ancona); Stefano AZZARA' - docente di Filosofia Università di Urbino, del Comitato Politico Provinciale Prc di Pesaro Urbino; Mario NOVELLI, avvocato, del Comitato Politico Provinciale Prc Ancona; Wilfredo CAIMMI, scrittore, Comandante partigiano nelle Marche; Roberto DI FEDE - Segreteria Regionale PRC Marche; Michele CITONI - giornalista (Roma); Roberto NANNETTI - Consigliere Provinciale PRC di Livorno; Vincenzo RUSSO - Vicesindaco PRC di Bassano in Teverina (Viterbo); Carlo SANTONI - Comitato Politico Federale del PRC di Pisa; Cobas Ministero Economia e Finanze (Roma); Ilaria SORRENTINO - Comitato Politico Nazionale del PRC; Federazione di Ferrara del PdCI; Donne contro la guerra di Spoleto; Comitati di quartiere autogestiti di Taranto; Cobas Taranto; Antagonismo studentesco Taranto; Gennaro CORCELLA (Monaco di Baviera); Marica BOSCHI GERONDIO - Comitato Politico Regionale PRC Liguria; Enzo DI BRANGO - Progetto memoria e antifascismo PRC di Roma; Stefano FRANCHI - Segreteria del PRC di Bologna; Giuliano CAPPELLINI - PRC Paullo (Milano); Rete Radiè Resch - Associazione Solidarietà Internazionale (Cagliari); Alessandro PERRONE - Monfalcone (Gorizia); Comitato Studentesco Scienze Politiche Roma 3; Cantiere di S. Bernardo - Centro di iniziativa politico/culturale comunista A. Gramsci (Pisa); Alpio RICCARDI - Segreteria regionale Marche del PRC; Cobas Pubblico Impiego; Associazione Comunista Pianeta Futuro (Pisa); Stefano SARFATI NAHMAD; Alfredo NOVARINI (Milano); Palestina Libera ;Pier Luigi Barberini, Cesira Taranto, Lia Barberini, Simona Barberini, Roberto Faustini, Donatella Saconi, Alberto Orlando e altri ancora. Sopratutto saranno presenti tre pacifisti palestinesi in Italia per una serie di incontri pubblici: Manal Al Tamimi, Wajdi, Firas. ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE “STOP THE WALL!” – 8/11/2003 Raccogliendo l’invito delle ONG palestinesi, i sottoelencati firmatari aderiscono alla manifestazione “Stop The Wall” indetta a Roma per l’8 novembre p.v. dal Comitato promotore (primo firmatario il “Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila”) contro l’edificazione in Palestina, all’interno dei territori occupati, del “Muro dell’apartheid” ad opera del governo israeliano di Ariel Sharon, per la libertà di Yasser Arafat, Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi Firmatari, membri del Comitato politico nazionale del Partito della Rifondazione Comunista: CLAUDIO GRASSI (Segreteria nazionale), GIOVANNI PESCE (Medaglia d’Oro alla Resistenza), BIANCA BRACCI TORSI (Direzione), GUIDO CAPPELLONI (Direzione, Pres. Collegio Naz. Garanzia), BRUNO CASATI (Direzione), GIANNI FAVARO (Direzione), RITA GHIGLIONE (Direzione), DAMIANO GUAGLIARDI (Direzione), GIANLUIGI PEGOLO (Direzione), FAUSTO SORINI (Direzione), ROMINA AMBROGIO, FULVIA BILANCERI, GIORDANO BRUSCHI, ALBERTO BURGIO, CELESTE COSTANTINO, STEFANO CRISTIANO, FOSCO GIANNINI (Direttore de L’ernesto), ALESSANDRO LEONI, LETIZIA LINDI, ALDO LOMBARDI, CESARE MANGIANTI, LEONARDO MASELLA, VLADIMIRO MERLIN, RENATA MORO, COSTANZA PACE, IRIS PEZZALI, ROBERTO SCONCIAFORNI, GIULIANA SEMA, ILARIA SORRENTINO, BRUNO STERI, SILVANA STUMPO, GIUSEPPINA TEDDE. Beatrice BARDELLI - giornalista (Pisa); Giovanni BARBERA (Direzione romana del PRC e Consigliere del Municipio XVII); Collettivo Comunista Agit Prop (Foggia); Centro Occupato Autogestito T28 - Via dei Transiti (Milano); Laura GEREVINI, Gianluigi LANZI, Tina CAODURO - PRC di Cremona; Cecina Social Forum ; Franco BOAGER - Segretario PRC di Pomezia (Roma); Circolo PRC di Pomezia (Roma); Paola BORA - Docente Università di Pisa; Associazione Casa della Donna (Pisa); Laboratorio Occupato SKA (Napoli)
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Manifestazione per la Palestina 8 novembre a Roma Treno speciale da Milano costi:
TRENO SPECIALE da Milano P.ta Garibaldi, costo 26 eu a/r, ore 7.00, prenotazioni al 02-5453986 o coordpalestina@arabia.com . Appuntamento in stazione alle 6.30.
Fermate a * Piacenza (h. 7.45, 26 eu), * Bologna (h. 9.00,euro 22, prenotazioni al 051-311476) * Firenze (h. 10.00, euro 18).
Partenza da Roma alle 23.00.
Il treno e' organizzato dal Coordinamento Palestina di Milano, anticipiamo noi i soldi, dunque chiediamo a tutti i compagni la massima serieta'. Gli orari sono in via di definizione con le Ferrovie, li comunicheremo appena possibile.
Tutti a Roma, con l'Intifada e la Resistenza irachena!! Per info e prenotazioni, coordpalestina@arabia.com; 02-5453986; 3480089554
CONTRO L'IMPERIALISMO E IL SIONISMO CON L'INTIFADA E LA RESISTENZA IRACHENA
L'entità sionista, sotto i dettami degli imperialisti USA, sta costruendo, nei Territori Occupati Palestinesi del '67, il "muro della vergogna". La logica che sta dietro il muro, che permetterà ad Israele di controllare metà della Cisgiordania e avrà una lunghezza di 650 chilometri, permette l'annessione del maggior numero di colonie possibili e il controllo delle terre palestinesi.
E poi il boia Sharon assieme agli imperialisti, compresi quelli europei, parla di progetti di "pace": è la "pace" dei cimiteri e delle galere. Infatti è impensabile parlare di autonomia palestinese quando vi sono ancora 400.000 coloni che hanno espropriato case, terre e risorse quando, oltre alla detenzione amministrativa, l'intero territorio palestinese è stato trasformato in una galera a cielo aperto dove ogni giorno si muore alle centinaia di chek point che impediscono ai palestinesi di recarsi a scuola, al lavoro, dovunque.
L'unica prospettiva dei palestinesi è quella che essi eroicamente hanno imboccato, l'Intifada e la Resistenza fino alla vittoria. Contro di essa la repressione è sempre più feroce, dall'inizio della II Intifada, 28 settembre 2000, fino all'8 aprile 2003, oltre 28.000 prigionieri erano presenti nelle carceri sioniste, ora in esse sono rinchiusi 5.123 uomini e 66 donne. Dal settembre 2000 i criminali omicidi mirati dei militanti della Resistenza Palestinese si susseguono senza soste. Il silenzio su questa barbarie diventa complicità e l'Europa imperialista a questo aggiunge la messa fuorilegge delle organizzazioni della Resistenza.
L'Intifada, nella situazione odierna di crisi dell'imperialismo e di accelerazione della guerra, diventa una speranza per tutti gli antimperialisti e l'esempio si estende e si salda alla resistenza contro l'occupazione USA dell'Iraq. Le mire degli Yankee stanno subendo duri colpi a dimostrazione che solo la Resistenza ostacola il proseguimento della guerra.
Il modo più concreto di esprimere solidarietà a tutti i popoli oppressi, in particolare a quello palestinese, è promuovere e sostenere la mobilitazione contro tutte le forme e le espressioni dell'imperialismo nel nostro paese, in primo luogo opporsi a ogni appoggio al governo del boia Sharon e all'invio delle truppe italiane in Iraq: è un contributo reale per appoggiare la trasformazione di ogni guerra imperialista in mobilitazione rivoluzionaria del proletariato. E questa non può e non deve essere una solidarietà a distanza ma una stessa lotta che intraprendiamo contro lo stesso nemico che opprime e sfrutta anche nel nostro paese.
Per questo invitiamo tutti a partecipare alla manifestazione dell'8 novembre a Roma convocata contro la costruzione del muro. E' un momento per rilanciare la lotta e la solidarietà internazionale, opporsi alla guerra imperialista e alla "guerra" contro i lavoratori e i proletari portata avanti in Italia dal governo filoamericano di Berlusconi.
Il Coordinamento Palestina di Milano e l'Unione Democratica Arabo Palestinese propongono di costruire un blocco antimperialista e antisionista all'interno della manifestazione, per rendere visibili le nostre parole d'ordine e i nostri contenuti, con in apertura i compagni dell'UDAP.
Lo striscione di riferimento porta scritto:
"CONTRO L'IMPERIALISMO E IL SIONISMO, CON L'INTIFADA E LA RESISTENZA IRACHENA".
Luogo di concentramento, per chi volesse compattare questo blocco, e' alle 13.30 davanti alla chiesa di P.zza Esedra.
*contro il muro dell'Apartheid *contro le aggressioni imperialiste in Medioriente *per la fine dell'occupazione sionista in Palestina *per il ritorno dei profughi e la liberazione dei prigionieri politici *con la resistenza palestinese e irachena!
Treno Speciale da Milano (26euro), con tappe a Bologna(22 euro) e Firenze(18 euro): info e prenotazioni al coordpalestina@arabia.com, 02-5453986; 3480089554
Coordinamento di lotta per la Palestina
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MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA PALESTINA
*contro il muro dell'Apartheid *contro le aggressioni imperialiste in Medioriente *per la fine dell'occupazione sionista in Palestina *per il ritorno dei profughi e la liberazione *con la resistenza palestinese e irachena!
Da Napoli partenza in Pullman ore 9.30 hotel Terminus Per info Laboratorio Occupato SKA – http://www.noglobal.org - 3403397375
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Pullman CESENA E RAVENNA info: momotombo@libero.it
red-ghost@libero.it
329-8931812
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SI' AD UNA BARRIERA DIFENSIVA CONTRO IL TERRORISMO
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cittadino democratico Thursday, Nov. 13, 2003 at 6:41 PM |
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Un appello a sostegno della barriera difensiva realizzata contro il terrorismo palestinese dal governo israeliano guidato dal generale Ariel Sharon
As-salamu `alaykum wa rahmat-Ullahi wa barakatuH.
(Italian and English version)
Carissimi Fratelli e Sorelle di Islamsunnita, carissimi amici e amiche,
il terrorismo è da tempo definito dalla comunità internazionale come un crimine contro l’umanità. La barriera difensiva può aiutare a prevenirlo. Vi chiediamo perciò di sottoscrivere questo documento pubblico e di aiutarci a diffonderlo il più possibile. Inviate le vostre adesioni allo Stop Terrorism International Committee, all’indirizzo e-mail: carmine.monaco@email.it, [Info - Resp. Carmine Monaco (+39) 347.1816250], indicando nome, cognome, città, professione* e organizzazione o ente rappresentato* (*facoltativo).
Grazie infinite per il Vostro aiuto, wa-s-salamu `alaykum wa rahmat-Ullahi wa barakatuH.
Istituto Culturale della Comunità Islamica Italiana http://www.islam.italy.too.it mailto:islam.inst@flashnet.it
______________________
Dear Brothers and Sisters and dear Friends,
Terrorism has been defined throughout the international community as a crime against humanity. The Fence contributes to prevent terrorist attacks. With this in mind we ask you to subscribe this public declaration and to help us in spreading it around to as many people as possible. Please send your adhesion to the Stop Terrorism International Committee, to the following address: carmine.monaco@email.it [Info - Resp. Carmine Monaco (+39) 347.1816250] giving your first name, surname, city, profession* and organizations or authority represented* (*facultative).
Thank you very much for your support, wa-s-salamu `alaykum wa rahmat-Ullahi wa barakatuH.
Cultural Institute of the Italian Islamic Community http://www.islam.italy.too.it mailto:islam.inst@flashnet.it
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UNA BARRIERA A DIFESA
DELLA VITA E DELLA PACE
(English version below)
A partire dal rifiuto di Yasser Arafat di sottoscrivere gli accordi di Camp David nel 2000 per la creazione dello Stato palestinese, in tre anni ben 254 attentatori suicidi hanno colpito la popolazione israeliana. Gli ultimi attentati sono stati compiuti da terroristi rilasciati pochi giorni prima da Israele per favorire il processo di pace delineato dalla Road Map. Il numero totale delle vittime del terrorismo palestinese è di 873 persone, di cui 105 bambini, 64 anziani, 596 uomini, 277 donne.
Gli attentatori provenivano tutti dalla Cisgiordania, ma nessuno da Gaza perché lì da anni esiste una barriera difensiva che impedisce ai terroristi di entrare in Israele. Di fronte all’inadeguatezza dell’Autorità Palestinese a risolvere il problema di un terrorismo che costituisce un crimine contro l’umanità e una vera e propria guerra non dichiarata, di fronte all’incitamento all’odio e alla violenza nei media ufficiali, nelle riunioni politiche, nelle scuole e nelle moschee, lo stato di Israele non ha alcuna scelta all’infuori di applicare alla Cisgiordania quello che a Gaza è uno strumento di difesa efficace.
La barriera difensiva non isola i palestinesi ma protegge la popolazione civile. Il suo tracciato influisce solo in minima parte sui territori della Cisgiordania e sono state predisposte misure economiche per indennizzare i palestinesi eventualmente danneggiati dalla sua costruzione. Si tratta infine di una misura temporanea a fronte di un pericolo reale e immediato: quando cesserà la minaccia del terrorismo la barriera difensiva non avrà più ragion d'essere.
Per i cittadini del mondo democratico, la vita è un valore sacro e supremo. In piena coscienza sosteniamo l’esercizio del diritto di autodifesa dello Stato d’Israele, poiché ogni nazione ha il diritto–dovere di difendere i propri cittadini dalle aggressioni esterne. La barriera difensiva protegge la vita dei civili inermi e, contribuendo ad impedire gli attentati terroristici, favorisce il processo di pace.
[Lista in fieri dei firmatari in fondo al documento]
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A BARRIER TO PROTECT
LIFE AND PEACE
From the time of Yasser Arafat's refusal to underwrite the Camp David Accords in 2000 for the creation of a Palestinian State, as many as 254 suicide attackers have hit the Israeli civilian population. The more recent attacks were carried out by terrorists freed from jail by Israel only a few days before as a good will gesture to facilitate the peace process outlined by the Road Map. The total number of the victims of Palestinian terrorism is 873, of which 105 children, 65 elderly people, 596 men, 277 women.
The attackers came all from the West Bank and none from Gaza because, since many years, a defensive barrier is in place there, which prevents terrorists to enter Israel. In view of the Palestinian Authority's inadequacy to resolve the problem of a terrorism which constitutes a crime against humanity and a true and real undeclared war, in the face of the incitement to hatred and violence in the official media, in political meetings, in the schools and mosques, the State of Israel has no other choice than to apply to the West Bank what in Gaza constitutes an efficient instrument of defense.
The defensive barrier does not isolate the Palestinian people but instead protects the civilian population. Its route interferes only in minimum part in the West Bank territories and economic measures are already in place to indemnify the Palestinians should any of them suffer economically because of its construction. In the end it is a temporary measure in the face of a real and immediate danger: when the threat of terrorism will cease, the defensive barrier will have no more reason to exist.
For all citizens of the democratic world, life is of a sacred and supreme value. In full conscience we support the exercise of the right of self defense by the State of Israel, because every nation has the right and duty to defend its own citizens from external aggression. The defensive barrier protects the life of defenceless civilians and, by contributing to prevent terrorist attacks, facilitates the peace process.
Partial list of subscribers:
Stop Terrorism International Committee Ebraismo e dintorni - Antimo Marandola (Roma) Franco Perlasca (Padova) Deborah Fait (Gerusalemme) Elio Tocco, Presidente Istituto Mediterraneo di Studi Universitari (Siracusa) Informazione Corretta – Angelo Pezzana (Torino) Associazione Musulmani Italiani – Shaykh Abdul Hadi Palazzi (Roma) Anita Friedman (Roma) Enzo Nahum (Roma) Francesco Lucrezi (Napoli) Bernardo Kelz (Foggia) Carmine Monaco (Napoli) Roberto Mahlab (Milano) Giornalistiintrincea Gadi Polacco Emanuele Zanichelli, Assessore AN (Pomponesco – MN) xxxxx xxxxxx (nome editato su richiesta pervenuta a italy@indymedia.org) Aaron Fait PhD, Weizmann Institute of Sciences (Rehovot Israel) Anna Bono, giornalista Giusy Monti (La Spezia) Maria Fiorini, iscr. Ass. Radicale Enzo Tortora (Milano) Franco Scriattoli, Legal Consultant in E.C.laws, (Roma) Erika Schliese (Roma) Stefano Gay, iscr. Ass. Romana Amici di Israele (Roma) Italian Honest Reporting – Andras Bereny. Nicolò Vergata, avv. Elio Cabib, prof. (Udine) Luigi Aji (Napoli) Ass. Italia-Israele (sez. di Napoli) Fosca Bortolotti (Roma) Mauro Pace (Roma) Myron Ernst (Vestal, New York – USA) Giulia Marandola (Roma) Giorgio Marandola (Roma) Alon Rafi Moradi (Milano) Roberto Di Veroli (Roma) Maria Pia Bernicchia (Verona) Stefano Cattaneo (Brescia) Filippo Guizzardi (Ponte Tresa, Canton Ticino – Svizzera) Guy-Edouard Lévy (Roma) Anna Nizza (Gerusalemme) Alessandro Caro (Siena) Massimo Di Veroli (Roma) Ettore Lomaglio Silvestri Carlo Ferrazza (Roma) Alma Cocco (Cagliari) Livia Noris (Bergamo) Fabio Iannarelli (Roma) Luciano Dalle Molle (Lancenigo di Villorba – TV) Michele Di Veroli (Roma) Alessandro Scuderi (Catania) Aldo Moltifiori Cattaneo Lucia (Brescia) Cattaneo Santina (Milano) Zanaboni Carla (Abbiategrasso – MI) Conti Aldo (Bareggio – MI) Miriam Pacifici in Lasry (Afula) Mordechai Lasry (Afula) Emanuele Pacifici (Roma) Gioia Pacifici (Roma) Sonia Fiorini (Milano) Rosanna Rovesti (Milano) Daniela Paolini (Genova) Diana Datola (Napoli) Norma Datola (Napoli) Antonio Zonza (La Maddalena – SS) Maria Di Chio (Treviso) Antonella Colucci (Milano) James Rietberg (USA) Jenny Rietberg (USA) Gabriele Gentili (Livorno) Alice Amadei (Mirandola – MO) Paolo Gavioli (Mirandola – MO) Maria Rosa Segalini (Mirandola – MO) Liv Chayiah Dodino (Genova) Jessica Yedidah Rattini (Genova) Paolo Porsia (Genova) Giancarlo Sanavio (Torino) Anna Pirnetti (Trieste) Mario Gusenta (Roma) Roberto Vitale (Genova) Simonetta Sanavio (Torino) Alberto Cherti (Bergamo) Guido Poltronieri (Torino) Giancarlo Sanavio (Torino) Francesco Acella (San Mauro Torinese – TO) Donatella Acella (San Mauro Torinese – TO) Paolo Piscitelli (San Mauro Torinese – TO) Gianfranco Sanavio (Torino) Jenny Racah (Genova) Jonathan Kagan (Tel Aviv – Israele) Miriam Kossmann-Cattan (Bruxelles – Belgio) Nicola Vino (Fjerdingby – Norway) Maria Teresa Sircana Basevi (Roma) Amedeo Moscato (Gerusalemme – Israele) Ernestina Samarelli (Roma) Giovanni Polgar (Roma) Guzzi Alessio (Rovigo) Donatella Misler (Milano) Esposito Giuseppe (Napoli) Esposito Francesco (Napoli) Hava Lehmann (Natania – Israele) Alessandro Prosperi (Pisa) Massimo Dall’Oglio (Milano) Maria Bellucci (Montepiano di Vernio – Prato) Luca, Capecchi (Borgo San Lorenzo – Firenze) Giuseppe Andriano (Milano) Carlo Barontini (Cagliari) Antonio Colacino, uff. M.M. (La Maddalena – SS) Marco Cattaneo (Sedriano – MI) Cattaneo Marco (Sedriano – MI) Maria Luisa Negri (Sedriano – MI) Luigina Costa (Sedriano – MI) Mauro Uberti, dirigente (Brescia) [...]
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Sì al muro
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Il Veggente Thursday, Nov. 13, 2003 at 6:47 PM |
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A gaza esiste un muro. Da gaza non è mai venuto un kamikaze. Ecco quello che fanno i kamikaze. October 16, 2003 Three Americans killed in road side bombing in Gaza October 2, 2003 Hamas calls for "economic Jihad" against the U.S. August 12, 2003 Two suicide bombings hit Israel July 23, 2003 Two Hebron Jews suspected of involvement in terrorist activities June 11, 2003 Bus bombing in central Jerusalem May 18, 2003 Suicide bomber targets commuter bus in Jerusalem May 1, 2003 Suicide bomber in Tel-Aviv carried a British passport April 30, 2003 Suicide bomber targets Tel-Aviv restaurant April 24, 2003 Security guard dies preventing major terror attack in Israel April 16, 2003 Mahmoud Abu Abbas captured in Baghdad March 30, 2003 Suicide bomber targets Netanya Cafe March 5, 2003 Bomb destroys city bus in Haifa January 5, 2003 Double Suicide Bombing in Tel-Aviv November 28, 2002 Terrorists Attack Polling Station in Northern Israel October 21, 2002 Israeli Bus Destroyed by Suicide Carbomb September 19, 2002 Suicide Bombing on Tel-Aviv Bus August 4, 2002 Suicide Bombing on Bus, Shooting Attacks Leave 18 Dead July 31, 2002 Terror Attack at Hebrew University Campus July 30, 2002 Suicide Bombing in Jerusalem More attacks foiled July 23, 2002 Head of Hamas Military Wing Killed in Israeli Military Strike July 17, 2002 Double Suicide Bombing in Tel-Aviv July 16, 2002 Attack on Israeli Bus in Samaria June 21, 2002 Five Dead in Terrorist Infiltration into Israeli Community June 19, 2002 Second Suicide Bombing in Israel in Two Days June 18, 2002 Suicide Bomber on Jerusalem Bus Kills at Least 19 June 5, 2002 Massive bus bombing near Afula kills at least 16 Israelis May 27, 2002 Suicide Bomber at Israeli Shopping Center May 26, 2002 Israeli Authorities Preparing Indictment against Jewish Terrorist Cell May 23, 2002 Two More Bombings in Israel Amid Alerts May 19, 2002 Suicide Bomber Targets Open-Air Market in Israel May 8, 2002 At Least 16 Killed in Palestinian Suicide Bombing in Israel April 28, 2002 Terrorists Murder Four in Israeli Settlement April 15, 2002 Israel Captures Leader of Fatah Military Wing April 12, 2002 Suicide Bombing in Jerusalem Market April 10, 2002 Many Casualties in Blast on Haifa Bus April 4, 2002 Palestinian Document Strengthens Link Between Arafat and Suicide Bombings March 31, 2002 Suicide Bombings Continue in Israeli Cities March 28, 2002 At Least Twenty Killed in Passover Suicide Bombing March 27, 2002 Two International Observers Killed in Palestinian Ambush March 23, 2002 U.S. Adds Fatah Military Wing to Terrorist List March 21, 2002 Suicide Bombing in Downtown Jerusalem March 20, 2002 Suicide Bomber Targets Bus in Northern Israel March 12, 2002 Six Israelis Killed in Northern Border Attack March 9, 2002 Terror Attacks in Jerusalem and Netanya March 9, 2002 Five Teens Killed in Attack on Pre-Military High School March 5, 2002 Terror Attacks and Counter-Attacks as Mideast Violence Escalates March 2, 2002 Suicide Bomber Targets Religious Neighborhood in Jerusalem February 16, 2002 Suicide Bomber Targets West Bank Shopping Mall January 27, 2002 Suicide Bomber Targets Downtown Jerusalem January 23, 2002 Palestinian Gunman Kills Two in Jerusalem January 18, 2002 Six Killed in Attack in Northern Israel January 15, 2002 Palestinian Militia Leader Dies in Blast January 5, 2002 Israel Intercepts Palestinian Arms Shipment at Sea December 22, 2001 Hamas Suspends Attacks inside Israel December 2, 2001 Wave of Suicide Bombings in Israeli Cities November 30, 2001 Suicide Bombing on Bus in Northern Israel November 28, 2001 Victims of Terror File Suit against Yasser Arafat in Belgium November 4, 2001 Palestinian Gunman Kills Two School Children in Attack on Jerusalem Bus October 29, 2001 Five Dead in Terror Attacks in Northern Israel October 24, 2001 Israeli Forces Arrest Members of PFLP Assassination Cell October 18, 2001 Israel to PA: Extradite Ze’evi’s Killers or… October 15, 2001 Two Hamas Activists Killed in Two Days September 12, 2001 Major News Networks Withdraw Footage after Palestinian Threats September 9, 2001 Suicide Bombing in Northern Israel September 9, 2001 Two Dead in Attack on Israeli School Bus September 4, 2001 Suicide Bombing in Downtown Jerusalem September 3, 2001 Four Bombs Explode in Jerusalem, Six Injured August 27, 2001 Head of PFLP Killed in Israeli Operation August 26, 2001 Israeli Couple Killed in Drive-By Shooting August 14, 2001 Palestinian Information Center: Palestinians Considering Biological Weapons August 12, 2001 Suicide Bombing in Northern Israel August 9, 2001 Suicide Bombing in Jerusalem Restaurant August 1, 2001 IDF Targets Hamas Leaders in Nablus July 30, 2001 Six Fatah Activists Killed in West Bank Explosion July 26, 2001 U.S. Foreign Aid to Palestinians Conditional on PA's Fighting Terrorism July 20, 2001 Jewish Extremists Blamed for Killing of Palestinians July 17, 2001 Four Hamas Operatives Killed in Israeli Military Offensive July 16, 2001 Suicide Bombing in Northern Israel July 11, 2001 Arafat Tells Security Staff: Kill as Many Jewish Settlers as Possible July 3, 2001 Bombings, Killings Undermine Mideast Ceasefire Plan June 28, 2001 Fatah Group Claims Killing of Young Mother in Ambush June 19, 2001 Fatah Claims Responsibility for Murder of Israeli Motorists June 13, 2001 Palestinian Ambushes Kill Christian Priest, Injure Three Others June 10, 2001 Israeli Security Forces Capture Fatah Terror Cell June 2, 2001 Suicide Bomb Kills 20 Teenagers on Tel-Aviv Beach May 27, 2001 Car Bombs Explode in Downtown Jerusalem May 25, 2001 Car Bomb Explodes in Israeli City May 18, 2001 Suicide Bombing Kills Six in Israel City May 10, 2001 Ahmed Jibril Vows Further Arms Shipments to Palestinians February 14, 2001 Eight Dead in Hit and Run Terrorist Attack in Israel February 13, 2001 Israeli Army Targets Hizballah Agent in Gaza February 8, 2001 Car Bomb Explodes in Jerusalem January 8, 2001 Arrest of Tel-Aviv Bus Bomber Reveals Link to PA Intelligence January 1, 2001 Car Bomb Injures Twenty in Israeli Coastal Town December 31, 2000 Ambush on Israeli Car Kills Couple, Wounds Five Children December 28, 2000 Blast on Tel-Aviv Bus Injures Thirteen December 22, 2000 Suicide Bombing in Jordan Valley Injures Three December 7, 2000 Hamas Leader Mohammed Deif at Large November 23, 2000 Hamas Bomb-maker Dies in Explosion November 22, 2000 Carbomb Explodes in Northern Israel November 20, 2000 School Bus Targeted by Terror Attack in Gaza November 15, 2000 Israeli Commandos Arrest Militants Suspected of Shooting Civilians November 13, 2000 Four Dead in Palestinian Ambushes November 8, 2000 Israeli Woman Killed in Fatah Ambush November 2, 2000 Two Killed in Car Bomb in Jerusalem October 11, 2000 Israeli Chief of Staff Warns of Terror Attacks August 22, 2000 Israel, Palestinians Arrest Terrorism Suspects August 3, 2000 Palestinian Security Services Uncover Hamas Explosives March 18, 2000 Palestinian Security Forces Capture Leaders of Taibe Cell March 7, 2000 Palestinian Authority Uncovers Explosives Workshop in Tulkarm March 2, 2000 Terrorists Killed in Clash with Israeli Security Forces February 12, 2000 Hamas Activists Injured While Building Bomb October 10, 1999 U.S. State Department Removes DFLP from List of Terrorist Organizations September 27, 1999 Radical groups closing ranks within PLO September 8, 1999 Israel Confirms Israeli Arabs Carried out Bombings September 5, 1999 Car Bombs Explode in Northern Israel August 31, 1999 Jordan Closes Hamas Offices in Amman August 23, 1999 Yasser Arafat and Naif Hawatmeh Agree to Reactivate PLO August 16, 1999 Explosion Leads to Discovery of Hebron Bomb Factory August 10, 1999 Six Injured in Terror Attack in Israel August 8, 1999 Palestinian Security Service Arrests Hamas Activists July 20, 1999 Syria Reportedly Advises Palestinian Groups to "Prepare for Peace" May 24, 1999 Palestinian Security Forces Arrest Top Hamas Militant May 3, 1999 Hamas Publishes Annual Report on Terrorist Activity for 1998 February 4, 1999 Palestinian Security Sources Allege Iran-Hamas Plot February 1, 1999 Palestinian Policemen and Child Killed in Shootout with Hamas Fugitives January 31, 1999 Interview with Egyptian Brigadier-General (ret.) Tala`t Muslim in Hamas Monthly December 13, 1998 Palestinian Radical Groups Oppose Revision of PLO Charter December 10, 1998 Hamas' Official Analysis of the Wye River Accord December 2, 1998 Arab Man Stabbed to Death in Jerusalem November 30, 1998 Palestinian Authority Arrests PIJ Commander November 19, 1998 Muslim Brotherhood Accuses Palestinian Authority of Assassination Plots November 8, 1998 Palestinian Islamic Jihad Claims Bombing November 6, 1998 Terror Attack in Jerusalem November 2, 1998 Hizballah, Hamas Call for Arafat's Assassination October 29, 1998 Suicide Bomber Narrowly Misses School Bus in Gaza October 28, 1998 Palestinians Arrest two Suspects in Murder of Israeli October 26, 1998 CIA to have Active Role in Implementing Anti-terror Measures October 19, 1998 Nearly 60 People Wounded in Grenade Attack in Israel October 13, 1998 One Man Dead in Terrorist Ambush in Jerusalem Hills October 1, 1998 Soldiers and Palestinians Wounded in Grenade Attack in Hebron September 24, 1998 One Person Injured in Jerusalem Bus Station Bomb August 30, 1998 Israeli Security Service Believes Assassination Attempt Possible August 27, 1998 Small Explosive Device Detonates in Tel-Aviv August 21, 1998 Israeli Rabbi Murdered in Hebron August 16, 1998 Hamas activist escapes from Palestinian jail August 5, 1998 Two Israeli Settlers Killed on West Bank August 4, 1998 Kiryat Arba Minors Suspected of Belonging to Illegal Jewish Underground in Israel July 21, 1998 Israel and Palestinians Hold Suspects in Jerusalem Bomb Attempt July 19, 1998 Attempted Terrorist Attack Fails in Jerusalem July 13, 1998 Explosion Outside Orient House in East Jerusalem July 2, 1998 Details of the American Peace Initiative Published on Hamas' Official Internet Site June 29, 1998 Israeli Security Forces Arrest Hamas Cell June 26, 1998 Hamas Leader Yassin Returns to Gaza May 7, 1998 Arab Man Wounded in Knife Attack in Jerusalem May 6, 1998 Jewish Student Stabbed to Death in the Old City April 13, 1998 The Rift Widens Between Hamas and PA April 6, 1998 Palestinian Authority Arrests Killers of Muhi a-Din Sharif April 1, 1998 Hamas Explosives Expert Dies in Blast March 31, 1998 Car Explosion kills a Palestinian in Ramallah March 30, 1998 Palestinian Authority Police Uncover Gaza Arms Factories March 13, 1998 Four People Injured in Jerusalem Explosion January 19, 1998 Hamas Leader Calls for More Terrorist Attacks Against Israel January 14, 1998 Hamas Infrastructure Exposed
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SERVE UN SECONDO MURO!
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citta Thursday, Nov. 13, 2003 at 6:48 PM |
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Visto che i terroristi palestinesi creano immensi propblemi anche alla Giordania, Sharon farebbe meglio a mettersi d'accordo col Re Abdullah. Dovrebbero essere i giordani a costruire la seconda parte del muro, sulla riva orientale del Giordano, per poi chiuderci tutti i banditi terroristi seguaci di Arafat, di Marwam Barghuti, di Ahmad Yasin, di George Habash, ecc. che infestano la Giordania, così come Sharon sta per chiuderci quelli che infestano la Giudea e la Samaria.
Allora - debitamente ingabbiati i terroristi sanguinari - forse si potrebbe cominciare a parlare seriamente di pace in Medio Oriente.
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Perché il muro di Sharon è una difesa della pace
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cittadino democratico Sunday, Nov. 16, 2003 at 3:19 AM |
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Per porre fine al conflitto "The Fence" spiegata a chi non vuol comprendere di Emanuele Ottolenghi (Il Foglio, 12 novembre 2003).
Contrariamente a quel che dicono i variopinti e confusi manifestanti che si sono accaniti il fine settimana passato contro il cosiddetto "Muro della Vergogna" eretto da Israele per separarsi dai territori palestinesi, non c´è né muro né vergogna. Intanto non c´è muro: delle centinaia di chilometri che il sistema di difesa in costruzione dovrebbe coprire, solo 160 sono stati finora eretti e solo sette (quasi il 5 per cento) sono di cemento e ne assumono la forma vera e propria. Il resto è filo spinato e recinzioni metalliche leggere, rafforzate da strade di pattugliamento, sensori elettronici, postazioni militari di controllo e altri accorgimenti tesi a rendere difficile - gli israeliani sperano impossibile - l´infiltrazione di terroristi suicidi. Poi non c´è vergogna: il deturpamento paesaggistico e il prezzo che pagano i palestinesi a rimanere al di là del muro sarebbero reversibili se la leadership palestinese riconoscesse il fallimento dell´Intifada, accettasse che la violenza ha minato la causa palestinese e ritornasse al negoziato con Israele sulla falsariga della road map, che richiede lo smantellamento della struttura terroristica e una lotta efficace dei riformati Servizi palestinesi contro i terroristi. Il che non succederà fintantoché Arafat rimane al potere. Se si tratta di settimane mesi o anni dipende da molti fattori, ma soprattutto dalla sua salute. Il panorama corrente, visto che la biologia non è certo una strategia politica, continuerà dunque a essere dominato dalla barriera difensiva israeliana. Gli israeliani sperano che la barriera serva a scoraggiare definitivamente i palestinesi. Chi si oppone al completamento della barriera lo considera "il muro dell´impotenza", come lo chiama qualcuno, perché ritenuto inefficace. Israele crea un nuovo fatto sul terreno, e per quanto lo presenti come temporaneo e reversibile, in Medio Oriente non c´è nulla di più permanente che il provvisorio. Quella barriera fomenterà altro odio, creerà rivendicazioni, incoraggerà altri al martirio. Ma, ribatte chi nel muro/barriera crede, gli impotenti sarebbero i terroristi una volta che il muro sarà completato. E con loro gli estremisti. Perché il miglior mezzo per sconfiggere il terrorismo, nel breve periodo, è il sabotaggio di chi lo pratica: occorre rendere impossibile la vita ai terroristi e creare ostacoli alla loro capacità operativa. Il che non esclude una battaglia politica per isolare gli estremisti nelle loro società. Ma almeno a breve le due cose vanno di pari passo. E chi sostiene la barriera in Israele crede che per il momento non ci sia nulla da dirsi coi palestinesi. Finiti gli anni del dialogo, gli israeliani a gran maggioranza non credono più alla possibilità di riconciliazione. La vogliono fortemente, ma non si fidano. Preferiscono una barriera, una siepe, o un recinto ai confini aperti della fiducia umana. Gaza lo dimostra: in tre anni, gli attentatori di Gaza sono rimasti a Gaza. Attaccano i soldati e le basi, i coloni e i convogli, gli insediamenti e le guardie. A Gaza. Da lì non escono. Perché c´è la barriera. C´era anche prima dell´Intifada. Ma allora i palestinesi non si lamentavano. Protestavano contro gli insediamenti o contro la mancanza di permessi d´ingresso in Israele per lavoro. O contro la chiusura del confine. O contro i posti di blocco. Non contro la recinzione a Gaza. Né lo fanno oggi. Non dà fastidio. E blocca gli attentati. In tre anni solo due assassini hanno eluso la sorveglianza israeliana: due cittadini britannici, venuti dalla fredda Albione per uccidere e morire, martiri della causa dell´Islam radicale. Son venuti insieme all´International Solidarity Movement, i movimentisti pacifisti no global che si lamentano degli abusi delle forze israeliane e usano i loro diritti di europei e americani per protestare contro l´occupazione. Se gli israeliani avessero avuto meno cura dei loro diritti forse avrebbero individuato i terroristi che si nascondevano tra gli ingenui. Ma ai signori dell´ISM importa solo dei diritti dei terroristi che si confondono tra di loro, non delle loro vittime. Così son venuti anche loro, due assassini di buona famiglia. Hanno sfruttato il passaporto europeo e la copertura delle anime belle del movimento e hanno ucciso (se qualcuno dubita della possibile contiguità tra terrorismo e movimentismo, guardi ancora e pensi due volte). Ma sono stati l´eccezione che conferma la regola: la barriera a Gaza funziona, gli altri non passano. Non male come impotenza. Tra l´altro nessuno ha sollevato l´obiezione, a Gaza, che la barriera sia un ostacolo alla visione di pace di due popoli in due Stati, della spartizione della terra e della demarcazione dei confini. Nei mille accordi immaginati, a Ginevra come a Stoccolma, a Taba come a Camp David, e chissà dove ancora, forse anche adesso, mentre scriviamo, tante volte è emersa la possibilità che Israele e Palestina si scambiassero territori. La linea verde che demarca il vecchio confine del cessate il fuoco proclamato nel 1949 non è il confine internazionale. E´ un fatto provvisorio (e sulla provvisorietà mediorientale, vedi sopra). E se Israele si annettesse parte della Cisgiordania, la Palestina potrebbe ricevere territorio israeliano come compenso. Parte di quel territorio, nelle pragmatiche fantasie dei negoziatori di ambo le parti, poteva proprio essere a Est di Gaza (oltre che a Ovest, Sud e Nord della Cisgiordania), centinaia di chilometri quadrati di territorio sostanzialmente vuoto, certo desertico, ma facilmente irrigabile e arabile in tempo di pace. Manca l´acqua, ma quella manca dappertutto in Medio Oriente, e la soluzione alla mancanza d´acqua è nel Mediterraneo. Desalinizzato opportunamente per irrigare Gaza e dintorni, con impianti pagati dai dividendi della pace. In guerra ci si contende l´acqua. In pace, si unirebbero gli sforzi per trasformare la siccità in fertilità. E in tutto questo, nessuno mai sollevò il problema della barriera. Perché a Gaza, la barriera, in tempo di pace, si può spostare. E perché allora non si potrebbe far lo stesso in Cisgiordania, un domani in cui i giovani palestinesi che oggi sognano di lacerare le proprie carni per assassinare gli ebrei, sognassero invece qualcosa di infinitamente meno eroico, meno assassino, più borghese e banale, come una laurea, un lavoro, una casa, una famiglia, un mese di vacanze all´anno, una macchina e un videoregistratore? Dicono che è l´impossibilità di realizzare quel sogno che li trasforma in assassini. Ma allora perché non fanno lo stesso i guatemaltechi, i colombiani, i brasiliani, i russi e i liberiani, che sognano lo stesso, e sanno che il loro sogno mai si realizzerà? Perché ciò che ha ucciso il compromesso in Palestina non è l´impossibilità di realizzare l´ideale banale di una vita borghese, ma il costo che quella vita comporta, cioè la rinuncia di un altro, ben più potente e glorioso sogno, che non ammette né rinunce né compromessi. Il vero ostacolo è la forma mentis. Il vero ostacolo a tutto questo quindi non è la barriera, perché, come dimostra Gaza, le barriere non impediscono di immaginare un accordo e di metterlo in atto se c´è la volontà politica: si possono erigere, ma anche smontare, o spostare, le barriere. Non sono nemmeno gli insediamenti l´ostacolo. Lo dimostra il recente accordo di Ginevra, che offre una soluzione non nuova al problema, ma che la dice lunga su quali sono le vere trappole sul cammino della pace. Ginevra sostiene che Israele deve lasciare una parte sostanziale degli insediamenti, annettendone invece altri che richiederebbero una compensazione territoriale ai palestinesi. Una volta evacuati, gli insediamenti non dovrebbero però essere smantellati. Una commissionem tecnica dovrebbe stabilirne il valore monetario e procedere a fare un inventario dettagliato delle proprietà. Una volta quantificatone il valore, gli insediamenti diventerebbero parte del contributo che Israele darebbe ai palestinesi per assorbire i profughi e riabilitarli. Ecco dunque, il pragmatismo fantasioso che risolve con inventiva e ingenuità un problema che appare insolubile solo nel manicheo mondo degli slogan. Le villette a schiera che sparse sul territorio oggi mettono in dubbio la praticità di uno Stato palestinese contiguo, domani offrirebbero la prima casa del profugo palestinese che rientra in Palestina. Quel che oggi appare un ostacolo, diventa domani un vantaggio. No, l´ostacolo è la forma mentis che impedisce di riconoscere che una soluzione pragmatica sia non solo plausibile, ma anche l´unica soluzione possibile. E contro una forma mentis così radicata e inflessibile da sedurre non solo i giovani senza speranza dei campi profughi, ma anche i rampolli borghesi della penisola arabica e dei sobborghi delle città industriali del Nord Europa a sopraffare il naturale istinto di sopravvivenza per assassinare innocenti sconosciuti, solo una barriera può offrire una risposta. Se la disperazione è quel che li motiva (e se fosse quella la correlazione causale, tutto il mondo sarebbe tormentato dalla piaga dei terroristi suicidi, perché di disperati è piena la terra), forse la disperazione di non passare il muro li scoraggerà prima o poi. Chi sostiene il muro non si fa certo illusioni e non considera il muro la soluzione ideale. Ma la politica non è utopia, è l´arte del possibile. E il possibile viene realizzato quando si riconosce la differenza tra ciò che si vuole e ciò che è possibile, e si accetta l´occasionale impossibilità di colmare la distanza che li separa. La forma mentis che alimenta il conflitto oggi è incapace di riconoscere quella differenza. Una forma mentis alimentata da un´illusione, come scriveva due anni orsono Fuad Ajami sulle pagine della rivista Foreign Affairs: "In un raro allineamento, si erano presentati sul cammino di Arafat un presidente americano ansioso di far del suo meglio e un soldato-statista israeliano desideroso di offrire al leader palestinese tutto quel che Israele poteva dare - e anche qualcosa in più. Arafat rifiutò quel che gli veniva offerto e tornò immediatamente nella familiare saga del suo popolo: il massimalismo, l´incapacità di capire ciò che si può e ciò che non si può ottenere in un mondo di nazioni. Pensava lui di poter contare sulla `piazza araba´ e la sua sollevazione, per costringere la Pax Americana a soddisfare le sue pretese. Avrebbe nuovamente guidato il suo popolo alla loro vecchia aspirazione di aver tutto, dal fiume al mare. Avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto conoscere gli equilibri di potere, è ragionevole supporre. Ma si annida ancora, nell´immaginazione araba e palestinese, l´idea, evocata dallo storico marocchino Abdallah Laroui, secondo cui `un certo giorno, tutto sarebbe stato obliterato e istantaneamente ricostruito, e i nuovi abitanti sarebbero andati via come per incanto, lasciando la terra che avevano devastato´. Arafat ben comprendeva il potere redentivo di quest´idea. Deve aver pensato che fosse più prudente cavalcare quest´idea, e che ci saranno sempre un altro giorno e un´altra offerta". Arafat tornò da Camp David osannato dalla folla. Non perché non aveva ceduto alla tentazione di una proposta non abbastanza generosa, perché generosa era e perché offriva spazio per ulteriori aggiustamenti, ma perché nel suo rifiuto categorico aveva riaffermato la dignità dell´illusione di una Palestina araba, dal fiume al mare, e conosciuto da tutte le nazioni della terra. E una volta che si saranno aperte 160 ambasciate a Ramallah, che ci sarà un distaccamento di guardie rivoluzionarie iraniane a Jenin e batterie di Katiusha a Qalqiliya, difficilmente Israele potrà intraprendere azioni militari contro l´infrastruttura terroristica che oggi, in qualità di potenza occupante, Israele può più o meno impunemente mettere in atto in Cisgiordania. Ben Ami non si fa illusioni, ma dice suadente che l´alternativa oggi è tra uno Stato palestinese amico e uno ostile. Un muro, seguito da un ritiro unilaterale israeliano, produrrebbe uno Stato ostile nel cortile di casa. Meglio trattare. Il precedente discusso del Libano. Gli ribattono a sinistra i promotori del muro. Il muro deve essere il confine, prodotto dalla tragica constatazione che con i palestinesi non si può negoziare, ma che l´occupazione deve terminare. Il ritiro unilaterale dietro a una barriera difensiva risolverà molti problemi, anche se ne creerà degli altri. Il ritiro unilaterale dal Libano offre un esempio a entrambe le parti: chi osteggia una simile mossa, offre il Libano come dimostrazione che il ritiro del maggio 2000 ridusse la deterrenza strategica israeliana, non ha scoraggiato Hezbollah dal cercare lo scontro, ha dato ai palestinesi un modello da seguire per ottenere un simile risultato senza fare a loro volta concessioni. Se la violenza ottenesse ciò che la diplomazia aveva negato, Israele si ritroverebbe senza territori e senza pace, costretto a trattare un accordo futuro da una posizione negoziale più debole. Ma chi cita il Libano dimentica un dato importante. Il confine libanese è stato, nonostante tutte le conseguenze negative appena citate, infinitamente più calmo di quanto fosse prima fosse facile evacuare gli uomini, come si fa a evacuare un sogno? Tutti questi patemi sono riflessi nelle opinioni apparentemente conflittuali degli israeliani. Secondo il sondaggio mensile del Tami Steinmetz Centre for Peace dell´Università di Tel Aviv, condotto a fine ottobre e disponibile sul sito dell´istituto, l´opinione pubblica vuole la pace ma non la ritiene attualmente possibile. Interrogati sulla possibilità di negoziati, il 71 per cento vuole un rinnovo del dialogo. Ma solo un quarto della popolazione approva la proposta di Ginevra e il 54 per cento è contrario. Soltanto il 7 per cento crede che la proposta abbia una chance di essere attuata. In quanto a chi l´ha firmata, poca la fiducia del pubblico. Solo il 18 per cento degli israeliani si fida di Yossi Beilin, mentre il 61 non lo ritiene in grado di difendere l´interesse nazionale. Quindi l´opinione pubblica sostiene la continuazione della barriera difensiva, e crede che il suo percorso debba riflettere gli interessi nazionali come definiti dal governo, non la linea verde come vorrebbero quelli che a sinistra sostengono barriera e ritiro. L´83 per cento degli intervistati sostiene la costruzione della barriera, ma solo il 19 insiste sulla linea verde, mentre il 63 crede che il tracciato debba essere determinato, unilateralmente, dal governo. E lo stesso 63 è convinto che la barriera costituirà un efficace strumento di dissuasione che ridurrà significativamente gli atti di terrorismo e un altro 19 per cento che può prevenirli. Solo il 16 non crede che la barriera serva. Ma perché gli israeliani sostengono la barriera, in definitiva? Perché hanno paura. E che cosa temono, oltre che di saltare in aria su un autobus o al supermercato? Temono quello che sempre più esplicitamente, in maniera sempre più sfacciata ed esplicita, è il programma politico dei palestinesi e del movimentismo internazionale che li sostiene e osteggia la barriera. Essi temono lo Stato binazionale, l´abbraccio mortale della fratellanza de iure che si trasformebbe in un fratricidio de facto. Interrogati sulla possibilità che, senza una soluzione politica basata sul principio di spartizione e permanendo il controllo israeliano nei territori i palestinesi diverrebbero presto una maggioranza che trasformerebbe la terra contesa in uno Stato binazionale, il 67 per cento degli israeliani si dice spaventato. La paura attraversa destra e sinistra, religiosi e laici, cosa non sorprendente visto che solo il 6 per cento degli israeliani sostiene la soluzione binazionale, mentre il 78 la osteggia. Il perché non sorprende: l´86 per cento degli ebrei israeliani non crede che in uno Stato binazionale ebrei e palestinesi potrebbero godere di uguali diritti. L´80 per cento non crede possibile garantire la sicurezza della popolazione ebraica e il 66 non ritiene che una simile soluzione assicurerebbe la realizzazione dell´identità ebraica. E ciò che colpisce nel sondaggio è che anche gli arabi israeliani la pensano così. Il 60 per cento condivide il timore che ebrei e arabi non godrebbero di eguali diritti, il 75,5 preferisce due Stati e solo il 7 si schiera a favore dello Stato unico. Gli arabi israeliani si dividono sulla questione se sia possibile garantire la sicurezza degli ebrei in uno Stato binazionale: 46 per cento di sì, 47 di no. In merito alla conservazione dell´identità ebraica, l´opinione pubblica araba non differisce significativamente: per il 53 per cento sarebbe impossibile farlo nel contesto binazionale, per il 39 sarebbe possibile. Ecco dunque lo scandalo del muro che sorge, tracciando un solco su una terra martoriata, deturpandone il paesaggio e infliggendo una ferita mortale ai sogni irrealizzabili del massimalismo. Si agitano a destra perché sanno che la barriera creerà di fatto un confine prima o poi, e con quello offrirà le premesse del ritiro israeliano e della rinuncia al sogno della Grande Israele. Si agitano i palestinesi, che vedono nel muro la fine del sogno della Grande Palestina, riunita dalla rivoluzione permanente, glorioso e sterminato cimitero di martiri assassini e delle fosse comuni delle loro vittime innocenti, guidata da chi ha speso la vita a distruggere invece che costruire. Si agitano gli agitatori professionisti che in nome dei diritti dei popoli, del romanticismo antimperialista e del terzomondismo antiglobale nascondono i terroristi e propagano uno stupidario di slogan che farebbe sorridere se non fornisse un paravento per l´odio. Si agitano i sognatori di Oslo in Israele e Palestina, e tutti i loro ben intenzionati sponsor, che mai hanno voluto rassegnarsi alla bruttezza della realtà, sempre aggrapmepandosi alle fantasie di una possibile svolta moderata in una terra traversata da estremi ed estremismi. Si agitano gli ambientalisti e i fautori della pietà, che piangono per il deturpamento del paesaggio, non capendo che è meglio vedere un muro dalla collina che esser sepolti sotto la collina di fronte a un bel panorama. Che nella romantica esaltazione della morte, hanno dimenticato la prosaica dignità della vita. In mezzo c´è Ariel Sharon. Sempre lui, grande vecchio della politica israeliana, enfant terrible, bestia nera di tutti, comodo spettro dell´Eurobarometro, orco degli stupidi, fantasma degli irresponsabili commentatori che preferiscono semplificare una storia intricata raccontandola come uno scontro tra buoni e cattivi, indiani e cowboy, vittime e carnefici, lupi e agnelli, parteggiando per gli uni o gli altri, senza capire che occorre prima di tutto compiangere entrambi. Sharon del Passo Mitla, ufficiale indisciplinato nella campagna di Suez. Sharon dei raid a Gaza, brutale ma efficace. Sharon dell´inesorabile marcia sul Cairo nel ´73, generale ingovernabile che vinse la guerra quasi perduta. Sharon che distrugge gli insediamenti nel Sinai e li costruisce su ogni collina della Cisgiordania. Sharon corrotto e Sharon statista. Sharon che invade Beirut senza quasi dirlo al suo primo ministro. Che viene allontanato dalla politica per le sue gravissime omissioni su Sabra e Chatila. Che ritorna quasi per sbaglio al potere e si reinventa come erede autentico di Ben Gurion e del vecchio laburismo che egli stesso aveva lasciato alle sue spalle all´indomani del ´73. E che ammutolisce la destra, accettando lo Stato palestinese, e castra la sinistra, i cui disillusi elettori votano per lui. Strano che su Sharon nessuno punti, quando tanti si aggrappano alla speranza che terroristi come Arafat, despoti come Mubarak, satrapi come Assad e torturatori patentati come Saddam possano nonostante tutto essere interlocutori di pace. Se si possono riformare quei professionisti della tortura, del terrorismo e della repressione politica, perché non si puó riformare Sharon? Già, strano, perché Sharon è prima di tutto un politico. E come tanti politici, sopravvive adattandosi alla realtà e cercando di cavalcarla. E quella realtà oggi lo costringerà prima o poi a scoprire le sue carte, a fare la storia o a diventare storia. Quali carte mostrerà il premier israeliano? Potrà Sharon, padre degli insediamenti, distruggere il progetto che con tanta assiduità ha costruito per anni? Chi crede alle sue vaghe affermazioni di "dolorose concessioni" che lui sarebbe pronto a fare spera nella svolta pragmatica di Sharon: un momento gollista, che cambierebbe il corso della storia. Chi dubita però ha il conforto dei sondaggi. I palestinesi, se volessero genuinamente un accordo e un compromesso, potrebbero riconoscere finalmente la futilità della lotta armata, accettare che solo la politica può risolvere quanto la violenza non riesce a estorcere, ritornare al tavolo del negoziato, e costringere Sharon a mostrare le sue carte. E se è un bluff, c´è la democrazia israeliana, con le elezioni e il pubblico assetato di pace e tranquillità, che manderebbe Sharon a casa. Ma i palestinesi quell´accordo non lo vogliono. E non vogliono il muro perché sanno che quanto più ebrei e palestinesi si intersecano e si violentano reciprocamente con bombe, insediamenti, posti di blocco e fondamentalismo, tanto più impossibile sarà dividerli geograficamente e politicamente tra breve. Solo la barriera può dividere quanto la follia ha ingarbugliato. Israele oggi non lotta per perpetuare l´occupazione, ma per portarla a termine. Gli israeliani lo vogliono, vogliono uno Stato ebraico, e non vogliono perdere il sogno millenario che il sionismo seppe attuare. Ed ecco perché così tanti, di fede politica diversa, oggi in Israele sostengono la barriera. Perché come successe d´improvviso un giorno di maggio di tre anni fa, presto Israele si possa svegliare una mattina vedendo al televisore le colonne di truppe che ritornano a casa, finendo l´occupazione, riparandosi all´ombra di un muro, lasciando i palestinesi al loro destino. E che scandalo sarebbe, che schiaffo ai pasdaran liberali del pensiero unico in Occidente, se a far lo scandalo fosse lui, l´orco Sharon. Lo farà Sharon? Chissà. Ma l´opinione pubblica lo vuole. E quel che sembra impensabile oggi, quel che appare un sogno per tanti israeliani ormai e un incubo al di là della barriera, potrebbe diventare lo scandalo pragmatico di Sharon. Ritirarsi dunque e lasciare ai palestinesi la responsabilità di scegliere se vorranno continuare a spendere energie, risorse e vite a cercar di distruggere Israele o se invece optare per spenderle a costruire la Palestina. Preghiamo per lo scandalo allora. Altrimenti, prima che muoia questa generazione, morirà Israele, travolto dalla fantasiosa utopia dello Stato binazionale.
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DANIELE 9:25
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uno che legge (la BIBBIA) Monday, Nov. 17, 2003 at 4:16 PM |
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Daniele 9:25: فاعلم وافهم انه من خروج الامر لتجديد اورشليم وبنائها الى المسيح الرئيس سبعة اسابيع واثنان وستون اسبوعا يعود ويبنى سوق وخليج في ضيق الأزمنة. (AraSVD)
Daniele 9:25: וְתֵדַע וְתַשְׂכֵּל מִן־מֹצָא דָבָר לְהָשִׁיב וְלִבְנֹות יְרֽוּשָׁלִַם עַד־מָשִׁיחַ נָגִיד שָׁבֻעִים שִׁבְעָה וְשָׁבֻעִים שִׁשִּׁים וּשְׁנַיִם תָּשׁוּב וְנִבְנְתָה רְחֹוב וְחָרוּץ וּבְצֹוק הָעִתִּֽים׃ (BHS)
Daniele 9:25: Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, PIAZZE E MURA, ma in TENPI ANGOSCIOSI. (ItaRive)
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BENVENUTO SHARON!
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cittadino democratico Monday, Nov. 17, 2003 at 7:44 PM |
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Il Consiglio Direttivo dell'Associazione Musulmani Italiani da un caloroso benvenuto in Italia al primo ministro d'Israele Ariel Sharon e gli rinnova la solidarietà dei musulmani italiani con le vittime ebree ed israeliane del terrorismo.
Auspichiamo che questa visita dimostri come la simpatia manifestata dai precedenti governi italiani per l'organizzazione terroristica guidata da Yasser Arafat sia l'incubo di un passato ormai definitivamente tramontato, e come l'attuale governo Berlusconi sia alfine in sintonia con la maggioranza degli italiani, solidali con l'unica democrazia del Medio Oriente e con un popolo ripetutamente provato da ripetuti attacchi terroristici.
Nonostante le sconsiderate prese di posizione che abbiamo dovuto ascoltare in questi giorni da parte di taluni, ci auguriamo che questa visita sia inoltre l'occasione propizia per esprimere piena e convinta comprensione per la scelta del governo israeliano di innanzare una barriera antiterrorismo a difesa della pace e della vita.
Il Consiglio Direttivo della Associazione Musulmani Italiani http://amislam.com mailto:amislam@amislam.com
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cittadino forse,democratico certo no
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iso Monday, Nov. 17, 2003 at 8:02 PM |
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_____________barriera difensiva realizzata contro il terrorismo palestinese_________________:
veramente il terrorismo è di stato ed è di sharon.
ma se anche fosse palestinese - cosa che ahimé non provi ma non fai che ripetere a pappagallo rivelandoti uno spammatore di regime - l'attentato di haifa attribuito alla palestinese hanadi che avrebbe attraversato il muro in un tratto già completato secondo la stampa sionista dimostra che il muro non serve all scopo presunto.
perciò cittadino non democratico chiediti a cosa serve DAVVERO il muro:
forse a rubare un altro 14% di cisgiordania ai palestinesi...
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Quando mai la Giudea e la Samaria sono appartenute ai cosiddetti "Palestinesi"?
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cittadino democratico Monday, Nov. 17, 2003 at 8:46 PM |
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La Giudea e la Samaria sono la patria originaria del popolo ebraico, un'area dove gli Israeliti hanno edificato città e villaggi secoli prima che ci mettesse piede un solo arabo.
Dal 1948 al 1967 Giudea e Samaria erano territori contesi fra Israele e Giordania. Allora la frottola che esistesse qualcosa chiamato "i Palestinesi" non era ancora stata inventata, così come prima di Bossi nessuno aveva mai inventato che esistessero "i Padani".
Nel 1967 Israele ha liberato Giudea e Samaria, e successivamente la Giordania ha rinunciato alle sue pretese su quei territori, che continuano ad essere amministrati dall'unico Stato legittimamente in grado di rivendicarli, cioè Israele.
Dire che i territori di Giudea e Samaria sono "palestinesi" è raccontare una FAVOLA INVENTATA DALLA PROPAGANDA ARAFATIANA SOLTANTO DOPO IL 1967. Se non fosse stato per la vittoria d'Israele, gli Arabi di Giudea e Samaria avrebbero continuato ad essere considerati giordani, e nessuno avrebbe inventato l'esistenza del supposto "popolo palestinese".
Di conseguenza, chi dice che Giudea e Samaria sono "territori palestinesi occupati" è idiota al pari di chi dice che il Piemonte e la Lombardia sono "territori padani" occupati dall'Italia!
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stronzate
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iso Monday, Nov. 17, 2003 at 8:52 PM |
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______La Giudea e la Samaria sono la patria originaria del popolo ebraico____________:
falso.
1.secondo la moderna paleontologia,tutta l'umanità è nata in africa 3,5 milioni di anni fa non in palestina.
2.la presenza ebraica in palestina è documentata solo a partire dalla stele di merenptah datata al 1230 AC circa.
3.la presenza araba in palestina,anche se a sud della giudea,è documentata dall'archeologia più o meno alla stessa epoca:
prima età del ferro,1200-900 AC circa (amalekiti).
4.l'origine degli ebrei prima dell'età del ferro è un problema dibattuto e aperto.
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Stronzate inverosimili
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Zio Frankie Monday, Nov. 17, 2003 at 8:56 PM |
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Sta a vedere che anche la paleontologia diventa un'opinione!
Persino uno studente di scuola media dovrebbe sapere che gli Arabi sono arrivati nella Terra d'Israele soltanto nel settimo secolo d.C.
Gli Amalekiti non centrano nulla con gli Arabi: erano una popolazione cananea.
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stronzate
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iso Monday, Nov. 17, 2003 at 9:00 PM |
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gli amalekiti sono arabi e chi lo dice non è un coglione di regime come te ma uno dei massimi esperti mondiali:
mario liverani professore alla sapienza e autore di Oltre la bibbia,2003,pag 94:
"ETNIE NORDARABICHE NELLA PRIMA ETA' DEL FERRO" (MIDIANITI ED AMALECITI".
ritenta,sarai + fortunato.
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Stronzate a raffica di Iso
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Zio Frankie Wednesday, Nov. 19, 2003 at 4:41 AM |
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"ETNIE NORDARABICHE NELLA PRIMA ETA' DEL FERRO" (MIDIANITI ED AMALECITI".
"Nordarabiche" è un aggettivo che fa riferimento alla collocazione geografica, significa "etnie originariamente provenienti dall'Arabia del Nord".
Non significa "Arabi"!
O è ignoranza, o malafede
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SHARON UOMO DI PACE E DI DEMOCRAZIA
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cittadino democratico Wednesday, Nov. 19, 2003 at 4:43 AM |
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sharon.gif0vcdwi.gif, image/png, 94x35
Il generale Ariel Sharon è un sincero democratico ed un uomo di pace, ed averlo oggi come amico e gradito ospite del governo italiano è un onore per tutti gli italiani democratici. L'impeccabile carriera militare di Sharon, i suoi ripetuti di combattente invitto contro il terrorismo integralista e contro i tiranni che opprimnono i popoli arabi è per tutti noi fonte di speranza, una prova vivente del fatto che la democrazia può sconfiggere i terroristi suicidi e metterli in condizioni di non nuocere. E' una gioia averlo a Roma proprio nei giorni in cui noi Italiani celebriamo i nostri eroi, gli uomini della Benemerita e dell'Esercito valorosamente caduti in quella stessa lotta contro il terrorismo che per troppi anni Israele è stata costretto a combattere senza il sostegno dell'Europa.
La precisione chirurgica con cui le infrastrutture terroristiche di Jenin sono state spazzate via senza nuocere alla popolazione civile, il saggio progetto di una barriera a difesa della pace che impedisca l'accesso dei terroristi suicidi in Israele, l'aver imprigionato a Ramallah Yasser Arafat, il più lurido e vile terrorista del secondo dopoguerra, sono tutti elementi che oggi fanno nascere spontanea l'ammirazione per un leader politico e militare che quest'oggi onora l'Italia con la sua presenza.
I fiancheggiatoti diretti e indiretti del terrorismo dell'Olp e di Hamas nulla possono opporre ai successi di Sharon, se non le calunnie relative al massacro di Sabra e Chatila, una faida inter-araba voluta dalla Siria proprio ai danni di Sharon e realizzata da Elie Hobeika. Dopo il massacro delle fosse di Katyn in Polonia, la propaganda stalinista seguitò per anni a raccontare che gli ufficiali polacchi trucidati a sangue freddo erano stati uccisi "dai nazisti", e non - come effettivamente avvenne - dall'Armata Rossa. Allo stesso modo, il regime neonazista siriano ha commissionato al suo agente Hobeika la strage di Sabra e Chatila, e la menzogna propagandistica secondo cui di quel crimine sarebbe invece responsabile Sharon seguita ancora oggi a circolare fra quanti - per loro ignoranza - non si sono mai documentati circa la verità storica. In realtà, se quel massacro di arabo-palestinesi da parte di arabo-libanesi filo-siriani non ha assunto dimensioni ancor più tragiche, e proprio grazie al pronto intervento umanitario dell'esercito israeliano guidato da Sharon. Come ha in più occasioni ricordato Rudolph Giuliani, per aver diffuso la calunnia di "Sharon responsabile del massacro" il New York Times è stato condannato a pagare alcuni milioni di dollari di risarcimento.
Nonostante le calunnie già smentite ma ancora pappagallescamente ripetute dai professionisti della disinformazione, per ogni sincero democratico la presenza di Sharon alla guida di Israele è oggi il pegno che la democrazia liberale non deporrà mai le armi di fronte al terrorismo finanziato dai dittatori arabi. E una certezza del genere è proprio ciò di cui l'Italia ha più bisogno in questo tragico momento.
Per questo oggi milioni di cittadini italiani democratici non possono che ripetere: SHALOM ALECHEM, BENVENUTO SHARON!
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La malafede di chi attribuisce a Sharon il massacro di Sabra e Chatila
I misteri d Elie Hobeika
UCCISO A BEIRUT L'UOMO CHE TENTO' D'INCASTRARE SHARON
di Dimitri Buffa
(da L'opinione delle Libertà, 25 gennaio 2002, p. 1)
E' morto così come è vissuto: travolto e dilaniato dagli stessi esplosivi che nella sua carriera di terrorista e di killer al soldo dei siriani aveva sempre dimostrato di sapere maneggiare.
Elie Hobeika, già comandante delle milizie cristiano maronite coinvolte nelle stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, è stato dilaniato da una carica di esplosivo (che ha provocato anche altri tre morti e quattro feriti) nella notte di martedì a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh.
Hobeika stranamente non era stato citate neppure come testimone nel processo farsa che i soliti belgi politically correct con gli altri (ma non con sé stessi, specie quando si tratta di pedofilia) stanno cercando di fare celebrare a carico di un responsabile di repertorio, Ariel Sharon, coinvolto in quel massacro dalla trappola che i servizi segreti siriani gli tesero all'epoca.
Come sarebbero andate veramente le cose chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeikah, Robert Hatem, in codice "Cobra", pubblicato integralmente su internet nel sito "fromisraeltodamascus.com". II tutto su licenza dell'editore Pride international publications di La Mesa in California.
Tale libro fu infatti bandito in Libano e lo stesso Hobeikah è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia pagandosi i migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio del Libano, legato a doppio filo al sanguinario dittatore di Damasco Assad.
Naturalmente nessuno si è mai chiesto come mai colui che avrebbe perpetrato la strage di Sabra e Chatila per conto degli israeliani avesse potuto vivere fino a ieri tranquillamente in un Libano ormai filosiriano, esercitando per anni anche la funzione di ministro. Più precisamente è stato a capo dei dicasteri dell'elettricità, della sistemazione dei profughi (lui se ne intendeva molto su come sistemarli) e persino dell'aiuto agli handicappati.
Tragicomico il modo con cui i media telematici hanno dato la notizia questa mattina: secondo CNN news era morto ammazzato un ex ministro libanese, secondo la repubblica.it delle 9,31 era saltato in aria un ex leader della milizia cristiana.
Nessuno dei due redattori a quell'ora aveva in funzione il cervello per associare il nome di Hobeikah alla strage di Sabra e Chatila cui invece era e rimarrà indissolubilmente legato.
Secondo il suo ex braccio destro che adesso vive rifugiato chissà dove, le cose quel maledetto 16 settembre 1982, praticamente all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni, sarebbero andate così: "erano stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo sul confine dell'ospeale di Gaza, all'entrata di Sabra."
L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeikah aveva convinto Sharon che in quei campi profughi ci fossero "almeno 2000 terroristi dell'Olp". Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza. Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo comandava un altro comando: "cancellare tutti dalla faccia della terra. Quando Sharon ebbe coscienza di quello che era successo, alle 6 del mattino seguente, "convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale".
'"Lo raggiungemmo - dice oggi Hatem - sul terrazzo di quell'alto edificio prospiciente l'ambasciata del Kuwait... gli ufficiali israeliani intorno a Sharon erano furiosi con Hobeikah, attribuendogli l'iniziativa della strage. Lui rispose che tutto era successo per via dell'oscurità. Sharon urlò: nessuno ti aveva d'etto di fare questa carneficina, se avessi voluto potevo procedere da solo con i miei carri armati... qualche minuto dopo, Hobeika ebbe un messaggio sul proprio walkie talkie da uno che disse di essere Paul. Gli chiedeva istruzioni: ci sono donne e bambini che devo fare? E Hobeika rispose, senza sapere che potevo sentirlo, è un problema tuo, non mi chiamare più."
"Vista la mala parata e le insignificanti scuse di Hobeikah, Sharon mangiò la foglia e ordinò agli israeliani di aprire il fuoco da quel momento fino alle 4 del mattino successivo su chiunque si fosse avvicinato a quei campi profughi, ma ormai era troppo tardi."
Così finisce il racconto di "Cobra", il guardaspalle di Hobeikah.
Che poi non può fare a meno di collegare l'omicidio di Bashir Gemayel con il massacro di Sabra e Chatila, delitti tutti consumatisi a distanza di poche ore.
"Non posso provarlo - dice oggi "Cobra" - ma per me il piano diabolico era stato concepito dai siriani per fare cadere il governo di Begin in cui Sharon era ministro della difesa". Cosa che puntualmente accadde.
Oggi il mondo conosce la verità in kafiah, quella politically correct, secondo cui il massacro sarebbe stato ordinato da Sharon. Senza domandarsi se un simile atto nefando gli potesse in qualche modo giovare.
Qualcuno in Belgio vorrebbe processarlo per questo. Senza però degnarsi di citare come teste questo Robert Hatem, che dice di potere giurare davanti a un giudice la verità contenuta nel proprio libro che circola solo su Internet, Di convocare anche Hobeikah, se non come imputato, almeno come teste d'accusa nessuno dei pm belgi ci ha maipensato. Adesso qualcuno gli ha chiuso la bocca per sempre. Casomai avesse avuto qualche scrupolo di vuotare il sacco.
Resta il comodo bersaglio Sharon, una specie di Berlusconi d'Israele, odiato anche dalla lobby ebraica di sinistra dentro e fuori dai confini mediorientali, e sicuramente meno imbarazzante da processare della rete di pedofili altolocati, molto vicini alla corona di Bruxelles, e probabilmente molto abili nel fare ritardare con tempi da giustizia all'italiana lo stesso dibattimento contro Dutroux.
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LIBANO, UCCISO IL LEADER CRISTIANO MARONITA CHE GUIDO' LE STRAGI DI SABRA E CHATILA
Elie Hobeika ammazzato insieme ad altre 4 persone
di Dimitri Buffa
(da Libero del 25 gennaio 2003, p. 13)
Gli hanno chiuso la bocca per sempre usando il metodo che lui stesso aveva brevettato in Libano. Elie Hobeika, l'uomo che guidò le stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, stato dilaniato da una carica di esplosivo (che ha provocato anche altri tre morti e quattro feriti) nella notte di martedì a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh. Hobeika stranamente non era stato citato neppure come testimone nel processo farsa che i soliti belgi politically correct con gli altri stanno cercando di fare celebrare a carico di Ariel Sharon, coinvolto in quel massacro dalla trappola che i servizi segreti siriani gli tesero all'epoca.
Come sarebbero andate veramente le cose chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeika, Robert Hatem, in codice "Cobra", publicato integralmente su Internet nel sito http://www.fromisraeltodamascus.com
Tale libro fu infatti bandito in Libano, e lo stesso Hobeika è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia, pagandosi i migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio di Beirut, telecomandato dal sanguinario dittatore di Damasco Assad. Nesuno lo sa, o magari fa finta, ma Hobeika in Libano è stato fino a due anni orsono un ministro molto stimato: prima a capo del dicastero dell'elettricità, poi di quello per la sistemazione dei profughi, infine responsabile dell'aiuto agli handicappati. Secondo il suo ex braccio destro, che adesso vive rifugiato chissà dove, gli eventi quel maledetto 16 settembre 1982, all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, «uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni», sarebbero andate così: «erano stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo al confine dell'ospedale di Gaza, all'entrata di Sabra». L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeika aveva convinto Sharon che in quei campi profughi ci fossero «almeno 2000 terroristi dell'Olp». Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza. Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo impartiva un altro comando: «Cancellare tutti dalla faccia della terra». Sharon, avuta notizia della strage, alle 6 del mattino «convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale». Ma la storia, si sa, si può leggere come si vuole...
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Sharon a Roma con Casini e Pera ROMA, 17 novembre 2003 - Sharon a Roma, primo giorno di visita, fra imponenti misure di sicurezza. E' stato ricevuto da Pera e Casini, domani è in programma un incontro con Berlusconi. La polemica per il recente e discusso sondaggio dell'Ue: "Siamo testimoni di UNA GRANDE ONDATA DI ANTISEMITISMO, CHE NON SI MANIFESTA SOLO CON GLI ATTENTATI". Un messaggio di apertura ai palestinesi: "Nei prossimi giorni vedrò il premier Abu Ala, il dialogo riprenderà. In quanto al Muro, è SOLTANTO UNO STRUMENTO DI DIFESA DAGLI ATTENTATI".
Una dichiarazione di grande intesa con il nostro paese. "L'ITALIA è IL PIU' GRANDE AMICO CHE ABBIAMO IN EUROPA", ha detto nell'incontro con la comunità ebraica. "DA QUANDO E' ARRIVATO SILVIO BERLUSCONI AL GOVERNO - HA CONTINUATO - LE RELAZIONI TRA ITALIA E ISRAELE SONO MIGLIORATE".
Per Sharon inoltre, l'Italia nella sua veste di presidente di turno della presidenza europea "ha anche aiutato a migliorare i rapporti di Israele con il resto d'Europa. NON ABBIAMO MAI AVUTO NELLA PRESIDENZA DI TURNO UE UN PAESE AMICO COME QUELLO OGGI RAPPRESENTATO DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CARICA".
Nel suo incontro con la comunità, Sharon ha lanciato un appello: "Israele è l'unico posto al mondo dove gli ebrei possono vivere da ebrei, dunque vi invito a tornare a casa. I genitori devono mandare i propri figli in Israele a studiare e a conoscere la Bibbia e imparare la storia e la lingua".
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