13 nov. ore 14:00 - 17:00 presso Amphi X, Université de Saint Denis (Paris 8),
2 rue de la Liberté, 93526 Saint Denis.
(métro: saint denis université, line 13)
Certo viviamo in un mondo insicuro, ma come interpretiamo questo fenomeno puo' fare la differenza. Il problema della sicurezza, in particolare quando è orientato verso il tema della criminalità, è un tema ricorrente della social-democrazia europea dall'inizio degli anni '90. L'attuale retorica della sicurezza parte da nozioni escludenti come l' 'integrità nazionale', 'il corpo sociale'. Le rappresentazioni sociali che accompagnano questi discorsi sono fortemente razziali (il giovane migrante o fi glio di migranti come 'il criminale') e categorizzate secondo il genere (la donna bianca o l'anziana come 'la vittima'... e i bambini, ovviamente assimilati alla donna). Vogliamo e dobbiamo contestare questi usi e significati della sicurezza, le dimensioni etero/sessiste e razziste sono troppo spesso assenti dalle teorizzazioni critiche di più ampio respiro. Noi pensiamo a questo proposito che le femministe abbiano una forte esperienza per arricchire questa problematizzazione. Nella discussione proponiamo di trattare i temi seguenti:
1. Visto che lo stato securitario è chiamato a sostituire lo stato sociale (comunque lacunoso), la crescente precarizzazione economica e sociale (nella sfera sociale come in quella privata) è taglita fuori dal dibattito sulla sicurezza.
2. Alle ondate di mobilitazione sociale contro le politiche del capitalismo corporatista segue l'inasprimento di leggi e di politiche di repressione, al posto di misure e politiche sociali. Una delle conseguenze è stata la criminalizzazione dei movimenti sociali.
3. La logica del 'rendere sicuro' il mondo ha portato ad uno stato di guerra permanente, che risulta in una repressione in tutti i campi della vita sociale nel nome della 'prevenzione'. La retorica della sicurezza funziona attraverso la creazione del panico della moralità e la produzione della paura permanente, attraverso le quali nuove misure di sorveglianza sono rese accettabili o persino auspicate dalla maggioranza.
4. Gli 'altri', cosi' designati secondo l'origine etnica e la religione, sono espulsi materialmente e anche simbolicamente dall'Europa attraverso le assimilazioni imposte dal discorso dominante tra i fenomeni della migrazione, della criminalità e del terrorismo. I migranti sono stigmatizzati in tutti i paesi come dei potenziali criminali e sono esposti alla repressione arbitraria. La demagogia dei partiti politici ha alimentato politiche razziste; l'incarcerazione dei 'clandestini' che non hanno i giusti documenti è mascherata con l'eufemismo di 'campi di accoglienza'.
5. L'incrociarsi di più discorsi sulle donne e sull'eguaglianza solleva la questione di quale sicurezza per quali donne. I discorsi sull'identità nazionale, i dibattiti sulla società multiculturale e sulle frontiere della Fortezza Europa fanno dei corpi delle donne un punto cruciale del discorso, servendo a motivare in modo alterno ora la promozione della difesa della differenza ora la difesa dell'uguaglianza e dell'emancipazione. Le strategie di promozione della sorveglianza e «warfare» sono spesso proposte nel nome della 'protezione della donna'. Sta al movimento fe mminista riuscire a contrastare con risposte forti e strategie di opposizione per combattere l'uso tanto ironico delle donne nell'attuale gioco geopolitico.
6. Attraverso la crescente regolazione del sociale, la sessualità e la soggettività queer (cosi' come la messa in causa della eteronormativitàà del contratto sociale le incarna) sono rese invisibili e represse. Di nuovo, emerge la questione di quale sicureza per quale corpo.
Con questo seminario ci proponiamo di combinare differenti approcci critici, i punti di vista di migranti, di femministe e di queer per contestare i contenuti nonché l'uso strategico della nozione di 'sicurezza' nelle correnti di pensiero securitarie. Attraverso lo scambio dei punti di vista di diverse realtà locali e l'ampiameno della panoramica sulle possibili accezzioni della 'sicurezza' in Europa, vogliamo rafforzare le nostre politiche e pratiche di resistenza.
Interventions: Nadia Fadil (Belgium), Precarias a la deriva, Eskalera Karakola (Madrid), Thierry Schaffauser (ACT-UP, Paris), Femmes en Noir contre les expulsions et centres fermés (Bruxelles, Belgium), Aisha Gill (UK) & Antonella Corsani (Paris)
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