FIMI di lucro
La Federazione dell'industria
musicale italiana (FIMI) è la lobby dei produttori
discografici italiani. Come è accaduto per tutte le lobby
che gestiscono produzioni intellettuali, negli ultimi anni le reti hanno messo in discussione il loro monopolio: oggi
condividere file in formato digitale è possibile, facile e
non costa quasi nulla.
Proprio lo sviluppo di Internet ha spinto le lobby
dell'audio-video verso un ruolo sempre più repressivo a
difesa del copyright e della proprietà intellettuale: ma
dato che la condivisione in rete è ormai pressoché
inarrestabile, produttori e distributori sono costretti ad
un'offensiva mediatica e comunicativa, per convincere il
popolo di Internet che a scaricare file si fa peccato mortale: fino ai terrorizzanti e un po' patetici avvertimenti che precedono ogni film nei cinema italiani a difesa della SIAE.
Dopo aver ottenuto il decreto
Urbani, che penalizza in maniera abnorme chi regala bit
in rete, ora i discografici mettono in campo le loro star:
ben 60 presunti divi di ogni tipo (musicisti trendy e
cantanti imbolsiti, gruppi fighetti e artisti compagni: non
solo Al Bano, insomma) hanno firmato un appello
contro il peer-to-peer e la libera circolazione della musica
on line.
Il documento, che ridicolizza i firmatari più che spaventare
gli utenti, è stato accolto da un contro-comunicato del
Gruppo Mediattivismo del Roma
Nord-Est Social Forum, che ha annunciato
l'autoproduzione di "peer-to-peer compilation 2004", un cd
che conterrà i brani delle suddette "star" liberamente
scaricati da Internet. Il CD, prodotto in 3000 copie, sarà
distribuito gratuitamente.
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