Voci prigioniere
Dall'inizio della guerra in Iraq sono morti 47
giornalisti,
32 nell'ultimo anno. Vengono uccisi
i giornalisti indipendenti e quelli filooccidentali. Impossibile stabilire chi o che cosa
fa la differenza fra la vita e la morte in Iraq. Una cosa è certa: la
libertà d'informazione è considerata una forza nemica: chi insiste, rischia a sue spese. Diversi governi hanno consigliato ai
loro giornalisti di non andare nel paese, e alcuni di quelli che sono andati
restano nei loro hotel lasciando che siano altri occhi
a guardare e rischiare per loro.
Il Governo Italiano ha recentemente apportato delle gravissime modifiche al codice penale militare che sventolano pene fino a 20 anni di carcere militare per chi racconta ciò che avviene nelle zone di guerra,
come denunciano i firmatari della petizione contro
il codice. La pressione si fa sentire su tutti i media
iracheni così come su Al Jazeera, in
via di privatizzazione.
A testimoniare quello che si configura come il massacro dell'informazione
perpetuato da Bush e alleati, restano sul campo solo i giornalisti indipendenti. E dopo l'intervento dei servizi segreti, non ci sono piu' giornalisti italiani in Iraq.
Il mondo dell'informazione viene investito anche dalla 'strategia' dei sequestri; dopo la liberazione dei reporter francesi Chesnot e Malbrunot, non si hanno piu' notizie di altri quattro giornalisti rapiti. Il sequestro piu' recente e' quello di una giornalista irakena (di cui forse e' stato rinvenuto il corpo), mentre sono stati rilasciati i due giornalisti indonesiani rapiti alcuni giorni fa. Poco tempo prima era toccato alla francese Florence Aubenas e alla giornalista de Il Manifesto Giuliana
Sgrena, sequestrata lo scorso 4 febbraio. Abbiamo visto tutti il video in cui Giuliana e' stata costretta a dire una
verita' gia' scritta piu' volte sulle pagine del suo giornale: il popolo iracheno e' contrario all'invasione e sta soffrendo lutti e distruzioni inaccettabili a causa della "democrazia" portata dall'Occidente. Ci chiediamo quale senso vi sia nel sequestrare una
giornalista che sta raccontando, e
non da ieri, la sofferenza della popolazione irachena; quella stessa popolazione che i sequestratori dicono di voler difendere. E ci domandiamo come si possa pensare che il governo guerrafondaio italiano e la inutile
opposizione parlamentare vogliano cambiare la loro politica di sottomissione agli USA in modo da consentire finalmente la liberazione dell'Iraq e di
Giuliana, dopo il sostegno all'invasione statunitense e dopo le devastazioni gia' inflitte.
Sabato 19 febbraio 2005 si sono tenute in tutta Italia manifestazioni e iniziative per la liberazione di Giuliana, Florance, Hussein, di tutti gli ostaggi e del popolo iracheno. In particolare, a Roma centinaia di migliaia di persone hanno dato vita ad una grande manifestazione.
Dopo un mese in ostaggio, Giuliana Sgrena e' stata liberata.
Mentre veniva trasportata dai servizi segreti italiani verso l'aeroporto, una pattuglia americana
fa fuoco sul piccolo convoglio, ferisce lei e due agenti del sismi, ne uccide un terzo, Nicola Calipari.
Incidente o avvertimento "mafioso"?.
Che venga liberato il popolo iracheno e con esso tutti gli ostaggi di questa guerra.
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