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What at Doha? Accordi sull'agricoltura
by imc-italia Monday, Nov. 26, 2001 at 3:31 PM mail:

-

Gli accordi relativi all'agricoltura raggiunti al termine di una lunga notte
a Doha, a conclusione del meeting del Wto, sono frutto di un mediazione
talmente raffinata che non è facile stabilire, come invece è avvenuto altre
volte, se ci siano vincitori o vinti. Indubbiamente ha avuto una certa
influenza il clima di guerra, ma anche le posizioni di chi, già nei mesi
scorsi e dall'interno del Wto, aveva sollevato perplessità su alcuni
meccanismi che controllano il mercato delle merci nell'economia globalista.
La produzione e la commercializzazione dei beni alimentari sono stati da
sempre al centro delle più aspre contese nel quadro degli accordi
internazionali sul commercio: da una parte i Paesi europei con la loro
agricoltura sovvenzionata e dall'altra gli Usa, che hanno un mercato interno
insufficiente e dunque bisogno di nuovi mercati in cui espandersi, e i Paesi
in via di sviluppo, che oltre a rappresentare una larga parte degli stati
membri del Wto, puntano soprattutto sull'agricoltura per la loro crescita
futura.
Le derrate alimentari sono state anche una delle cause principali cause del
fallimento dell'Uruguay Round, la cui conclusione, con la definizione dei
Gatt (General agreement on Tariff and Trade, ovvero accordo su tariffe e
commercio) è stata rimandata per addirittura un decennio.
"C'è grande discussione, ovunque nel mondo, in merito agli accordi
agricoli", ha dichiarato il direttore generale del Wto Mike Moore in una
riunione preliminare tenutasi nel luglio scorso, riferendosi al fatto che
anche all'interno della struttura si pecepisse la difficolta' di risolvere i
problemi in modo soddisfacente per tutti. Il predecessore di Moore, Peter
Sutherland, aveva persino ventilato l'ipotesi che il meeting di Doha potesse
mettere in crisi la credibilità stessa del Wto.
Le decisioni prese durante il meeting, e ancora di più i dettagli che
verranno chiariti in seguito, avranno però grande importanza. Oggi, nella
maggior parte dei Paesi nord europei e negli Stati Uniti, non e' raro
ritrovarsi a fare colazione con succo di arancia della Florida, acqua
minerale francese, formaggio olandese, tè indiano, biscotti italiani e
banane centroamericane. E' il risultato più tangibile della globalizzazione.
L'abbattimento di una tassa doganale, o viceversa la riduzione degli aiuti
agli agricoltori in alcuni Paesi, potrebbero dunque portare a profondi
cambiamenti.
Ma c'è dell'altro: nel mercato senza frontiere i consumatori diventano
ancora più importanti, perché un cambiamento delle loro scelte ha un impatto
ancora maggiore. Un prezzo troppo elevato, o una diffusa perplessità sulla
qualità di un alimento (come sta avvenendo per gli alimenti geneticamente
modificati), potrebbero costringere le multinazionali a rivedere le loro
strategie.
In sostanza comunque, si sottolinea ancora una volta la necessità di
prevenire restrizioni e distorsioni dei mercati agricoli, soprattutto per
quanto riguarda i sostegni all'importazione e per sostenere le produzioni
interne. In realtà l'Accordo agricolo avrebbe bisogno di radicali revisioni,
e in particolare, proprio perché mette in gioco la localizzazione dei
mercati, il rispetto di alcune fasce lavorative non elastiche come gli
agricoltori, il rispetto di tradizioni alimentari locali, meriterebbe di non
essere più materia di discussione nell'ambito del Wto.

Bozza presentata al Wto
"Riconosciamo il lavoro intrapreso durante i negoziati iniziati nei primi
mesi del 2000 nell'ambito dell'articolo 20 dell'Accordo sull'agricoltura,
incluse le numerose proposte di negoziato vagliate da un totale di 121
membri. Sottolineiamo l'obiettivo di lungo termine preso come riferimento
nell'Accordo per stabilire un sistema di commercio giusto e orientato al
libero mercato, attraverso un programma di riforme fondamentali che
comprenda regole più forti e specifici impegni di supporto e protezione, che
corregga e prevenga restrizioni e distorsioni nei mercati mondiali agricoli.
Confermiamo nuovamente il nostro impegno in questo programma.
Portando avanti questo lavoro e senza avere pregiudizi sull'esito dei
negoziati, ci impegniamo a intraprendere trattative ad ampio raggio, col
proposito di ottenere: sostanziali miglioramenti nell'accesso ai mercati,
riduzione di ogni forma di sussidio alle esportazioni, riduzioni sostanziali
negli aiuti interni al mercato.
Speciali e diversi trattamenti per i Paesi in via di sviluppo, saranno parte
integrante di tutti gli elementi di accordo, accorpati nei programmi di
concessione e impegno, affinché diventino operativi e possano aiutare i PVS
ad affrontare le loro necessità, inclusa la sicurezza alimentare e lo
sviluppo rurale. Prendiamo nota dei criteri non commerciali presentati nelle
proposte di negoziazione dai Paesi membri e confermiamo che questi saranno
presi in considerazione come previsto dall'accordo sull'Agricoltura".
trovate l'originale in inglese all'indirizzo
http://www.ictsd.org/ministerial/doha/agriculturedraft.pdf

Documento finale:

2.1 Raccomanda agli Stati membri di applicarsi per la riduzione di
misure anticoncorrenza segnalate dai paesi in via di sviluppo per promuovere
lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare. to exercise restraint in
challenging measures notified under the green box by developing countries to
promote rural development and adequately address food security concerns.
2.2 Prende in considerazione il rapporto del Comitato
sull'Agricoltura (G/AG/11) sull'allargamento delle Decisioni sulle misure
riguardanti i possibili effetti del programma di riforma sui Paesi meno
sviluppati e sulle importazioni nette di cibo, e approva le raccomandazioni
ivi contenute riguardanti (I) aiuti di cibo; (II) assistenza tecnica e
finanziaria nel contesto di programmi di aiuto, per incrementare la
produttività agricola e le infrastrutture; (III) finanziare livelli normali
di importazioni commerciali di alimenti base e (IV) monitorare le
conseguenze di ciò.

2.3 Assume il Rapporto del Comitato sull'agricoltura (G/AG/11) per
quanto concerne la modifica degli articoli 10.2 dell'Accordo e approva le
raccomandazioni in esso contenute.

2.4 Prende in considerazione il Rapporto del Comitato sull'agricoltura
(G/AG/11) per quanto concerne l'amministrazione delle quote relative alle
tariffe doganali e la sottomissione alla notifica degli Stati membri, e
rafforza la decisione del Comitato di rivedere l'intera materia.
Fonte: http:// http://www.wto.org

Forum Mondiale delle Ong sul WTO
Dichiarazione finale

No a un nuovo ciclo di negoziati a Doha

Organizzazioni non governative provenienti da cinque continenti hanno
partecipato dal 5 e all'8 novembre 2001 a Beirut ad un incontro
internazionale sulla globalizzazione e sul commercio globale. Scopo del
Forum era prendere posizione rispetto all¹imminente meeting del Wto e alla
sua agenda dei lavori. Il Forum ha anche discusso del clima di
militarizzazione e della guerra, che stanno dominando ogni aspetto della
vita del pianeta.

Dopo numerose sessioni e workshop, il Forum di Beirut ha emesso questa
dichiarazione finale:

L¹importanza del vertice di Doha risiede nel fatto che si tratta del primo
meeting globale dopo l'11 settembre, e dall¹inizio della guerra in
Afghanistan. E' la prima volta che un vertice di questo tipo si svolge in un
paese arabo, non lontano dall¹Iraq e dalla Palestina, dove continua
l¹occupazione delle truppe di Israele.

Il nuovo, attuale assetto degli equilibri mondiali ci rende particolarmente
sensibili, nei confronti delle pressioni sui paesi in via di sviluppo,
perche' facciano maggiori concessioni (al nord del pianeta).
Rifiutiamo con forza l¹utilizzo del commercio globale e dei suoi meccanismi,
come strumento rispetto all¹attuale guerra.

Sette anni dalla creazione del WTO, ci hanno dato ampia possibilita' di
mettere alla prova le promesse di prosperita', sviluppo, apertura dei
mercati nei confronti delle nazioni in via di sviluppo, e i numerosi
benefici di cui queste ultime avrebbero usufruito facendone parte. E'
avvenuto, invece, esattamente l'opposto. La stagnazione economica e'
cresciuta, allargandosi fino ad includere sempre piu' paesi. I paesi in via
di sviluppo hanno conosciuto gravi perdite nelle loro economie e nei loro
scambi commerciali. Le misure protezionistiche del nord globalizzato, sono
rimaste un ostacolo ai prodotti del sud del mondo. L¹agricoltura e la
sicurezza alimentare hanno subito danni e perdite inaudite. Il divario
tecnologico fra il nord e il sud del pianeta e' cresciuto come mai nel
passato, mentre le barriere per la circolazione dei saperi sono state
rafforzate, e alla forza lavoro e' stato definitivamente impedito di
muoversi liberamente.

L¹applicazione degli accordi del Wto e dei suoi meccanismi ha mostrato come
esso sia completamente orientato in favore delle grandi multinazionali e del
capitale globale. Il WTO non riconosce nessun valore alla giustizia
internazionale, ne' agli interessi dei paesi in via di sviluppo, e neanche
alle stesse popolazioni che abitano il nord del pianeta. Il WTO e' contro lo
sviluppo, e contro il diritto dei popoli a crescere, cosa che spiega
l¹emergere di un movimento globale che si oppone all¹esistenza del Wto, al
suo ruolo e ai suoi meccanismi di base.

La retorica del libero mercato e' un'ideologia orientata in favore del
capitale globale. Quello che cerca il WTO, e' qualcosa che si oppone
radicalmente ai principi di giustizia sociale, ai diritti umani, alle
convenzioni internazionali. La nostra critica al WTO si basa su qualcosa su
cui il genere umano ha trovato accordo decine di anni fa: la Convenzione Onu
sui diritti umani. La Dichiarazione del 1986 dice, nel suo primo articolo,
che il diritto umano allo sviluppo richiede la completa applicazione del
diritto all¹autodeterminazione. Questo include la completa e illimitata
sovranita' popolare sulle risorse e sulla ricchezza del proprio paese.

Il WTO ambisce a divenire un'autorita' sul commercio, al di sopra dei paesi
e delle nazioni, in pratica cancellando la loro potesta' di formulare
politiche sociali, economiche e finanziarie che portino sviluppo. Il WTO
elimina l'autorita' delle istituzioni nazionali, in tutte le aree che lo
possono riguardare. E' qualcosa che inaridisce il significato del diritto
allo sviluppo, e la gran parte dei diritti sociali ed economici dei popoli.
Depriva le popolazioni di strumenti politici, istituzionali, e legali, che
potrebbero metterle in condizioni di formulare politiche di sviluppo
nazionali.

Le regole del WTO ambiscono a fare del commercio un principio assoluto e
onnicomprensivo. Esse mettono da parte i diritti umani e il diritto allo
sviluppo, cosi' come gli interessi della popolazione, che vengono adattati
alle esigenze del commercio globale, piuttosto che il contrario.

La creazione di un'organizzazione globale che abbia un tale potere e una
tale autorita', e' un progetto di per se' pericoloso. Che diventa ancora
peggiore, alla luce della pressione attuale a militarizzare la
globalizzazione, e l¹egemonia di una parte del pianeta sulle decisioni che
riguardano tutti.

Su queste basi, le associazioni che hanno partecipato al World Forum di
Beirut hanno espresso le seguenti posizioni rispetto al Forum di Doha:

1. Noi rifiutiamo un nuovo ciclo di negoziazione nel WTO e qualunque nuovo
proposta che venga iscritta nell'agenda dei suoi lavori, in particolare
quante siano connesse con investimenti, competitivita' del mercato, accordi
governativi e qualunque altra, che possa scavalcare questo vertice, mettendo
i delegati dei paesi in via di sviluppo in una posizione nella quale sia per
loro impossibile seguire i negoziati che si svolgono su terreni diversi al
tempo stesso.
2. Chiediamo che gli accordi precedentemente raggiunti siano rivisti alla
luce della loro applicazione pratica, che ha mostrato come essi siano
orientati a sfavore dei paesi in via di sviluppo. Questo include la
rivalutazione, la correzione o l¹annullamento degli accordi che sono stati
firmati in condizioni di pressione, o ignoranza. Fattori che cancellano la
volonta' e inficiano i conteratti stessi.
3. Chiediamo la cancellazione dell¹accordo sulla proprieta' intellettuale,
che impedisce ai paesi in via di sviluppo di offrire alla cittadinanza
adeguate cure sanitarie; che blocca la circolazione del sapere tecnologico,
e protegge gli interessi di organizzazioni sovranazionali, rendendo piu'
facile la spoliazione dell'eredita' culturale e genetica dei paesi in via di
sviluppo.
4. Chiediamo che l'agricoltura venga esclusa dalle finalita' del WTO e che
sia proibito il dumping praticato dalle multinazionali. Sua conseguenza, e'
che i sussidi vengono erogati ai paesi industrializzati, che hanno accesso
ai prodotti agricoli die paesi in via di sviluppo. Questi devono avere il
diritto di sviluppare e proteggere la loro agricoltura. Rifiutiamo qualunque
misura tesa a monopolizzare la produzione di semi attraverso brevetti e
modificazioni genetiche.
5. Rifiutiamo che i servizi di base (salute, acqua, istruzione ect) siano
inclusi in accordi commerciali: sono direttamente connessi al benessere
delle persone e devono rimanere prerogativa delle loro istituzioni, e non di
forze di mercato che puntano a facili guadagni.
6. Ci opponiamo all¹inclusione degli standard sul lavoro nel WTO, e
chiediamo che siano rispettati gli standard dell¹ILO.
7. Gli accordi e le pratiche del mercato devono rispettare la sicurezza
dell'ambiente e gli standard di salute.
8. Rifiutiamo il meccanismo di funzionamento del WTO, in particolare nella
modalita' di risoluzione dei conflitti perche' esso non e' democratico ne'
trasparente, e non offre garanzie di uguale rappresentanza nel processo
decisionale. Chiediamo nuove regole, che rispettino queste condizioni e le
possibilita' dei paesi in via di sviluppo.

L¹economia e il commercio globale dovrebbero perseguire il consolidamento
della giustizia sociale e dell'uguaglianza. Dovrebbero mettere tutte le
nazioni in condizione di beneficiare dei progressi economici, scientifici e
tecnologici. Questo rafforzerebbe la pace e la stabilita' globale, invece di
essere strumento di creazione di conflitti e guerre.

Il nostro pianeta non e' in vendita e le persone e le loro vite non sono
merce

Cambiare la sede dei meeting del WTO da un paese all'altro, per evitare
quanto accaduto a Seattle due anni fa, non risolvera' il problema. Chiediamo
che il Wto cambi, nei meccanismi e nei contenuti, non nella sede per le sue
riunioni. Se questo non avverra', allora qualunque vertice, ovunque si
svolga, diventera' un'altra Seattle.

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