Lula stravince, il Brasile esplode
..........Lula da Silva alla presidenza può farcela o fallire ma in ogni caso dopo il 27 ottobre 2002 non sarà mai uguale a prima. Ci sono voluti 502 anni - tanti ne sono passati da quando il navigatore portoghese Pedro Cabral sbarcò sulle coste brasiliane - perché "un figlio del popolo" diventasse presidente della repubblica.........
.......senza nessuna laurea. Ma che ha passato tutti gli esami della "università della vita" ben più dura di quelle........
......L'esito ..... era scontato....... dopo che era in tutta evidenza fallita la "strategia della paura", ma non per questo il risultato è stato meno storico, meno emozionante, meno commovente.......
........L'onda Lula è arrivata nei quattro angoli dello sterminato paese. Lula ha vinto ovunque, in 26 stati su 27 dell'Unione, con l'eccezione del piccolo stato nordestino dell'Alagoas, che un tempo era il feudo di famiglia del ladrone Collor de Mello.........
......All'altro estremo lo stato di Rio de Janeiro, ........qui Lula ha avuto addirittura il 79% dei voti........
........L'onda rossa di Lula non è però riuscita, nel voto di ballottaggio per i governatori statali..........
DEPUTATI____1998______2002 _______________58__________91_____+32_____su_____513__TOTALI
SENATORI____1998______2002 ________________8________14_____+6_______su_____81__TOTALI
GOVERNATORI____1998______2002 ____________________5__________3_____-2_______su_____27__TOTALI
.......Particolarmente dolorose sono state le sconfitte di José Genoino nello Stato di San Paolo, di Geraldo Magela nel Didstretto federale di Brasilia e di Tarso Genro nel Rio Grande do Sul.........
.........Ma la maggioranza del Pt del Rio Grande do Sul al contrario del Pt nazionale, continua ad essere piuttosto rigida quanto alla politica delle alleanze, poi è molto diviso al suo interno - Genro e Dutra si destestano, a tal punto che Genro si è dimesso da sindaco per candidarsi a governatore al posto di Dutra -, poi la campagna sistematica contro le amministrazioni del Pt condotta dai media locali. Il risultato è stata la sconfitta di Genro, per poco (47% contro il 53%) ma amara. ..........
7 governatori del Psdb di Cardoso e Serra; 5 del Pmdb, il centro gelatinoso, 4 dei Pfl, la destra liberale (i tre principali partiti su cui si è appoggiato Cardoso nei suoi 8 anni di mandato); 4 del Psb, i socialisti trainati da Garotinho; 3 del Pt. (e gli altri 4 ?)
.........Che ha perso o non è riuscito a vincere in nessuno dei grandi stati del sudest - San Paolo, Minas Gerais, Rio de Janeiro - e del sud - Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Espirito Santo -: ossia nel cuore pulsante - e ricco - del paese..........
.........Lula avrà bisogno di dimostrare tutta la sua abilità, sia in Congresso sia negli Stati sia nella società.......
..........Ha ribadito per l'ennesima volta che il suo Brasile rispetterà tutti gli accordi presi. Ma ha aggiunto che "anche il mercato deve ricordarsi che i brasiliani hanno il diritto di mangiare tre volte al giorno tutti i santi giorni"...........
Lula stravince, il Brasile esplode
Il leader del Pt Luiz Inacio Da Silva è il primo presidente di sinistra del paese
Finisce all'alba la festa dei brasiliani, con il 61% il «presidente operaio» surclassa il rivale Serra. E comincia il suo nuovo corso avvertendo i mercati: vi tratterò come voi tratterete il mio paese
Il Brasile che si è risvegliato ieri mattina, dopo una notte di lagrime di gioia - e naturalmente di musica -, non era più lo stesso di quello che (non) era andato a dormire domenica sera.
Lula da Silva alla presidenza può farcela o fallire ma in ogni caso dopo il 27 ottobre 2002 non sarà mai uguale a prima. Ci sono voluti 502 anni - tanti ne sono passati da quando il navigatore portoghese Pedro Cabral sbarcò sulle coste brasiliane - perché "un figlio del popolo" diventasse presidente della repubblica.
Un "da Silva", come si chiamano tutti qui, come fossero milioni di signor Rossi. Un operaio metalmeccanico, migrante dal nordest pernambucano alla periferia industriale di San Paolo, figlio di una straordinaria madre analfabeta, poi divenuto sindacalista, passato per la galera durante la dittatura militare e per una vita durissima, con un diploma elementare ottenuto a stento e senza nessuna laurea.
Ma che ha passato tutti gli esami della "università della vita" ben più dura di quelle, in molti casi prestigiosissime, per cui sono passati più o meno tutti i suoi 38 predecessori alla presidenza dell'Unione federativa del Brasile dal 1889 al primo gennaio del 2003, il giorno dell'insediamento.
L'esito del ballotaggio di domenica era scontato, dopo il primo turno del 6 ottobre e dopo che era in tutta evidenza fallita la "strategia della paura", ma non per questo il risultato è stato meno storico, meno emozionante, meno commovente.
Il 6 ottobre Lula aveva avuto 39.4 milioni e il 46.6 dei voti e José Serra, il candidato di Cardoso ("socialdemocratico" come lui), della continuità e del mercato, 19.7 milioni e il 23.2%.
Domenica scorsa Lula ha avuto 52.5 milioni e il 61.5% dei voti, Serra 33 milioni di voti e il 38.5%. La differenza è stata un po' inferiore ai 30 punti percentuali e ai 30 milioni di voti che indicavano tutti i sondaggi, ma resta sempre una vittoria a valanga ed enorme.
"La speranza ha vinto sulla paura", come ha detto Lula la notte di domenica in ogni occasione in cui ha parlato: nella prime dichiarazioni all'hotel Intercontinental di San Paolo verso le dieci e mezzo di sera, all'una del mattino davanti alle centomila persone impazzite che si accalcavano nell'avenida Paulista, ieri mattina nella prima conferenza stampa davanti a un migliaio di giornalisti ancora all'Intercontinental.
L'onda Lula è arrivata nei quattro angoli dello sterminato paese. Lula ha vinto ovunque, in 26 stati su 27 dell'Unione, con l'eccezione del piccolo stato nordestino dell'Alagoas, che un tempo era il feudo di famiglia del ladrone Collor de Mello - colui che aveva scippato la presidenza a Lula nell'89, con la decisiva regia della tv Globo.
All'altro estremo lo stato di Rio de Janeiro, dove tre settimane fa avevano vinto il candidato populista Anthony Garotinho e la sua signora Rosinha - lui candidato alla presidenza e lei candidata a governatore contro Benedita da Silva del Pt -: qui Lula ha avuto addirittura il 79% dei voti.
L'onda rossa di Lula non è però riuscita, nel voto di ballottaggio per i governatori statali, ad avere lo stesso effetto di traino che tre settimane fa aveva avuto nelle elezioni per deputati e senatori federali, per i parlamenti statali e comunali.
Allora i candidati del Partido dos Trabalhadores erano balzati da 58 a 91 deputati (su 513) alla Camera, divenendo il partito di maggioranza relativa, e passando da 8 a 14 senatori (su 81) al senato.
Domenica scorsa negli otto stati in cui uno dei due candidati erano del Pt, solo Zeca do Pt nel Mato Grosso do Sul ce l'ha fatta. Così i governatori petisti da cinque che erano saranno ora solo tre e di stati periferici e marginali: oltre al Mato Grosso do Sul, Jorge Viana nello stato di Acre (quello che fu del seringueiro Chico Mendes, come ha tenuto a ricordare Lula) e Wellington Dias nel Paiuí.
Particolarmente dolorose sono state le sconfitte di José Genoino nello Stato di San Paolo, di Geraldo Magela nel Didstretto federale di Brasilia e di Tarso Genro nel Rio Grande do Sul.
Soprattutto quest'ultima, per quanto annunciata dai sondaggi. Perché il Rio Grande do Sul e la sua capitale Porto Alegre sono (stati) il fiore all'occhiello delle amministrazioni del Pt.
Porto Alegre, divenuta anche la capitale mondiale del movimento no-global, dall'89 è governata da un'amministrazione petista, che ha aperto una strada nuova specialmente con la sua legge di bilancio "partecipativo", ossia fatto ascoltando la popolazione.
Nel `98 il Pt conquistò anche l'amministrazione statale con Olivio Dutra, uno dei fondatori del Partido dos Trabalhadores nell'80.
Ma la maggioranza del Pt del Rio Grande do Sul al contrario del Pt nazionale, continua ad essere piuttosto rigida quanto alla politica delle alleanze, poi è molto diviso al suo interno - Genro e Dutra si destestano, a tal punto che Genro si è dimesso da sindaco per candidarsi a governatore al posto di Dutra -, poi la campagna sistematica contro le amministrazioni del Pt condotta dai media locali.
Il risultato è stata la sconfitta di Genro, per poco (47% contro il 53%) ma amara. Ora la mappa indica 7 governatori del Psdb di Cardoso e Serra; 5 del Pmdb, il centro gelatinoso, 4 dei Pfl, la destra liberale (i tre principali partiti su cui si è appoggiato Cardoso nei suoi 8 anni di mandato); 4 del Psb, i socialisti trainati da Garotinho; 3 del Pt.
Che ha perso o non è riuscito a vincere in nessuno dei grandi stati del sudest - San Paolo, Minas Gerais, Rio de Janeiro - e del sud - Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Espirito Santo -: ossia nel cuore pulsante - e ricco - del paese.
Questa sarà un'ulteriore sfida per il presidente Lula e le sue straordinarie doti di "articolatore" e negoziatore politico, affinate come leader sindacale negli anni duri del regime militare e poi come leader di partito con le ali radicali del Pt (minoritarie ma al 30%) e dei movimenti sociali (come l'Mst, i Senza Terra che si battono per la riforma agraria).
Lula avrà bisogno di dimostrare tutta la sua abilità, sia in Congresso sia negli Stati sia nella società. Che non perde occasione - l'ha ripetuto nella campagna elettorale e ancora in tutti i suoi primi interventi da presidente eletto - per ricordare che lui "non farà miracoli", che da solo con il suo governo non riuscirà a risolvere i problemi immediati e le sfide storiche che attendono il nuovo Brasile e per questo si è impegnato a fare costantemente appello a "tutta la società brasiliana" perché partecipi e proponga, critichi e si mobiliti.
Le reazioni internazionali e del mercato sono state per il momento moderate, in qualche caso rassegnate. Domenica sera, a caldo, Lula aveva detto di sperare che "il mercato si tranquillizzi" dopo la prova di forza data domenica dalla democrazia brasiliana.
Ha ribadito per l'ennesima volta che il suo Brasile rispetterà tutti gli accordi presi. Ma ha aggiunto che "anche il mercato deve ricordarsi che i brasiliani hanno il diritto di mangiare tre volte al giorno tutti i santi giorni".
Ieri mattina il dollaro ha aperto andando prima giù poi su, "nervosamente" come si dice, in attesa di conoscere quali saranno i nomi indicati - oggi - dell'équipe economica incaricata della transizione insieme al governo Cardoso e - più avanti - dei ministri del governo Lula. Anche la Borsa di San Paolo ha aperto ieri con alti e bassi.
Dalla notte di domenica a ieri sono cominciati a piovere i messaggi di congratulazioni. Schroeder, Chirac, Ciampi e D'Alema dall'Italia.
Bush si è felicitato ancor prima di Serra, a scrutinio in corso, "per evitare intepretazioni maliziose", ha precisato il portavoce Fleischer.
Ma come ha detto ieri alla folla festante il presidente Lula, "tutto sommato finora è stato facile, il difficile verrà adesso". Di una cosa i brasiliani possono essere certi: che il Brasile da ieri non sarà più lo stesso e che Lula "non tradirà la vostra fiducia". MAURIZIO MATTEUZZI Il manifesto 29-10-2002
bbb
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