Contro il precariato occupata l'università parigina. Decine di atenei in agitazione
PARIGI
Aria di `68, ieri mattina, alla Sorbonne, contro il Cpe, il contratto prima assunzione, che contiene due anni di periodo di prova con licenziamenti senza giusta causa per i giovani di meno di 26 anni. 100-150 studenti hanno passato la notte tra mercoledì e giovedì all'interno dell'università e ieri mattina c'erano dei Crs alle porte, che hanno aperto l'entrata con più di un'ora di ritardo ma informato i circa 500 studenti che erano alle porte che gli anfiteatri erano chiusi e i corsi sospesi. Sui muri, molti manifesti, «Sorbonne in lotta», «Sorbonne in sciopero», «Sorbonne occupata», «sous les pavés, la plage», tutto un simbolo del `68. I poliziotti, dopo aver bloccato l'entrata, hanno lasciato entrare solo gli studenti che potevano provare di essere iscritti, dietro presentazione della carta. La mattina di mercoledì gli studenti avevano ottenuto dal rettore l'autorizzazione ad occupare la Sorbonne la notte, «alla condizione di non commettere vandalismi». Ma ieri il rettorato ha affermato che alcune porte erano state divelte, le carte degli uffici rovesciate per terra e mini-barricate costruite con tavoli e sedie nelle gallerie dell'università. Cosa che gli studenti negano. «Non c'è stato nessun problema - afferma Marine, una giovane studentessa - sappiamo benissimo che la Sorbonne è un monumento storico». Nel tardo pomeriggio di ieri numerosi studenti si sono concentrati a place de l'Etoile, da dove è partita una manifestazione spontanea. Altre università sono bloccate, 40 su 84, secondo l'Unef, la principale organizzazione studentesca, anche se il ministero continua a dare cifre al ribasso: una ventina mercoledì, solo 11 ieri «totalmente bloccate». Ma sono in agitazione anche le università della banlieue, che permettono di stabilire un legame con la rivolta di novembre. Anche perché la legge che contiene il Cpe è quella dell'«eguaglianza delle possibilità», che permetterà ai più sfavoriti di entrare in apprendistato a 14 anni, cioè due anni prima della fine della scuola dell'obbligo. A Tolbiac ci sono state tensioni tra studenti in sciopero e quelli che volevano seguire i corsi. «Non abbiamo scelta - dice una ragazza - prima del blocco c'erano 200 persone alle assemblee, adesso sono 1200. E' il mezzo più efficace».
« Il vento soffia in nostro favore - ha commentato ieri il presidente dell'Unef, Bruno Julliard - siamo molto determinati, il primo ministro non riuscirà a limitare questo movimento. Le assemblee sono sempre più grosse, gli studenti sempre più numerosi e molto mobilitati. Il movimento si sta estendendo, durerà giorni o settimane. Non discuteremo con il governo prima del ritiro e dell'abrogazione del Cpe». Le organizzazioni degli studenti si sono incontrate ieri con i principali sindacati nella sede della Cfdt, per organizzare un'altra giornata di azione per il 18 marzo. «La mobilitazione deve proseguire fino al ritiro del Cpe», afferma la Cgt, che assicura che la protesta «cresce tra i giovani e sta agganciando le imprese».
Dominique de Villepin ancora ieri ha risposto di voler mantenere il Cpe, anche se ha invitato i sindacati ad «arricchirlo». Ma non è sicuro che i sindacati gli tendano la mano. «E' fuori questione», ha tagliato corto il segretario della Cfdt, François Chérèque. Villepin vorrebbe varare contemporaneamente delle misure a favore degli studenti, come l'istituzione di un «tutore» che segua ogni persona nell'accesso alla vita professionale. L'opposizione si è rivolta ieri a Jacques Chirac perché «prenda coscienza che questo progetto non passerà». Il Ps ha ricordato che lo stesso Chirac nell'86 aveva ritirato la riforma Devaquet dopo una forte protesta nelle piazze. Alla Lcr sperano in un «movimento di sciopero prolungato». Ma i dubbi hanno ormai raggiunto buona parte della maggioranza. Villepin è accusato a mezza voce di aver fatto tutto da solo, senza consultare nessuno, con il solo obiettivo di tagliare l'erba sotto i piedi al suo rivale Nicolas Sarkozy. «Bisogna sospendere il Cpe», ha dichiarato senza mezzi termini l'ex ministro Hervé de Charrette, perché «è un fallimento che, se il governo si ostina, può costarci la presidenza». Per Yves Jégo, sostenitore di Sarkozy, «è impensabile non ascoltare quello che succede in piazza, presso i giovani». Alcuni parlamentari Ump sono però venuti in soccorso di Villepin, con una lettera di sostegno. «Per noi c'è urgenza assoluta» ha detto il portavoce del governo, Jean-François Copé.
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