Il 17 corteo a Milano. In 25 ancora dentro per i fatti dell’11 Marzo.

Sono 25 le persone ancora in carcere per la partecipazione alla manifestazione antifascista dell’11 marzo a Milano. Il dispositivo giuridico utilizzato per rigettare ogni richiesta di scarcerazione «è assai più che inusuale», si legge su un appello diffuso da una serie di centri sociali milanesi e no, e gli imputati, più che rispondere di fatti specifici, vengono ritenuti colpevoli e pericolosi per il semplice fatto di aver tentato di partecipare al presidio-conferenza stampa che doveva tenersi a mezzogiorno di quel sabato in Porta Venezia, da cui tre ore dopo sarebbe partito il corteo della Fiamma Tricolore, formazione estremista e alleata alla Cdl. L’appello che indice una assemblea per il 3 giugno e un corteo nazionale per il 17, sempre a Milano, lancia «una battaglia di libertà». Vi si legge che Milano, in particolare, è divenuta laboratorio politico per la destra istituzionale ed estrema. Ne farebbero fede il gran numero di aggressioni e agguati a immigrati, omosessuali, attivisti. L’omicidio di Dax e gli accoltellamenti fuori dal Conchetta fanno parte del catalogo che è costretto anche a registrare un’escalation repressiva e sicuritaria che, oltre a criminalizzare qualsiasi conflitto - c’è una vera ossessione della maggioranza di Palazzo Marino contro centri sociali e case occupate - si dilata fino a perseguire il minimo sospetto di devianza. Basti pensare all’episodio che ha visto un vigile urbano di Como sparare alla testa - a freddo - a un sospetto “graffitaro” diciottenne e figlio di migranti. Oltre alla liberazione di tutti gli antifascisti in carcere, l’appello rilancia le battaglie antirazziste, antiproibizioniste, contro la guerra, e per la difesa dell’agibilità politica. Sabato 10 sarà la giornata della comunicazione nelle varie città per la promozione della scadenza della settimana successiva.