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Argentina> verso le giornate del 19 e 20 dicembre
by garabombo en buenos aires Sunday, Dec. 01, 2002 at 1:13 PM mail: garabombo@autistici.org

notizie del 29 novembre dal quotidiano pagina12:

29 novembre.
Dall’articolo “Dicembre caldo” di Luis Bruschtein
Il dicembre dell’anno passato è stato molto caldo e in più inatteso. Situazione sufficiente per intravedere all’orizzonte cospirazioni nel dicembre che verrà e per generare inquietudini nel Governo. Però tra il governo e la cospirazione c’è un’intenzione legittima di manifestare il 19 e i 20. Il governo e la cospirazione, a cui in tanti ascrivono una origine menemista, si stanno scontrando fortemente. Le organizzazioni popolari che manifesteranno il 19 e il 20 manterranno una posizione critica nei confronti di entrambi. L’arrivo delle vacanze e una situazione sociale esplosiva completano il quadro.

Da diverse settimane dal governo assicurano che il menemismo si prenderà una rivincita dopo il forte scontro interno al PJ, portato avanti dai duhalsiti, corrente del presidente attuale. Da quando è tornato sulla scena politica, Menem ha smarrito la sua immagine di uomo preferito di Washington, ha perso forza nella struttura justicialista, ma è arrivato ad un livello di popolarità favorevole. E’ evidente che il progetto menemista ha subito una rude sterzata, visto che al principio era l’unico candidato amico di Washington capace di attrarre dollari per frenare la crisi, e adesso ha abbandonato questa posizione e questa interpretazione, per spostare il baricentro della propria figura politica sul mantenimento dell’ordine pubblico. In questo contesto le virate della strategia menemista di certo non vengono incontro alle preoccupazioni del governo di Ernesto Duhalde.
Al di fuori della disputa interna al PJ quattro gruppi di piqueteros della provincia di Buenos Aires hanno denunciato che nei quartieri dove sono presenti ci sono stati diversi tentativi di coinvolgere alcune persone in possibili tentativi di saccheggi futuri, offrendo come ricompensa qualche pesos.
E ieri, nella zona Nord, ci sono stati due tentativi di saccheggio, falliti per l’intervento delle forze dell’ordine; non erano richieste organizzate di generi alimentari come quelle che di solito avanzano le organizzazioni di disoccupati. La denuncia delle organizzazioni di piqueteros ha una motivazione semplicissima, perché nonostante le distinzioni che mantengono intatte tra loro, tutte le varie componenti del movimineto piquetero sanno bene che l’obbiettivo politico di chi sta tentando di organizzare i saccheggi, approfittando della povertà della gente, porta avanti gli stessi interessi di coloro che l’hanno generata, attraverso un intervento politico autoritario e repressivo.
Allo stesso tempo diverse organizzazioni popolari preparano le diverse manifestazioni che confluiranno in Plaza de Mayo il 20 dicembre. Il clima teso che si sta istaurando non favorisce la convocazione alla giornata di manifestazione e di questo il governo ne è ben conscio.
Siamo di fronte ad un’arma a doppio taglio, e ogni tipo di incidente che scateni una risposta repressiva agirebbe come un boomerang, favorendo il nemico.

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Accanto alle denuncie spontanee dei gruppi di piqueteros, il governo stesso non ha potuto fare a meno di ammettere di aver ricevuto una serie di informative che confermavano nelle ultime settimane il tentativo da parte di frange del menemismo di assoldare nei quartieri poveri della provincia di Buenos Aires potenziali saccheggiatori. I “rumori” provenienti da diverse zone del paese sono stati accolti dagli uomini del presidente Duhalde come il tentativo evidente da parte di Menem di creare un clima di tensione e scontro sociale ingestibile per proporsi come unico tutore credibile dell’ordine pubblico e tentare così di anticipare le elezioni politiche nazionali che altrimenti lo vedrebbero quasi certamente sconfitto al termine di un plausibile primo turno elettorale nell’aprile prossimo.
Insomma sia che duhaldisti che menemisti preparano il terreno ad una possibile ondata di saccheggi “pilotati”, chi all’attacco e chi in difesa, entrambe non facendo i conti con chi la fame la patisce davvero tutti i giorni, e che più di finti saccheggi e risposte repressive avrebbe bisogno di una politica di intervento sulla questione delle impellenti necessità alimentari di milioni di persone in tutto il paese.
Sono di oggi le immagini che giungono da Salta, nel nordovest dell’Argentina, dove un camion che trasportava alimenti lungo una via di periferia della città è stato bloccato e assaltato da centinaia di uomini e donne, moltissimi bambini, che sono riusciti a portare via quasi tutto il carico, lottando per 30 fili di pasta sparsi per terra dopo che i pacchetti erano stati strappati, patate sfuse, pezzetti di pane, qualsiasi cosa e in qualsiasi quantità.



L’inevitabile provocazione di Rodriguez Saa

A suo modo anche lui ha deciso di manifestare avversione al governo il 20 dicembre, e perfino nella stessa Plaza de Mayo dove si concentreranno i gruppi di piqueteros, le assemblee di quartiere, i partiti della sinistra che hanno convocato la due giorni di mobilitazione nazionale.
Uno dei candidati alla futura presidenza ha convocato nella piazza tutti i suoi supporters e ha serrato le fila all’interno del suo gruppo MNyP, Movimiento Nacional y Popular; la richiesta al presidente Duhalde è chiara: esigere il rispetto del calendario elettorale ed arrivare ad una data e ad un cronogramma fisso in vista delle elezioni nazionali. Adolfo Rodriguez Saa dietro le parole d’ordine “Lotta che vanno via!” e “Elezioni subito!” ha così ulteriormente acceso il clima all’ormai contesa Plaza de Mayo; la reazione di alcuni gruppi di piqueteros è stata netta e precisa: “Saa si troverà davanti 70-80mila persone che vorranno buttarlo fuori dalla piazza con tutti i suoi seguaci”, hanno tagliato corto dal Bloque Piquetero Nacional. Saa da parte sua conta di avere l’appoggio di qualche assemblea di quartiere e fa affidamento sul buon rapporto che intrattiene con uno dei leaders delle organizzazioni di piqueteros, Raul Castells.
Si profila la paradossale situazione di un gruppo foltissimo di manifestanti che marciano perché se ne vadano tutti i politici, mentre a pochi metri uno di questi proverà a fare fronte comune o perlomeno a non alimentare ulteriori distanze e contrapposizioni.

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