OCCUPATA LA FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA
Abbiamo ritenuto la situazione sia nazionale che del nostro Ateneo ormai inaccettabile : La Finanziaria 2003 del governo Berlusconi esprime la volontà di smantellare ogni residuo di stato sociale e di diritto collettivo, compromettendo definitivamente il carattere pubblico dell'istruzione, della sanità, della previdenza e perseguendo una logica di "barbarie" che ignora i valori di solidarietà in nome delle legge del più forte. Questo progetto, realizzato attraverso tagli del 10% dei finanziamenti statali a tutti gli enti pubblici, il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e dei contratti a tempo determinato, la riduzione progressiva del personale, mira a dequalificare i servizi destinati a rendere concreto il diritto di tutti i cittadini alla salute, al lavoro, alla previdenza, all'istruzione, producendo una restrizione della democrazia sostanziale e del dettato costituzionale.
I provvedimenti contenuti nella Finanziaria aggravano ulteriormente la condizione della scuola, dell'Università e della ricerca e si inseriscono in un quadro che già vede l'Italia come il Paese europeo che, dopo la Grecia, investe meno risorse in questi settori fondamentali per il progresso dell'intera società. I tagli previsti, oltre a negare ogni possibilità di sviluppo, non consentiranno a molti Atenei neppure la copertura di spesa per gli stipendi del personale e per il mantenimento delle già inadeguate attività di didattica e ricerca; per la scuola è prevista una riduzione del 6% dell'organico nel triennio 2003-2005. La decisione della CRUI di portare al Ministro le dimissioni di tutti i Rettori d'Italia è indicativo della gravità della situazione. Afferma infatti il presidente della Crui "le Università sono ormai al collasso e se non ci sarà un'inversione di rotta da parte del governo potranno sopravvivere ancora non più di due o tre anni."
Le conseguenze sull'Ateneo fiorentino saranno ancora più drammatiche e metteranno in pericolo l'esistenza stessa di un'Università pubblica in questa città. La situazione economica dell'Ateneo è infatti aggravata da un intero decennio di gestioni clientelari e speculazioni edilizie. Ad oggi non è ancora stata presentata alcuna ipotesi di bilancio preventivo per il 2003, ma già si prospettano tagli drastici in ogni settore per coprire un disavanzo di 17 milioni di Euro. Gli effetti colpiranno tutte le componenti della comunità universitaria: le lauree specialistiche verranno affossate ancora prima di partire, molti ricercatori non saranno riconfermati, molti posti di dottorato saranno cancellati, verrà ridotto l'orario delle biblioteche e delle segreterie. Ricordiamo che già ora il personale tecnico-amministrativo è sotto organico e che molti servizi sono appaltati all'esterno, con rapporti di lavoro sempre più precari ed umilianti.
Il governo intende instaurare un sistema caratterizzato dall'esclusività, dal privilegio, dalla competizione, dal perseguimento del successo personale piuttosto che da un'idea di progresso per tutti e per tutte. Per questo vuole impedire che "il pubblico" funzioni bene. Per sconfiggere questo progetto è indispensabile una riflessione critica sull'intero modello formativo, partendo dalla sua dimensione pubblica e dalla sua funzione sociale. Riteniamo che le conoscenze e i saperi debbano essere dei beni collettivi a cui tutti e tutte possano accedere, contrastando la tendenza attuale che fa della cultura un fattore discriminante tra individui, classi, razze e nazioni. Per rendere la formazione espressione reale della complessità che attraversa la nostra società è indispensabile rendere aperti e democratici i luoghi di diffusione del sapere e rifiutare le gestioni privatistiche che fanno del mercato l'unico codice di riferimento e il fine ultimo della formazione. Il modello a cui aspiriamo non è certo rappresentato da quello attuale. Per questo ribadire la nostra contrarietà alla Finanziaria non significa difendere "l'esistente".
Riconosciamo una matrice ideologica comune tra i provvedimenti legislativi prodotti dai governi e dai ministri che si sono succeduti al potere dal '90 ad oggi. Le facoltà a numero chiuso, la competizione tra Atenei, il finanziamento alle scuole private rappresentano l'accantonamento dell'idea di formazione come diritto universale. I corsi attivati grazie ai finanziamenti e agli interessi del mercato, l'abbassamento della qualità dell'istruzione universitaria con il 3+2 confermano questa tendenza. L'istruzione non è più percepita come un investimento sociale, come punto di partenza per la costruzione di nuovi diritti. La sfera pubblica è stata progressivamente colonizzata da interessi privati, anche grazie alle riforme del centrosinistra. La scuola e l'università non hanno mai ricevuto finanziamenti adeguati alla centralità che la formazione deve assumere in uno stato moderno ed europeo.
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