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presido contro benetton a milano
by united dolors Friday, Dec. 20, 2002 at 8:09 PM mail:

sabato 20 presido in piazza 5 giornate alle 15.30 contro la BENETTON e poi in via torricelli 19- interno alle 21.00 CENA VEGANA E DOPO FILMATI E DIBATTITO SUGLI INDIOS MAPUCHE SFRUTTATI DA BENETTON

LA BENETTON NOSTANTE SI FACCIA BELLA CON PUBBLICITA MULTIETNICHE E PRESTANDO IL PALASPORT AGLI IMAM COME TUTTE LE MULTINAZIONALI SFRUTTA I LAVORATORI E LE MINORANZE IN PARTICOLARE GLI INDIOS MAPUCHE IN ARGENTINA E I KURDI IN TURCHIA
BOICOTTA ED AGISCI SUBITO

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Benetton
by matriskel Saturday, Dec. 21, 2002 at 5:24 PM mail:

Nell’immaginario collettivo, il gruppo trevigiano rappresenta
“il capitalismo dal volto umano”. Nella realtà sfrutta uomini e territori
UN “INCOLORE” STORIA DI COLONIALISMO
In Patagonia, l’azienda italiana di abbigliamento ha devastato
l’economia degli indigeni Mapuche. E in Italia...
di Mauro Bottarelli

Benetton, nell'immaginario collettivo, rappresenta “il capitalismo dal volto umano": merito non tanto dei comportamenti quanto delle campagne pubblicitarie "etiche" con denunce sociali firmate Oliviero Toscani. Peccato che dietro alla facciata tutta luci e belle intenzioni, si celi un universo non esattamente edificante in quanto a tutela dei diritti dei lavoratori e sfruttamento del territorio. In Italia o nel mondo poco importa: il global trevigiano ha imposto la propria “way of working” ovunque ha stabilito fabbriche e proprietà. Si comincia in Patagonia, da secoli terra degli indigeni Mapuches. all’inizio degli anni ’90 Benetton decise che la tenera erbetta della Patagonia ben si prestava agli allevamenti di pecore: niente di più semplice che espropriare gli indigeni e prendersi la terra: oggi, tramite la Compania de tierras Sud Argentino SA, il nostro mecenate possiede tenute per 900.000 ettari dove vengono allevati circa 280.000 bovini, che coprono parte del fabbisogno di lana del gruppo. Insomma una sana politica di sapore coloniale che ha devastato l'economia mapuche. Per gli indigeni è assicurato un futuro di lavoro sottopagato nelle aziende Benetton per la produzione di lana, come più volte denunciato dall'organizzazione mapuche-tehuelche "11 de octubre". Cosa c’è che non va? Nella zona denominata Colonia Cushamen, la compagnia Benetton ha comprato migliaia di ettari, comprese le terre in cui vivono da sempre i Mapuche. I Mapuche sono stati confinati in una striscia di terra denominata "Reserva de la compania" nella quale sono costrette a vivere famiglie sfollate, in condizioni di sovraffollamento. L’attività tradizionale era l’allevamento delle pecore, che ovviamente è impraticabile in una striscia di terra. Tolta questa possibilità, i Mapuche sono diventati manodopera a basso costo per Benetton. L’azienda italiana nega le accuse. In una intervista a "El Clarìn" del marzo ’98, Mauro Millàn - werken (portavoce) Mapuche - ha ribadito che «la maggior parte dei contratti di Benetton sono di circa 200 pesos al mese. Il salario può anche essere regolare. Ciò che non si rispetta è il numero delle ore. Abbiamo la testimonianza di un lavoratore che comincia la giornata alle 4 e lavora fino al tramonto». Ancora: d’estate, quando il flagello della siccità è tutt’altro che raro, l’accesso alle acque del Rio Lepa diventa l’unica risorsa di vita. I gruppi indigeni denunciano da tempo che Benetton è arrivato a negare l’accesso alle acque con cancelli e filo spinato. «Mi immagino Benetton che racconta ai suoi amici italiani che qui si può comprare un milione di ettari senza nessun problema», osserva polemicamente Carlos Maestro, governatore della provincia di Chubut. E aggiunge: «Oggi i Benetton utilizzano negli allevamenti la metà del personale impiegato dai precedenti padroni». Gli investimenti stranieri hanno portato benefici all’economia argentina? «Benetton aveva promesso di installare uno stabilimento per la lavorazione della lana a Trelew e un frigorifero per la conservazione della carne nei pressi del Rio Gallego», spiega il supplemento Economia di "El Clarìn". «Poi ha deciso che è meglio esportare la lana grezza, circa 1,2 milioni di chili l’anno, che viene trattata nel sud del Brasile e quindi trasformata in capi d’abbigliamento in Italia. In Argentina si produce il 10% della lana che viene utilizzata per i capi Benetton, il resto viene dall’Australia». Come se non bastasse, i Benetton hanno recintato buona parte del fiume e non si può entrare se non con un avvocato. Ronald McDonald, amministratore di un latifondo, risponde in questo modo: «Noi non proibiamo di pescare, perché il fiume è dello Stato, però non lasciamo passare perché è proprietà privata». Dal sud America alla futura Europa il passo è breve. Fu uno scoop giornalistico del Corriere della Sera a rivelare il sistematico sfruttamento di bambini, spesso kurdi, nelle aziende del fornitore Benetton in Turchia. La casa madre reagì con una campagna di immagine in Italia e Turchia, “ammorbidì” i sindacalisti - non senza aver licenziato quello che più si era esposto - e lanciò un accordo di facciata per non utilizzare i bambini in produzione. Certo l'azienda lavora in rete coi subappalti e se i fornitori più convenienti guarda caso sono quelli che sfruttano il lavoro minorile di nascosto, che cosa ci si potrà mai fare? Il nostro giro nella vera faccia dell’impero Benetton finisce in uno dei tanti Sud del mondo: quello di casa nostra. Già l'Osservatorio Benetton aveva denunciato il vero e proprio sfruttamento presente nei tanti laboratori del centro-sud italiano che lavorano a cottimo per questa e per le altre grandi firme della moda italiana. Si va dalle gravi carenze igieniche al vecchio fenomeno del "fuoribusta", al licenziamento delle ragazze incinte, agli incentivi prodottivi che, in pratica, costringono le lavoratrici a turni sempre più massacranti. Il tutto sotto il ricatto di quello che Luciano Benetton chiama "decentramento produttivo", ossia il trasferimento della produzione nei paesi dell'Europa orientale, dove un lavoratore costa meno, molto meno di 100 dollari al mese. Ora ne abbiamo avuto un piccolo esempio alle porte di casa: siamo a Pignataro Maggiore, provincia di Caserta, e Benetton prende circa 50 miliardi di finanziamenti dalla regione Campania come incentivo per realizzare un sito produttivo: l'Olimpias . Dopo due anni Benetton non ha mantenuto gli impegni sul terreno dell'occupazione. Nella provincia di Catania, poi, alcune indagini condotte dai carabinieri nel 1997 hanno fatto emergere episodi di sfruttamento del lavoro fra i laboratori tessili che producono per prestigiose aziende nazionali, fra cui proprio Benetton. Ciò che viene alla luce è un quadro più veritiero delle condizioni in cui sono confezionati tanti capi d’abbigliamento che si avvalgono del marchio "made in Italy" in uno dei settori più tradizionali del nostro lavoro. E’ una realtà da terzo mondo quella scoperta in Sicilia, con minorenni e adulti occupati illegalmente e sottopagati, che accomuna il marchio Benetton a quello di concorrenti che certo con minore ipocrisia hanno preso la strada della Cina o del Pakistan. La testimonianza di un’operaia della "Bronte Jeans", una delle aziende indagate nel catanese, lascia poco spazio all’immaginazione. La donna riferisce di episodi di sfruttamento non dissimili da quelli che siamo soliti incontrare nelle nostre ricerche sulle condizioni di lavoro in Asia: retribuzioni reali pari a meno della metà di quelle dichiarate (la donna percepiva uno stipendio di 450-500mila lire al mese), straordinari imposti dalla necessità con maggiorazioni arbitrariamente calcolate, ritardi nei pagamenti, intimidazioni, minacce di licenziamento. Uno sciopero proclamato dalle lavoratrici si conclude con un tentativo di aggressione fisica e alcuni licenziamenti. Anche questo è uno dei tanti “colori” di Benetton.

Articolo tratto da "la Padania" del 15 dicembre scorso

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lo sapete che benetton è komunista...
by zarathustra Saturday, Dec. 21, 2002 at 8:20 PM mail:

..ma prima di tutto giudio... sfrutta i bambini in argentina e india...impone il ciclo continuo...e che l'unico sindacato in italia che gli tiene testa è l'ugl ...cioè l'ex cisnal...si è capovolto il mondo o siete voi che avete sempre preso, cari kompagni, lucciole per lanterne?

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non abbiamo preso lucciole per lanterne
by AZIONE DIRETTA Sunday, Dec. 22, 2002 at 6:42 PM mail:

E BENETTON E' UN BASTARDO CHE SFRUTTA I LAVORATORI MA LE SUE VETRINE SONO OVUNQUE

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almeno
by Mick Sunday, Dec. 22, 2002 at 6:52 PM mail:

almeno porta del lavoro in India e altri paesi poveri.
Quella del cilo continuo è una balla!!
in India tanti vorrebbero lavorare x Benetton,perchè gli altri datori di lavor sono molto peggio.
Benetton è unp dei pochi marchi Italiani che tirano...boicottarlo è come darsi una martellata sulle palle da soli.
inoltre è da sempre contro il razzismo e per la multietnicità.

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si, è uno sfruttatore politicamente corretto!!!
by filippo corridoni Sunday, Dec. 22, 2002 at 9:44 PM mail:

non sai di cosa parli... domanda agli operai della benetton di caserta cos'è il ciclo continuo voluto da benetton: neanche un'ora di ferie, tutto assorbito dal ciclo continuo!!! Roba da terzo mondo... con la firma di cgil cisl uil... gli operai anche compagni divettero rivolgersi all'ugl per avere giustizia... l'ugl riuscì dopo occupazioni e grandi tensioni a far rimangiare a cgil cisl uil benetton confindustria l'accordo sul ciclo continuo... hai capito come va il mondo? operai compagni si devono rivolgere al sindacato fascio (l'ugl è l'ex cisnal) per difendere i loro interessi svenduti dai compagni di cgil cisl uil al compagno benetton!!!! vergogna!!!! I POLITICAMENTE CORRETTI - QUELLI DEL MELTING POT - SONO I PIù PERICOLOSI. Aprite gli occhi, compagni.

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...
by ..... Monday, Dec. 23, 2002 at 10:28 AM mail:

Benetton rimane il piu grosso latifondista d' Argentina ...

I problemi piu grossi che questa industria comporta e la sottrazione di terreni alle popolazoni che li ci abitano ( mapuche ). rterreni fatti vendere per pochi soldi in cambio di terreni aridi in cui la coltivazione e impossibile, per direne una ....

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LA MIA TESINA
by CHIARA Sunday, Apr. 27, 2003 at 1:20 PM mail: carloporcu@inwind.it

DOMENICA 27 APRILE 2003 SINO A POCO TEMPO FA ERO PIUTTOSTO IGNORANTE PER QUANTO RIGUARDA IL TEMA DELLO SFRUTTAMENTO MINORILE.MA DECIDENDO DI FARE LA TESINA SU QUESTO ARGOMENTO HO SCOPERTO COSE CHE NON AVREI MAI POTUTO IMMAGINARE.LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE NON SA COSA SI NASCONDE DIETRO LA GRANDE RICCHEZZA DELLE MULTINAZIONALI CHE SI ARRICCHISCONO SFRUTTANDO I BAMBINI E IGNORANDO I NUMEROSI DIRITTI CHE ESSI HANNO.PER QUESTO SONO SOLIDALE VERSO LE NUMEROSE CAMPAGNE PUBBLICITARIE CHE CERCANO DI METTERE FINE A QUESTA TRISTE PIAGA CHE ESISTE ORMAI DA DIVERSI SECOLI.QUINDI NEL CASO IN CUI QUALCUNO VOGLIA DARMI INFORMAZIONI SUL LAVORO MINORILE O SU QUALSIASI COSA RIGUARDANTE QUESTO TEMA SARò FELICISSIMA DI RICEVERLO.LA MIA EMAIL è carloporcu@inwind.it

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io
by io Thursday, Feb. 24, 2005 at 7:44 PM mail:

deficienti frustrati barboni lavativi

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