L’AQUILA - Una lunga giornata contro la guerra nel capoluogo. Hanno cominciato gli studenti, nel pomeriggio si sono aggiunte anche le rappresentanze sindacali e la cittadinanza. Ieri l’ottanta per cento degli studenti delle scuole superiori ha fatto sciopero. Circa trecento ragazzi si sono radunati a piazza Palazzo come "auto organizzati": «Non abbiamo fiducia nei partiti e nelle istituzioni - hanno spiegato - Vogliamo solo manifestare il nostro dissenso senza interessi politici». Allo scopo gli studenti per tre volte hanno bloccato il traffico di via Roma. Come ulteriore forma di protesta si opterà con tutta probabilità per una serie di assemblee permanenti da tenersi questa mattina in tutti gli istituti. E l’Università? L’Udu ha promosso il blocco delle attività didattiche in tutte le facoltà; assemblee sono state organizzate nelle facoltà di Lettere, Medicina (ha partecipato anche il preside, l’ex senatore Di Orio) e Ingegneria (in quest’ultima è stato organizzato anche un sit-in); a Medicina anche un monitor in collegamento con le tv per le ultime notizie. Nel pomeriggio il clou, con lo sciopero di due ore indetto da Cgil, Cisl e Uil e la manifestazione a cui hanno preso parte le rappresentanze sindacali, gli studenti sia universitari che delle scuole superiori e anche tanti cittadini. Il corteo (un migliaio le presenze stimate) ha attraversato la città per concludersi di fronte a palazzo Rivera, dove una delegazione ha incontrato il prefetto Giovanni Troiani. «Questo corteo è la prima risposta della città a una guerra sbagliata e illegittima - ha dichiarato Fabio Ranieri, dei Ds - Non vogliamo fermarci, forti anche dell’aiuto degli studenti che sentono più di altri il problema». Soddisfatti i sindacalisti. «Lo sciopero è andato molto bene - ha detto Sandro Giovarruscio della Cgil - La gente ha risposto e anche questa manifestazione è un successo». Sguardo al futuro per Pietro Paolelli della Uil: «Speriamo di poter fermare tutte le guerre. L’obiettivo è la pace, e non solo in Iraq». Fuoriprogramma nel finale: per un paio d’ore è stata occupata pacificamente da una ventina di persone l’aula consiliare di palazzo Margherita, sede del Municipio.
«NO AL MILITARISMO» Studenti invadono palazzo Margherita La pacifica occupazione dopo blocchi stradali per coinvolgere la gente
Michela Corridore
L'AQUILA. Hanno bloccato il traffico in via Roma per ben tre volte, hanno colorato piazza Palazzo con striscioni e bandiere variopinte e nel pomeriggio hanno occupato pacificamente la sala del consiglio comunale. Con un megafono e tanta voglia di far valere le proprie idee, oltre trecento studenti degli istituti superiori cittadini, hanno disertato le lezioni per ribadire il proprio «no» all'attacco americano all'Iraq. C'è stato un concentramento in piazza Palazzo proprio davanti al municipio. La piazza è stata presidiata dagli studenti, ma anche da molti cittadini, fino alla fine della mattinata. Gli studenti nel pomeriggio hanno anche partecipato alla manifestazione indetta dai sindacati. «Siamo contro ogni forma di militarismo e non solo contro questa guerra», spiega Angelo Jonas Imperiale del Collettivo studentesco indipendente, «la violenza non è mai una soluzione accettabile. È per questo che oggi abbiamo voluto manifestare per la pace. Per dare maggiore risalto alle nostre idee abbiamo deciso anche di mettere in pratica azioni di disturbo urbano, come quella del blocco del traffico: non voleva essere una violenza contro i cittadini ma un modo per far partecipi tutti della nostra protesta». Della stessa opinione, Alessio Santelli, dell'istituto "Domenico Cotugno". «Non abbiamo fiducia nei partiti e nelle istituzioni», spiega, «per fermare la violenza bisogna ridare valore ai rapporti umani e coinvolgere tutti in questa presa di coscienza». Una volontà di pace, dunque, che deve partire dal «basso», come afferma anche Luigi Federici, uno studente universitario. «Non si riuscirà a fermare questa guerra», spiega, «non ci siamo riusciti con manifestazioni congiunte in tutto il mondo e non pretendiamo di farlo oggi, dall'Aquila. Quello che vogliamo è solo che si dia il via ad un dialogo tra le persone, in modo che tutti si rendano conto della gravità di questo momento storico». «È uno dei giorni più tristi dell'umanità», commenta Giancarlo Iezzi, dell'Unione degli studenti, «l'Iraq è già un paese molto provato dall'embargo americano, questo è l'ennesimo colpo per un popolo disperato, che non possiamo far finta di non vedere». Tanto più è da ritenere ingiustificata la guerra in quanto, secondo gli studenti, sarebbe dettata solo da logiche economiche. «Sembrerà banale ripeterlo, ma è una guerra per il petrolio», afferma Pietro Pulsoni, dell'istituto Cotugno, «e purtroppo il governo italiano la sta appoggiando: basti pensare che gli alpini aquilani sono andati in Afghanistan a sostituire gli americani che si sono poi scagliati in Iraq. Non possiamo più credere né agli stati né alle associazioni». Tra i manifestanti anche Marta Casilli, anche lei del liceo Cotugno, «questa guerra mi sembra del tutto ingiusta», afferma, «e se anche non saranno le nostre manifestazioni a fermarla vogliamo far valere anche le nostre idee».
|