[Cronologie di guerra] 13.04.03 venticinquesimo giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
13 aprile 2003 : venticinquesimo giorno [fonti : quotidiani del 14 aprile 2003]
"Nell'Iraq dove la "pax americana" è caos civile, fame e devastazioni, ieri è stata messa a ferro e fuoco la Biblioteca nazionale di Bagdad, dove si conservava un patrimonio di antichissimi testi e manoscritti dal valore inestimabile. Dopo il saccheggio del Museo archeologico, un altro atto vandalico, consumato sotto gli occhi indifferenti dei marines Usa. Un colpo gravissimo al patrimonio archeologico mondiale, che documenta la nascita della nostra cultura, seimila anni fa. Ai costi terribili della guerra, pagati da un popolo massacrato, si aggiunge ora uno scempio di civiltà" [Liberazione]
"All'altezza di Samarra, 60 chilometri a nord della capitale, sono stati ritrovati i sette militari rimasti prigionieri lo scorso 24 marzo a Karbala, nel fronte meridionale. Con estremo cinismo, i media anglo-americani li avevano dati per spacciati, evocando macabri scenari, composti da esecuzioni sommarie e indicibili torture. Invece sono sani e salvi" [Liberazione]
"Primo corteo in città contro gli Usa. Riciclati i poliziotti del regime. Marine ucciso a un check-point Bagdad, s'incendia la protesta anno a fuoco i libri della biblioteca nazionale di Baghdad, si incendiano anche gli animi inferociti V per i saccheggi, assetati senz'acqua, accecati senza luce elettrica, impauriti dalle bande di saccheggiatori armati che spadroneggiano per la città. La rabbia si scrive sui muri, negli slogan di una manifestazione "Bush uguale Saddam" e si sfoga con i giornalisti. «Gli americani si occu- pano solo del petrolio», accusa l'impiegato Ali Zuhair par- lando con i cronisti della Rueters. Un tassista aggiunge: «Sarebbe stato meglio che rimanesse Saddam». Adesso i marines presidiano le sale del museo archeolo- gico dopo averlo abbandonato all'assalto dei predatori che due giorni fa ne hanno fatto scempio. L'Unesco chiede agli americani e ai britannici di proteggere i siti storici del pae- se ma la gente continua a vedere i soldati davanti al mini- stero del petrolio. Non va meglio negli ospedali, alcuni sono stati saccheggiati, altri sono chiusi per proteggere le strut- ture mentre alcune strade cittadine pullulano ancora di ordigni inesplosi che possono provocare feriti. Del migliaio di letti dell'ospedale Yarmuk ne sono rimasti una decina. Carretti, auto e camion di famiglie che erano fuggite dai bombardamenti fanno ritorno in città. Le vie si ripopolano dando l'illusione di un traffico ordinario. La parte caldeo- cattolica della popolazione si raduna nelle chiese per la domenica delle Palme con il cuore stretto dal timore che stia cominciando un'epoca più difficile nei rapporti con la maggioranza musulmana. Il regime sanguinario di Sad- dam aveva infatti un punto d'onore nel garantire la convi- venza tra fedi diverse. Intanto si riciclano i poliziotti. Molti indossano di nuo- vo la divisa, come non aveva mai smesso di fare il colon- nello Ahmad Abdeleazzak Said, unico tra i sette agenti che per primi si sono messi a disposizione del comando ame- ricano. Centinaia di agenti e di impiegati pubblici si sono presentati al centro della capitale raccogliendo l'appello a tornare al lavoro lanciato dai militari Usa attraverso la radio. Altri iracheni provano a conquistarsi un posto nella pubblica amministrazione dell'incerto nuovo Iraq. Un uffi- ciale di polizia in tenuta verde si agita in mezzo alla calca impressionante dell'hotel Palestine, fino a qualche giorno fa albergo (bombardato) dei giornalisti, ora invece improv- visato ufficio di collocamento. Secondo il colonnello della polizia irachena Moham- med Zaki ci vorranno uno o due giorni per ripristinare com- pletamente la vigilanza in città, senza contare che la rea- zione popolare nei confronti dei poliziotti sarà carica di risentimento. Pur essendo distinta dai reparti speciali, la polizia è stato infatti un braccio repressivo dell'ex regime. Nel frattempo la guerra dà i suoi colpi di coda anche dentro Baghdad. Un marine viene ucciso ad un posto di blocco nei pressi di un centro medico da due uomini che si fingono giardinieri. Il comando centrale americano sottolinea subito che a sparare è stato un uomo con pas- saporto siriano, a sua volta stroncato dai soldati. E siria- no è un aggettivo da paura perché fa presagire altre tap- pe di guerra." [Liberazione] "Fuoco di fila degli Usa contro Damasco. Bush: «Hanno armi chimiche e proteggono il regime di Saddam. Mi aspetto cooperazione»"
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