A Evian un G8 annacquato Solo la lotta al terrorismo unisce gli otto «grandi». Su tutto il resto - dall'economia alla salute, all'ambiente - America ed Europa si incontrano oggi restando su posizioni opposte ANNA MARIA MERLO INVIATA A EVIAN Il G8 è considerato «illegittimo» dagli altermondialisti. Senza legittimità, ma per motivi opposti, rischia di esser lasciato anche da parte del più grande dei grandi: difatti, George W. Bush arriverà in ritardo e partirà in anticipo, ancora prima della cena di lunedì (mentre il vertice finisce martedì), una dimostrazione di fatto del poco interesse che gli Usa riservano ormai a tutte le istanze multilaterali, persino al G8, la meno strutturata del genere. Anche la sensibilità dei cittadini risulta diversa (sondaggio Ipsos): mentre gli anglo-sassoni (Usa e Gran Bretagna) e in parte anche i russi pongono il terrorismo in testa alle preoccupazioni internazionali, la «vecchia Europa» mette al primo posto l'aiuto al terzo mondo. Anche se ci sarà un incontro tête-à-tête tra George W. Bush e l'ospite Jacques Chirac, anche se tutte le tv del mondo riprenderanno la stretta di mano che si presume calorosa (anche se di facciata) dopo le divisioni sull'Iraq, i problemi che dividono le due visioni del mondo restano intatti. Chirac ha voluto che il «suo» vertice, che si apre oggi a Evian, fosse all'insegna dell'apertura al mondo e del multilateralismo: domenica il G8 sarà difatti sostituito da un G22, con la presenza di un folto gruppo di paesi in via di sviluppo e strategici: Messico, Cina, Brasile, Malaysia, India, Arabia saudita, Marocco, più i cinque del Nepad (Egitto, Algeria, Nigeria, Sudafrica e Senegal), più la vicina Svizzera (che condivide l'organizzazione del vertice dal punto di vista della sicurezza). Una ragione in più, per Bush, di snobbare le prime ore dell'apertura del G8, che Chirac ha voluto porre sotto il segno della solidarietà con i paesi poveri, della responsabilità dei mercati (dopo i casi Enron, Worldcom, ecc.), oltreché sulla sicurezza.
I temi in discussione dividono profondamente le due visioni del mondo, se si esclude la lotta al terrorismo. L'economia nel 2003 è affossata in una crisi grave, caratterizzata dal confronto tra un dollaro debole e un euro forte, che penalizza l'export europeo. Usa e Unione europea hanno scelto due strade opposte - in Europa una politica restrittiva e pro-ciclica, negli Usa un deficit della bilancia corrente che tocca punte storiche, a più di 500 miliardi di dollari - e Washington ingiunge a Bruxelles di agire per innescare la ripresa (che così farebbe diminuire il deficit commerciale Usa, sostengono). Chirac vuole «un messaggio di fiducia» per l'economia, ma è evidente che già prima di aver luogo, gli incontri sembrano ridursi a chiacchere sul fronte economico, visto che qui siamo al club dei paladini del mercato, sicuri di sé per il fatto che producono complessivamente il 50% del pil mondiale.
Oltre all'economia, divide anche l'approccio alle grandi sfide mondiali, dalla salute all'ambiente. Gli Usa stanno facendo pressioni sugli europei perché aumentino il prezzo dei medicinali. Un colmo, mentre la Francia presenta a Evian un «piano d'azione sulla salute», che chiede, al contrario, di abbassare i brevetti sulle medicine che servono a curare le malattie dei paesi poveri. Washington sostiene che il prezzo delle medicine deve essere alto, per permettere di finanziare la ricerca. L'Unione europea risponde che solo l'1% degli investimenti sono destinati alla ricerca per le malattie tropicali, che colpiscono poco i cittadini dei paesi ricchi, i soli a poter pagare care le medicine. Bush si è fatto vanto, prima di Evian, di aver stanziato 15 miliardi di dollari in cinque anni per l'aids (3 miliardi) e altre pandemie, e ha sfidato l'Unione europea a fare altrettanto. La scelta europea era un'altra: a Doha, alla conferenza ministeriale del 2001 del Wto (Organizzazione mondiale del commercio, che raggruppa 144 paesi) era stato convenuto che la strada da intraprendere era quella di segmentare il mercato mondializzato (permettere cioè ai paesi del sud di importare a prezzi bassi e di fabbricare dei «generici» a basso costo). Ma per l'amministrazione Bush anche le malattie rientrano nel pacchetto «sicurezza» e non in quello «cooperazione»: aiuti sì, ma bilaterali, con l'idea di mantenere l'ordine più che di sconfiggere le malattie.
L'agricoltura è un altro argomento che divide. Qui siamo alla fiera dell'ipocrisia da entrambe le parti: il nord del mondo - Usa e Unione europea sotto diverse forme - sovvenziona (350 miliardi di dollari l'anno) la propria agricoltura. Cosa che rende difficili le esportazioni dal sud. Su questo conflitto di base se ne è innestato un altro: gli Usa sovvenzionano gli aiuti alimentari al terzo mondo favorendo le produzioni ogm (oranismi geneticamente modificati). In Europa c'è una moratoria sugli ogm, che irrita profondamente Washington. Bruxelles accusa gli Usa di usare gli aiuti per diffondere gli ogm nel mondo.
L'ambiente - l'accesso all'acqua in particolare - per gli europei è un argomento del G8. Per Washington no. Gli Usa, primo inquinatore mondiale con più di un quarto delle emissioni tossiche del pianeta, non hanno neppure firmato il protocollo di Kyoto, adottato nel `97.
FUOCHI SUL LAGO La lunga notte degli antiG8 è cominciata già ieri sera, con ben 57 fuochi accesi attorno al lago di Lemano, interamente zona rossa, a simboleggiare l'accerchiamento ai Grandi che da oggi saranno riuniti nella inaccessibile Evian. Dice infatti una leggenda: pescatore, se vedi fuochi, torna indietro. Lo stesso messaggio, dicono gli organizzatori, vale per il G8
scheda AZIONI BLOCCA-GRANDI Oggi, dalle 5,30 del mattino, partiranno i blocchi per impedire alle delegazioni alloggiate a Ginevra e Losanna di raggiungere Evian. A Ginevra sono previsti sit-in su tutti e sei i ponti sul lago che dividono la città, mentre in contemporanea ad Annemasse sarà bloccata la strada che porta a Evian. A Losanna, il tentativo sarà quello di impedire la partenza dei traghetti dal porto, mentre in progetto ci sarebbe anche un «acqua bloc», un'azione via lago. Tutto ciò fino alle 10, quando partirà il corteo
Oggi la marcia dei centomila a Ginevra Ieri tafferugli tra manifestanti e Psf: la polizia carica, salta la tavola rotonda con Attac ANGELO MASTRANDREA INVIATO AD ANNEMASSE E' passata da poco l'una del pomeriggio quando dai villaggi Intergalactique e Vaag un migliaio di persone improvvisa un corteo spontaneo alla volta del centro di Annemasse. In pochi ci fanno caso, visto il via vai continuo di persone tra i due accampamenti nel verde della periferia della cittadina a due passi dalla frontiera franco-svizzera, e le attività dei campi proseguono tranquillamente, tra forum e assemblee «di quartiere» (è così che sono organizzati entrambi i villaggi) che danno il segno di un altro mondo, possibilmente autogestito, che sognano le migliaia di ragazzi in tenda e sacco a pelo, spesso giovanissimi, che continuano ad arrivare alla spicciolata e in piccoli gruppi da ogni parte d'Europa. Fino all'altra sera, 7 mila persone erano alloggiate nel villaggio Intergalactique, ma già ieri a mezzogiorno erano quasi raddoppiati, dal gruppo di tedeschi arrivato da Lipsia con la cucina da campo a legna «Gulashkanone» utilizzata dai militari durante la seconda guerra mondiale e oggi passata dall'altra parte della barricata, a una carovana di baschi. In cinquemila invece tra il villaggio anarchico Vaag e il femminista Punto G: tra questi anche un gruppo di veterani Usa del Vietnam che oggi ripudiano la guerra. Ma l'obiettivo del corteo spontaneo questa volta è diverso: non gli «Otto casseurs di Evian», ma un «Forum per un'altra mondializzazione», una tavola rotonda organizzata dal Partito socialista francese, e alla quale è prevista la presenza del segretario Francois Hollande. Con lui l'ex ministro Elisabeth Guigou, l'ex primo ministro danese Paul Nyrup Rasmussen e soprattutto Susan George, vicepresidente di Attac Francia e intellettuale di punta del movimento antiglobalizzazione. Tra i manifestanti corre voce che Attac Francia abbia stipulato accordi sottobanco con la polizia per gestire la sicurezza durante la manifestazione transfrontaliera di questa mattina, e tra gli antiG8 evidentemente non tutti sono favorevoli a un servizio d'ordine, anche se pure nel corteo che partirà da Ginevra ce ne sarà uno messo in piedi dal Forum sociale lemanico. Fatto sta che, arrivati davanti alla sala «du chateau-rouge», i manifestanti vengono fermati dal servizio d'ordine del Partito socialista. Ne nasce qualche tafferuglio, saltano un paio di vetrate, finché arriva la polizia che respinge i manifestanti, ai quali si sono aggiunti un altro migliaio di persone che era a passeggio per la cittadina, a suon di bombe assordanti, lacrimogeni e gas urticanti. E così il corteo viene «accompagnato» fino al campeggio, mentre la tavola rotonda viene annullata.
Un episodio minore, ma che provoca una riunione d'urgenza degli organizzatori, a Ginevra per l'assemblea delle reti contro la guerra e un'altra dei movimenti sociali. Tema: come garantire la manifestazione unitaria odierna, alla quale sono attese decine di migliaia di persone, forse centomila, se il ritmo degli arrivi seguirà quello di ieri. Non facile, visto che sulla città svizzera convergeranno social forum e sindacati, ma anche «pink» e «black» alloggiati nel campeggio altromondialista di Losanna, nello stadio di Ginevra e nel Vaag di Annemasse. Dalla Francia partiranno invece partiti e sindacati francesi, associazioni ambientaliste e antiproibizionisti. Ad alimentare le preoccupazioni, la vociferata presenza di gruppi neofascisti, tanto che davanti alla «Maison des associations» a Ginevra già ieri mattina erano affissi appelli all'azione antifascista.
Il credito illegale degli otto grandi Il controvertice discute sul debito, da quello iracheno a quello brasiliano. Oggi arriva Lula ANTONIO TRICARICO ANNEMASSE Alla vigilia dell'apertura del vertice del G8 ad Evian e delle manifestazioni attese con tensione sui fronti svizzero e francese, si avviano verso la conclusione i vertici alternativi della società civile. Ad Annemasse in mattinata tiene banco un affollato seminario sull'emergenza Aids e la solidarietà nord-sud. Nel mondo sono ben 40 milioni le persone colpite dal virus, di cui il 95 per cento non ha ancora accesso ad alcun trattamento medico. Dei 3,3 miliardi di dollari per otto anni del Fondo globale per la salute su cui il G8 si è impegnato a Genova due anni fa, ignorando l'accorata richiesta per 13 miliardi delle Nazioni Unite, soltanto meno di due sono stati confermati e circa uno effettivamente sborsato. Briciole quelle date dai privati. Vittorio Agnoletto della Lila ammonisce che per il 2003 mancano già 1,3 miliardi, quando i pochi soldi donati sono sottratti all'aiuto allo sviluppo e ad altri interventi sanitari già programmati. Per tutti il rilancio di Bush per altri 15 miliardi di dollari previsto nei prossimi giorni sono solo parole ad uso dei media che prendono in giro chi muore di Aids. A Ginevra l'evento principale che affianca i tanti incontri dei movimenti sociali di strategia e preparazione per le manifestazioni di domenica è il tribunale sul debito nella struttura dell'Università Mail, che ricorda il bianco e freddo palazzo della Banca mondiale a Washington. L'evento è promosso dalla coalizione francese per la cancellazione del debito, Cadtm, e vede una folta presenza di relatori del sud del mondo, nonostante non abbia il formato di un vero e proprio tribunale, come i precedenti a Dakar e Porto Alegre. Alla richiesta di cancellazione della campagna Jubilee per 350 miliardi di dollari, il G8 a Colonia nel 1999 rispose con soli 110. Al 2003 di 60 miliardi impegnati, soltanto 34 sono stati cancellati.
Ma non può che tenere banco l'attualità della cancellazione del debito iracheno richiesto dalle forze di occupazione anglo-americane per sbloccare nuovi contratti petroliferi e prestiti delle istituzioni internazionali. Nonostante gli impegni del G7 delle finanze di metà maggio per una cancellazione ad hoc per i paesi a basso reddito da parte del Club di Parigi dei paesi creditori, in realtà non c'è ancora l'accordo con Russia, Francia e Germania, anche perché non si conosce bene l'ammontare del debito di Saddam, che continua ad essere occultato per evitare imbarazzi ai paesi del G8. «Gli americani con questa mossa ammettono che esiste un debito odioso ed a questo punto chiediamo che la legge valga per tutti, pur se questa cancellazione non giustificherà mai la guerra in Iraq», ricorda Gino Barsella di Sdebitarsi.
Shamali Guttal di Focus on the global south in Thailandia rilancia la «Dichiarazione di Jakarta» del movimento globale contro tutte le guerre che invita ad un attivo monitoraggio con missioni indipendenti sul campo della situazione in Iraq per prevenire il nuovo debito e chiama ad un boicottaggio anti-Usa il 4 luglio, giorno dell'indipendenza.
Alejandro Teitelbaum dell'associazione dei giuristi di Ginevra chiede però che si vada oltre i tribunali della società civile e la proposta viene raccolta da Charles Abraham di Jubilee Sud Africa che racconta come stia lavorando a casi legali contro ben 20 multinazionali che sfruttarono l'apartheid vicino a Johannesburg a danno dei 50.000 Kulumani.
Sorprendentemente la platea incalza il rappresentante dei Sem Terra brasiliani che riporta l'ambizioso programma sociale del presidente Lula. Alla richiesta di alcuni attivisti africani sul perché il Brasile continui a pagare il debito al Fondo monetario internazionale la risposta è un invito ad una «pazienza attiva» dei movimenti che devono sostenere ma anche essere di stimolo al governo. Proprio oggi all'apertura del vertice ufficiale ad Evian è atteso Lula e sembra che incontrerà anche spezzoni di movimenti sociali per conoscere i risultati dei vertici alternativi.
Come a Genova due anni fa, in serata Manu Chao preparerà alle marce i dimostranti in Annemasse mentre gli elicotteri che volteggiano minacciosi su Ginevra sono un brutto presagio per la domenica anti-G8.
|