martedi 10 parte Queer for peace, missione di pace gay lesbo trans in Palestina
Martedi 10 Giugno partirà il primo gruppo di Queer for peace alla volta di Gerusalemme per una missione di pace Gay e lesbica in Palestina. Scopo della missione il sostegno alle iniziative queer contro l'occupazione e il tentativo di inserire la lotta per l'autodeterminazione individuale per quanto riguarda il genere e l'orientamento sessuale nella più ampia battaglia per l'autodetereminazione del popolo palestinese. la missione si divide in due momenti: la visita dei territori occupati e gli incontri con esponenti della società civile palestinese (Bargouthi, Ashrawi, Tarazi ecc.) per discutere di omosessualità e della possibilità della creazione di un centro di riferimento per gay e lesbiche a Ramallah. E la partecipazione alla Pride parade di Gerusalemme con l'incontro delle varie realtà GLBT israeliane. Di seguito il testo del documento sintesi dell'incontro di Bologna del 17 Maggio. Altre info http://www.queerforpeace.org
Le soggettività glbtq del network internazionale queerforpeace, a partire dalla propria esperienza di disidentificazione da religioni, patrie,popoli, famiglie, etnie, ovvero di sottrazione alle retoriche e linguaggi di potere e alle tecniche/ dispositivi / apparati di costruzione di soggetti eterosociali disciplinati, si sentono implicate nella complessità del conflitto israelo-palestinese. Proprio laddove la militarizzazione delle società civili, il prevalere di identità nazionali, etniche e religiose è così forte, il portato delle nostre pratiche, del love without borders=amore senza confini, come sintetizza lo slogan del glbtq pride di Gerusalemme, suona più stridente e al contempo necessario. Stridente, perchè la posta in gioco è l'autodeterminazione di un popolo, e la costituzione per esso di uno Stato Palestinese. Necessario, perchè il movimento di liberazione sta nella dialettica concreta e storica, ma la eccede in una prospettiva di superamento. Che ne sarà dei gay palestinesi anche in uno stato libero? Che ne è delle lesbiche israeliane che non vivono a Tel Aviv? A partire dalla condanna dell'occupazione, che vediamo all'origine del conflitto, leggiamo la sua parabola storica, che ha visto la determinazione israeliana nel delegittimare le elites laiche, alla guida per decenni del movimento di liberazione palestinese, nell'operare lo sradicamento sistematico delle popolazioni, la demolizione delle case e delle infrastrutture. E dall'altra parte l'ovvio e inesorabile prevalere della miseria, della disperazione, la crescita del fondamentalismo. Fino all'emergere delle forme più estreme di annientamento cieco di sè e dell'altro, che fanno solo il gioco del più forte, in un conflitto asimmetrico, in cui dalla prima Intifada, i tanks si confrontano con ragazzini che lanciano pietre. Per questo rifiutiamo il tentativo di revisionismo e mistificazione che, sull'onda dell'11 settembre, tenta di presentare ogni forma di resistenza all'affermazione dell'impero come 'terrorismo' e, nello specifico, rifiutiamo la lettura retrospettiva del movimento di liberazione palestinese come terrorismo arabo fondamentalista. Senza road-map in tasca, andiamo in Palestina e Israele, per incontrare esponenti del dialogo di pace, ong, gruppi gay lesbici trans queers, per scambiarci esperienze e costruire relazioni. Per sostenere chi da una parte, in Israele, si scontra con una società militarizzata, religiosa e nazionalista; chi, in Palestina affronta ogni giorno l'invivibilità dell'occupazione militare che mantiene disoccupazione e schiacciamento su bisogni e strutture sociali primarie. Parteciperemo al secondo pride della storia di Gerusalemme per rimettere in gioco desideri e possibilità di futuro: porre fine all'occupazione, tornare alla linea verde, fermare la spirale di violenza. Stabilire quel confine, perchè, in futuro, possa essere l'amore a oltrepassarlo e non la volontà di dominio e annientamento dell'altro. Make love your only occupation!
www.queerforpeace.org
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