INDAGINE SULLA NATURA DEI RAPPORTI USA-UE E IL RUOLO TENDENZIALMENTE IMPERIALISTICO DELLA UE
La prima fase. Come la Nato organizza e dirige la militarizzazione funzionale dell'Europa.
Prospettive della Nato sulla politica comune europea di sicurezza e di difesa (European Security and Defence policy - ESDP) - documento ufficiale Nato AFS-NC46
Relativamente all'ESDP e il ruolo della NATO, è possibile considerare due aree principali di indagine:
1. Come la ESDP si è sviluppata sino alla sua configurazione attuale? 2. Quali conseguenze tale evoluzione comporta per la Nato?
1. Come la ESDP si è sviluppata sino alla sua configurazione attuale?
E' opportuno cominciare cercando di chiarire cosa si intende con ESDP. La creazione di una politica estera e di difesa comune (Common Foreign and Security Policy - CFSP) nel novembre del 1993 ha dato un grande impulso alla creazione di strutture autonome per la sicurezza europea. Comunque, la Unione dell'Europa Occidentale (UEO; Western European Union - WEU), a causa della scarsità di risorse, ha mancato di svilupparsi in un organizzazione militare significativa capace di possedere i requisiti necessari per una difesa autonoma europea. Molti anni di riflessione sulle strutture istituzionali della politica comune di difesa si sono rivelati infruttuosi, e fu solo con l'iniziativa franco-britannica di St. Malo nel dicembre del 1998 che il progetto ha ricevuto un effettivo impulso. Sebbene la Francia sia stata a lungo favorevole ad una credibile capacità di difesa comune europea, il governo Blair in Gran Bretagna stava marcando una differenza rispetto ai suoi predecessori nel promuovere un rafforzamento della sicurezza europea. L'approccio di Blair a questa problematica è un ottimo esempio del fatto che i leader nazionali europei possono ottimamente combinare i progetti di sicurezza e di difesa dell'Europa e del Patto Atlantico. La dichiarazione di St.Malo invocava lo sviluppo di 'una capacità autonoma di reazione militare, sostenuta da un credibile apparato militare', con cui la UE sarebbe stata capace di rispondere alle crisi internazionali.L'operazione delle forze alleate nella primavera del 1999 hanno dimostrato chiaramente che l'Europa era incapace di offrire un contributo significativo, sottolineando con ciò il bisogno di lavorare ancora per rendere credibile la dichiarazione di St. Malo. Come ha sottolineato il segretario generale della Nato Lord Robertson, in un discorso alla Chatham House di Londra il 29 gennaio 2001 in occasione della Conferenza su 'La globalizzazione dell'industria militare: implicazioni politiche per la Nato e l'Iniziativa di Difesa e sicurezza comune europea', i due eventi che hanno dato forza alla necessità europea di agire allo scopo di una autonoma capacità di difesa sono stati St.Malo ed il Kosovo:
"Una reale ed effettiva cooperazione in Europa nel settore della sicurezza è rimasto un miraggio per diversi anni. Tutto ciò è cambiato due anni fa, e i fattori ispiratori del cambiamento sono stati St. Malo e soprattutto il Kosovo. La campagna in Kosovo ha reso chiaro che scontiamo un evidente ritardo nella nostra capacità di difesa su scala transatlantica. Il Kosovo ci ha mostrato che abbiamo un problema di interoperabilità tra alleati della Nato".
E quindi continua sullo stesso tenore concludendo che l'Europa ha bisogno di rafforzare la sua capacità militare al fine di fornire una capacità di difesa e di reazione autonoma ma complementare alla Nato. E qui sta il punto cruciale della questione nella prospettiva della Nato: la ESDP deve essere complementare e non rivale all'alleanza atlantica. Avendo riconosciuto un bisogno urgente di progredire su questo punto, l'Europa ha cominciato in effetti a procedere in maniera costruttiva. Nel giugno del 1999 il consiglio europeo di Colonia ha prodotto un Rapporto sul rafforzamento della politica comune europea di difesa, che definisce finalità ed obiettivi di questa politica. Essenzialmente l'Unione europea aspira oggi a creare le strutture istituzionali e a munirsi della capacità militare necessaria, per soddisfare a tutti gli obiettivi del programma di Petersberg. Anche gli stati neutrali dell'Unione europea hanno recepito le istanze del rapporto, che è stato citato come il risultato più significativo prodotto dal vertice di Colonia.Sei mesi dopo, il Consiglio di Helsinki ha aggiunto nuove iniziative a quelle istituzionali. Ciò ha permesso di creare uno status riconosciuto e condiviso per una Forza di Reazione Rapida Europea (European Rapid Reaction Force - ERRF), i cui standard sono ben noti: 60.000 uomini di truppa, supporto aeronavale integrato, disponibilità di intervento in sessanta giorni, sostenibilità continuativa per un anno. Helsinki è stato seguito da Santa Maria di Feria nella primavera 2000 ed infine da Nizza nel dicembre 2000. Questi incontri fondamentali hanno dato un importante contributo nel creare una forza capace di dare espressione militare alle politiche europee di difesa comune. Nizza ha dato un impulso al ruolo di una potente Commissione politica e di sicurezza (Political and Security Committee - EUMC) - di livello politico e diplomatico - complementare alla Commissione militare dell'Unione europea (European Union Military Committee - EUMC) - di livello operativo e militare al Consiglio militare dell'Unione europea (European Union Military Staff EUMS), a livello di coordinamento - staff - operativo. L'11 giugno 2001 lo Staff militare dell'Unione europea EUMS, è stato dichiarato organismo permanente con le seguenti caratteristiche salienti ben messe in evidenza:
- l'EUMS è uno staff militare di 135 ufficiali comandante da un Generale. Il Direttore generale, anche noto come Capo dello staff, è un generale maggiore.
- L'EUMS fornirà all'Unione europea:
- il know how militare necessario per prendere decisioni con implicazioni militari potenziali. Fornirà all'unione europea la conoscenza militare richiesta sulla base delle risorse militari disponibili; - le indicazioni preliminari e i piani strategici per i cosiddetti programmi di Petersberg, che includono progetti umanitari e di indagine, di peacekeeping e di combattimento nella gestione delle crisi.
- L'Eums non si porrà in competizione con la Nato come è chiaro. Si consulterà strettamente con gli esperti militari della Nato e non svilupperà una capacità operativa separata dell'Unione europea. E' in corso una lavoro di definizione degli aspetti necessari per assicurare all'Unione europea un accesso assicurato alla capacità progettuale della Nato.
L'EUMS non è un quartier generale operativo, né prevede la creazione di un esercito europeo, né la istituzione di una forza di reazione rapida permanente. Una forza armata dell'Unione europea sarà organizzata solo in risposta a delle crisi e solo limitatamente alla durata di quella crisi. Le singole nazioni, compresa la Gran Bretagna, secondo le indicazioni dei parlamenti nazionali, se, quando, e come, contribuire alle truppe.
Anche le relazioni istituzionali con la Nato hanno fatto progressi, per esempio con la creazione di un consiglio di consultazione permanente, 3 volte per ciascuna presidenza dell'Unione. Il primo incontro del Consiglio militare Nato e del Consiglio militare dell'Unione europea (Military Council - MC) è avvenuto il 12 giugno 2001. Entrambi i MC si sono incontrati il 12 giugno per la prima volta, al quartier generale della Nato. Il capo del MC della Nato ha co-presieduto al primo incontro, che si è tenuto secondo le linee guida stabilite dalla Nato e dal Consiglio d'Europa. Esso mostra, tra le altre cose, che:
- l'Unione europea e la Nato hanno deciso di rafforzare e sviluppare la loro collaborazione nella gestione delle crisi militari sulla base di comuni valori, pariteticità ed in uno spirito di partenariato; - strumenti e modalità di questa collaborazione Nato-Ue dimostreranno che ciascuna organizzazione interagirà con l'altra su piano di parità e collaborazione. L'autonomia decisionale della Nato e della Ue sarà pienamente rispettata; - gli incontri tra i MC possono essere tenuti su richiesta di ciascuna delle due organizzazioni, con almeno un incontro per ciascun turno di presidenza dell'Ue.
La prima agenda si è focalizzata sullo scambio di informazioni tra le due organizzazioni. La Nato mette a disposizione le sue conoscenze e le sue capacità, a parte gli aspetti chiave dei lavori in corso al Comando della Nato, la futura Struttura Militare, e lo stato dei lavori dell'Iniziativa di difesa. La Ue mette a disposizione gli aspetti generali della sua politica di difesa e sicurezza comune, il suo programma politico ed operativo. Si è convenuto di tenere un nuovo incontro nell'autunno del 2001.
Ulteriori proposte riguardano:
- Contatti regolari Ue-Nato a livello di staff e di Commissioni militari - Procedure di consultazione reciproca - Meccanismo d'accesso alle capacità di pianificazione della Nato. Tutte queste iniziative obbligano la Nato ad un considerevole ammontare di lavoro al fine di venire incontro a siffatte esigenze.
Insomma, la Ue ha compiuto passi avanti considerevoli nel suo programma di creazione di una politica europea comune di sicurezza e di difesa effettiva per dare espressione militare concreta alla sua politica estera e di difesa comune. Il progetto i difesa e sicurezza comune dell'Ue ha preso le mosse dalla constatazione dell'inefficienza delle strutture della vecchia Ueo, per arrivare alla costituzione di istituzioni militari potenzialmente robuste, sia da punto di vista strettamente militare che politico, per sviluppare la propria capacità militare di reazione e di difesa. Ciò facendo, essa continua a portare avanti e rafforzare le sue relazioni con la Nato, e, naturalmente, ciò comporta delle conseguenze per la Nato e per l'alleanza nell'Europa occidentale: anche il recente direttorio franco-tedesco testimonia di un'accelerazione nel senso della costituzione di un nucleo direttore forte in grado di promuovere il nuovo modello di difesa su una base tendenzialmente imperialista.
2. Quali sono i compiti nuovi e le conseguenze per la Nato?
Con i progressi compiuti dall'Unione europea e la perenne ricerca dell'Europa di una capacità continentale di difesa, perché la ESDP non dovrebbe ricevere un caloroso benvenuto da parte della Nato? Alcune voci, come per esempio l'opposizione conservatrice in Gran Bretagna, temono che la ESDP provochi una frattura in seno alla coesione dell'alleanza atlantica. Questo non è il punto di vista della Nato. Infatti la Nato guarda con favore alla ESDP, e la sua posizione è stata chiaramente illustrata dal segretario generale dell'Alleanza atlantica e dal SACEUR, Generale Ralston, in numerosi discorsi ed articoli. L'aspetto comune alle loro affermazioni e' il bisogno di organizzare il rapporto Nato-Ue in modo da ottimizzare le risorse e evitare inutili duplicazioni e sovrapposizioni. In una intervista riportata dalla stampa internazionale (comparsa per la prima volta su Armed Forces journal International June 2001 p. 44) il generale Ralston ha illustrato quelli che considera i punti salienti del problema secondo la prospettiva della Nato:
- Rapporti tra la Nato e la Ue:
"Non disponiamo ancora di tutti i collegamenti di cui abbiamo bisogno. Ci sono ancora interessi e compiti legittimi che devono essere risolti", per esempio si deve considerare la posizione della Turchia che e' un membro della Nato non appartenente all'Unione Europea ma ammesso alle riunioni del Consiglio come osservatore, e che ha espresso delle riserve riguardo alle relazioni tra i meccanismo della Politica estera e di difesa comune e gli interessi relativi alla sua sicurezza nazionale.
Il governo turco ha chiarito queste posizioni in alcuni commenti pubblici, come quello del ministro della difesa Cakmakoglu, in un intervista su Reuters del 9 febbraio 2001, in cui afferma che 'non siamo contrari al progetto, ma non possiamo dire che sarebbe una disfatta se esso non si realizza' e ancora che 'se i nostri alleati ci metteranno seriamente alla prova, commetteranno un grave errore'. Avendo offerto all'alleanza fino a 5000 uomini di truppa la Turchia vuole effettivamente un ruolo decisivo nella progettazione, esercitazione ed operazione. Essa è concentrata su tutte quelle operazioni che potenzialmente potrebbero coinvolgere Cipro e la Grecia. Inoltre la posizione geostrategica della Turchia la espone ad una serie di casi in cui potenzialmente essa potrebbe essere implicata in operazioni condotte dalla Unione europea.
- Forza di reazione europea:
"Io certamente sostengo ciò che la Ue sta cercando di fare, purché sia fatto senza duplicare i meccanismo progettuali della Nato". Infatti la Nato percepisce come un effettivo pericolo la duplicazione della capacità progettuale, nella misura in cui questa implica una progettualità che prescinda da forme di indirizzo o consultazione con la Nato medesima. Dietro il livello operativo militare ci sono infatti le decisioni politiche che devono essere prese. Se i responsabili delle decisioni politiche della Nato e della Ue operano su piani di intervento differenti - o se essi non si danno alcun meccanismo di coordinamento delle loro rispettive posizioni - il potenziale di conflittualità delle decisioni e di incoerenza e inefficacia degli scopi dell'operazione, cresce notevolmente. La maniera più semplice ed efficace di assicurare il necessario coordinamento in tempo di crisi è di avere accesso allo stesso tipo di fonti e di decisioni.
- Forza di reazione rapida europea:
"Se si guarda agli scenari previsti per la ERRF e' difficile immaginare che essa possa fare alcunché senza la sorveglianza ed il supporto della Nato". Questo è un aspetto che è necessario approfondire dal momento che serve ad illustrare alcuni dei punti del progetto.
Se il Kosovo contribuisse a dare un impulso al lavoro di creazione di una forza militare capace dell'Unione europea, lo potrebbe fare solo passando attraverso l'incremento delle risorse, delle capacità e dei finanziamenti. Il progetto di Helsinki ha condotto alla Conferenza di Bruxelles del novembre 2001, sulle risorse militari da commissionare agli stati membri. In teoria, le risorse militari commissionate ai paesi membri ai fini della costituzione di una forza di intervento rapido consistono di: 100000 uomini di truppa, 400 aerei da combattimento e 100 unità navali. In pratica, rimane la questione di se la ERRF si munirà di un equipaggiamento appropriato e riuscirà a raggiungere i requisiti richiesti dal progetto di Petersberg. Dopo il vertice di Nizza, il rapporto della presidenza dell'Unione sull'ESDP ha chiaramente indicato che l'Unione europea riconosce la sua inadeguatezza quanto a capacità di costituzione autonoma di una forza di reazione rapida, almeno per il momento. Il segretario generale della Nato ha sottolineato questo aspetto nel suo discorso:
"Oggi l'Europa semplicemente non ha la capacità di cui abbisogna per essere un attore realmente efficace nel campo della sicurezza, sia per le operazioni della Nato, che per quelle della stessa Ue. Il fatto è che una dimensione di difesa comune europea non potrà realizzarsi con le strutture militari attuali e con il presente budget".
In conclusione l'identificazione del bisogno di far giungere ad incontro il bisogno teorico con la capacità effettiva di realizzazione ha trovato un eco nel rapporto di Alistair J.K. Shepherd che ha detto che il problema maggiore è la mancanza di capacità militare per sostenere anche la più modesta delle missioni militari, donde la necessità dell'accelerazione impressa dal direttorio franco-tedesco sulla questione 'riarmo europeo'. Questo aspetto, unito alla radicalizzazione della politica imperialistica unilateralista dell'Amministrazione neocon di Bush ha contribuito ad accelerare l'evoluzione del quadro e a riproporre l'antagonismo, precedentemente non ancora espressamente manifesto, tra Usa e Ue.
La seconda fase. Come l'iniziativa franco-tedesca accelera il processo di riarmo europeo
Riunendosi a quattro, il 29 aprile 2003, Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo sperano di accelerare l'Europa militare. Si ispirano alla procedura seguita per l'euro: i paesi che volevano aderire lo facevano, gli altri avrebbero potuto farlo più tardi. Nel novembre 2002, i ministri degli Affari esteri Fischer (Germania) e De Villepin (Francia) ha sottoposto alla Convenzione europea di Giscard d'Estaing una proposta comune nel campo della politica europea di sicurezza e di difesa. Propongono di introdurre un passaggio su "la solidarietà e la sicurezza comune" nella nuova versione del Trattato europeo.
"Quelli che la desiderano devono avere la possibilità di cooperare. Ciò permetterebbe ad un gruppo di stati membri di mettere a punto una cooperazione aperta al resto degli Stati membri, addirittura all'unione nel suo insieme." Vogliono così aggirare le divergenze, particolarmente del Gran Bretagna, a proposito della realizzazione di un esercito europeo.
Fin dal capovolgimento dell'URSS, la Germania e la Francia hanno spinto per un esercito europeo. Per la Germania, si tratta di dotarsi di un potenziale militare ivi compreso quello nucleare grazie alla bomba francese, capace di intervenire al livello mondiale. Per ritornare una potenza militare mondiale, la Germania deve sventolare la bandiera europea. Il ministro Fischer sa molto bene che l'egemonia tedesca suscita delle paure in Europa:
"L'impero di Bismarck è fallito perché le élite politiche tedesche dell'epoca non avevano compreso che la situazione geopolitica della Germania esigeva una strategia che mettesse avanti il legame tra gli interessi tedeschi ed europei. Dobbiamo fare coincidere i nostri interessi con quelli europei."
L'asse Francia-Germania-Belgio-Lussemburgo pretende che la creazione di un esercito europeo è necessaria per fare contrappeso alla volontà egemonica americana. Verhofstadt:
"L'unione europea gode nel mondo di una fama più moderata che gli Stati Uniti. L'Europa è rappresentata come un esempio di cooperazione multilaterale. È chiamata per mediare e pacificare nell'ambito di conflitti complessi. L'Europa è vista come un continente sensibile alle sfide sociali ed ecologiche." I promotori dell'esercito europeo pretendono che questo esercito interverrebbe solamente per missioni umanitarie o di evacuazione di cittadini residenti all'estero; per missioni di mantenimento della pace; di missioni forza di combattimento per la gestione delle crisi, ivi comprese le operazioni di ristabilimento della pace. Si tratta veramente di questo?
Nessuno documento europeo, parla di difendersi verso un eventuale aggressore. Invece, fin da settembre 1991, dopo la prima Guerra del Golfo, la Tavola Rotonda Europea, organizzazione del grande capitale europeo, ha spiegato perché occorre questo esercito: "L'Europa aveva degli interessi in gioco nel Golfo, e delle idee su ciò che conveniva fare. Ma quando c'è stato il ricorso alla forza, l'Europa non disponeva né dei meccanismi decisionali, né dei mezzi che gli avrebbero permesso di intervenire". Secondo il commissario europeo al Commercio, Pascal Lamy, l'esercito europeo è all'ordine del giorno perché
"la rivalità tra i due insiemi atlantici si evidenzia. (...) Un'unione economica che si afferma sempre più come un'unione politica fino a dotarsi di una unica politica estera e il primo nocciolo esercito comune, offre una politica sicura ed effettiva per sostenere l'espansione dei suoi gruppi industriali, finanziari e di servizi. (...) È un bene per i grandi gruppi potersi avvalere di un potere in grado di mobilitare la violenza legale."
Basta guardare questo primo nucleo di un esercito comune che è la "Rapid reaction Force" (Forza di reazione rapida). Questa truppa potrà contare fino a 60.000 uomini al momento di un intervento. Fin da questo anno, potranno agire in un raggio di 4.000 km intorno a Bruxelles. Ciò corrisponde, salvo per l'Africa, alle quattro zone di intervento menzionato in una nota di precedenze della presidenza belga dell'unione europea: la Russia, l'Africa dei grandi laghi, i Balcani ed il Medio Oriente. L'Europa dell'est va a servire da base industriale verso la quale delocalizzare le multinazionale europee. Il Magreb funge come base eventuale di ricambio. Il Medio Oriente detiene i due terzi delle riserve petrolifere ed un terzo di queste di gas. La Russia detiene importanti materie prime ed un arsenale militare e nucleare ancora importante. L'Africa centrale dispone infine, anche di materie prime indispensabili come il petrolio, il gas, il rame, l'uranio. Anche là dei conflitti sono latenti con gli USA (Congo, Costa d'Avorio, Angola.).
L'esercito europeo sarà un esercito di aggressione professionale. Verhofstadt: "avremo bisogno di meno di soldati ma nettamente meglio addestrati ed altamente specializzati."
Gli eserciti di coscrizione non sono efficaci per le guerre di intervento all'estero. Un rapporto sulla soppressione della coscrizione in Francia lo ricorda:
"Solo le nostre formazioni totalmente o largamente professionali - la legione straniera - possono essere realmente disponibili per le operazioni esterne: quelle che, precisamente, sono previste per i 20 anni a venire. La Gran Bretagna ha abolito fin da 1963 la coscrizione. Le sue forze armate, molto addestrate e particolarmente efficaci, contano solamente 237.000 uomini. Contro 501.000 in Francia. Ora, la Francia prova tutte le difficoltà del mondo per mandare più di dieci uomini su un fronte esterno, nel Golfo, come in Bosnia. Invia dunque forze composte di professionisti agguerriti".
L'euro-esercito è anche una grande ristrutturazione degli eserciti nazionali per raggiungere l'esercito US sul piano della tecnologia e dell'efficacia. L'esercito Usa spende il 38% del suo bilancio per il personale ed il 24% per l'acquisto di armi. L'Ue spende il 63% in personale e solo il 13% in armi. La costruzione dell'Europa militare rafforza la militarizzazione dell'economia. Da più di cinque anni, i dirigenti europei stanno mettendo in piedi un'industria militare europea, concentrata in alcuni grandi gruppi. Da un lato, l'European Aeronautic, Defence and Space Company (EADS che controlla Aerobus, Eurocopter, Eurofighter, Arianespace, Astrium e Dassault). Dall'altro, BAe Systems, prima ditta mondiale di difesa.
Questo complesso militare-industriale spinge all'aumento degli investimenti militari a scapito di quelli civili. L'esercito europeo esigerà un aumento dei bilanci militari. Chirac ha chiesto anche di esentare il bilancio della Difesa dai criteri di Maastricht che limitano il deficit di bilancio. Un esercito imperialistico europeo aumenterà il pericolo di una grande guerra mondiale. Più sarà capace di fare degli interventi all'estero, più offrirà la possibilità all'unione europea di difendere le sue zone di influenza contro gli eventuali concorrenti. E ciò potrebbe condurre a conflitti molto estesi, come hanno mostrato le due precedenti guerre mondiali.
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