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http://italy.indymedia.org/news/2004/03/498843.php Nascondi i commenti.

Piazza Fontana: Zorzi, Maggi e Rognoni assolti
by dal corriere Friday, Mar. 12, 2004 at 6:38 PM mail:

La sentenza dell'appello, in primo grado avevano avuto l'ergastolo. Per non aver commesso il fatto. Pena ridotta da tre anni a uno per Tringali per favoreggiamento. Parte civile: «Sorprendente».

Piazza Fontana: Zorz...
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I tre imputati principali della strage di piazza Fontana (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni) sono stati assolti per non aver commesso il fatto. In primo grado erano stati condannati all'ergastolo. Ridotta la pena da tre anni di reclusione a uno per Stefano Tringali, accusato di favoreggiamento, con sospensione condizionale della pena. Revocata inoltre l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Zorzi in relazione al reato di strage. Viene revocato anche l’obbligo di dimora a Maggi. Tra 30 giorni i giudici depositeranno le motivazioni della sentenza.
Il sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale ha preannunciato il ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione di Zorzi, Maggi e Rognoni.

PARTE CIVILE: SENTENZA SORPRENDENTE - «Non pensavo che la Corte, che pure ha seguito accuratamente il processo verificando quanto fossero falsi i testimoni della difesa, potesse arrivare a un verdetto di non colpevolezza». Lo dice l’avvocato di parte civile Federico Sinicato commentando la sentenza con cui la Corte d’assise d’appello di Milano. «Leggeremo le motivazioni per vedere quali percorsi logici hanno portato a questa sentenza, ma si tratta di percorsi che io ritengo comunque incompatibili con le risultanze processuali».
«La corte ha giudicato sui fatti e non sulle ideologie già condannate del resto dalla storia», ha commentato di Benedetto Tusa, difensore di Rognoni. «Esiste ancora uno Stato di diritto e questa sentenza è la prova che si può giudicare le persone in base ai fatti e non in base alle loro posizioni politiche».

«NON HO PIÙ FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA» - «Non ho più fiducia nella giustizia e soprattutto non ho parole». Carlo Arnoldi, figlio di una delle vittime di piazza Fontana: «Quanti processi abbiamo visto finire in questo modo? Come si fa ancora a credere in qualche cosa? Come faccio adesso a telefonare a mia madre che attendeva una buona notizia? Dopo 35 anni evidentemente non si può avere giustizia. Ma io non penso a ragioni tecniche, protendo più per ragioni politiche».

MAGGI: «SEMPRE STATO INNOCENTE» - «Ho paura ad alzarmi per l'emozione». Carlo Maria Maggi, che è sotto processo anche per la strage di piazza della Loggia a Brescia, dalla sua casa a Venezia quasi non ci crede. «La condanna di primo grado è stata vergognosa. Io sono sempre stato assolutamente innocente. piazza Fontana non sapevo nemmeno dov'era: a Milano ci sono venuto solo per il processo».

ANARCHICI: INACCETTABILE - «È una sentenza inaccettabile, assurda perché vuole cancellare anche la memoria storica radicata nelle coscienze democratiche», ha riferito Mauro Decortes, portavoce del circolo anarchico di Milano Ponte della Ghisolfa. «Una storia così evidente che viene chiusa con questa ingiustizia rientra in quella che è sempre stata la strategia della tensione. Per noi resta che Valpreda era innocente e che la strage è di Stato».

«QUADRO SOLIDISSIMO» - Nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici avevano scritto che «il quadro delle prove è solidissimo», dando prova di credere alle accuse dei principali pentiti: Digilio e Siciliano. Secondo la prima sentenza, la strage (17 morti e 88 feriti) del 12 dicembre 1969 alla Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano sarebbe stata ideata da Delfo Zorzi (da anni emigrato in Giappone dove ha preso anche la nazionalità) anche se non c'era la prova che avesse depositato materialmente la bomba nella banca.

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12 DICEMBRE 1969
by Nja Friday, Mar. 12, 2004 at 7:26 PM mail:

12 DICEMBRE 1969...
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12 DICEMBRE - Strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano a "Piazza Fontana". Una bomba innescata con un timer dentro una cassetta di metallo messa poi dentro una cartella, piazzata nel centro del salone affollato di clienti, deflagra, uccidendo 16 persone e ferendone altre 90.
L'atto terroristico avviene alle 16,37 a Milano; un'altra valigetta con un'altra carica inesplosa viene ritrovata alla Banca Commerciale di Piazza della Scala; mentre a Roma contemporaneamente una bomba scoppia alla Banca Naz. del lavoro in via Veneto, provocando 16 feriti; un'altra sull'Altare della Patria, e un'altra ancora al Museo del Risorgimento. L'emozione, lo sdegno e l'angoscia attanaglia tutto il Paese. Siamo nell'anarchia o davanti a un progetto destabilizzante? Non lo sapremo neppure dopo oltre trenta anni.

13 DICEMBRE - Sono solo passate 24 ore dall'esplosione. FORLANI, l'uomo nuovo della DC appena eletto segretario, ha già delle certezze, e dal giornale della DC, Il Popolo, è lui a indicare a tutti gli uomini politici la direzione da prendere "Dopo questa tragedia è grottesca la pretesa che uno stato democratico debba limitare la propria presenza e le forze di polizia".
Sono frasi che dichiarano una "guerra", e se in giro c'erano delle teste calde, queste diventarono bollenti. Ma sembra anche un rimprovero fatto a qualcuno, come vedremo più avanti.

In questa circostanza, in questa strage, tutti espressero le loro opinioni, sotto l'emotivita' del momento, pochi indagarono (nemmeno riflettendo) seriamente, e commisero molti errori forse in buona fede o per ignoranza della materia; e quindi le indagini se mai ve ne furono di serie (per le motivazioni che diremo sotto) non scoprirono nulla.

Anche le indagini piu' banali. Come quella dell'esplosivo usato dai presunti inquinati servizi segreti ritenuti i responsabili. Secondo la tesi di vari gruppi di estrema sinistra, gli anarchici non c'entravano per nulla, ma erano alcuni apparati dello Stato (di destra, dissero) deviati con qualche burattinaio a guidare gli stragisti (di estrema destra) per scuotere la borghesia e provocare delle sterzate autoritarie, golpistiche, con a capo dei colonnelli, come in Grecia.

Ma questo lo pensava anche la stessa destra (parlamentare o no), e intuì che gli anarchici arrestati non c'entravano proprio per nulla, e nemmeno la vera sinistra extraparlamentare. Ai vertice degli organismi d'indagine (della vecchia destra storica, quella d'anteguerra) venne anche il dubbio (ma anche la certezza) e nello stesso tempo il panico che erano stati gli estremisti ribelli di quella estrema destra impazzita, le irriducibile teste calde che giocavano con il fuoco, con le bombe da medioevo, e che operando così da scellerati non stavano di sicuro facendo un favore alla destra.
Per non far ricadere sulla destra le responsabilità e bloccare così la progressiva crescita elettorale del MSI, alcuni ai vertici vollero con mille sotterfugi depistare e trovare dei colpevoli. Questi, prima furono gli anarchici, bombaroli di vocazione (ma nell'otto- novecento!), poi si parlo' di sinistra, poi estrema sinistra, dopo due anni di destra poi di estrema destra, dopo quattro anni si parlò di servizi segreti italiani (ma quali?), dopo dieci anni di quelli russi, dopo venti anni di americani (con la gelignite?), e dopo altri trenta anni , arrivati al 2000, non si sa ancora nulla.

Negli esecutori ci potevano essere invece tutti; elementi di estrema destra, di estrema sinistra, maoisti, anarchici, riuniti in una grande melma ideologica inculcata da "professori" che più che politicizzare le menti di alcuni giovani le plagiavano per formare una associazione a delinquere (teppisti) visti gli sviluppi e gli obiettivi che scelsero, che con la politica nazionale (con la nuova realtà del Paese - allo sbando, i politici ma non gli italiani) e con quella internazionale avevano nulla a che vedere perchè c'erano sul fuoco altre pentole che bollivano e l'Italia negli anni '70 non era nello scacchiere internazionale un grosso problema. Non era nulla!
Ma soffermiamoci anche sul vero e proprio attentato.

Un esperto di esplosivi non avrebbe avuto il minimo dubbio che si trattava di bombaroli improvvisati. I vari flop che fecero pochi giorni prima a Trieste, Gorizia, Milano, Roma come prove generali, erano chiaramente non solo prove di fallimento per incapacità, ma erano indicazioni che confermavano che in certi gruppi albergava una stupidità perfino suicida. Non c'era di sicuro un'alta regia.

Chi è un esperto di esplosivi e prepara migliaia di cariche con centinaia di tecniche per gli impieghi più diversi (chi scrive è un competente!) lo fa con la massima sicurezza che queste manipolazioni richiedono. Non fallisce una sola volta (lo sbaglio non è un semplice errore ma è un suicidio): ma è anche certo che non adopera gelignite! Esplosivi che nessuno con un po' di esperienza oserebbe toccare. Sono esplosivi estremamente delicati da maneggiare, da trasportare e da usare. Li fabbricavano nel 1880, e dalle prime descrizioni che ne fecero i giornali (ma bastava vedere la fotografia per capire ad un occhio esperto di esplosivi) sia delle cariche scoppiate che di quelle inesplose, che si trattava di gelignite. Un esplosivo non comune, nemmeno piu' in circolazione da anni.

E' un esplosivo che supera in potenza la dinamite e il Tnt (trinitrotoluene). Ha una caratteristica, che resiste all'acqua; veniva una volta impiegato in operazioni sottomarine, da competenti però. Questo semplice toluene fu impiegato nella prima e seconda guerra mondiale per carenza di trinitro, ma non di rado le navi saltavano in aria con questi esplosivi a bordo; l'ultima fu la Texas city nel 1947 in tempo di pace (quelle saltate in tempo di guerra nemmeno si contano - si tace). Da allora fu messo non solo al bando e non più usato, ma distrutto, perchè averlo in deposito è come avere perennemente una tanica di benzina vicino alla stufa accesa. E la stufa per la gelignite è l'umidità dell'aria, perfino una piccola variazione termica ambientale. Portandola da Milano a Roma, o da Venezia a Milano, lo sbalzo termico può benissimo farla esplodere.

La gelignite ha una notevole sensibilità al calore, agli urti e allo sfregamento, quindi per l'alto rischio di manipolazione nel trasporto e impiego non venne più usata. E nemmeno conservata perchè la reazione autocatalitica viene accelerata dagli stessi ossidi d'azoto prodotti per decomposizione, diventa quindi pericolosa: sia per la sua sensibilità e sia per la sua instabilità chimica. Essendo miscugli fatti col 92-94% di nitroglicerina, sola o mista al nitroglicol e alla nitrocellulosa, anche con piccole variazione di temperatura ambiente, l'esplosivo subito trasuda e presenta la pericolosità propria della nitroglicerina. La gelignite ha infatti per la sua composizione il grande difetto di assorbire umidità dall'aria che fa accelerare ancora di più l'instabilità chimica. Si salta cioe' in aria. Al più blando ma sicuro TNT la potenza della gelignite è però di molto superiore e devastante, come fu quella di Piazza Fontana. Bastava vedere la fotografia sui giornali per capire di che tipo di esplosivo si trattava, almeno per chi ha l'occhio abituato a vedere gli effetti di migliaia di ordigni in qualsiasi ambiente vengano impiegati.

Insomma chi adoperava questi esplosivi, non era un esperto, non conosceva la pericolosità del materiale, ne' sapeva come usarlo. Da escludere quindi che apparati dello Stato avessero impiegato o fornito tale materiale. Si può pensare una sola cosa, a un groviglio melmoso dove rimasero impantanati degli sprovveduti ragazzini col delirio di potenza, ma molto ignoranti. Perfino Feltrinelli in seguito pagherà cara questa negligenza, che ricorda i cacciatori di frodo sulle coste marine, dove ogni tanto qualcuno ci lascia o le mani o le penne (per ignoranza).

15 DICEMBRE - Due giorni dopo viene arrestato GIUSEPPE PINELLI un anarchico, di professione ferroviere, con l'accusa di essere lui l'autore della strage. Con lui viene arrestato anche un altro anarchico PIETRO VALPREDA, un ballerino, con la stessa accusa di essere l'esecutore materiale della strage. Unico indizio per incolpare Pinelli il fantomatico riconoscimento di un tassista che gli aveva dato un passaggio e che lo aveva atteso all'angolo.
In seguito Valpreda dopo tre anni di carcere, risulterà del tutto estraneo. Ma il dramma è appena all'inizio, infatti il....

16 DICEMBRE . ....Pinelli in circostanze che non sono mai state chiarite del tutto, cade dal quarto piano e si sfracella nel cortile interno della Questura, dove stava sostenendo un interrogatorio con il commissario LUIGI CALABRESE.

A Roma stessa retata: 14 anarchici al circolo XXII marzo; viene arrestato MARIO MERLINO, che in seguito (nel '79) sarà non solo scagionato ma risulterà essere dentro nei circoli estremisti come un infiltrato dei servizi segreti. (cosa avrebbe dovuto fare secondo gli accusatori, portare sul bavero il distintivo "sono un infiltrato"?)

Giorgio Zicari sul Corriere del resto aveva indicato la pista degli anarchici, poi dopo cinque anni ammetterà in una intervista di aver collaborato col Sid; il giornale lo licenzierà (chissà poi perchè, il Sid non era il KKK)

La morte di Pinelli avvenuta in questa circostanza, il questore Guida, ha precisato essere stato un suicidio, dopo che erano state trovate prove schiaccianti contro di lui (che in seguito non furono mai dimostrate) provoca prima una denuncia dei parenti di Pinelli, poi fa nascere un forte sospetto che diventa un'aperta accusa fatta dagli ambienti dell'estrema sinistra; cioè che la morte di Pinelli non era un suicidio ma un assassinio di Stato per far ricadere la colpa sugli anarchici e quindi concludere in fretta le indagini che secondo alcuni invece dovevano essere indirizzate verso la destra. Insomma il responsabile della morte di Pinelli, fu indicato nello stesso Calabresi.

Contro il funzionario si scatena tutta la stampa dell'estrema sinistra, e soprattutto quella di Lotta Continua di Sofri. Il giornale esprime una opinione "molto diffusa" nella sinistra, e accusa il commissario Calabresi di avere ucciso Pinelli scaraventandolo dalla finestra. Ma siamo solo alle prime battute. Nell'agosto '71, la Procura della Repubblica invia due avvisi di reato per la morte di Pinelli a Calabresi e al questore Allegra dell'ufficio politico della Questura di Milano e a tutti i presenti in quella famosa stanza durante l'interrogatorio dell'anarchico. La campagna dei colpevolisti contro Calabresi diventa rovente, vengono fatte anche delle manifestazioni ostili; fino al momento in cui il 17 maggio 1972 il commissario verrà assassinato sull'uscio di casa.

Dopo molti anni, 19, nel 1988, un pentito del commando LEONARDO MARINO, con delle dichiarazioni spontanee indicherà i nomi e si autoaccuserà lui stesso di questa "esecuzione" e farà incriminare come mandante dell'assassinio ADRIANO SOFRI, che sarà processato e condannato insieme a Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani il 2 maggio del 1990. (ne riparleremo - processo ancora in corso)

21 DICEMBRE - Dopo quattro mesi di lotte, scioperi, vertenze, occupazioni, e manifestazioni non sempre tenute sotto controllo come abbiamo visto in questi lunghi mesi, finalmente il giorno 8 novembre era stato firmato il contratto degli edili; il 7 dicembre quello dei lavoratori dell'industria chimica; e in questo 21 viene firmato il contratto nazionale tra sindacati metalmeccanici e la Confindustria dove si stabilisce aumenti salariali uguali per tutti, un limite agli straordinari, diritti di assemblea sindacale, 40 ore di lavoro e si riducono le differenze fra operai e impiegati su alcuni aspetti della sanita'. Inoltre si è ottenuto la scuola materna statale per tutti.

Ma la conquista maggiore era già avvenuta come abbiamo letto, il giorno prima della strage di Piazza Fontana: l'11 dicembre, quando il Senato aveva approvato l'importante Statuto dei diritti dei lavoratori (la Camera la voterà il 14 maggio del prossimo anno).

Un buon risultato dei sindacati che questa volta molto compatti (CISL, UIL e CGIL) sono riusciti a far accogliere dal ministro del lavoro Donat Cattin, le richieste da loro avanzate. E' un regalo di Natale che mette fine all'"autunno caldo". Ma ormai le grandi fabbriche sono in crisi, alcune si sono date "ammalate di debiti", altre hanno portato i capitali all'estero, altre sono fallite, e quelle importanti che una volta erano trainanti nell'indotto, stanno cambiando le loro strutture aumentando gli investimenti sulla tecnologia, o si insediano in zone a bassa tensione sociale, cioè stanno uscendo dai cancelli verso la provincia e emigrando verso altre regioni.

Anche nel commerciale le aziende stanno decentrandosi con strutture indipendenti (concessionarie autonome). Nella produzione, le grandi, per accessori e parti staccate ricorrono all'esterno, a una moltitudine di piccole aziende (subfornitori) a conduzione familiare che lavorano a basso costo di manodopera, con un alta evasione fiscale, ignorando gli oneri sociali e previdenziali e quindi con nessuna (per molti anni) conflittualità sindacale all'interno; e molti fanno lavorare in nero senza avere quelle mille difficoltà in cui si dibattono le grandi imprese; e spesso non rispettando nessuna norma di protezione dei lavoratori che impiegano.

Altro vantaggio è che nascendo queste piccole imprese in zone a forte tradizione contadina -ora in declino a causa della meccanizzazione ma soprattutto perchè emarginata da decenni e secoli- il facile reclutamento di personale in loco consente di avere a costi molto bassi la manodopera.

E' la Terza Italia che sta nascendo e la crisi del 1968 e del 1969 nelle grandi imprese è la fortuna delle piccole imprese che si stanno mobilitando in tutto il Paese trasformandolo completamente. Un'altra Italia. Per alcune zone non sta finendo un decennio, sta iniziando un nuovo secolo, perfino una nuova era. E' in atto una grande mutazione ambientale, economica e sociale. In 30 anni nel Veneto le aziende diventeranno pari come numero a quelle aperte in venti secoli, altrettanto i fabbricati di ogni genere costruiti, saranno pari a quelli realizzati in 2000 anni. Lo stesso fenomeno in molte altre località del Paese.

Termina comunque un anno critico. Ma ne inizia un altro inquietante che purtroppo non sarà isolato, ne seguiranno e sempre in escalation altri dieci di anni; il decennio più oscuro d'Italia. Oscuro per molti.

DA:http://www.cronologia.it/storia/a1969f.htm

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ancora su Piazza Fontana
by un po' di storia Friday, Mar. 12, 2004 at 7:44 PM mail:

12 DICEMBRE 1969

MILANO
- Ore 16,30. Piazza Fontana. Banca Nazionale dell'Agricoltura: 16 morti, 84 feriti.
- Ore 16,25. Piazza della Scala. Banca Commerciale Italiana. (L'attentato fu sventato)

ROMA
- Ore 16,45. Banca Nazionale dei Lavoro.
- Ore 17,22 . Altare della Patria: 4 feriti.
- Ore 17,30. Altare della Patria. Museo del Risorgimento.

Scatta subito la caccia agli anarchici e ai militanti della sinistra estrema: 84 i fermati.
E’ una pista preconfezionata.
Tra i primi a finire nel mirino della questura milanese diretta da Marcello Guida è il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli. Interrogato dal commissario Luigi Calabresi, funzionario dell’ufficio politico, Pinelli viene trattenuto per tre giorni, senza che nessuna accusa gli venga mossa.

15 dicembre 1969: Giuseppe Pinelli precipita da una finestra al terzo piano della questura di Milano, in via Fatebenefratelli. La versione ufficiale parla di suicidio: in preda allo sconforto per la strage commessa dai suoi compagni si sarebbe lanciato, gridando “viva l’anarchia”.
E’ una tragica, quanto vergognosa, montatura.
I quattro poliziotti e il capitano dei carabinieri Lo Grano, presenti nella stanza dell’interrogatorio al momento della morte del ferroviere, verranno indagati per omicidio colposo. Un procedimento penale per omicidio volontario verrà in seguito aperto a loro carico.
A seguito di una campagna di stampa condotta da diversi giornali e dall’organizzazione della nuova sinistra Lotta continua, finirà sotto inchiesta anche il commissario Calabresi che però non si trovava nella stanza della morte. Si arriverà anche all’esumazione della salma di Pinelli. Tutti gli imputati verranno poi prosciolti nel 1975, perché "il fatto non sussiste".
Intanto gli inquirenti continuano a seguire la pista anarchica.

16 dicembre 1969: viene arrestato Pietro Valpreda appartenente al gruppo 22 Marzo, il quale viene accusato di essere l’esecutore materiale della strage. La conferma di tali accuse è data da un tassista, Cornelio Rolandi il quale racconta di aver portato Valpreda il 12 dicembre sul luogo della strage.

Mentre si prosegue ad indagare negli ambienti anarchici, si scopre che le borse utilizzate per contenere l’esplosivo sono state acquistate a Padova e che il timer dell’ordigno proviene da Treviso. Da questi indizi si arriverà dopo più di un anno ad indagare anche negli ambienti di eversione nera.
I primi neofascisti ad essere individuati come coinvolti nell’attentato sono Franco Freda e Giovanni Ventura.
Adesso la pista che si segue è quella nera, e l’indagine coinvolge nuovi personaggi come Guido Giannettini appartenente al Sid, esperto e studioso di tecniche militari. Il suo nome viene coinvolto nelle indagini dopo le dichiarazioni di Lorenzon, un professore di Treviso, amico di Giovanni Ventura, il quale riferisce al giudice Calogero alcune confidenze fattegli da Ventura circa gli attentati dinamitardi avvenuti i quel periodo.
Lorenzon prende questa iniziativa il 15 dicembre ‘69, giorno in cui si reca dall’avvocato Steccarella, a Vittorio Veneto, dove stende un memoriale che poi verrà consegnato alla magistratura.


PRIMA E SECONDA ISTRUTTORIA: Milano e Roma
Il Presidente della Corte di Assise di Roma, Falco, in una lettera al Presidente del Tribunale, sollecitava la fissazione del processo per la strage di Piazza Fontana preoccupato per la "moria dei testimoni"; infatti agli inizi dei 1972, si possono contare quattro "suicidi" (Pinelli, Della Savia, Ginosa e Ambrosini) e otto morti per infortunio (Calzolari, Baldari, Aricò, Casile, Scordo, Borth, Lo Celso e Gruber).

3 marzo 1972: Freda e Ventura vengono arrestati e con loro finisce in manette anche Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, su mandato del procuratore di Treviso, con l’accusa di ricostituzione del partito fascista, e perché implicato negli attentati del’69 e nella strage di piazza Fontana.
L’inchiesta è in mano ai magistrati milanesi D’Ambrosio e Alessandrini, i quali decidono di rimettere in libertà Pino Rauti senza far cadere i capi d’accusa, per evitare che se Rauti fosse eletto deputato i fascicoli passassero ad una commissione parlamentare.
Dalle indagini emerge sempre più chiaramente un collegamento fra Servizi segreti e movimenti di estrema destra.
È infatti alla fine del 1972 che uomini del Sid intercettano il Pozzan , latitante dal giugno dello stesso anno, quando fu emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per concorso nell’attentato di piazza Fontana, e dopo averlo sottoposto ad un interrogatorio ed avergli fornito un passaporto falso lo hanno fatto espatriare in Spagna.
Il Sid interviene anche per Ventura all’inizio del 1972, quando questi, detenuto nel carcere di Monza, sembra voler cedere e rivelare alcune informazioni sulla strategia della tensione, gli viene fatta avere una chiave per aprire la cella e delle bombolette di gas narcotizzante per neutralizzare le guardie di custodia permettendogli la fuga.

29 dicembre 1972: Torna libero Pietro Valpreda. Viene infatti approvata un legge che prevede la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura.


La questione della competenza: La Corte di Assise di Roma dichiara nel febbraio 1972 la propria incompetenza territoriale e gli atti dei processo vengono inviati a Milano.
Il Capo della Procura Generale di Milano, De Peppo, chiede che il procedimento sulla strage sia rimesso ad altra sede giudiziaria per motivi di ordine pubblico.
La Cassazione il 13 ottobre 1972 accoglie il ricorso dei procuratore generale di Milano e trasferisce il processo a Catanzaro.
Il procuratore generale di Catanzaro fa anch'esso ricorso alla Cassazione per declinare la propria competenza in favore di Milano.
La Cassazione respinge tale ricorso nel novembre dei 1972 e attribuisce la competenza definitivamente alla Corte di Assise di Catanzaro.
Sono intanto trascorsi tre anni.

Le indagini sulla pista nera e sul gruppo padovano capeggiato da Freda incontrarono molte difficoltà: dapprima quelle legate al caso IULIANO, Commissario della Polizia di Padova, il quale fu accusato, sulla base di un esposto anonimo, di aver condotto in modo irregolare le indagini sulla cellula neofascista di Padova.
Il Ministro dell'interno, Restivo, ordinò la chiusura delle indagini, sottoponendo il Commissario a procedimento penale e disciplinare. Nel 1979, dieci anni dopo, fu emessa dal tribunale di Padova la sentenza di proscioglimento di Iuliano. L'autore dell'esposto anonimo fu individuato in Freda che venne condannato sia in primo che in secondo grado per calunnia dal Tribunale di Trieste (1982).
Molte manipolazioni, durante l'inchiesta, si verificarono sui corpi di reato: borse ed
esplosivo. Ad esempio, la Polizia di Padova omise di informare i magistrati inquirenti di aver ricevuto notizie utili da parte del negoziante di Padova, che aveva riconosciuto tali borse come quelle acquistate nel proprio negozio; da un funzionario dei Ministero dell'interno furono prelevati dei frammenti delle borse rinvenuti negli attentati romani che risultarono appartenenti al modello e alla marca di quelli venduti nel negozio di Padova; gli inquirenti non furono avvertiti di queste scoperte istruttorie, tant'è che ne vennero a conoscenza tre anni dopo; per quanto riguarda l'esplosivo sequestrato nell' abitazione di Freda nel dicembre dei 1969 fu distrutto, all' insaputa dei magistrati, perché ritenuto pericoloso in quanto deteriorato.

20 ottobre 1972: Tre avvisi a procedere , per omissione di atti d’ufficio nelle indagini sulla strage di piazza Fontana, sono inviati a Elvio Catenacci, dirigente degli affari riservati del Ministero degli interni, al questore di Roma Bonaventura Provenza e al capo dell’ufficio politico della questura di Milano Antonino Allegra.

Altro elemento inquietante è quello legato alle responsabilità degli episodi così sinteticamente riassunti, che vanno attribuite al funzionario degli Affari Riservati del Ministero dell' Interno, ELVIO CATENACCI, a cui si debbono le irregolarità investigative riguardanti le borse sia la montatura ai danni di JULIANO, non consta, che siano iniziati nei suoi confronti procedimenti penali e/o disciplinari.

Siamo adesso alla volta di Giannettini, il quale, legato al Sid da un rapporto di collaborazione, dopo essere stato sospettato di coinvolgimento nella strage, viene indotto ad espatriare in Francia dove continuerà ad essere stipendiato dal Servizio.

CASO GIANNETTINI. Con una clamorosa intervista, l'allora Ministro della Difesa Andreotti, nel giugno 1974, ammise che Giannettini era stato informatore dei SID e che la decisione presa ad alto livello di coprirlo con il segreto di Stato era stato un grave errore. Giannettini, contro il quale era stato emesso mandato di cattura nell' aprile dei 1973 per i fatti di piazza Fontana, si era reso irreperibile.
Saverio Malizia, sost. proc. presso la Procura dei Tribunale Supremo Militare, consulente giuridico del Ministro della Difesa Tanassi, venne sentito come teste dalla Corte di Assise di Catanzaro per più udienze a cominciare dal 21 novembre 1977. Dapprima fu reticente in ordine al ruolo che il Giannettini avrebbe svolto nella vicenda legata alla strage di Piazza Fontana come collaboratore del SID e poi venne arrestato in Aula nell' udienza del 1 dicembre 1977 per falsa testimonianza e condannato per direttissima a un anno di reclusione.
Andreotti e Rumor, che si succedettero nella carica di Presidente dei Consiglio nel 1973 e Tanassi, Ministro della Difesa, vennero coinvolti nella vicenda dell'apposizione dei segreto di Stato sul caso Giannettini; vennero ipotizzati a loro carico i reati di favoreggiamento e falsa testimonianza. In istruttoria Rumor negò di aver presieduto il Consiglio dei Ministri per decidere di apporre il segreto di Stato politico-militare sul caso Giannettini, mentre il generale Miceli sostenne esattamente il contrario e accusò Rumor di mentire. Nel marzo del 1982 il Parlamento discusse e decise sui reati ministeriali addebitati a Rumor, Andreotti e Tanassi non ritenendo che gli stessi dovessero essere sottoposti al giudizio della Corte Costituzionale.

LA TERZA ISTRUTTORIA: Catanzaro
Pertanto le risultanze istruttorie di Milano e di Roma vengono inviate a Catanzaro: l'istruttoria romana (Valpreda, Merlino) si era orientata verso la pista anarchica e quella milanese verso la pista nera (Freda e Ventura). Si aprì così una nuova fase istruttoria unificata, alla quale si sommeranno le risultanze dell'istruttoria condotta dalla Procura di Catanzaro che si orientò verso la pista della strage di Stato (Giannettini, Maletti, etc.). Tale fase unificata si concluderà alla fine dei luglio 1976 con il rinvio a giudizio dei dodici imputati della pista anarchica romana, dei tredici della pista nera milanese e degli otto della pista stragi di Stato. Tra gli imputati vi sono VALPREDA, MERLIN0, FREDA, VENTURA, POZZAN, GIANNETTINII, MALETTI, LABRUNA, TANZILLI E ALTRI.

LE SENTENZE DI CATANZARO

CORTE DI ASSISE - SENTENZA DEL 23 FEBBRAIO 1979.
Presidente: Pietro SCUTERI
Estensore: Vittorio ANTONINI
Giudici popolari: BONACCI, PIRRO', PIPICELLI, SANFILE, IACOPINO, e FERRARI,
P.M.: Mariano LOMBARDI.

Condanne:

ergastolo per FREDA, VENTURA, GIANNETTINI, e POZZAN., quali responsabili dei reato di strage;
2 e 4 anni rispettivamente di reclusione per LA BRUNA e MALETTI, quali responsabili, tra altro, di favoreggiamento della fuga di Giannettini.
1 anno di reclusione per TANZILLI, responsabile di falsa testimonianza

ANDREOTTI, RUMOR e TANASSI, rinviati a giudizio per reati ministeriali consistiti nell'apposizione dei segreto di Stato sul caso Giannettini.
4 anni e 6 mesi di reclusione per VALPREDA e MERLINO, assolti invece dall'accusa di strage per insufficienza di prove.

CORTE DI ASSISE DI APPELLO - SENTENZA DEL 20.03.1981
Presidente: Gian Giuseppe GAMBARDELLA
Estensore: Giuseppe CAPARELLO
Giudici popolari: PRIMERANO, AMATRUDA, ZACCARDO, ALBAMONTE, BONGARZONE, BURZA
P.M. : Domenico PORCELLI.

Assoluzioni:

per insufficienza di prove per GIANNETTINI dal reato di strage
per insufficienza di prove per FREDA E VENTURA da reato di strage;
per MALETTI e LABRUNA per il reato di falsità ideologica, riduzione di pena per il
favoreggiamento
per insufficienza di prova per MERLINO dalle imputazioni di tentata strage commessa in Roma
per insufficienza di prove per TANZILLI
Non doversi procedere: nei confronti di POZZAN, per prescrizione di falsità materiale e favoreggiamento;

condanne:

15 anni di reclusione per associazione sovversiva continuata per FREDA e VENTURA.


CORTE DI CASSAZIONE - SENTENZA 10.06.1982
La Suprema Corte annulla per intero la sentenza di 2° grado ad eccezione dell'assoluzione di GIANNETTINI che diventa res judicata (cioè definitiva) e rinvia il processo alla Corte di assise di appello di Bari.

LA SENTENZA DI BARI

CORTE DI ASSISE DI APPELLO - SENTENZA 1.08.1985
giudizio di rinvio
Presidente: Fortunato D'AURIA,
Estensore: Vito RUBINO
giudice popolare: LELLA, MECCA, PORTA, BERARDI, CENTRONE e GESMUNDO
P.M.: Umerto TOSCANI;

Conferma le sentenze di assoluzione per insufficienza di prove per il delitto di strage nei confronti di MERLINO, VALPREDA, FREDA e VENTURA;
assolve per non aver commesso il fatto TANZILLO, dal reato di falsa testimonianza;
conferma, ma riduce ulteriormente, le pene a carico di LABRUNA e MALETTI

CORTE DI CASSAZIONE - SENTENZA GENNAIO 1987

Conferma la sentenza emanata dalla Corte di assise di appello di Bari in sede di rinvio.


QUARTA ISTRUTTORIA
La quarta istruttoria, sui fatti di Piazza Fontana, che durerà dal 1981 al 1986, ad opera del giudice istruttore LEDONNE, prende l'avvio dall'esigenza di colmare la lacuna istruttoria sulla posizione di Stefano Delle Chiaie in ordine "alla verifica delle connivenze dei Delle Chiaie con apparati statuali di altri paesi e con centri di poteri occulti dei nostro, per individuare il ruolo svolto dall'imputato nella destra eversiva al fine di precisare i suoi rapporti con gli altri inquisiti nel procedimento storico di Piazza Fontana. L'attività istruttoria intendeva anche accertare se esistessero rapporti di collaborazione tra il Delle Chiaie e i poteri deviati e se esistessero legami tra l'inquisito e la Loggia P2". (così si legge nella sentenza dei 25 luglio 1989 della Corte d'Assise di Catanzaro, 203). Il settore dell'inchiesta che mirava ad accertare la matrice degli attentati negli ambienti militari, politici ed economici dei quali sarebbero stati espressione il gen. Maletti, e il capitano Labruna, nonché il gen. Miceli accomunati dalla loro appartenenza alla loggia P2 di Licio Gelli, non giunse ad alcuna conclusione. (Così nella sentenza 25 luglio 1989 della Corte di Assise di Catanzaro). Con l'ordinanza del 30 luglio 1986, il G.I. di Catanzaro dott. Ledonne, rinviava a giudizio Fachini Massimiliano e Delle Chiaie Stefano per il delitto di strage.

CORTE DI ASSISE DI CATANZARO - SENTENZA 25.07.1989
Presidente: NASO
estensore: DE LORENZO
giudici popolari: TODARO, SENESE, NESCI, TARANTINO, ALCARO, FLORENZANO

assoluzioni: per FACHINI e DELLE CHIAIE dall'imputazione del delitto di strage per non aver commesso il fatto.
Al rapporto tra Delle Chiaie e il SID è dedicato un paragrafo della sentenza, la quale esclude una protezione del Delle Chiaie e una collaborazione dello stesso al Sid. almeno sino al 1972; mentre esclude del tutto rapporti tra Delle Chiaie e l'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno (D'Amato).

Alle deviazione e ai depistaggi è dedicato un intero paragrafo della sentenza del 25 luglio 1989 della Corte di Assise di Catanzaro; i giudici individuarono vari aspetti inquietanti:
- la sottrazione dei frammenti della borsa repertati a Roma dopo l'esplosione; - la sparizione dei cordino che teneva attaccato al manico della borsa, contenente l'ordigno inesploso alla Comit, il cartellino dei prezzo;
- la precipitosa deflagrazione dell'esplosivo rinvenuto a Castel Franco Veneto;
- le coperture di Serpieri;
- la copertura di Giannettini;
- l'espatrio di Marco Pozzan;
- i contatti Fachini - Labruna;
- le veline rinvenute nella cassetta di sicurezza di Via Monte Belluno.

CORTE D'ASSISE D'APPELLO DI CATANZARO: SENTENZA 5.07.1991
Presidente: PUDIA
Estensore: COMMODARO
Giudici popolari: MASTROIANNI, GRATICO, LO TORTO, CALIGURI, MERANDI, CRISTOFARO

Conferma della sentenza di 1° grado; la sentenza d'appello diviene definitiva per decorso del termine utile alla proposizione del ricorso per Cassazione.

QUINTA ISTRUTTORIA

1990: le indagini riaperte dal giudice istruttore di Milano Guido Salvini, che indaga più in generale sul neofascismo, subiscono una svolta decisiva. Delfo Zorzi, capo operativo della cellula veneta di ordine Nuovo viene accusato da alcuni "pentiti" di essere l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato riparò in Giappone dove tuttora vive protetto dal governo Nipponico che ha sempre rifiutato di concedere l’estradizione del neofascista.
MILANO - 16.02.2000 - Comincia nell'aula bunker dell'ex carcere minorile Beccaria in piazza Filangieri l'ottavo processo per la strage di piazza Fontana. Imputati: gli estremisti di destra Delfo Zorzi (latitante in Giappone), il medico Carlo Maria Maggi, l'ex leader della Fenice milanese Giancarlo Rognoni e Stefano Tringali, quest'ultimo accusato solo di favoreggiamento.

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