LETTERA APERTA AD ORIANA FALLACI
Nairobi Giugno 2004
Gentile Signora,
Un tentativo ha per definizione, il limite di una esigua possibilità di successo. Se questa lettera, amichevole tra le molte che presumo ostili a Lei indirizzate,si perdera’, non sarà grave. Grave sarebbe stato non leggere i Suoi ultimi due libri e quindi perseverare nella convinzione di un assoluto isolamento intellettuale circa un argomento che dopo quasi venti anni d’Africa e soprattutto negli ultimi tempi, ha la forma di un ultimatum per quanto mi concerne.
Se fossi stato un missionario,perso in una remota località al cuore del continente e quindi in un contesto umano essenzialmente cristiano,sarei talmente distante dalla sensazione netta di uno scontro di natura religiosa e culturale con l’Islam ,da non pormi il problema. Come Uomo d’affari sarei talmente impegnato a mantenere costante il ritmo dei miei profitti da non concedermi il tempo di una opinione. Come operatore umanitario e cioè sul carro pare superaffollato del buonismo professionale in Africa,avrei il dovere e la convenienza a minimizzare o escludere il conflitto in corso e così se un ministero esterofilo pagasse per l’eleganza discutibile di una vita paradiplomatica al tropico.
Invece.. a me,con le spalle al muro e senza una vita professionale veramente definita in Africa Orientale,svegliandomi e risvegliandomi alla voce del muezzin, il tempo e la determinazione per una posizione netta o perlomeno una opinione chiara non difetta per nulla. Questo anche per dirLe che per quanto mi riguarda,l’Islam non e’ solo l’attacco terroristico semmai remoto o la rabbia per la formidabile arroganza di un prete musulmano in Europa. L’Islam per me è la “Mano morta” che mi presentano da stringere durante il Ramadhan e cioè quando la mia presenza impura si rileva con forza maggiore. Gli sgurdi ostili o di assoluta indifferenza di uomini che conosco da molto,il rifiuto del bicchiere d’acqua perchè se mio,si intende, avrebbe potuto contenere del Barolo. Lo sguardo disgustato ai miei polpacci nudi che riconosco di moderata attrattiva le garantisco,ma non assolutamente disgustosi. La tua donna si intende è, comunque sia,poco più di una puttana professionista e i tuoi figli dei divoratori di maiale e intenti pare, a baciare cagnolini sulle labbra.
Fin a questo punto,si parla degli effetti collaterali e trascurabili di una vita che si svolge in terra straniera.Poca cosa in fondo, se pensiamo ai nostri emigrati di una volta in Germania, costretti a nutrirsi di crauti e salciccie pallide,ma non è di questo che si tratta.
In realta sono stato testimone della piu’ formidabile campagna intercontinentale di propaganda religiosa forse mai registrata nella storia dell’umanità. Non la lenta e essenzialmente pacifica se non innocua penetrazione cattolica ma la istigazione velenosa di centinaia di milioni di individui alla ostilita contro l’occidente e a un credo religioso che forse non ci appartiene ma al quale credo, noi si appartenga in qualche modo. Dal basso Shebelle in Somalia a Djibouti fino alle più isolate aree dell’Africa Orientale e Centrale.Nei suburbi di Durban e Cape Town,lungo l’intera costa del Kenya e dalla Tanzania,coppie squattrinate hanno potuto pagare le loro cerimonie di matrimonio con l’inaspettato aiuto di finanziatori spuntati dal nulla e in perenne viaggio tra una regione e l’altra. Paese d’origine di questi globetrotter della solidarieta’ Islamica tra i popoli? In genere l’Arabia Saudita,più raramente lo Yemen. Gli stessi, avvicinanvano e avvicinano le famiglie degli studenti piu’ promettenti pagandone la trasferta nei licei e nelle università di Khartoum e del Cairo. Volano su aerei con schermi video che indicano costantemente insieme ad altitudine e temperatura,la direzione della Mecca e rientrano dopo alcuni anni,con la barbetta ancora adolescenziale sul mento e uno sguardo spietato.Ho una lunga esperienza di sguardi spietati e non credo di sbagliare nel pensare che le scuole coraniche restituiscano bambini che ricordo giocare per strada, come uomini pieni di un odio assoluto.
In Kenya una conversione viene pagata trecento scellini kenyoti cioè una ventina di dollari.Sembra una ingenuita’ed invece, i giovani Bantu’ al secondo giorno di contatto con gli Imam,rimangono per qualche ragione ipnotizzati ed individuano rapidamente in noi,tutti noi,un nemico a portata di mano,la barriera tra loro stessi e il televisore a colori,il Mercedes,l’orgoglio razziale e continentale ed infine un Dio il cui figlio non ha gli occhi cerulei di un cadavere. Ho visto nei poligoni di tiro aperti al pubblico in Africa meridionale donne in Burkah, accompagnate da barbutissimi individui sparare interi caricatori di nove millimetri e mi creda,non si trattava di un episodio isolato ma una prassi Domenicale che vede dietro la linea di tiro,per mesi nell’identico poligono,donne diverse e istruttori diversi. Mi sorprese la vicinanza estrema dei bersagli nel corridoio individuale di sparo e poi, la intuizione improvvisa: Non si puo’credere che una donna possa raggiungere un livello decente di accuratezza nel tiro ad una certa distanza e quindi la si addestra a tirare nel mucchio su una distanza di dieci yard. Una distanza da esecuzione quindi o forse da difesa ad oltranza del proprio Onore all’interno di uno spazio angusto?
Ho attraversato la rete fittissima di alleanze di piccolo e grande calibro che rendono l’umanita’ islamica di una formidabile compattezza. Le famiglie libanesi di Kinshasa e I loro diamanti del Kasai che viaggiano per Antwerp con la regia di uomini devotissimi che vivono nelle arie condizionate di Bur Dubai e di Sharja. Gli avvocatini Pakistani che a Kampala,Mombasa e Zanzibar selezionano la clientela esclusivamente in base alla loro appartenenza religiosa e che offrono presatazioni assolutamente gratuite smentendo la proverbiale avidita’ universale della categoria. I cambiavaluta di Mogadishu che pare abbiano casse prive di fondo e che comunicano immarsat dai pickup armati di calibro 50” delle milizie AbrGidir in una citta’ che ricorda Mad Max ma dove e’ possible procurarsi un biglietto di prima per Toronto in una trentina di minuti.
Insomma,Signora,una area immensa del pianeta che pare si prepari a qualcosa che e’ difficilmente immaginabile.Possiamo solo intuire uno scenario di una dinamicita’ sorprendente e l’ipotesi di una emergenza assoluta nell’arco di forse non piu’ di un decennio. A quel punto chi e cosa bombarderemo? Le nostre banche? I quartieri delle nostre citta’,pezzi di deserto? Giap sarebbe deliziato! Un nemico che sappiamo ovunque e che tuttavia non riusciamo a mettere a fuoco,usa come un Judoka la nostra spinta propulsiva a proprio vantaggio per abbatterci…semplicemente.
Cos’altro del resto? Qua parliamo di un Dio che non ammette differenze che esige una uniformita’ globale. Maiali o angeli,nessuna via di mezzo,nessuna comoda sfumatura di grigio.
Un Imam un giorno mi disse:” I differenti nomi di Dio rappresentano solo differenti strade per raggiungere lo stesso scopo” Sa cosa le dico? Mentiva! Una menzogna atroce dalla bocca di un uomo dalla barba Bianca e dall’aspetto fragile e tranquillizzante. In realta’ e non credo di esagerare,la tolleranza non fa parte semplicemente del codice genetico dell’Islamismo.Il vecchio non poteva essere una eccezione e non ho avvertito a livello istintivo la serenita’ dell’uomo di Dio,la forza serena della saggezza o di uno stato di Grazia. L’odio e il disprezzo sviluppano qualcosa di simile alla vampata di calore di una esplosione per chi e’ malauguratamente in condizioni di recepirlo.
Mi manca forse la capacita’ descrittiva per spiegare in che modo e quante volte sono stato testimone del disprezzo Islamico nei miei confronti e nei confronti di chi considero nel bene e nel male la mia gente, nel corso di questi lunghissimi anni di esilio. Mi permetta comunque un tentativo. Mio figlio giocava come era inevitabile che accadesse per le stradine e le spiagge di una isola essenzialmente islamica .Giocava con altri bambini che per definizione leggono la realta’come noi non potremo mai piu’. Erano giochi fatti d’acqua e di sabbia,di corse dietro gli asini del villaggio sotto gli occhi degli anziani seduti all’ombra di un albero o della calce bianca di una casa affacciata sul mare. C’era da chiudere gli occhi e ringraziare il proprio destino per quegli attimi di armonia. Come ovunque nel mondo, all’imbrunire,le donne chiamano I bambini perche’ rientrino nelle case prima del buio. Quello e’ il momento nel quale il muezzin chiama alla preghiera. Dopo poco, alcuni dei bambini urlavano di dolore nelle case vicine per le frustate che ricevevano per il solo fatto di avere giocato con un bambino bianco,un infedele,un impuro.
Oltre un anno di Guerra civile in Somalia,su e giu’ per la frontiera meridionale, sul carrozzone immorale delle Nazioni Unite (Che vergogna!) a farsi perquisire dai fondamentalisti nei piccoli aerei bollenti su le piste di terra battuta al bordo di niente. Cercavano alcool e pornografia (?) e obbligavano qualche volontaria dell’Arkansas a coprirsi il capo con uno scialle. Ricordo una di queste volontarie su la scaletta del velivolo nell’atto di partire dopo mesi di boscaglia,di isolamento e di frustrazione,togliersi il velo imposto e gettarlo ai piedi della milizia fondamentalista che assisteva alla partenza prima di entrare nell’abitacolo. Non potendo innamorarmi della volontaria,mi innamorai perdutamente del suo gesto di ribellione,di orgoglio e di appartenenza. In pochi attimi mi fu dato modo di capire che il rifiuto e la reazione non sono discriminazione ma un diritto che se applicato, dimostra il nostro valore e la consistenza delle nostre convinzioni
Appoggiati ad un albero con la solita barba scura e il corano tra le mani,uomini che pareva non avessero altro da fare in tutta quella miseria che si liquefaceva oltre I quaranta gradi,non reagirono al gesto della donna.Lei partiva,liberandoli dal disgusto della sua vicinanaza,dalla immoralita’ della sua presenza impure. I soliti quindicenni con un RPG su la spalla o la Tokarev nella futa a quadrettini osservavano la scena con lo sguardo bovino tipico degli assassini. Ho vissuto per mesi in luoghi dove le pazienti degli ospedali assistiti delle NGO italiane venivano regolarmente violentate ogni notte da guardie pagate dalla comunita’ internazionale per proteggerle. Stupefacente osservare gli stessi uomini con I palmi delle mani al cielo mentre pregavano.Noi, dopo una violenza carnale compiuta in quelle condizioni,non ci saremmo presi il disturbo di invocare alcun Dio. Per quanto brutali,bestiali,avremmo percepito la scelta netta del male assoluto e della incompatibilita’ con la preghiera,con qualsiasi preghiera. Avremmo forse,dopo qualche tempo, in eta’ matura,invocato un perdono che non costa una lira ma per l’Islamico le cose non funzionano in quel modo. Tralascio per non tediarla, le sentenze della Sheria e quelle mani scaraventate come scarti di macelleria su I pavimenti di ceramica a fiori,I corpi dei miei compagni di viaggio rispediti a casa con un buco in testa nei sacchi di plastica nera.L’orrore dei campi Sudanesi e molto altro che ho avuto modo di vedere e malauguratamente di non dimenticare.
Per me I salti di gioia,il nome di Bin Laden scandito per le strade,I sorrisi della sera dell’11 settembre,non rappresentarono una grande sorpresa.Mi trovavo a migliaia di chilometri dalle piazze di Roma,dalle strade di Milano e sa cosa decisi di fare in quelle ore? Decisi di generalizzare.d,ecisi di non procedere pragmaticamente e di non perdere tempo nei distinguo. Decisi di infilare nel mucchio le donne,I vecchi e I bambini.E’ un lusso politicamente scorretto che mi sono consentito perche’ nel mio disprezzo antiislamico continuo ad essere un uomo Europeo ed un Cristiano Occidentale ed io quelle donne,quei vecchi e I bambini,non li faccio a pezzi con l’esplosivo,non gli sparo alla nuca mettendoli in ginocchio sull’asfalto, non li trascino con il filo spinato intorno al collo,non festeggio l’infibulazione di una bambina di nove anni che sanguina.Che nessuno osi chiedermi di considerare la maggioranza del mondo islamico ignara,diversa,tollerante perche’ tra le poche cose delle quali sono assolutamente certo c’e’ l’odio musulmano assoluto,la barbarie nei confronti di chiunque non alzi le natiche al cielo cinque volte al giorno,nei confronti della mia famiglia,dei miei amici,della mia cultura e della civilta’ alla quale appartengo. Un odio inestinguibile ai danni delle cose che amo,dei miei ricordi e del mio senso di appartenenza e quindi del mio onore di uomo che non subisce ma reagisce.
Nessuna crociata e neanche semplice intolleranza religiosa ma autodifesa e in merito, direi ai vari imam ai quali il mio continente concede il diritto alla parola la quale viene utilizzata per farneticare di conversione coercitiva con tutti I mezzi: “ Mio figlio si trovava a tre chilometri dalla ambasciata Americana di Nairobi quando I vostri correligionari macellarono duecento kenyoti nel 1998. Tre chilometri sono pochi,troppo pochi per non suggerirmi l’immagine di mio figlio a pezzi nella polvere,senza piu’ sangue e neanche il viso che conosco. Se mio figlio fosse stato assassinato dai vostri Yemeniti,dai vostri Sauditi dai vostri Somali e Pakistani,vi avrei inseguito,avrei combattuto fino alla fine dei miei giorni con l’intelligenza della mia specie e una determinazione che supera il vostro fanatismo demente e la vostra piu’ selvaggia immaginazione”
Mio figlio e’ sopravvissuto ma potrebbe ancora morire in uno dei nostri aereoporti dei nostri treni o delle nostre strade e questo vale per il resto della mia famiglia,dei miei amici o a chiunque ho il coraggio e la decenza di considerare come il mio popolo. L’imperativo morale e’ semplice ed e’ chiaro che non si tratta solo di accettare una sfida sul piano della violenza ma impegnarsi in una analisi accurata e produrre una strategia difensiva vincente ed essere pronti a sacrificare qualcosa per le nostre convinzioni. Siamo coadiuvati in questo da un avversario dalla cecita’ intellettuale assoluta e dall’arroganza piu’ sorprendente.
L’Islam che vede nelle nostre leggi,nelle nostre tradizioni,nei nostri valori civili e morali il codice di una sconfitta inevitabile,dovrebbe leggere la storia che ci appartiene. Questi millenni attraverso I quali abbiamo combattuto contro il buio,cambiato le regole di un gioco destinato a bestie e trasformato dai nostri padri in una epopea della intelligenza,del coraggio e della comprensione. Dovrebbero capire che abbiamo curato l’assolutismo con lo lo spessore dei nostri dubbi e ci siamo ammalati di liberta’ dopo avere inflitto a noi stessi l’offesa della tirannia e una interminabile serie di orrori. Abbiamo posizionato l’uomo al centro del nostro mondo e preteso dal nostro Dio il diritto di scelta tra il bene e il male. Come meditaore tra noi e il mistero assoluto, abbiamo avuto la figura di un Cristo talmente struggente,talmente umano nel Suo essere Divino da insegnarci il valore della tolleranza ma anche il sacrificio estremo per le nostre convinzioni.
Infine, l’Islam dovrebbe temerci perche’ quando l’incredulita’ circa un attacco criminale ai nostri danni,basato su una questione meramente teologica,sara’ sostituita dalla consapevolezza di una strategia di annullamento spirituale e forse fisico,L’Occidente optera’ per una Guerra totale e questa volta su una base di conseso.
Non la pattuglia di cacciatori su le montagne Agfgane o l’abbattimento di un regime dispotico medio orientale. L’Islam e I suoi uomini potrebbero essere banditi dalle nostre aree geografiche.Potremmo trasformare le nostre frontiere in fortezze e rendere I nostri cieli impenetrabili.Potremmo muovere in armi ovunque sul pianeta e paralizzare l’economia di intere regioni del globo fino ad uno livello di malessere tale da spingere le folle Islamiche a lapidare gli imam all’ingresso delle moschee.
L’Islam ignora fino a che punto l’occidente puo’ spingersi se costretto a scegliere tra una minaccia permanente e una azione globale di difesa risolutiva che non sia affidata esclusivamente ad eserciti e forze di sicurezza. Se esiste in realta’ una strategia di penetrazione e di attacco dell’Islam ai nostri danni ,un programma folle di colonizzazione religiosa,l’Islam ne uscira’ distrutto,smembrato,militarmente sconfitto. Si trattera’ di una Guerra lunga e dolorosa e di una catastrofe umana che disperdera’ stupidamente una formidabile quatita’ di energia e risorse che dovrebbero essere impiegate nel miglioramento del nostro mondo e non in un conflitto con degli idioti.
Come vede,Signora,non posso e non devo condividere il pessimismo espresso nel Suo ultimo libro circa una Europa talmente infettata dall’islamismo da essere perduta. Sono un combattente e il mio compito e’ credere in modo assoluto nella forza che rappresento e nell’azione che sostengo. Il mio non e’ un impegno”Part Time” ed e’ chiaro che non le scrivo come individuo isolato. Le forze di reazione Occidentale all’Islam anche se faticosamente e spesso confusamente,si raccolgono. Non potremo forse andare troppo per il sottile circa la qualita’ delle risorse umane. Come sappiamo,la mamma degli imbecilli e’ sempre gravida ,ma confido e con me chi condivide l’identica determinazione, di potere contare su Occidentali di grande valore e su uomini e donne che sappiano formulare nei giusti equilibri una azione di difesa che e’ un po’ diritto e moltissimo dovere. Dovremmo potere fare a meno di chi ha una incontrollabile necessita’ di un nemico per esempio o di chi ne identifica uno in base a delle differenze cromatiche. Sarebbe preferibile evitare di sostituire una aberrazione con un’altra o di credere giusto che l’uniformita’ sia un dato positivo se visto con I nostri occhi.
Se il livello del conflitto che prevedo inevitabile quanto lei, si alzera’,spero solo che le azioni individuali e collettive siano determinate da principi superiori.Uno di questi e’ l’amore. Intendo quello per le piccole e grandi cose del nostro mondo. Le nostre citta’, quello che guardiamo dietro le finestre di un treno,le persone che condividono le nostre esistenze e quella folla di uomini e donne che a guardarli con attenzione sono cosi’ diversi ma anche cosi’ simili a noi. Spero che presto si riesca a nutrire amore anche per quella identita’ ancora in fasce eppure cosi’ antica che e’ l’Europa.Il continente piu’ bello e piu’ intenso del pianeta per il quale vale veramente,a mio avviso, la pena di combattere.
Concludo Signora con il ringraziarla per il contributo prezioso delle Suo lavoro che sono certo, abbia favorito in molti la base per una riflessione. Desidero che Lei sappia inoltre che L’Europa Le deve molto piu’ di quello che Lei probabilmente immagina e che I risultati del Suo lavoro e la forza delle Sue convinzioni,sopravviveranno oltre il limite che mi auguro lontanissimo di una vita ben spesa.
Con rispetto e amicizia fraterna
E.Claudio Modola LINEA OVEST
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