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[Bolivia]: indybolivia sui movimenti sociali
by indybolivia (trad.garabombo) Saturday, May. 15, 2004 at 7:48 PM mail:

da bolivia.indymedia.org

I MOVIMENTI SOCIALI IN UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA PRENDONO DECISIONI

La realtà sociale del paese ci mostra un movimento sociale frammentato, prodotto del tipo di lotte iniziate nel 200 con la Guerra dell'Acqua.
Oggi abbiamo davanti agli occhi diversi focolai di conflittualià, alcuni più organizzati di altri, che formano una galassia di "conflittualità possibile" che fanno rponosticare a diversi analisti una ribellione simile a quella dell'ottobre del 2003 in cui venne combattuta la "guerra del gas" contro il presidente Sanchez de Lozada, poi costretto alla fuga.
E' che per quanto possa apparire frammentato il panorama dei cosiddetti "conflitti", il GAS resta un problema mai risolto dallo Stato. Al momento, il governo continua a considerare il progetto di Legge sugli Idrocarburi, insieme ad una serie di partiti del parlamento come unica possibilità di risoluzione dei conflitti, idea poi legata alla possibilità di "referendum vincolante" e che ha poi allontanato le possibilità di recupero o nazionalizzazione delle risorse. Il dibatti si produce con elementi del tutto distorti, in un clima costante di minacce di colpo di stato militare, civico-militare, militare-sociale, il che altera costantemente l'agenda pubblica e quella dei movimenti sociali, provocando e approfondendo il timore delle classi medie che pregersicono l'opzione delle "campagna per la pace sociale" senza alcun tipo di proposta per le maggioranze nazionali.

Mentre lo Stato si dimena nella crisi politica, altra faccia di quella economica, il governo prova a spegnere i focolai qui e lì, provando a preservare una presunta e deteriorata leggittimità. Il governo pratica la politica delle "piccole concessioni", delle piccole cose, provando a compiacere i settori sociali mobilitati.
Ma che sta succedendo nei movimenti sociali? Non è una scoperta di nessuno la mancanza si una guida politica nazionale. Come dicevamo sopra questa è la caratteristica delle ribellioni, dei levantaminetos, dal 2000 ad oggi. Così non può essere oscurata con un dito la crisi interna dei movimenti sociali, che comunque stanno mettendo in campo energia, organizzazione e sforzi di mobilitazioni partendo dalle rivendicazioni settoriali e particolari, incanalandoli verso la Guerra del GAS.


ECCO LA GALASSIA DEI MOVIMENTI SOCIALI DEL PAESE

I MINEROS (minatori)

La "toma", l'occupazione di impianti per l'estrazione di risorse minerarie si è estesa in diversi punti del paese. Dopo che il popolo guaranì ha bloccato gli accessi ad alcuni pozzi petroliferi della zona a sudest del paese, ottenendo un accordo con il governo che ratifica la loro possibilità di beneficiare di una prte dei guadagni ottenuti sul gas, è toccato ai minatori riuniti in cooperative occupare diversi centri minerari che si trovano "sotto contratto di rischio condiviso" tra Stato e imprese straniere. E' il caso di Caracoles, Colquiri e Sayaquira.
Questa determinazione non solo mette in discussione le suddette imprese ma apre anche un conflitto interno tra lavoratori delle cooperative e lavoratori delle imprese che è stato denominato "una lotta tra fratelli di classe". La composizione e il lavoro di uno e l'altro settore sono diverse, ma in fondo in entrambi prevale la stessa condizione di sfruttati e impoveriti.

I CAMPESINOS (i contadini)

Nel settore campesinos vanno registrate due tendenze: quella del Movimento dei Senza Terra che di tanto in tanto invade alcune proprietà e quella della CSUTCB, federazione nazionale dei campesinos guidata da "EL Mallku" Felipe Quispe, che in questi giorni sta organizzndo il blocco dei caminos.

I LAVORATORI URBANI

Nelle città i maestri e i lavoratori della salute sostengono in qualche modo il debole "scioero generale illimitato" convocato dalla COB (Central Obrera Boliviana). Con marce e blocchi chiedono l'annullamento del decreto 27457 che da il via alla ltimi a mantenere una relazione di lavoro con lo Stato.

Central Obrera Regional di EL ALTO

Nelle ultime settimane molte aspettative si sono concentrate sulle decisioni della Cnetral Obrera Regional di El Alto, un'organizzazione divisa nella dirigenza al suo interno; durante il dialogo con il governo la parte legata agli interessi del MAS ha sempre preferito una contrattazione ragionevole e mai optato per una possibile rottura. La scorsa settimana però la Federación de la Prensa de El Alto (FTPEA), la Federación de Comunidades Agrarias del Radio Urbano y Sub Urbano (Fscarusu), la Federación de Salud e il Sindicato Regional de Trabajadores en Educación Urbana hanno pianificato una rottura del dialogo con il governo centrale e una radicalizzazione delle forme di lotta.

Allo stato delle cose nulla è già scritto. Le mobilitazioni non registrano ne una vittoria ne una sconfitta, come semplicisticamente scrivono i signori della stampa e gli intellettuali organici al potere. Adesso non è una questione di desiderare che il paese vada in fiamme come suggeriscono i più ottusi. E' certo che da quando Carlos Mesa è diventato presidente nulla è cambiato in Bolivia per quanto riguarda i gruppi di potere, i privilegi e le politiche che favoriscono gli investimenti esteri. Nell'altra metà campo c'è la povertà, la disoccupazione, la povertà, la mancanza di risorse, la mancanza di risorse e l'insucirezza che continuano a colpire la maggioranza dei boliviani.
E' per questo che "non ci può essere ne tregua ne pace".
















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