Indymedia Italia


Indirizzo mittente:
Indirizzo destinatario:
Oggetto:
Breve commento per introdurre l'articolo nella mail:


http://italy.indymedia.org/news/2004/05/555565.php Nascondi i commenti.

Il Verbo del Signore
by uganda Tuesday, May. 25, 2004 at 10:42 PM mail:

Uganda - di Matteo Fagotto - venerdì, 16 aprile 2004 10:56

Il Verbo del Signore...
uganda_2.jpg, image/jpeg, 105x126

Finalmente. Dopo 18 anni di ribellione armata il leader dei ribelli ugandesi Joseph Kony ha deciso di concedere un'intervista e di rendere così pubbliche le sue idee sulla guerra che insanguina l'Uganda, sul presidente Museveni e sulle prospettive future per il suo gruppo ribelle, il LRA (Lord's Resistance Army).

L'intervista è apparsa su The Referendum, un settimanale stampato in Kenya da fuoriusciti del Sudan meridionale. Sembra che Kony abbia accettato di parlare davanti ai taccuini del giornale perché ad intervistarlo sarebbe stato un suo ex-commilitone uscito dai ranghi del LRA. A patto che l'intevistatore lo chiamasse "Signore, non comandante: tutti i liberatori illuminati dallo spirito divino sono Signori."

Sfortunatamente, ampi stralci del'intervista offrono poche speranze per le prospettive di pace nella regione: Kony parla del presidente Museveni come di un "assassino, che ha provato in tutti i modi ad uccidermi. Per questo ho dato instruzioni ai miei uomini di ammazzarlo."

Kony non si fida neanche di comunicare con Museveni via telefono, per paura di essere rintracciato (al momento dell'intervista, il 6 marzo scorso, Kony si sarebbe trovato nella città di Juba, nel Sudan meridionale): "Non ho bisogno di telefoni per parlare con il presidente ugandese, comunicherò con lui attraverso lo Spirito Santo."

E per quanto riguarda i massacri di civili nei distretti settentrionali? "Sono stati compiuti tutti dai soldati delle UPDF (le Forze Armate ugandesi). Noi lottiamo per la libertà delle popolazioni Acholi del nord". Peccato che gli Acholi siano tra le prime vittime dei periodici massacri compiuti dai miliziani del LRA.

"La liberazione della popolazione Acholi mi è stata ordinata dallo Spirito Santo" - prosegue Kony - "Dopo l'apparizione dello Spirito, ho pregato in raccoglimento per 60 giorni e 60 notti perché Dio mi desse la forza per liberare la gente dell'Uganda dal peccato e dalla corruzione."

Le prospettive future
Se le dichiarazioni di Kony non hanno concesso molto alle speranze di pace, se non altro hanno permesso di fare un po' di luce su alcuni punti oscuri della guerra ugandese, in particolare sul sostegno dato dal Sudan al LRA, più volte denunciato dal governo di Kampala.

Kony ha infatti dichiarato al giornale di aver dovuto superare le pressioni delle autorità di Khartoum per poter concedere l'intervista, visto che le autorità sudanesi non vedono di buon occhio le apparizioni pubbliche di Kony. Oltre a ciò, il leader ribelle ha ammesso di aver visitato un club di ufficiali dell'esercito a Khartoum nel 2002, cosa che proverebbe i contatti tra il LRA e le Forze Armate sudanesi.

Consapevole della difficile situazione in cui versa il proprio gruppo, attaccato ora nelle sue roccaforti anche dai ribelli sudanesi del SPLA (Sudan People's Liberation Army), Kony ha comunque dichiarato che proseguirà la lotta armata, se necessario spostandosi in Etiopia, da dove avrebbe ricevuto offerte di ospitalità da persone al momento sconosciute.

No comment invece sul possibile sostegno dato ai ribelli dall'Egitto, nel più vasto disegno di controllo del Nilo, le cui acque sono contese appunto tra Uganda, Sudan ed Egitto. La domanda sembra aver infastidito molto Kony, che l'avrebbe usata come pretesto per interrompere prematuramente l'intervista.

Le offerte di Museveni
Nonostante le accuse e l'affossamento delle prospettive di pace fatto da Kony, il presidente Yoweri Museveni ha fatto ieri un altro tentativo per portare i ribelli al tavolo delle trattative: in una lettera aperta al quotidiano The Monitor Museveni ha lasciato uno spiraglio aperto alla pace, offrendo di organizzare alcuni campi di raccolta per i ribelli presso il confine con il Sudan, controllati da "personale neutrale", prima di cominciare delle vere e proprie trattative di pace.

Ma oltre alla carota, Museveni ha usato anche il bastone: "Se la mia offerta venisse rifiutata, le operazioni militari nel nord continueranno giorno e notte, finché anche l'ultimo dei ribelli non verrà spazzato via."

Intanto, stando al giornale filo-governativo New Vision, il governo ugandese avrebbe preparato un decreto che annullerebbe l'amnistia concessa a Joseph Kony in caso di resa: il nuovo decreto infatti permetterebbe l'amnistia per i ribelli costretti a combattere nelle file del LRA (come i bambini-soldato), ma non si applicherebbe ai leader di gruppi armati e di organizzazioni terroristiche, oltre che ai loro finanziatori.

Matteo Fagotto
(Ultimo aggiornamento venerdì, 16 aprile 2004 11:24 )

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

Interessante servizio sull'Uganda di Report - RAI3
by uno Friday, Jun. 04, 2004 at 3:55 AM mail:

Cosa fa un frate quando si trova in mano un fucile e deve decidere fra salvare la vita di un innocente e l’omicidio? Padre Tarcisio Pazzaglia, comboniano, 70 anni portati con leggerezza, è un parroco di savana. Da quarant’anni è missionario in un distretto di confine al nord dell’Uganda, e di professione salva bambini. Si tratta dei giovani appartenenti all’etnia acioli rapiti dall’LRA (Esercito di resistenza del Signore) e trasformati in soldati da mandare a combattere contro le milizie governative ugandesi del presidente Museveni. Tra ribelli e governo va avanti da anni una guerra assurda e dimenticata dal mondo, a farne le spese migliaia di ragazzi e ragazze costretti a combattere pena la mutilazione di orecchie, naso, labbra, dita.
Tutte le sere, nella parrocchia di padre Tarcisio, arrivano centinaia di giovani dai villaggi vicini che cercano protezione per la notte, momento nel quale i ribelli tentano il rapimento. La parrocchia si occupa anche della scuola, li riveste, li cura dalle malattie, li fa lavorare. E’ lo stesso distretto dove 4 anni fa Marcella De Palma aveva "girato" il suo ultimo reportage. Ma Tarcisio non è solo un parroco. E’ un reporter quando con la sua telecamera registra gli incontri con i ribelli per cercare un percorso di pace. Ed è un regista quando con gli acioli costruisce vere e proprie "fiction" in lingua locale sul pericolo dell’aids o sulle storie dei bambini rapiti. Ore e ore di immagini straordinarie che farebbero la fortuna di qualsiasi inviato televisivo. Lui, Tarcisio, lo fa per missione. La sua testimonianza, le sue immagini sono al centro di questa puntata di Report.

STUDIO MILENA GABANELLI INTERVISTA PADRE TARCISIO PAZZAGLIA http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=191

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.