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http://italy.indymedia.org/news/2004/10/664987.php Nascondi i commenti.

LONDRA - A PROPOSITO DEL FSE - COMUNICATO CONF COBAS
by Confederazione Cobas Tuesday, Oct. 19, 2004 at 9:56 AM mail:

Comunicato-stampa A PROPOSITO DEL FORUM EUROPEO DI LONDRA

Il corteo conclusivo del Forum sociale europeo di Londra è stato segnato pesantemente dall’intollerabile comportamento del Comitato organizzatore britannico e in particolare delle forze in esso dominanti, il Socialist workers party (SWP), Socialist Action (il gruppo del sindaco di Londra Ken Livingstone) e alcuni sindacati di categoria. Diverse centinaia di giovani, provenienti dagli “spazi autonomi” (inclusi nel programma del Forum ma che il giorno prima ne avevano contestato duramente, ma senza violenza, la gestione) e confluenti nel corteo, venivano caricati dalla polizia che effettuava quattro arresti (due italiani e due greci).

Alla insistente richiesta della parte della delegazione italiana in testa al corteo affinché se ne esigesse la liberazione, il Comitato britannico non dava alcuna risposta.

Alla conclusione del corteo, tentando di far dare dal palco notizia dell’accaduto, scoprivamo che l’accesso al palco era consentito solo al Comitato britannico e che, in luogo del concerto previsto, vi sarebbero stati una ventina di interventi monopolizzati dagli inglesi e da cui erano escluse tutte le delegazioni europee.

A quel punto, i giovani caricati in precedenza dalla polizia tentavano l’accesso al palco spintonando il servizio d’ordine che chiamava la polizia, provocando altri arresti (e facendone salire il numero a nove) tra cui quello di Xavier Ruiz, responsabile inglese di Indymedia.

I Cobas denunciano le gravi responsabilità del Comitato britannico e delle organizzazioni succitate, che hanno gestito corteo e comizio come se fossero “cosa loro” e di fatto usato la polizia per “risolvere” i contrasti nel movimento, gettando un’ombra pesante su un Forum che invece ha visto discutere appassionatamente molte migliaia di persone e che ha lanciato importantissime mobilitazioni contro la guerra in Iraq e Palestina, contro le politiche sociali liberiste e per la difesa dei migranti: e che nell’Assemblea conclusiva si è pronunciato per una profonda modifica della propria struttura, oramai insufficiente per lo sviluppo dell’organizzazione e del conflitto antiliberista e anti-guerra.

Di questo e di come garantire la massima inclusione, facendo sì che fatti come quelli di Londra non si ripetano mai più, discuteremo a Parigi nella prossima Assemblea europea il 18 e 19 dicembre.

Piero Bernocchi
Confederazione Cobas

Roma, 18 ottobre 2004

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Burlocchi
by sam Tuesday, Oct. 19, 2004 at 6:01 PM mail:

Ma se Bernocchi/Burlocchi ha fatto tutto il corteo portando lo striscione del FSE Ufficiale pavoneggiandosi con fotografi e giornalisti? Un colpo al cerchio e uno alla botte: prima si accettano tutti i compromessi per apparire e poi si fa finta di essere antagonisti. Forse perchè non ha parlato lui dal palco "ufficiale"......

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i nuovi riformisti
by durruti Wednesday, Oct. 20, 2004 at 6:23 PM mail:

e infatti! la verità e che le manif. no-global sono sempre gestite dall'alto dai gruppi politici (arci, disob, coba, rc etc.) che decidono i contenuti dei cortei, chi parla e chi no, le mozioni da "votare" in assemblea. Sentire che Bernocchi si lamenta dei suoi metodi eè ridicolo...del resto sono metodi verticisti che ben si combinano con i contenuti statalisti e moderatamente riformisti che il "movimento" incarna....

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Non cambia mai nulla?
by Pippo Wednesday, Oct. 20, 2004 at 10:14 PM mail:

Non è possibile che sia sempre così, io da ignorante quale sono speravo in bene invece tutto continua a ripetersi, sempre i soliti hanno il diritto e il potere di parlare la gente normale deve essere esempre sottomessa a qualcuno. Come diceva Faber ...certo bisogna farne altrettanta da diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.... (Fabrizio De Andre)

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uahahahahahahhhhhhaah
by finimondo Wednesday, Oct. 20, 2004 at 10:52 PM mail:

uahahahauauanahahhhhhhh
i cobas...i cobas? i cobas! i cobas chi?


Piazza Venezia, via Cavour, Circo Massimo: nessun lacrimogeno, nessuno
s'è fatto male
di Rachele Gonnelli

Alla fine resta il giornalista americano, di ampia statura, completo blu
sbottonato, che con lo stesso mezzo sorriso si fa ritrarre sotto
l’Altare della Patria, prima con i no global e poi con lo sfondo dei
celerini in assetto antisommossa. La manifestazione sta ormai sciamando
a file sparse. Tutti tornano a casa con i piedi trasformati in zampe
doloranti e la faccia contenta per gli amici rivisti, le canzoni
ballate, l’energia e la libertà di stare tutti in strada per la pace.

Nessuno si è fatto male, nessun lacrimogeno è stato sparato e il fumo
che si è liberato nel cielo di Roma è stato solo quello di qualche
torcia da stadio. Ci sono stati sì alcuni momenti di tensione, brevi,
due accenni di carica in piazza Venezia seguiti a lanci di bottiglie, un
tafferuglio in via Cavour, un bancomat della Banco Antonveneta
danneggiato in via Petroselli e una corsa di ragazzi con le felpe nere e
il cappuccio sul prato del Circo Massimo rintuzzata da un drappello di
finanzieri. Questo è quanto c’è da segnalare rispetto all’ordine
pubblico per quanto riguarda il corteo tanto temuto da Berlusconi e Pisanu.

«Non mi sembra che i pochi tafferugli che si sono registrati in queste
ore - festeggia il prefetto Achille Serra - si possano definire come
disordini di un qualche rilievo. Le forze di polizia non hanno
effettuato nessuna carica ma solo qualche avanzamento».

E allora? Sembra proprio che nonostante gli allarmi tutto sia filato
liscio. «Qualcosa che ha fatto sì che Roma non fosse Firenze ma neanche
Genova» dice Freak, anarchico romano della Cub, incurante della
tautologia delle sue parole nel loro significato letterale. Per
spiegare: Firenze, il Social Forum senza incidenti, i grandi dibattiti e
l’impegno delle istituzioni toscane e Genova, la guerriglia, la città
devastata, i robocop dei carabinieri e i black bloc. È vero che questa
volta i dirigenti di An non hanno dato ordini in Questura. E anche se il
prefetto Achille Serra ha dispiegato una quantità quasi analoga di
agenti e militari, lo ha fatto però con tutt’altra logica e tutt’altra
tattica. Ha evitato il confronto diretto, tenendo i blindati nelle
retrovie. Per evitare protagonismi e controllare meglio gli animi degli
uomini in divisa ha creato una sorta di “comando interforze”, in ogni
punto strategico mischiando uomini delle diverse Armi: due blindati
della polizia, uno dei carabinieri e così via, uno squadrone di
finanzieri e uno di agenti. Come a proteggere il Milite Ignoto: una fila
di celerini e due scalini sopra uno di carabinieri. Poi ha creato dei
“tappi”, blocchi impenetrabili come quello all’ingresso di via del
Corso, per meglio controllare la piazza. I giovani carabinieri addetti a
spiegare le vie a turisti e manifestanti lo avevano ribattezzato
“tampax”. «Per superare il tampax e andare dall’altra parte deve andare
di là», spiegavano indicando vicolo de’ Fornari.

A piazza Venezia era prevista la prova del fuoco. E c’è stata, come da
copione. Quando dopo una sequela di soliti insulti alle forze
dell’ordine – “che puzza il celerino..” “meglio disoccupato che servo
dello Stato” etc- sono comparsi ad un tratto due cordoni di ragazzi con
le felpe nere calate quasi sugli occhi. Sono arrivati quasi di corsa e
hanno lanciato bottiglie, vuote e piene, contro i due cordoni che
presidiavano i cancelli dell’Altare della Patria. È stato un attimo di
concitazione. La gente del corteo e ai lati gridava ai ragazzi neri
“scemi scemi” e gli scudi in plexiglas si sono scomposti, la gente ha
iniziato a scappare, quando il capo della Digos romana, Giannini, ha
fermato i suoi uomini a braccia alzate: «Testuggine, fate la
testuggine». I disobbedienti romani che sfilavano subito dopo hanno
accelerato il passo, spintonando i ragazzi neri. «Tranquilli, non
abbiate paura, è tutto sotto controllo, siamo tanti, non succederà
nulla, nessuno prenda iniziative personali, continuate il corteo»,
gridava con voce ferma una ragazza dal camion dei disobbedienti. Polizia
e carabinieri hanno seguito la scena rafforzando l’angolo della
scalinata più vicino al Campidoglio, e tutto è finito lì. I
disobbedienti non hanno organizzato nessun cordone di servizio d’ordine
per tenere a distanza gli incappucciati neri. E poco più avanti, al
Circo Massimo, si è ripresentata una situazione delicata.

I neri hanno attraversato il prato in diagonale e tirato due bottiglie
piene e oggetti pesanti come mazze all’indirizzo dei blindati schierati
a difesa dell’ambasciata americana presso la Santa Sede, sul colle
dell’Aventino. Uno squadrone di finanzieri li ha caricati dall’alto
respingendo quest’assalto sbrindellato durato forse tre minuti in tutto.
Tensione poca. Tanto che un reparto della celere muovendosi a corsetta
per andare a dar manforte scherzava ritmando il passo: “aaho, aaho” con
buona pace delle urla del comandante: «In riga, smettelela!». Niente,
ridevano correndo a difesa della bandiera a stelle e strisce. Ma una
ragazza nel prato in basso apostrofa malamente quelli con la tuta nera.
«Vattene», le rispondono tra i denti. «Andatevene voi, stronzi».

Qualche altro tafferuglio è successo ore prima in via Cavour. Anche qui
la reazione della gente del corteo viene ancora prima dei disobbedienti.
E i black si beccano anche qualche ceffone. «È stato solo un tentativo
stupido di spaccare il corteo», racconta Vincenzo Migliucci, vecchia
guardia dell’Autonomia operaia a Roma dicendo di aver tolto un bastone
di mano a uno dei suoi giovani emuli. Migliucci riconosce alle forze
dell’ordine di aver avuto un comportamento «responsabile». La stessa
parola, lo stesso esatto giudizio usato anche dal leader dei Cobas Piero
Bernocchi. «La differenza con Genova è che hanno adottato un
atteggiamento flessibile – dice Miglicci – e quindi ha funzionato il
tavolo di concertazione sulla sicurezza attivato in Prefettura tra
prefetto, questore e noi di “Fermiamo la guerra”». «Gliel’abbiamo detto
più volte: “fate attenzione ai vostri comandanti” e se ci sarà qualche
frizione, ci pensiamo noi». E gli allarmi di Pisanu, Berlusconi, gli
appelli?. «Tutta pretattica per limitare la partecipazione al corteo».
Insomma, un gioco delle parti. Ma se così è la democrazia, almeno in
parte, non è che per caso anche i ragazzi col cappuccio hanno inscenato
una finta violenza stile black bloc? I disobbedienti controllavano o no
anche l’esigua area degli antagonisti più duri? «No, scherzi? – risponde
Miglucci – sono proprio distanti come cultura, ma non hai visto come li
ha trattati Indymedia?».

«Mi auguro che Genova non ricapiti mai più – dice Luisa Morgantini delle
Donne in Nero – e le forze del centrosinistra non devono essere così
preoccupate che questo movimento non riesca a frenare episodi di
violenza di piccoli gruppi». Già, non giova a nessuno. E la campagna
elettorale per le Europee incombe.

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=35061

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giornalisti e ridacchianti
by § Thursday, Oct. 21, 2004 at 10:38 AM mail:

Riportare un articolo dell'Unità, che da giornale del noto partito staliniano si è trasmormato nell'ennesimo organo di una fazione della borghesia, la dice tutta sul ridacchiante qui sopra. O il ridacchiante pensa che l'Unità è ancora il giornale del compianto Antonio Gramsci?
La storia dell'Unità, dagli anni 70 in poi (se non anche da prima), è anche la storia degli attacchi contro ogni organizzazione e struttura anche solo un pò rivoluzionaria ed antagonista. E la tradizione continua ancor oggi.
L'accuratezza di quanto viene riportato dalla "giornalista" Rachele Gonnelli si nota poi nel riportare il nome di Vincenzo Migliucci che invece si chiama Miliucci.


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x Durruti
by § Thursday, Oct. 21, 2004 at 10:48 AM mail:

Ognuno si gestisce le manifestazioni che organizza come crede. Se aderisce ad una manifestazione evidetemente ne condivide piattaforma e metodo organizzativa, altrimenti si organizza una manifestazione per conto proprio.
E' evidente che non conosci un cazzo di come funzione i Cobas come, nonostante come ti firmi, non credo che conosci un cazzo di come funzionavano la CNT e la FAI (quella iberica) ai tempi di Durruti. Ci sono degli ottimi libri sull'argomento.
Se non va bene il metodo assembleare per prendere decisioni fra i singoli compagni e strutture diverse tra loro come si dovrebbe fare secondo te?



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questa è bella !!!
by ex-cobas Thursday, Oct. 21, 2004 at 11:32 AM mail:

Lasciate stare Durruti la Spagna etc. I cobas di Bernocchi non c'entrano un cazzo con tutto questo.
Come si decide nei Cobas? Semplice.
Ci sono inutili e interminabili assemblee nazionali dove
si sfogare la "truppa" e poi decide Bernocchi, il giorno dopo, insieme a due o tre fedelissimi. Proprio come fa Bertinotti.

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ex-cobas?
by § Thursday, Oct. 21, 2004 at 4:16 PM mail:

sicuro di essere un ex-cobas? o, se lo sei veramente, sei uscito perchè le assemblee non decidevano quello che volevi tu?

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forse § non sa leggere
by ohs Thursday, Oct. 21, 2004 at 4:31 PM mail:

hai presente un intervista in cui si riasciano dichiarazioni? bene eccole :
«La differenza con Genova è che hanno adottato un
atteggiamento flessibile – dice Miglicci – e quindi ha funzionato il
tavolo di concertazione sulla sicurezza attivato in Prefettura tra
prefetto, questore e noi di “Fermiamo la guerra”». «Gliel’abbiamo detto
più volte: “fate attenzione ai vostri comandanti” e se ci sarà qualche
frizione, ci pensiamo noi».
. E gli allarmi di Pisanu, Berlusconi, gli
appelli?. «Tutta pretattica per limitare la partecipazione al corteo».
Insomma, un gioco delle parti. Ma se così è la democrazia, almeno in
parte, non è che per caso anche i ragazzi col cappuccio hanno inscenato
una finta violenza stile black bloc? I disobbedienti controllavano o no
anche l’esigua area degli antagonisti più duri? «No, scherzi? – risponde
Miglucci – sono proprio distanti come cultura, ma non hai visto come li
ha trattati Indymedia?».


direi eloquenti le risposte se poi non le digerisci questo è un problema da cobas mica da cane scilto no?

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concertame
by gnomorosso Thursday, Oct. 21, 2004 at 9:09 PM mail:

L' Unita' non sara' la stessa di quella di Gramsci
ma in ogni caso dopo la comparsa dell' articolo non si trovano tracce di smentite o di vaffanculo neanche in politichese di Miliucci sui contenuti e le dichiarazioni che gli vengono attribuite.
Il "crollo morale e politico" dei cobas e' il naturale portato di una visione manichea della politica e corporativista-impiegatizia della lotta sindacale tutto qua'.
Nessuno si scorda di "quelli con lo stipendio fisso" o col lavoro-intellettuale ancorche' precario nell' amministrazione della scuola e dello Stato che vengono a fare i moralisti(fino ad una recente inversione di..tendenza) sul reddito garantito ecc.

Comunque a parte qualche polemichetta il fatto vero e' che i Cobas brancolano al buio, politicano a tentoni, non hanno piu' una strategia e un progetto sociale se non quello della mera sopravvivenza-autoriproduzione.




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ancora sul FSE di Londra
by Piero Bernocchi Confederazione Cobas Saturday, Oct. 23, 2004 at 4:15 PM mail:

"A scanso equivoci. Ieri è stato inviata, impropriamente, a Indymedia
una lettera firmata dagli esponenti delle varie aree e organizzazioni
italiane che più hanno lavorato per il FSE di Londra, e che era indirizzata in
realtà alla lista europea del FSE. In essa si prendevano le distanze, seppur - proprio a causa della destinazione - nel linguaggio "diplomatico" delle relazioni internazionali, dal comportamento del Comitato
organizzatore britannico non solo a proposito delle giornate conclusive del Forum e si segnalava a tutte le strutture europee il ruolo svolto da buona parte della delegazione italiana per evitare che la situazione
degenerasse ulteriormente. Poichè tra i firmatari, al di là del testo prodotto, ci sono forti divergenze sui termini della critica al Comitato britannico (e a chi ha non lo ha conttrastato adeguatamente) che hanno impedito ad esempio che altri firmassero il comunicato Cobas di netta condanna del Comitato
stesso; e poichè il linguaggio generico su alcuni punti importanti del comunicato comune potrebbe essere mal interpretato come una attenuazione delle nostre critiche,approfitto dell'ospitalità di Indymedia (alla quale rinnovo la nostra totale solidarietà per le campagne repressive che puntualmente la aggrediscono) non solo per ribadire tale nostra inequivocabile condanna, ma anche per precisare alcuni punti importanti del percorso del FSE di Londra.
1) Gli "spazi autonomi" a Londra non ci sarebbero mai stati se fosse dipeso dal Comitato britannico (e in primo luogo dal Socialist Workers Party, da Socialist Action - il gruppo del sindaco di Londra Ken Livingstone-, dai sindacati britannici coinvolti e dalla CND di Kate Hudson) e si sarebbe arrivati allo scontro frontale tra tali organizzazioni e aree e gli "orizzontali".
2) Fin dall'inizio del processo i Cobas hanno lavorato insieme agli "orizzontali" britannici e alle loro strutture di base per difendere il loro diritto ad essere protagonisti, insieme agli altri /e, nel FSE di Londra; e si sono battuti in tutte le riunioni europee perchè le loro posizioni fossero rispettate e incluse nel lavoro comune.
3) Verificato ripetutamente che buona parte delle decisioni prese in sede europea venivano poi, in patria, annullate o distorte dal Comitato britannico e che ogni apertura in sede europea era poi di fatto offuscata
da una gestione UK autoritaria ed escludente al limite del banditismo, come Cobas abbiamo appoggiato (sopratutto nell'assemblea preparatoria di Berlino) la richiesta che veniva da tutte le aree "orizzontali"
britanniche (Forum locali, strutture "grass root", Indymedia, wombles ecc..) di garantire a tali aree spazi autonomi, pagati dal FSE e inclusi nel programma ufficiale. E, aiutati da altre componenti della delegazione
italiana e da altre delegazioni europee, sottoscrivevamo e facevamo approvare la mozione, presentata da Xavier, principale referente londinese di Indymedia, che sanciva la creazione di tali spazi. Infine, al lavoro
in tali spazi i Cobas hanno partecipato nei tre giorni del FSE.
4) La lotta contro l'andazzo "escludente" è stata condotta davvero con decisione solo da alcune forze o aree italiane ed è stata spesso resa più difficile dall'appoggio sostanziale (o la tacita "complicità") che sopratutto l'SWP (e, diciamolo, il progetto di RESPECT, che li vede protagonisti) ma anche i sindacati coinvolti hanno ottenuto da influenti forze italiane ed europee presenti nel FSE, che spesso non prendevano posizione in un "ponziopilatismo" che in varie occasioni ci ha costretto a condurre la battaglia davvero in pochi, fino all'"incidente diplomatico" della lettera interna (firmata dal sottoscritto, da Benzi, Mecozzi e Russo), altissimamente critica verso l'andazzo dei britannici, che, circolata "urbi et orbi", ha fatto credere al Comitato UK che volessimo abbandonare come italiani l'intero Forum e li ha ricondotti, per un po', a
più miti consigli.
5) Se fosse stato per i britannici la protesta di wombles/"orizzontali" di sabato pomeriggio avrebbe dovuto fronteggiare la polizia e le guardie private e si sarebbe risolta in scontri catastofici davanti all'Alexandra
Palace. Insieme ad altre delegazioni, ci siamo opposti sia alla venuta di Livingstone sia ad ogni tipo di intervento della polizia e dei guardiani privati, abbiamo imposto che alla protesta venisse data piena
legittimità e come Cobas abbiamo discusso di tutto ciò con gli "orizzontali"/wombles che erano di fronte all'Alexandra Palace. Il Comitato UK, dopo che purtroppo la polizia aveva caricato il corteo esterno che i"protestanti" avevano fatto tornando in città dopo la contestazione interna, non solo non voleva intervenire, esprimendo un sostanziale "ben gli stà" ma si inventava un'aggressione - udite, udite - "razzista"ad un "vigilante" nero di stazza enorme che aveva cercato di fermare da solo i "protestanti" ed era stato
messo da parte con qualche spintone. Per cui abbiamo ascoltato l'incredibile: gli stessi che in plenaria avevano approvato qualsiasi "uso della forza" anti-Usa nel mondo, compreso quella dei taglia-gole e
degli sventra- alberghi, in UK ritevano "violenza intollerabile" l'interruzione di un'assemblea, lo spintone ad un "cristo" da 150 kg circa e addirittura il supposto furto di un telefobnino allo stesso "cristone". Insomma, i
"british as usual" che bombardano allegramente nel mondo, che cancellano Dresda con bombe incendiarie ad effetto Hiroshima ma guai a trattare male i passerotti (che comunque è bene trattar bene).
6) La contestazione al rappresentante di uno dei partiti "comunisti" iracheni e di uno dei sindacati in odore di collaborazionismo, durante la plenaria sull'Iraq, è stata pienamente comprensibile. Ci eravamo opposti, in sede di definizione del programma, a tale intervento, sostenuto invece a spada tratta dai sindacati britamnici. Ma non potendo porre veti alle proposte di un'altra delegazione, avevamo sperato nel ruolo positivo di Fabio Alberti, dagli italiani/ei proposto per la plenaria. Ma ci sembra piuttosto normale che questo non potesse bastare.
7) Il corteo di domenica è stato gestito banditescamente. In testa c'era tutto il servizio d'ordine e l'apparato del SWP e delle altre organizzazioni "complici". Il segretario generale del SWP Alex Callinicos (quella che ha parlato di "black bloc all'assalto del Forum") ha invitato me e Sophie Zafari della delegazione francese a stare al centro dello striscione iniziale (fatto che qualcuno su Indymedia mi ha anche rimproverato come segno di "collusione") ma eravamo circondati ai lati e dietro dai british del Comitato e del SWP, e Callinicos mi ha minacciato ripetutamente quando una esponente del Manchester Social Forum si è messa accanto a me in "rappresentanza " degli spazi autonomi e quando ho dato in escandescenze, visto che la testa del corteo veniva bloccata per permettere il passaggio di un migliaio del SWP (travestiti da "Stop the war coalition"), che hanno costituito per almeno un km la vera testa del corteo
(fin quando le mie urla e qualche altra protesta degli "europei" hanno convinto Callinicos a far ritirare il gruppo). Arrivata la notizia degli arresti, ci siamo sgolati per far intervenire i british che se ne sono
strafregati e la trattativa con la polizia l'abbiamo dovuta fare come italiani, insieme ai parlamentari accorsi.
E arrivati davanti al palco, abbiamo assistito ad una sequenza di atti banditeschi: non solo il palco
era stato "requisito" dal Comitato UK, non solo è stato impedito a me e agli altri italiani di montare sul palco per dare la notizia dell'accaduto; ma contemporaneamente è iniziato un comizio con una quindicina di
interventi tutti british, dopo che per giorni ci era stato garantito che il corteo si sarebbe chiuso solo con il concerto, preceduto da un breve messaggio di saluto e di "congratulazioni" reciproche.
Gli orizzontali/wombles hanno chiesto ripetutamente che venisse detto qualcosa dal palco sugli arresti e Xavier, persona ultrapacifica, si è offerto di farlo ma è stato letteralmente consegnato alla polizia da quelli/e del servizio d'ordine dopo che gli spintonamenti wombles (peraltro così poco "violenti" da consentire ad una decina di "canacci" SWP, loro sì esperti nell'"uso della forza", di reggere la pressione di un centinaio di
persone) non avevano sortito alcun effetto. Dunque, chi sono i veri "violenti"?
E chi i veri "violentati/e"?
8) Comunque, anche al di là di tutti questi gravi episodi, la discussione a Londra ha evidenziato come oramai sia diffusa la critica a questo modello di Forum, oramai insufficiente a rappresentare ed organizzare le reti
europee anti-liberiste e anti-guerra nonchè il conflitto conseguente all'altezza delle necessità. E a Parigi, il 18-19 dicembre, nell'Assemblea europea "straordinaria", convocata per dare vita ad una radicale modifica
del modello stesso, verificheremo se c'è davvero, oltre alla volontà di cambiare sul serio, anche quella di garantire sempre e dovunque la massima inclusione e di evitare che episodi come quelli di Londra abbiamoa
ripetersi mai più.

Piero Bernocchi Confederazione Cobas

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a proposito dell'Esf
by csoa askatasuna Monday, Oct. 25, 2004 at 10:04 AM mail: askatasuna@ecn.org

Da Firenze, passando per Parigi, il forum sociale europeo è giunto a Londra per mostrare tutti i limiti di un ambito e di un ceto politico che è riuscito a disciogliere ogni potenzialità dei social forum nati dalle giornate genovesi contro il g8 2001.
La distanza che nel tempo si è creata tra i forum e gli individui o i corpi collettivi che li hanno animati si è palesata da una parte nell’assenza pressoché totale della popolazione londinese, nei dibattiti quanto nel corteo, dall’altra dal fatto che i movimenti sociali reali se ne sono allontanati o sono stati esclusi da partiti e associazioni che si sono arrogati il diritto di farsi classe dirigente di ambiti nati invece come momenti di aggregazione, di socializzazione di esperienze e di organizzazione di iniziative autonome dalla dimensione istituzionale.
D’altronde processi simili si sono avuti anche in Italia, con l’ingerenza dei partiti della sinistra istituzionale e di tutte le articolazioni associazioniste legate a doppio filo con questi gruppi. Anche nel nostro paese la responsabilità maggiore dei forum è stata di aver privilegiato strutture ufficiali/istituzionali/formali a scapito della ricchezza del movimento No-Global.

Un forum sociale, quello londinese, escludente ed esclusivo, controllato e sorvegliato dal Socialist Workers Party e dalla compagine di Ken Livingston che di fatto hanno impedito – nell’organizzazione prima e nello svolgimento poi – a chiunque non si appiattisse sulla loro linea, di intervenire e partecipare alla costruzione delle discussioni e delle proposte. Un forum assolutamente debole nella sua proposta politica, limitato nella sua capacità di uscire dai recinti e dalle gabbie in cui ha deciso di isolarsi, tanto poco propenso a rilanciare il movimento quanto visibilmente impegnato a farsi vetrina e circo istituzionale.
Evidentemente però, il Coordinamento britannico dell’Esf, costituito da gruppi chiusi e separati dal sociale non è nemmeno riuscito a centrare l’obiettivo faticosamente perseguito di darsi visibilità e legittimità sui media mainstream. I giornali e le televisioni inglesi, al pari di quelle europee, hanno dato davvero poca voce all’evento, sia per quanto riguarda gli incontri che per quanto è successo alla manifestazione. A questo proposito è necessario ricordare il silenzio che ha accompagnato i fermi e i tafferugli a danno delle realtà autonome, taciuti dalla stampa quanto dagli organizzatori dell’Esf che anzi hanno pensato bene di supportare il lavoro sporco delle forze dell’ordine.

Viste le condizioni e i presupposti, alcune realtà autonome del movimento europeo hanno scelto di organizzare un forum che andasse oltre e al di là delle gerarchie imposte dall’Esf. Un insieme di realtà anticapitaliste hanno discusso ed elaborato nuovi terreni di intervento e approcci differenti alla realtà. La precarietà e i migranti le due questioni che hanno maggiormente impegnato gli ambiti di discussione, grazie anche al supporto di realtà che nei propri territori si trovano da tempo impegnate nell’azione e nell’analisi di questi percorsi.
Se da una parte però la centralizzazione dell’Esf ha escluso ogni desiderio di partecipazione e di coinvolgimento, dall’altra l’attenzione delle reti autonome si è concentrata – legittimamente, ma forse in eccesso – nella proposizione di modelli e forme relazionali differenti invece che nella produzione di discriminanti forti su questioni e temi all’ordine del giorno quali la guerra e la situazione internazionale. La guerra in Iraq e la situazione palestinese se hanno trovato spazi, seppur minimi e alquanto discutibili nell’Esf, sono state marginalizzate all’interno dal Beyond Esf, a tratti forse più preoccupato di ribadire la sua orizzontalità e la sua comunicatività che di esprimere proposte significative sul piano del dibattito e della mobilitazione contro la guerra.
Senza voler sminuire lo sforzo organizzativo, la valorizzazione effettiva di ogni percorso e gli interessanti spunti offerti su precarietà e migrazioni, tuttavia la capacità di rendersi comunicativi e di aprirsi a nuovi linguaggi, non può sempre sopperire alle carenze esistenti e alla povertà visibile del movimento. D’altronde questi limiti si riscontravavo già nei precedenti forum, quando il movimento cresceva nelle piazze in forza e visibilità ed erano tutti impegnati ad andare a braccetto con l’Arci, la Cgil e a preparare per Bertinotti e la sua compagine il ritorno all’interno del centro-sinistra. Oggi invece, in una fase calante, si riscoprono sorprendentemente tutti critici e insoddisfatti.
All’estero come in Italia, il movimento stenta a decollare e ancora una volta non ha osato distanziarsi fino in fondo da atteggiamenti e pratiche assolutamente riassorbibili nella prospettiva di esprimere e concretizzare una progettualità e un’azione realmente antisistemiche e incompatibili.

CSOA ASKATASUNA - Torino
NETWORK ANTAGONISTA TORINESE

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