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Un giorno ad Aboud - Palestina occupata
by Operazione Colomba Tuesday, Feb. 01, 2005 at 10:25 AM mail:

30 gennaio 2005 Questa mattina alle 8.00 veniamo informati che sulla strada principale per Ramalla, poco fuori il paese, c’è un checkpoint dalle 5 .30 del mattino.

Un giorno ad Aboud

30 gennaio 2005

Questa mattina alle 8.00 veniamo informati che sulla strada principale per
Ramalla, poco fuori il paese, c’è un checkpoint dalle 5 .30 del mattino.
Andiamo e troviamo una coda di auto ferme lunga circa 200 metri. Le auto e i
pulmini carichi di gente che deve andare al lavoro passano una alla volta, con
un controllo documenti che li obbliga a scendere dall’auto, percorrere circa 10
metri a piedi fino a raggiungere l’ufficiale che guarda il documento. Poi
tornano indietro fino al mezzo e ripartono. Il tutto porta via circa 3 minuti
ad auto con l’inutile umiliazione di scendere e andare a piedi dall’ufficiale a
fargli vedere il documento e poi tornare indietro per risalire in auto.
Ovviamente le auto dei coloni che passano su quella stessa strada non vengono
fermate.
Cerchiamo di parlare con l’ufficiale. Rifiuta di farci avvicinare e ci manda un
soldato come messaggero.
Le nostre richieste di controllare i documenti senza far scendere la gente dai
furgoni cadono nel nulla.
Chiamiamo l’ufficio militare dei territori, il quale ci fa parlare con il
comandante, il quale non ne vuol sapere di agevolare il controllo di quel check
point sostenendo delle generiche “nostre buone ragioni” per far scendere la
gente dai mezzi.
Rimaniamo a guardare facendo foto. Dopo 30 minuti un altro mezzo militare
raggiunge il checkpoint e dopo 2 minuti di dialogo tra gli ufficiali i mezzi se
ne vanno liberando la strada alle rimanenti auto che possono cosi andare a
Ramalla senza controllo documenti…a rimarcare l inutilita dei controlli
precedenti.

Questa sera alle 17.00 due bambini palestinesi del villaggio, entrambi dell’eta
di 10 anni, sono stati arrestati da soldati dell’esercito israeliano perché
tiravano pietre.
I due bambini sono stati rinchiusi dentro alla jeep dell’esercito per circa 30
minuti, dentro la quale sono stati minacciati dai soldati di essere portati in
prigione se non davano i nomi dei loro coetanei che lanciano pietre contro i
mezzi blindati quando entrano in paese. I bambini sono usciti dalla jeep in
lacrime. Uno dei due ha dato all’ufficiale 20 nomi e cognomi di bambini del
paese. La jeep e l’ufficiale che la comanda è la stessa che ha fatto il check
point al mattino. L’ufficiale è un tipo molto duro, che ha gia fatto sapere in
paese che quando passa non vuole vedere i bambini che lanciano pietre sulle
auto militari blindate.
Ieri questo stesso ufficiale ha lanciato un gas lacrimogeno contro i bambini
che lanciavano pietre.

Casualmente abbiamo assistito al fatto, documentandolo anche con foto e solo
alcuni secondi di video perchè l'esercito ha impedito l'uso della telecamera.
Uno dei due bambini con il quale abbiamo parlato dopo il fatto, ha raccontato
che lanciavano pietre contro un auto di un colono israeliano, il quale è uscito
dall'auto e ha sparato alcuni colpi di pistola. I bambini sono fuggiti per le
strade del paese, nel quale erano presenti due mezzi dell'esercito. I soldati
hanno rincorso e bloccato i due bambini, chiudendoli poi nella jeep.

Per la legge militare israeliana, in vigore nei Territori Occupati, sono
possibili di arresto i bambini con età superiore ai 12 anni. In questo caso la
violazione è avvenuta non solo contro il Diritto Internazionale delle Nazioni
Unite (che condanna gli arresti anche dei 12enni), ma anche contro le stesse
leggi militari israeliane, essendo i bambini di 10 anni.

Ad un soldato che presidiava la jeep con i bambini dentro abbiamo chiesto il
perchè di quello che accadeva e lui molto nervoso ci ha risposto facendo vedere
una cicatrice che aveva sulla gamba. Gli ho chiesto come e quando se la fosse
fatta ma non mi ha risposto, dicendo solo che in quel momento stava facendo il
suo lavoro. Inutilmente ho chiesto di parlare con l'ufficiale che ci ha
impedito di avvicinarlo ordinando ai soldati di tenerci a distanza dalla jeep.

Mi chiedo dove è quella fase di dialogo che tanto viene sbandierata nei mass
media in questi giorni.

Dalle colline a due passi dal mare in cui nessuno puo andare
Salam shalom
logan
http://www.operazionecolomba.org

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Cosa si prepara
by Marco Mazzone Sunday, Feb. 06, 2005 at 6:49 PM mail:

A prescindere dalla casa editrice, che può essere discutibile per altre pubblicazioni, mi sembra molto interessante questo:

"Diplomatici" israeliani espulsi dall'Australia


Un diplomatico israeliano è stato espulso dall’Australia per motivi che le due parti tengono segreti. Nemmeno il nome del personaggio è stato reso noto.
Quasi sicuramente la faccenda riguarda il furto o l’appropriazione di passaporti di pacifici Paesi terzi, che il Mossad usa poi per dare false identità ai suoi agenti impegnati in assassini, provocazioni, attentati “islamici” nel mondo. L’ipotesi è stata ventilata da Maariv, l’unico giornale israeliano a dare la notizia. Maariv collega l’espulsione in Australia allo scandalo che ha avvelenato i rapporti fra Israele e la Nuova Zelanda l’anno scorso.
Allora il governo neozelandese scoprì due ebrei che cercavano di farsi rilasciare con la frode un passaporto neozelandese a nome di un cittadino di quel Paese che mai avrebbe viaggiato, perché quadriplegico e ridotto sulla sedia a rotelle. Ora, la coppia di spie aveva abitato anche in Australia, e il “diplomatico” israeliano, ora espulso, ha visitato in carcere i due individui, ostentatamente per dare loro “assistenza” legale.

La ragione dell’espulsione deve essere grave, perché l’Australia è uno degli stati più filo-sharonisti della Terra. L’anno scorso, è stato il solo stato a votare con gli Usa (oltre due staterelli del Pacifico, atolli occupati da basi Usa) contro la risoluzione dell’Onu che ha condannato Israele per la costruzione del muro anti-palestinese.
Maariv sa per certo che il Ministero degli Esteri australiano, convocato l’ambasciatore d’Israele, gli ha intimato di richiamare il “diplomatico” di cui sopra. Se Israele non lo farà volontariamente, è stato comunicato, l’Australia dichiarerà quel tizio “persona non grata” e comincerà la procedure per l’espulsione manu militari. Israele ha dunque richiamato a casa subito il suo agente o spia, per scongiurare uno scandalo internazionale e pubblico.
Agenti israeliani furono colti anni fa mentre cercavano di entrare in Giordania, dove intendevano commettere un omicidio “mirato”, esibendo passaporti canadesi. In genere, per queste imprese, i passaporti di paesi innocui come Canada, Australia e Nuova Zelanda sono molto apprezzati, perché consentono l’entrata in quasi ogni altro Paese senza visto.



di Maurizio Blondet




fonte: http://www.effedieffe.com

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manica di provocatori
by Squalo Sunday, Feb. 06, 2005 at 7:13 PM mail:

Siete una manica di provocatori che invece di manifestare nei paesi arabi dove ci sarebbero veri motivi vi approfittate della bonarietà dell'esercito israeliano che deve confrontarsi ogni minuto con potenziali kamikaze e che ha quindi tutti i diritti del mondo a far scendere e camminare per 10 minuti gli autisti ai chek point.
Oltre a questo devono sorbirsi anche voi coglioni che non avete niente di meglio da fare che intralciare il lavoro di questi piccoli eroi di tutti i giorni.

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vedere
by argomento-spie Sunday, Feb. 06, 2005 at 7:14 PM mail:

http://www.analisidifesa.it/articolo.shtm/id/4396/ver/IT

http://www.arabcomint.com/obiettivo_nuova_zelanda.htm

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