ecco un vecchio comunicato risalente ai tempi della morte di EDOARDO MASSARI e della caccia ai cosidetti "ecoterroristi" della valsusa. credo sia utile per capire che razza di individuo sia il radical-chic DARIO FO, probabile canditato sindaco delle sinistre a MILANO, che ha già iniziato a farsi campagna elettorale parassitando l'iniziativa degli studenti alla BOCCONI
Comunicato in merito all’episodio di Dario Fo
"In fin dei conti io ho bene il diritto di uscir dal teatro quando la commedia mi diventa odiosa e magari sbattere la porta nell’uscire, a rischio di turbare la tranquillità di coloro che ne sono soddisfatti" Emile Henry, 1894
Ci dispiace deludervi ma non è stata una provocazione né un delirio da ‘mbriachi. Nonostante l’alcool eravamo lucidi. A sembrarci poco lucidi e incapaci di cogliere la situazione e creare un attrito reale siete stati voi. Probabilmente perché l’attrito non lo volevate creare. Sul fatto che l’omicidio di Calabresi possa essere motivo di gioia penso che siamo d’accordo, ma da come sono andate le cose sembra che non abbiate avuto il coraggio di dirlo nel momento in cui la questione usciva. Perché?
Perché dovevate mettere lo striscione alla fine. Ma dopo le merdate che si stavano sparando questo ed il vostro silenzio in merito, questa azione perdeva automaticamente di significato, forza e credibilità.
Nel pomeriggio voi avete preso un accordo con Dario Fo che consisteva nella possibilità di lanciare un messaggio a fine spettacolo con lo striscione, evidentemente a patto di stare zitti e buoni durante lo spettacolo, qualunque cosa lui avesse detto. Di tale accordo noi non ne sapevamo niente, comunque anche ne fossimo stati a conoscenza, non ci avremmo preso parte, perché di esprimere democraticamente le nostre opinioni cercando il consenso o anche solo la benevolenza della platea radical-chic di Torino non ce ne fotte un cazzo.
Comunque non si capisce perché alla fine lo striscione non l’abbiate messo, visto che così prevedeva la vostra strategia. Forse perché vi sentivate sputtanati voi per come avevamo agito noi? Molto strano, pensavamo che credeste nella responsabilità individuale. E qualcuno ha osato dirci che il nostro è stato un comportamento ingrato nei riguardi di chi ci aveva invitato. Rispondiamo che Dario Fo ci ha invitato a suo rischio e pericolo e che comunque siamo entrate nel teatro non perché avessimo in mano il suo invito, ma perché quando ci hanno chiesto il biglietto non li abbiamo cagati ed abbiam tirato dritto.
In ogni caso andando ad assistere ad uno spettacolo è chiaro che non rinunciamo a reagire ad esso come meglio riteniamo, specie se si tratta di uno spettacolo di quel tipo.
L’impressione che ci è rimasta e che ieri sera di fronte alle situazioni che si sono create, non avete avuto la volontà di reagire, forse a causa dell’indubbia capacità retorica di Dario Fo, e così avete fatto il suo gioco senza neanche accorgervene.
Per quanto riguarda "chi ha detto fascista a chi", credete pure ai giornali, ma chi c’era sa come è andata...
minchiona, scema
deficiente, cogliona
‘mbriacona
encefalogramma piatto
impasticcata, testa di cazzo
e meno male che ci siete voi che ci state dentro.
(Documento rivolto al movimento diffuso a mano dalle contestatrici di Dario Fo e Franca Rame)
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7 - Né corti né giullari
Da che mondo è mondo i giullari non sono stati altro che utili servitori del potere. Dovrebbe essere cosa nota a tutti, anche in questi tempi di menzogna. Anche in tempi in cui, per l’appunto, un giullare è qui sul palco a chiedere che venga dimostrata l’innocenza di tre persone accusate dell’omicidio Calabresi e che la giustizia trionfi. Non siamo affatto interessati all’innocenza o alla colpevolezza di Sofri, Bompressi e Pietrostefani; di questa vicenda ci interessa soltanto dire che chiunque si sia adoperato per procurare a Calabresi la fine che si meritava ha avuto un’ottima idea.
Ma siamo qui per parlare di un’altra storia. Giovedì 5 marzo, a Torino, tre persone vengono arrestate e tre posti, da loro frequentati, vengono perquisiti. L’inchiesta riguarda numerosi sabotaggi e attentati con cui è stato accolto il progetto dell’Alta Velocità in Val di Susa. A seguito di questi episodi, diverse persone, un po’ risentite, si sono scontrate con la polizia nelle strade del centro di Torino, parte dell’arredo urbano ha trovato un insolito ed appassionante utilizzo e molte vetrine sono esplose di rabbia. Neanche in questo caso siamo interessati all’innocenza o alla colpevolezza dei tre imputati e non siamo nemmeno qui a fare appello alla società civile per chiedere la liberazione di questi compagni.
In alcuni casi le menzogne con cui il Capitale maschera la sua reale natura di sfruttamento e coercizione si mostrano in tutta la loro concretezza. In questi casi, in particolare, non possiamo fare a meno di denunciarle pubblicamente.
Un treno superveloce, oltre ad essere un evidente disastro ecologico, è soprattutto la concretizzazione di un progresso ormai inevitabilmente anti-umano. Nessuno può sostenere, se non qualche lobotomizzato privato di ogni tensione e desiderio di vita, la realizzazione di un progetto simile; un progetto che s’impone, a suon di menzogne e galere, come un beneficio per tutti, mentre in realtà non è che un’ulteriore conquista del Capitale sulle nostre già misere vite ingabbiate nel tempo e nello spazio della merce.
E allora chi sono gli eco-terroristi? Quelli che devastano le valli per aumentare profitti e controllo sociale o coloro che decidano di opporvisi con i mezzi che ritengono più opportuni? Cosa è che fa davvero paura? Una molotov scagliata contro un cantiere di nocività o un traliccio ad alta tensione sotto casa? Cosa è più preoccupante? Una città ridotta ad ambulatorio per zombie in ceca soltanto di nuove merci o un bel sasso che vola a infrangere una squallida vetrina? Noi non abbiamo dubbi.
E anche se l’Alta Velocità venisse sconfitta state certi che non ne avremmo ancora abbastanza. Vogliamo vedere le valli esplodere di vita e le città insorgere. Vogliamo vedere le galere svuotarsi e crollare per sempre, vogliamo vedere gli studenti bruciare le scuole e i fedeli demolire le chiese, i soldati abbandonare divise e caserme, e i lavoratori farla finita con la loro improponibile quotidianità.
Insomma, non vogliamo vedere mai più né corti né giullari.
(Volantino diffuso all’ingresso del teatro Massaua di Torino, durante lo spettacolo "Marino libero, Marino innocente")
http://www.ecn.org/elpaso/distro/index.htm
www.guerrasociale.org/
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