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VENDENDO IL FUTURO: l'ALCA e la perdità della sovranità e dell'autonomia nazionale
by afroditea Wednesday, Oct. 16, 2002 at 2:15 AM mail: afroditea2@hotmail.com

Il Trattato di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) é un’imposizione degli Stati Uniti d’America a tutto il continente americano, con l’esclusione di Cuba, per controllare e dominare finanziariamente ed economicamente questi mercati. Rappresenta l’ultima tappa nel processo di liberalizzazione del commercio e degli investimenti stranieri, riducendo al contempo tutto a merce di scambio (l’acqua, la vita, l’energia, la forza lavorativa,...) e calpestando ogni diritto.

VENDENDO IL FUTURO
l’ALCA e la perditá della sovranitá e dell’autonomia nazionale

Il Trattato di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) é un’imposizione degli Stati Uniti d’America a tutto il continente americano, con l’esclusione di Cuba, per controllare e dominare finanziariamente ed economicamente questi mercati. Rappresenta l’ultima tappa nel processo di liberalizzazione del commercio e degli investimenti stranieri, riducendo al contempo tutto a merce di scambio (l’acqua, la vita, l’energia, la forza lavorativa,...) e calpestando ogni diritto.
Questo trattato é basato principalmente sull’accordo di libero scambio che, nel 1994, é stato firmato tra Stati Uniti, Canada e Messico (NAFTA) e che, secondo vari studi (es: NAFTA at Seven: it’s impact on workers in all three nations, Robert E. Scott, Carlos Salas e Bruce Campbell, Economic Police Institute, Washington, aprile 2001), ha dapprima generato un aumento nel commercio e negli investimenti, con una crescita economica per i paesi interessati, a cui é seguita una preoccupante recessione, con una diminuzione del potere d’acquisto, una diminuzione del salario, un aumento della disoccupazione, ed un’ancora maggiore disparitá tra ricchi e poveri.
Il caso del Messico é significativo: il NAFTA prometteva una crescita economica ed un maggior impiego. Dall’introduzione del trattato il Messico é improvvisamente diventato un paese esportatore (l’esportazione é aumentata di 3 volte rispetto al 1994). Si produce a basso prezzo nelle fabbriche a capitale straniero, senza leggi e senza diritti, per poi rivendere all’estero buona parte della produzione a prezzi altissimi. Il ricavato delle ditte in questione é stupefacente, mentre l’economia interna non cresce (1,1% di crescita negli ultimi anni!!). Soprattutto non cresce neppure l’impiego, visto che varie industrie locali chiudono i battenti per l’alta concorrenza delle multinazionali che beneficiano di tutti quei vantaggi produttivi, generosamente concessi dai governi.
Ció che soprattutto spaventa nell’applicazione di questi accordi, é il perverso meccanismo di relazioni che si forma tra lo Stato e le multinazionali straniere. Il tentativo é chiaramente quello di stabilire una COSTITUZIONE MONDIALE DEI DIRITTI DEL CAPITALE (Alberto Arroyo, Mexico). Riprendendo il capitolo 11 del NAFTA, si vuole imporre il permesso alle corporazioni straniere di godere di diritti particolari aggirando la costituzione e le leggi vigenti nelle nazioni.
Un solo piccolo esempio (ma ce ne sarebbero parecchi): in Canada (!!) vigeva una legge che non permetteva l’uso e l’importazione di un particolare elemento chimico nella benzina (l’MMT), ritenuto tossico. Una potente multinazionale statunitense (Ethyl Corporation), che esporta questo prodotto in Canada, fa causa al governo, ritenendo questa legge discriminante per i suoi prodotti. Grazie agli accordi del NAFTA vince la causa e segretamente si accorda con il governo affinché questo paghi un rimborso di 13 milioni di dollari, rimuova la legge e porga delle scuse pubbliche alla multinazionale!!!
In pratica, quindi, si vorrebbe applicare una costituzione mondiale dove il capitale possa agire secondo le proprie „leggi“ e la propria „moralitá“, senza dover incorrere in eventuali sanzioni previste dalla costituzione (ad esempio per danni all’ambiente, per diritti negati ai lavoratori, per danni alla salute,...). I governi, e soprattutto la popolazione, non avrebbero piú nessuna voce in capitolo di fronte a qualsiasi malefatta, a qualsiasi imposizione del Capitale, diventando schiavi degli umori e degli interessi delle corporazioni.
Una chiara e criminale riduzione dell’autonomia delle decisioni politiche delle nazioni, che promuove al contempo un protezionismo senza precedenti dei diritti di proprietá delle corporazioni. Le multinazionali potranno cosí tranquillamente infischiarsene della natura ideologica del governo in carica, visto che la sicurezza del programma economico criminale é comunque garantita con l’entrata in vigore del trattato.
Chiaramente il punto di partenza é la liberalizzazione e la privatizzazione di tutti i servizi pubblici (scuola, acqua, telecomunicazioni, salute, risorse energetiche, educazione, cultura,...), annientando qualsiasi conquista raggiunta in anni di lotte dei lavoratori.
E non é solo la distruzione delle basi materiali della sovranitá degli Stati Nazionali Capitalisti, ma é anche una perdita totale della loro storia, delle loro tradizioni e della loro cultura.

I popoli del continente americano rifiutano massicciamente questo nuovo disegno colonizzatore e alla fine di ottobre si troveranno, chi con la presenza diretta, chi con le molte campagne di sensibilizzazione, chi con l’appoggio solidale, per le strade di Quito a ribadire la propria opposizione all’ALCA, affinché „la degna storia indigena dei paesi americani, la brillante civilizzazione europea, la saggia storia delle nazioni asiatiche e la potente e ricca antichitá dell’Africa e dell’Oceania, con tutte le culture e i processi storici alla base della costituzione delle nazioni, non vengano inglobate e attaccate dal modo di vita statunitense e dal processo neoliberista che, coi loro trattati e con le loro politiche, impongono una guerra totale: la distruzione della sovranitá e dell’autonomia di nazioni e gruppi di nazioni per omologarle al modello capitalista.“ (Sub Comandante Marcos, Siete piezas sueltas del rompecabezas mundial, edizioni FZLN.)

Ecuador, 14 ottobre 2002,
afroditea

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Imparzialità
by Jeanpier Monday, Oct. 28, 2002 at 2:43 PM mail:

sono finito su questo link a proposito dell'ALCA perché non ne avevo mai sentito parlare prima, e ho letto una presentazione fatta da un ben preciso punto di vista.Logico, è quello che uo si aspetta da un sito come Indymedia. ora io dico: sbaglio o si contesta il sistema di informazione tradizionale, che propina fatti, opinioni e interpretazioni di parte, o incomplete? sbaglio o questo sito vuole proporre una "puntuale controinformazione" (cito dall'articolo sull'argentina della prima pagina di questo sito)?
allora non capisco perché anche qui trovo solo interpretazioni di parte e non anche qualche strumento che consenta di farsi una opinione attraverso una analisi di più punti di vista. (esempio nel caso specifico: un commento o spiegazione sull'ALCA da parte di qualcuno che invece lo ritiene un trattato positivo, utile e vantaggioso; la voce di qualcuno che ne sappia sottolineare anche gli aspetti positivi...sempre che ce ne siamo...)
attendo risposte.
grazie
arrivederci

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La capacità di avere un punto di vista (risposta a jeanpier)
by kabala Tuesday, Oct. 29, 2002 at 11:26 PM mail:

Caro jeanpier,credo che il tuo desiderio di avere una varietà di punti di vista sia legittimo, ma non credo che tu abbia capito a fondo cos'è indymedia e cos'è l'obbiettività. Naturalmente ti dico la MIA opinione e il MIO punto di vista, che non è quello di tutti quelli che leggono e scrivono qui. Indymedia è uno spazio informativo aperto alla collaborazione di chiunque lo voglia e privo sia di copyright che di censura, al contrario di quasi tutto il resto dell'informazione. Questo non vuol dire che qui troverai gli scoop che non trovi dalle altre parti o le chiavi di lettura definitive degli eventi politici internazionali: più semplicemente, qui potrai trovare bufale, notizie note, dibattiti e discussioni accese, idee, programmi, ma soprattutto INFORMAZIONE DETTAGLIATA SU QUELLO CHE I MEDIA OCCIDENTALI NON VOGLIONO O NON SANNO TRATTARE. Vuol dire che qui ci sono punti di vista e che è necessario che ognuno abbia un suo punto di vista (anche tu)quanto più libero e vario possibile per sfuggire a chi fa finta di dare informazione obbiettiva e invece dà informazione di parte. Avere un punto di vista non vuol dire essere ideologizzati, mentre fingere "equidistanza e imparzialità" non vuol dire essere obbiettivi...questo vale per santoro, per fede, per mentana, per mimun e compagnia bella. Ti faccio un esempio che ritengo pregnante (dal mio punto di vista). Parlare da un punto di vista "equidistante" tra Israele e Palestina, nel conflitto mediorientale, non può voler dire essere obbiettivi, perchè si sta parlando di uno stato che attacca (israele) e di uno che subisce (palestina), almeno dal '67 in poi,e dovrebbe essere chiaro che è questo il punto di partenza per ogni analisi su questo conflitto: ma questo viene ogni giorno taciuto perchè la nostra informazione (che tu lo accetti o no) DEVE stare dalla parte di Israele, in quanto stato "democratico e occidentale" come l'Italia e gli USA, nonostante risieda in territorio asiatico (tanto per fare un esempio, le squadre di calcio israeliane partecipano alle competizioni europee, mentre in palestina forse neanche esistono squadre di calcio, credi che sia un caso?). La presunta obbiettività ed esaustività dei nostri tg consiste nell'accostare ogni giorno le vittime dei kamikaze islamici a quelle dei carri armati israeliani: ma con quale fantasiosa logica si possono accostare le azioni individuali (seppure nefaste) dei kamikaze con gli attacchi sistematici e programmati di uno degli eserciti più potenti del mondo (quello di Sharon, allestito dagli amici americani ed europei)? Questa fantasiosa logica si chiama CAPITALISMO ed è un'ideologia, un punto di vista, un sistema di interessi transnazionali. Questo è il mio punto di vista, che è sicuramente anticapitalista e non so definirlo se non per negazione ("anti"), magari è un mio limite, magari no...ma credo che ascoltare voci diverse dal calderone mediatico-spettacoloso-televisivo-finto scientifico che ci bombarda ogni giorno senza che lo vogliamo può fare solo bene...e indy è solo una di queste voci...ciao

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Speciale sull ALCA in ES
by garabombo Wednesday, Oct. 30, 2002 at 7:58 AM mail: bbb

Speciale sull' ALCA in ES http://www.lainsignia.org/alca.html Documentos Susanne Gratius: «El proyecto del ALCA visto desde Europa» I, II, y III El ABC del ALCA (I) Desarrollo y pautas generales del «Área de Libre Comercio de las Américas». ¡Anexión no, integración sí! por Alberto Acosta El ALCA en Quito: Cuestionamientos ciudadanos y expectativas con Brasil y Venezuela por Eduardo Gudynas No al Alca, otra integración es posible Documento base de la Campaña Nacional Contra el ALCA en Ecuador. Informe: Ante la inminente negociación de los contenidos finales del ALCA Cáritas Española considera que el ALCA produndizará las desigualdades sociales. Soberania sim, ALCA não Uma outra integração é possível. Por Sarah Anderson e Marcos Arruda. El ALCA, ni prójimo de la Unión Europea por Alberto Acosta En el ALCA, la sociedad civil como comparsa por Alberto Acosta «El ALCA no es un modelo equitativo» Entrevista con Luis Macas, candidato al Parlamento Andino de la Lista 3-18. Por Miguel Lluco. A Alca e a exploração das mulheres por Altamiro Borges O sindicalismo diante do risco-Alca por Altamiro Borges A Alca e o meio ambiente por Altamiro Borges A Alca e o espectro mexicano por Altamiro Borges Outra ALCA é possível por Leonardo Boff Impactos da ALCA na agricultura por Altamiro Borges e João Pedro Stedile O Brasil e a ALCA por Luiz Inácio Lula da Silva ¡El ALCA es un verdadero suicidio! por Alberto Acosta «Adesão do Brasil à Alca é suicídio» Entrevista com Roberto Nicolau Jeha, vice-presidente da Fiesp. Por Adélia Chagas. ALCA: Soberania não se negocia! por Frei Betto Riesgos anticipados del ALCA-eda por Alberto Acosta A ALCA e o futuro do capitalismo: A sorte está lançada por Luis Fernando Novoa Garzon

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Dieci ragioni per lottare contro l'ALCA
by rum Wednesday, Oct. 30, 2002 at 8:37 AM mail:

Dieci ragioni per lottare contro l'ALCA

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/97599.php

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risposta a KABALA
by jeanpierr Friday, Nov. 15, 2002 at 12:39 AM mail:

grazie.
mi hai chiarito.
a risentirci
e complimenti all'idea "Indymedia" e a quello che offre.

ciao
jeanpierr

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