Montesacro, imbrattati il graffito e una lapide dedicati al giovane di sinistra assassinato nell’80. Lo sdegno della madre di Valerio: «Sono solo dei vigliacchi».
Un centro sociale preso d’assalto nella notte, un murales che ricorda l’uccisione di un giovane di 19 anni imbrattato. Ronde che attaccano manifesti e ronde che li staccano due minuti dopo. Aggressioni, scaramucce, minacce. È un tuffo nel passato il clima che a giorni alterni accompagna la campagna elettorale. Stavolta ad essere presi di mira sono stati il centro sociale “La Torre” e il graffito che ricorda Valerio Verbano, un giovane autonomo ucciso da ignoti il 22 febbraio del 1980. I due episodi, l’assalto da parte di una trentina di giovani armati di sassi e bastoni e l’imbrattamento, sono avvenuti la scorsa notte a Montesacro. Li ha denunciati Paolo Cento, che all’epoca era un amico di Verbano ed era iscritto a Lotta continua. Oggi Cento è un parlamentare verde, costretto a rispolverare da deputato il linguaggio militante di quegli anni, quando parlare di «bande neofasciste» e «raid squadristici» era normale. Domani il sindaco Veltroni intitolerà un viale del Parco delle Valli al giovane studente ucciso. Lo farà dopo aver fatto altrettanto con Paolo Di Nella, un ragazzo di destra assassinato in viale Libia, al quartiere Africano, nel febbraio del 1983. Ma la toponomastica non basta a prosciugare l’odio. «I fascisti sono abituati ad agire da vigliacchi, come vigliaccamente uccisero mio figlio Valerio in casa, sequestrando me e mio marito, legandoci, imbavagliandoci e noi impotenti assistere alla morte di nostro figlio che gridava: “aiuto, mamma, aiuto!”», rivive quei momenti atroci Rita Zappelli Verbano, la madre 82enne di Valerio. «Ieri (mercoledì ndr) ricorreva il 26esimo anniversario della morte di mio figlio che sabato prossimo avrebbe compiuto 45 anni, i compagni e gli amici di Valerio avevano con tanto amore disegnato un murales, davvero molto bello che raffigurava il suo viso con accanto tutte le firme fatte come se fossero disegni. Ma loro, i fascisti, lo hanno imbrattato scrivendoci sopra “In memoria o in onore - non ho visto bene - dei camerati caduti. Poi hanno aggredito i compagni del centro sociale La Torre. Di notte sono andati là, in aperta campagna e quei ragazzi, ovviamente, non se lo aspettavano». In casa Verbano il tempo si è fermato a 26 anni fa. Le fotografie, i ricordi e sul divano di pelle nera ancora i segni della colluttazione, il buco causato dal proiettile che uccise Valerio. Ieri per la signora Rita era stato un giorno molto bello: «Duecento ragazzi mi erano venuti a trovare, come tutti gli anni. Io li chiamo ragazzi, ma ormai sono uomini che portano anche i loro figli. Sono rimasta sola, dopo la morte di mio marito, e questi ragazzi mi hanno adottato». Nei giorni scorsi erano stati i giovani attacchini di An a denunciare aggressioni. Il clima insomma rischia di avvelenarsi. E preoccupa Peppe Mariani, consigliere regionale dei verdi e Fabio Nobile, segretario romano del Pdci, che con un comunicato hanno condannato l’episodio. Amareggiato si dicono il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e il sindaco Veltroni. Il quale sulle giovani vittime di quegli anni bui ha appena finito di scrivere un libro: «È un atto gravissimo, il metodo della violenza e dell’intimidazione non possono avere alcuno spazio».
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