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viaggio a betlemme
by Migrante Wednesday, Oct. 30, 2002 at 11:16 PM mail:

28-10-02 Betlehem


Ore 13. Passare il check point di Qalandia ormai e’ facile, a piedi. Solo un rapido controllo del visto, e niente piu’ solite domande sul perche’ e sul per come passo da li’, persino un sorriso ed un augurio di buona giornata dall’anziano soldato addetto ai controlli. Si avverte una certa differenza rispetto a quando gli addetti ai controlli erano degli ansiosi soldati 20enni, che giocavano nervosamente sul grilletto dell’arma puntata verso di te. Ma noi ovviamente abbiamo il passaporto. Qui chi ha un documento della west bank viene respinto.
Dopo, raggiunta la collega con la sua auto, ci tocca fare il solito giro dell’oca da Qalandia a Gerusalemme. Neanche a dirlo: la strada principale e’ interrotta.
A Betlehem il check point e’ scorrevole. Qui non c’e’ piu’ coprifuoco, e si puo’ passare anche con l’auto.
Pare di entrare in una citta’ fantasma. Qui sarebbe pieno di gioiellieri, negozi di souvenir, ristoranti. Ma quella dia desso e’ solo l’ombra di una citta’, grande spaziosa e turistica, che fino a 2 anni fa sopportava 20mila visitatori al giorno nella Chiesa della Nativita’. Ma a che scopo tenere aperto? Piu’ di 20 turisti al giorno non ci sono. Ed I pochi viaggi organizzati sono gestiti da tour operators israeliani che fanno dormire la gente in israele o a gerusalemme, portandoli qui con pulman israeliani, e facendoli mangiare presso I propri ristoranti.
Nel paradosso di questa occupazione in terra di palestina, la nostra visita ai “luoghi santi” e’ da privilegiati, fatta di calma, mancanza di folla e di fretta. All’ingrsso della chiesa incontriamo Nasser. Giovane palestinese cristiano che ci si propone come guida. Sappiamo che alla fine della visita lo pagheremo, ma in questa terra desolata tutti sono modi di aiutare . Non avrebbe molto senso riportare in Italia I dollari o gli euro destinati a questo viaggio.
La nostra guida e’ ineccepibile. E nessuno di noi ha alcuna fretta. Ci porta in ogni angolo della chiesa, raccontandocene ogni minimo dettaglio. Compresi, ovviamente, tutti I danni causati ad aprile dai cecchini israeliani, soffermandosi sul racconto di quei giorni.
Giunti nella grotta, ci lasciamo anche benedire dall’olio santo posto sul luogo della nascita del “bambin Gesu’”. In fondo, ci diciamo … non si sa mai !
La fine del giro procede in modo scontato. Compreso il passaggio obbligato, con relativo acquisto, dall’unico negozio di souvenir aperto a Betlehem.
Il resto, e’ di nuovo coda ai check point, traffico di gerusalemme (altro che napoli) e corsa verso Qalandia, per riattraversarlo entro le 18.
Mentre scrivo, qui a Ramallah, Nick mi suggerisce il finale. “Damn the occupation”

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