Gli assessori Maiolo e Brandirali chiedono il dialogo: «Lasciamo entrambe le insegne». L’opposizione: Albertini cerca lo scontro. Il Comune: abusiva la lapide degli anarchici, ma non vogliamo nuove tensioni.
Palazzo Marino si affida alla giustizia civile per rimuovere la targa in memoria di Giuseppe Pinelli posata dagli anarchici. Lo ha deciso ieri la giunta, anche se tra gli assessori sono spuntate delle posizioni differenti. Come quella di Tiziana Maiolo che, pur avendo detto sì alla targa del Comune, chiede un dialogo con gli anarchici del circolo del Ponte della Ghisolfa: «Se avessi dovuto prendere io la decisione forse le avrei lasciate tutte due. Non ho voluto spaccare la giunta. Se mi sarà consentito personalmente manterrò un dialogo aperto non con la sinistra che ha strumentalizzato la vicenda, ma con gli anarchici, persone che non si fanno strumentalizzare». O come Aldo Brandirali: «Ritengo che le due targhe siano un’anomalia, ma esprimono una realtà della città. Quindi lascerei le due targhe, ma sotto quella degli anarchici scriverei che è abusiva». A dare l’annuncio del ricorso alla magistratura civile è stato lo stesso sindaco Albertini: «Anche la nostra amministrazione ha tollerato per alcuni anni questa targa. Adesso ci rivolgeremo alla giustizia civile per chiedere di ingiungere a chi ha adottato questa decisione, per noi illegittima, di avere la possibilità di concordare la rimozione della targa abusiva e, se questo non avvenisse, ci aspettiamo che il giudice civile ingiunga di rimuoverla». Albertini ha anche precisato che il Comune potrebbe procedere autonomamente. «Per la delicatezza del caso aspettiamo, come credo sia scontato, che venga disposta l'ingiunzione». Concetto ripetuto dal vicesindaco Riccardo De Corato: «Avremmo potuto intervenire con un’ordinanza, ma abbiamo scelto la via istituzionale per non dare adito a ulteriori polemiche». La decisione di rivolgersi alla magistratura ha provocato le reazioni immediate del centrosinistra: «La giunta punta allo scontro su una vicenda che richiederebbe al contrario capacità di dialogo politico - attaccano Emanuele Fiano e Marilena Adamo dei Ds -: Albertini è il capo di una fazione e non sindaco di tutta la città». Duro anche Carlo Monguzzi dei Verdi: «È sempre sempre più vergognoso l'atteggiamento di Albertini che prima sostituisce una lapide e poi addirittura chiede l'intervento della magistratura per rimuovere quella da noi messa; il sindaco dimostra così di essere sempre più distante dalla sensibilità e dalle emozioni dei cittadini». La replica arriva da Bruno Simini, capodelegazione di Forza Italia in giunta: «Chi contesta la targa a Pinelli, in realtà, contesta la sentenza di D'Ambrosio. Vadano a protestare sotto le sue finestre. Non dovrebbe essere un ostacolo il fatto che il giudice sia candidato al Parlamento nelle file dell'Unione».
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