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lettera per il 25 aprile 2006
by militante antifascista Saturday, Apr. 22, 2006 at 1:48 AM mail:

25 aprile 2006


E' ora di fare i conti con le contraddizioni in seno alla sinistra istituzionale ora che è passata la tempesta pre-elettorale.
Un ciclone monolitico che ha oscurato ogni voce stonata al di fuori del coro mass-mediatico, rifacendo il trucco ora a questa ora a quell'altra coalizione e strumentalizzando, per qualche voto in più, qualsiasi evento, dai fatti di Milano dell'11 marzo, alla tragedia del piccolo Tommasino, sì da creare e riproporre alla competizione elettorale, un'opinione pubblica con il bisogno di securitarismo (e perché no? Magari anche di pena di morte!).
Così sono andati avanti per mesi ed anni, dividendo e demonizzando, con lo spauracchio manicheo del terrorismo ("l'America non può lasciarsi indebolire dal rispetto dei diritti umani"), chiunque esprimesse un disagio sociale con la lotta di classe, criminalizzando chiunque si opponesse con radicalità alla guerra, all'imperialismo, al neocolonialismo, alla riabilitazione del fascismo e al revisionismo storico, alle leggi razziste (Bossi-Fini e Turco-Napolitano, che istituiva i CPT), al negazionismo, alla precarietà, allo sfruttamento delle risorse umane e ambientali, all'egemonia dell'integralismo cattolico nella vita della Repubblica. Come se questi fossero effetti collaterali ineluttabili di una "democrazia" avanzata e non di un sistema capitalistico scelleratamente neoliberista. Come se questa democrazia, costruita sul e col sangue dei nostri partigiani, avesse tradito la loro memoria, la loro e la nostra lotta per un mondo migliore, libero dal giogo fascista.
Ma ci vuol poco a capire che dietro il bisogno forcaiolo di "sicurezza", vero cavallo di battaglia di questa ed altre precedenti tornate elettorali, si nasconde una sequela di diritti negati: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, a una società laica di uomini e donne liberi ed uguali, senza più classi né sfruttamento né discriminazione razziale o sociale, il diritto alla Resistenza dei popoli oppressi, il diritto di resistere allo stato di cose presente e di rilanciare l'offensiva per il suo cambiamento, per rispondere ai bisogni reali, di classe, ancora inelusi. Come il bisogno di libertà e di antifascismo che i compagni e le compagne hanno portato in piazza l'11 marzo a Milano con giustissima rabbia e motivata determinazione, meritandosi l'accusa di "devastazione e saccheggio" per aver manifestato, nella città medaglia d'oro della resistenza, contro un'intollerabile parata fascista.
Quel giorno, a Milano, nel pieno di una beffarda e dilaniante campagna elettorale, 300 antifascisti (giovani, operai e delegati sindacali) sono stati accerchiati e massacrati a freddo, esattamente come a Genova, in un'assurda caccia all'uomo. Ma a differenza di Genova, ad accanirsi con maggiore livore sui compagni, sono stati gli organi d'informazione. E i leader dei maggiori partiti ed organizzazioni, legati alla cosiddetta sinistra istituzionale, non hanno speso una parola sui neofascisti che hanno marciato a Milano, né hanno fatto nulla per evitarlo, anzi, hanno negato ai compagni il diritto all'autodifesa chiamandoli "teppisti" ed hanno espresso solidarietà alle forze squadriste della reazione che proteggevano il corteo della fiamma tricolore, i responsabili di tante stragi rimaste impunite. E con questa filosofia dell'ignoriamoli per non dargli importanza li hanno legittimati sulla piazza e in Parlamento, riabilitando i repubblichini e facendo rientrare i Savoia in Italia
Questo sì è stato un atteggiamento suicida, quello di chi non ha avuto il coraggio di mettersi in gioco nella lotta antifascista come in altre, assumendosi le responsabilità del proprio complice silenzio e infierendo sui compagni che si sono spesi fino all'ultima goccia di sangue e di libertà, nascondendo la propria vile miseria dietro un microfono, uno schermo televisivo, una testata giornalistica, una viscida parata in corso Buenos Aires.
La manifestazione dei fascisti si sarebbe potuta evitare se ci fosse stata una risposta più ampia e si fosse risposto all'appello di partecipare uniti alla contestazione di Milano. Ma i compagni antifascisti sono stati lasciati soli: lo stesso giorno, a Roma, 50.000 persone, con il sorriso rassicurante e ruffiano di tutti i partiti dell'unione, partecipavano ad un pacifico quanto procrastinabile corteo antiproibizionista, comunque passato sotto silenzio dai mass-media.
Si sarebbe potuta evitare se l'Italia fosse stata un paese democratico, se la sua costituzione non fosse stata TRADITA da quegli stessi politici che, pur erigendosi a paladini della stessa non hanno, di fatto, impedito lo svolgimento del corteo nazifascista, preoccupandosi unicamente di accarezzare, a fini elettorali, il ceto della media e ricca borghesia di Milano in un mese intriso di sangue e ricordi dolorosi per questa città, come l’assassinio di Fausto, Iaio e Dax e i pestaggi polizieschi dei compagni accorsi all’ospedale San Paolo.
Si sarebbe potuta evitare rispettando quel principio della nostra costituzione che proclama: " È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista"
Costituzione costruita sul sangue dei partigiani, gli unici combattenti che possiamo riconoscere come "nostri soldati" e non quella banda di criminali-mercenari-torturatori in "missione di pace" a Nassiriya! Un altro ossimoro di questa guerra, la guerra "preventiva" del centro-destra con Bush e quella "umanitaria" del centro-sinistra con Clinton.
Questo sistema si regge sull'illusionismo, sugli inganni, sulle contraddizioni che non emergono dal liquame della propaganda consumistico-imperialista mass-mediatica.
Così giù botte agli antifascisti, e dagli con questa teoria degli opposti estremismi, ma a quanto pare, solo agli estremisti di destra è stato consentito di sfilare in beatitudine, con le loro croci celtiche, i saluti romani, gli inni fascisti e xenofobi. I compagni più "fortunati" sono stati quelli che, paradossalmente, hanno preso più "mazzate" e per questo, probabilmente, sono stati rilasciati. Gli altri sono stati tratti in arresto. Ma sulla violenza inaudita della polizia non è stato detto niente, così come furono silenziate, il 17 marzo 2001, le violente cariche a Napoli e le torture dei compagni alla caserma Ranieri. Ma già, anche allora eravamo in clima elettorale: I violenti sono gli antifascisti, lo dicono tutti, dal governo all'opposizione, da quelli che commemorano le foibe ai bottegai di Milano, dai bambini delle scuole di Milano in lacrime al Vaticano, ai nostri stessi vicini di casa. TUTTI hanno abboccato all'amo elettorale del centro-sinistra e/o del centro destra.
E la storia si ripete, e gli istanti di memoria vengono relegati a giorni come questo. Ma la lotta dei Partigiani ,"banditi" e "delinquenti" allora, "teppisti" o "terroristi" oggi, non si è fermata al 25 aprile 1945, non si è fermata l'11 marzo 2006, non si è fermata il 9 e 10 aprile 2006 (salvo, si spera, per una "tregua" elettorale!) e non si fermerà al 25 aprile 2006.

"Ognuno di noi deve dare qualcosa per far sì che pochi di noi non siano costretti a dare tutto"

25 compagne e compagni arrestate/i a Milano sono ancora in carcere
e numerosi processi contro altri giovani antifascisti sono ancora in corso.
Mai seppellire scarpone e fucile!
La lotta per la libertà, contro il fascismo è una necessità IMPRESCINDIBILE

"Questi compagni vanno amati, rispettati, LIBERATI!"

CONTRO LO STATO DI POLIZIA, LA DETENZIONE SOCIALE E POLITICA
LA BULIMIA CARCERARIA, LO STATO PENALE GLOBALE

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

ANTIFASCISMO MILITANTE!

SOLIDARIETA' AGLI ANTIFASCISTI ARRESTATI!

LIBERE/I TUTTE/I!
LIBERE/I SUBITO!

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