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Verdi e Rifondazione contro il pm di Bologna
by dal corriere Saturday, Apr. 22, 2006 at 12:00 PM mail:

Cofferati: l’autonomia della magistratura è un valore. Attacco al magistrato del caso Biagi per le indagini sui no-global, accusati di eversione dopo l’autoriduzione alla mensa. No di Ds e Polo.

BOLOGNA - Tra i gravosi compiti che aspettano il nuovo governo di centrosinistra c’è anche quello della riduzione del danno, dove per danno si deve intendere un magistrato bolognese, Paolo Giovagnoli. A Valerio Monteventi la battuta pare buona anche tre giorni dopo. «Esprime esattamente i concetti che avevo in testa». Il consigliere comunale di Rifondazione comunista è un tipo così, ex giocatore di rugby, uno per cui il ’77 non è mai finito, che rappresenta la cerniera tra partito e Movimenti cittadini. Questa volta non era da solo. Alla conferenza stampa del Collettivo Rete universitaria c’era anche il suo segretario, Tiziano Loreti, deciso a chiedere aiuti dall’alto per fermare questo magistrato, sempre debitamente indicato con nome e cognome. «Deve intervenire l’Unione a livello nazionale, il caso Giovagnoli sta andando oltre ogni prospettiva».
A Bologna la cronaca ci mette poco per diventare politica. Il 19 aprile di un anno fa Rete universitaria promuove un’autoriduzione alla mensa che serve gli studenti. Prezzo politico di un euro, 4.80 euro in meno rispetto alla tariffa normale. L’intenzione è quella di denunciare le carenze di una struttura dove riescono a trovare posto soltanto in duecento su oltre centomila iscritti. Un anno dopo arrivano gli avvisi di chiusura delle indagini. A undici promotori dell’iniziativa, tra i quali anche Loreti, viene contestata l’accusa di manifestazione non autorizzata. Per altri nove c’è il reato di violenza privata con l’aggravante di eversione dell’ordine democratico. E Rifondazione (con i Verdi) decide di farne una questione privata, attribuendo al Giovagnoli, il pm che firma questi provvedimenti, «un uso politico dell’aggravante dell’eversione», concetto poi semplificato in un classicissimo «uso politico della magistratura».
È la quinta volta che succede. Prima c’erano stati l’occupazione di un immobile privato e dei binari della ferrovia, l’autoriduzione su un treno e al cinema. La linea della Procura di Bologna è nota, e la ribadisce il suo capo, Enrico De Nicola: «Ogni qual volta si perseguono obiettivi politici con l’uso della forza, noi ravvediamo l’aggravante delle finalità eversive». La scelta della Procura di contestare anche le finalità eversive fu il segnale di partenza della rissa sulla legalità. Romano, da anni a Bologna, Paolo Giovagnoli ha legato il suo nome alle indagini sull’omicidio di Marco Biagi. È stato soltanto l’anno scorso che si è saputo che i due erano amici, quando il magistrato si commosse ricordando il giuslavorista mentre chiedeva la condanna dei brigatisti che l’avevano ucciso. E proprio da Biagi che sono partiti i Ds per attaccare le parole di Rifondazione contro Giovagnoli. «Questa è una città particolare - dice il capogruppo Claudio Merighi -. Qui è stato ammazzato Biagi, qui arrivano pacchi bomba di ogni genere. Certe parole che identificano dei singoli nemici sono molto pericolose. Altrimenti si è degli irresponsabili».
Sergio Cofferati ha fatto notare che ci sarebbe da tenere in conto la questione della separazione dei poteri: «L’autonomia della magistratura è un valore, sempre». Anche l’assessore agli Affari costituzionali Libero Mancuso non l’ha presa bene: «Parole inammissibili, delegittimanti e intimidatorie». Nella sua vita precedente, Mancuso era stato il «giudice a Berlino» applaudito da Rifondazione per aver cassato le accuse di eversione contro i Disobbedienti che avevano occupato uno stabile. In Consiglio comunale sono volati gli stracci. Rifondazione e Verdi hanno rispolverato un ordine del giorno nel quale chiedevano la solidarietà ai militanti indagati da Giovagnoli per aver occupato i binari della stazione. Un modo indiretto per avere una presa di posizione ufficiale sulla vicenda della mensa «eversiva». La mozione è stata respinta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Ds (tre consiglieri del Correntone si sono astenuti) e Margherita, che per l’occasione hanno votato insieme.
Monteventi non indietreggia e ci mette un altro carico: «Giovagnoli va fermato, usa le legge in modo pericoloso». In virtù della sua carica politica, Loreti invece abbassa i toni facendo una sottile distinzione: «Io mi sono appellato ai partiti dell’Unione, e non al governo dell’Unione. Nulla di personale contro Giovagnoli, ma vorrei che qualcuno mi dicesse se è giusto che un ragazzino che occupa una mensa venga accusato di voler sovvertire l’ordine democratico». La vicenda ovviamente ha lasciato qualche leggerissimo strascico tra i due principali partiti della sinistra. «Tirare in ballo Biagi è allucinante. Tipico atteggiamento minaccioso e totalitario», dice Loreti. «Stalinisti» aggiunge Monteventi. «Atteggiamenti sulla giustizia che ricalcano quelli della peggior destra» è la replica Ds. Se Bologna è davvero la città laboratorio del governo di centrosinistra, aprire gli ombrelli.


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