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L'eversione bolognese nasce in alto e colpisce in basso
by mazzetta Saturday, Apr. 22, 2006 at 12:43 PM mail:

Un Procura un pò così per una città un pò così.



Sembra sfilare nell'indifferenza, trasformato in uno scontro tra "estremisti" e agitati forzitalioti un grave problema cittadino. Da tempo la Procura della Repubblica persegue alcuni bolognesi impegnati nel conflitto sociale con accuse lunari, tirando in ballo l'eversione, un'accusa gravissima che per il solo fatto di essere pronunciata espone gli accusati ad un calvario assolutamente ingiustificato.

La reazione a questo bizzarro fenomeno da parte di alcuni rappresentanti politici della sinistra è stata stigmatizzata da molti, anche a sinistra, come un indebito intervento sulla magistratura e sulla sua libertà. Come cittadino non posso che dirmi allibito di tale superficialità, che assume l'aspetto di una preoccupazione ulteriore che va ad aggiungersi alla cattiva impressione generata dai provvedimenti criticati.

La posta in gioco è altissima, al centro della questione c'è la libertà di praticare il dissenso nelle forme previste dalla costituzione. Questa e la sotanza in gioco, anche senza parlare del fatto che i comportamenti della Procura fanno sorgere la preoccupazione di una scarsa preparazione tecnica o di un uso -particulare- del procedimento penale.

Inquieta che la Procura non tenga conto di una giurisprudenza consolidata ( che ad esempio non ha mai perseguito usando tale aggravante le decine di autoriduzioni nelle messe universitarie, avvenute in passato), che non tenga conto dell'autorevole smentita ricevuta dalla Cassazione e dal tribunale del Riesame ad iniziative analoghe della stessa Procura, e infine che non tenga conto di uno dei principi cardine del diritto penale, cioè quello dell'effettività; principio secondo il quale la condotta del reo deve avere la capacità reale di produrre l'eversione, perchè il reato possa dirsi compiuto.

Principio per il quale, ad esempio, non vi può essere eversione nell'occupare una mensa, o nel contrattare l'ingresso scontato a un cinema, o l'autoriduzione in un supermercato, o ancora un passaggio in treno per raggiungere una manifestazione o fotocopiare i libri "illegalmente" in piazza, semplicemente perchè sono condotte incapaci di provocare l'eversione di alcunchè; figurarsi poi quella dell'ordinamento economico o statale.

A queste solari evidenze la Procura oppone un'nterpretazione personale, un'interpretazione legittima fino a che non si risolve nel cieco reiterare provvedimenti simili ad altri già cassati e autorevolmente destituiti di fondamento. Quale sia la motivazione che spinge la Procura in questo senso non ha importanza; il sospetto avanzato da alcuni che si tratti di un uso "politico" dell'azione penale non esclude altre ipotesi che potrebbero animare i promotori e i sostenitori di queste azioni giudiziarie.

Potrebbe non esserci alcuno scopo occulto, e il personale giudiziario potrebbe semplicemente essere incorso in un errore enorme che ora, pervicacemente quanto inconsciamente, rifiuta di riconoscere; potrebbe altresì essere la
semplice ambizione personale a muovere certe determinazioni, visto che nel nostro paese per molti giudici law&order si è aperta in passato la via alla politica.

Ipotesi campate in aria, ma ipotesi sgradevoli e inevitabili
quando professionisti del diritto difendono tanto caparbiamente errori di diritto. Che siano errori non è un giudizio politico o personale, ma tecnico, certificato dalla Cassazione che è gerarchicamente superiore alla Procura, sentenze che sono l'evidenza alla quale fa riferimento chi critica la Procura bolognese. Se ancora non fosse chiaro, dare ragione all'interpretazione della procura vorrebbe dire bollare come "eversiva" qualsiasi manifestazione di dissenso, anche un mercatino informale potrebbe essere eversivo" qualora si accogliesse la new wave giudiziaria bolognese.

Il magistrato dovrebbe parlare solo attraverso le sentenze, e invece la polemica è alimentato dalla stessa autodifesa della Procura attraverso dichiarazioni alla stampa, nelle quali si ripete all'infinito che si è nel giusto, pur
concedendo che si potrebbe essere nell'errore, non trascurando di "avvertire" chi avesse in mente certe manifestazioni che l'aggravante continuerà ad essere
riproposta nel più totale autismo.

Anche trascurando del tutto le possibili motivazioni della Procura, resta ai cittadini lo spettacolo di una raffica di provvedimenti e della loro emissione continuata in virtù del mero "convincimento" degli stessi estensori, la moltiplicazione di provvedimenti inutili e lo svilimento della stessa immagine della magistratura; nonchè l'evidenza del mancato rispetto delle sentenze della Cassazione.

La Procura di Bologna ha sicuramente di meglio da fare che rovinare la vita a decine di attivisti e cittadini comuni accusandoli di reati che comportano condanne pesantissime a numerosi anni di carcerazione, nonchè la scomoda classificazione di "eversore", molto simile e spesso traslata, attraverso automatismi abbastanza diffusi, in quella di "terrorista" tout court.

Stupisce che questa attività non sollevi reazioni che in parte della sinistra e nessuna a destra; un paese garantista all'impossibile quando si tratta di imputati eccellenti, abbandona la difesa delle libertà fondamentali per schierarsi dalla parte della legalità senza accorgersi che la legalità è altrove, cioè nelle pronunce della Cassazione e in quelle del Riesame.

Tacciono i democratici, tacciono i repubblicani, i radicali, i socialisti, i cattolici, i benpensanti, le parrocchie e le sezioni, e questo silenzio è più inquietante del trambusto che proviene dalla Procura, perchè segnala un grave deficit d'attenzione e di cultura democratica e giuridica.
Fino a quando parrà normale, a Bologna, che parte della magistratura possa accusare i cittadini di reati impossibili, bombardando la Cassazione di procedimenti
identici a quelli già respinti e vessando cittadini per nulla pericolosi con accuse infondate?

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