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Sintesi del tavolo di lavoro sull'auterecupero 2-3 nov Firenze
by IMC toscana Sunday, Nov. 10, 2002 at 6:52 PM mail: indymedia@toscana.it

Forme e Proposte alternative di accesso all’alloggio, l’azione diretta autogestita, dall’autorecupero alle occupazioni come una possibilità di sperimentare una socialità non mercificata, solidale ed anti-autoritaria all'interno dello spazio abitativo.

Sintesi della discussione del tavolo su:
Forme e Proposte alternative di accesso all’alloggio, l’azione diretta autogestita, dall’autorecupero alle occupazioni come una possibilità di sperimentare una socialità non mercificata, solidale ed anti-autoritaria
all'interno dello spazio abitativo.
OCCUPAZIONI COME UNA POSSIBILITÀ DI SPERIMENTARE UNA SOCIALITÀ NON MERCIFICATA, SOLIDALE ED ANTI-AUTORITARIA ALL'INTERNO DELLO SPAZIO ABITATIVO.
Questo punto è stato trattato solo in parte negli aspetti che riguardano la quotidianità nelle occupazioni dove la presenza di migranti è significativa; è importante che la comunicazione tra culture, religioni, etnie, affermi il rispetto della persona e della dignità umana.
L’AUTORECUPERO come strumento di vertenza:
Il punto di vista antagonista rispetto alle proposte di autorecupero, deve verificare una condizione politica preliminare e cioè che il modello di rapporti sociali sotteso da queste esperienze non sia regressivo. Cio’ significa che, nella mediazione che comporta la costituzione di forme associative istituzionali (cooperative, associazioni di occupanti, ecc.) e nei successivi rapporti di trattativa con le istituzioni, bisogna porre la massima attenzione affinché questo passo non introduca delle forme di autosfruttamento legate al contenimento dei costi della mano d’opera fornita dagli occupanti/autorecuperanti; di riflusso nel privato dovute a forme di riscatto, disgregazione sociale e forme di esclusione generate dalla formazione di bandi e graduatorie interne.
L’obbiettivo è il riconoscimento delle lotte per il diritto alla casa che si manifestano attraverso l’occupazione di stabili sfitti da parte di gruppi di senza casa in un percorso di rivendicazione e di costruzione di migliori condizioni di vita; in questa ottica l’autorecupero rappresenta uno strumento vertenziale che consente di ottenere un alloggio a costo contenuto e una prospettiva di stabilizzazione sul territorio, in una misura che dipende principalmente dai rapporti di forza espressi dalle iniziative di lotta.
I LIMITI DELLA PROPOSTA DI AUTORECUPERO:
Per autorecupero intendiamo una particolare politica abitativa tesa al recupero del patrimonio edilizio esistente che ha i seguenti obbiettivi:
_incrementare il patrimonio abitativo pubblico recuperando ad uso abitativo sociale immobili non residenziali. Questo punto appare qualificante e significativo nel momento in cui la privatizzazione e la vendita del patrimonio pubblico sono un elemento comune sia nelle politiche dell’ulivo che in quelle del governo berlusconi.
_Partecipazione, nelle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, dei soggetti portatori del bisogno; superando il concetto di utenza passiva destinataria di politiche assistenziali, verso quello del coinvolgimento attivo degli attori sociali economicamente svantaggiati in una politica di intervento che investe anche gli aspetti occupazionali ed economici come fattori determinanti del disagio abitativo. Tutto sta nella capacità di intervento rispetto a quest’ultimi aspetti all’interno della cooperativa per quanto riguarda l’applicazione dei contratti nazionali di settore, ed all’esterno nei confronti della concorrenza di mercato effettuata dalle cooperative edilizie tradizionali.
_utilizzare a tal fine risorse pubbliche e private, indirizzando queste ultime verso investimenti caratterizzati dalla rilevanza dei benefici sociali rispetto alla consuetudine degli interventi prevalentemente finalizzati ad un incremento della rendita fondiaria privata. Partecipazione, nelle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, dei soggetti portatori del bisogno; superando il concetto di utenza passiva destinataria di politiche assistenziali, verso quello del coinvolgimento attivo degli attori sociali economicamente svantaggiati in una politica di intervento che investe anche gli aspetti occupazionali ed economici come fattori determinanti del disagio abitativo. I limiti di questa politica sono dati dal fatto che l’introduzione del privato sociale nella gestione delle politiche abitative porta comunque ad un processo di privatizzazione: in Toscana il tentativo di creazione di un “organismo sociale” per la produzione a basso costo di edilizia residenziale attraverso la gestione e trasformazione del patrimonio non abitativo pubblico si è dissolto nel percorso di costituzione di Casa s.p.a. una operazione che interessa un patrimonio immobiliare del valore di oltre 4 miliardi di euro, nella quale il ruolo di fondazioni non-profit, sindacati degli inquilini ed associazioni di volontariato, allettati da improbabili forme di azionariato popolare, è servito a mascherare la vera natura di questa s.p.a. peraltro evidente nella versione introdotta dal governo berlusconi con i decreti sulle cartolarizzazioni e la costituzione della PATRIMONIO S.P.A.
CONCLUSIONI:
Si ritiene necessaria la divulgazione del materiale e delle esperienze prodotte sull’autorecupero al fine di rendere disponibile uno strumento vertenziale per tutte le realtà che rivendicano il diritto alla casa anche attraverso la pratica delle occupazioni.
SI decide la comunicazione delle esperienze di lotta come primo passo verso la formazione di una rete solidale e di mutuo appoggio dislocata sul territorio con dimensione nazionale ed internazionale; per la costruzione di uno schieramento continentale.

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