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[Messico] Resoconto sulla repressione ad Oaxaca
by d Thursday, Jun. 15, 2006 at 10:10 AM mail:

Polizia reprime i maestri di Oaxaca Secondo il sindacato ci sono morti e vari feriti James Daria e Dul Santamaría - La Brigada Ricardo Flores Magón per Narco News da Oaxaca - 14 giugno 2006

L'atteso, ma non desiderato, sgombero del presidio organizzato dal Magistero
Democratico Oaxaqueño della Sezione 22 del SNTE (Sindacato Nazionale dei
Lavoratori dell'Educazione), è avvenuto mercoledì 14 giugno con un operativo
iniziato alle 4 di mattina da parte di circa 2.500 poliziotti ministeriali
che sono entrati nell'accampamento dei maestri, con violenza e lacrimogeni,
aggredendo i manifestanti. Questo operativo, secondo la Procuratrice Generale
di Giustizia, Lizbeth Caña, è stato emanato insieme ai mandati di
perquisizione degli edifici del Sindacato e del Hotel del Magistero, e con
mandati di cattura contro i dirigenti della Sezione 22, tra i quali il
Segretario Generale, Enrique Roda Pacheco che sarebbe ancora libero. Per
realizzare questi ordini, sono stati sgomberati non solo i maestri e le
organizzazioni simpatizzanti che si trovavano nel presidio, ma anche bambini
ed anziani. Al suo passo, la polizia si è lasciata dietro una distruzione che
ha fatto diventare il quartiere una zona di guerra.

Uno dei primi atti della forza pubblica è stato quello di occupare l'Hotel
del Magistero e l'edificio del sindacato, per catturare i dirigenti e
tagliare le trasmissioni di Radio Plantón. Secondo un addetto di questa
stazione radio, che è riuscito a scappare, ci sarebbero vari detenuti, fra i
quali il segretario amministrativo ed il custode dell'hotel. La Procura dice
di aver arrestato 9 persone che si trovarono in questo edificio, con varie
armi e cartucce di alto calibro. Ma per i maestri che si trovavano vicino
all'edificio, dopo che l'hanno recuperato, questa non è altro che una
menzogna della polizia.

All'alba i manifestanti si erano scontrati per il controllo dello Zócalo con
la Polizia Preventiva dello Stato, l'Unità di Polizia per le Operazioni
Speciali e la Polizia Ministeriale. La polizia usava gas lacrimogeni di
differenti tipi che erano lanciati a mano ed altri proiettili, che arrivavano
pure da un elicottero del governo statale. Questi cadevano senza nessuna
distinzione, come ha constatato un reporter di Narco News che ad un isolato
di distanza ha trovato per lo meno 35 cartucce di gas, tutte di fabbricazione
statunitense. I maestri avevano pali, machete, pietre ed alcuni sono riusciti
a difendersi con gli scudi ed i caschi che avevano strappato ai loro
aggressori. Brigate di maestri sono state organizzate per assistere la gente
con acqua, aceto e coca-cola, per contrastare gli effetti dei lacrimogeni. Al
contrario di quanto stiamo ascoltando sui media di comunicazione di massa,
non abbiamo visto nessun maestro né armato né con molotov.

Lo scontro è proseguito fino alle 9 e 30 della mattina quando la polizia si è
ritirata ed i maestri hanno rioccupato lo Zócalo, ma secondo la gente ed i
maestri, le forze di sicurezza stanno ripiegando verso il sudovest della
città, aspettando istruzioni. Per questo ci si sta aspettando una nuova
incursione e, quindi, un'ulteriore ondata di violenza. Pure i maestri e le
organizzazioni sociali si stanno riorganizzando per rafforzare il presidio e
riunire le forze per poter rispondere alla repressione. Una dimostrazione di
solidarietà è quella degli studenti dell'Università Autonoma Benito Juárez di
Oaxaca che quando sono state interrotte le trasmissioni di Radio Plantón,
hanno deciso di occupare la stazione radio dell'Università, 'Radio
Educazione', per poter continuare ad informare da lì. Si stanno organizzando
anche altre marce e mobilitazioni che potranno essere accompagnate da maestri
di altri stati che si stanno mobilitando per arrivare ad Oaxaca.

Secondo il Segretario alle Relazioni della Sezione 22, in un'intervista a
Radio Educazione, si sa già di tre morti, tra i quali un bambino che sarebbe
morto per asfissia inalando lacrimogeni, e di più di venti feriti che si
trovano in differenti ospedali della città. Ci sono notizie di vari
desaparecidos.

Una settimana prima, mercoledì 7 giugno, il governatore di Oaxaca, Ulises
Ruiz Ortiz, era stato processato simbolicamente, appeso e bruciato dalla
Sezione 22, da organizzazioni sociali e dal popolo in generale. In questa
condanna, si era dichiarato il governatore Ruiz colpevole di: danni
irreparabili al patrimonio dell'umanità, auspicare la violenza e l'assassinio
di leader sociali, violare decreti dell'ONU e dell'Unesco, sviamento di
risorse finanziarie e incapacità a risolvere i conflitti in modo politico.

Questo è successo dopo una nutrita mobilitazione che aveva unito le voci del
dissenso dei diversi settori della società. In questa mega-marcia avevano
partecipato più di 70mila maestri della regione, alcune sezioni di altri
stati, associazioni dei genitori, alunni e studenti, organizzazioni sociali,
indigene, ecc. per un totale di 250.000 persone, secondo la stima del
Segretario Generale della Sezione 22, Enrique Roda Pacheco. Insomma una delle
manifestazioni più riuscite in Oaxaca.

Il tema principale è stato il processo politico popolare ad Ulises Ruiz
Ortiz, ma si è richiesto pure appoggio per la qualità dell'educazione, borse
di studio, attrezzature ed uniformi scolastiche, per le comunità più lontane
ed in estrema povertà, così come anche un aumento del salario.

Maestri in sciopero

La Sezione 22 del Magistero Democratico compete allo stato di Oaxaca e ha al
suo attivo una lunga lotta sociale e corporativa di 26 anni nel difendere ed
ottenere miglioramenti per l'educazione ed il salario. Parte della sua
strategia sono gli scioperi che si realizzano ogni anno nella vigilia del
rinnovo del contratto.

Quest'anno lo sciopero è durato più del normale per l'inadempienza del
governo, che non ha risposto alle loro rivendicazioni, per cui per premere
sul governatore dello stato si è prolungato il presidio a tempo indefinito
nello Zócalo della città - che occupa quasi 40 isolati - dal 22 maggio. Il
presidio dei maestri avviene in vari punti di Oaxaca ed ogni giorno ci sono
manifestazioni di disubbidienza civile attraverso l'azione diretta. Queste
azioni includono chiusure di uffici di riscossione, ritiro della propaganda
elettorale in tutta la città (visto che ci saranno le elezioni il 2 di
luglio), tra le altre, e sono caratterizzate da una gran creatività.

Venerdì 2 giugno, Ulises Ruiz aveva dato un ultimatum ai maestri, intimando
loro di tornare al lavoro a partire da lunedì 5 giugno, con la minaccia di
toglier loro i giorni di sciopero, di redigere verbali di abbandono al lavoro
e di ritirare una proposta di 60 milioni di pesos, offerti per risolvere il
problema.

Secondo la voce del magistero, Radio Plantón (che da più di 13 giorni
trasmetteva ininterrottamente), i maestri hanno deciso di continuare lo
sciopero. Così hanno dovuto raddoppiare la vigilanza e la sicurezza ai
presidi.

E la vigilanza è aumentata, perché da quel momento ci si aspettava
un'incursione violenta da parte della polizia dello stato.

La mega-marcia ed il processo politico

Le posizioni di rifiuto e di appoggio della società si contrapponevano. Con
la finalità di risolvere le differenze, il magistero ha convocato ad una
marcia per unire le forze popolari e democratiche col magistero e per
sollecitare la destituzione dell'attuale governatore. La marcia è iniziata
alle 3 del pomeriggio, dal monumento a Juárez, e l'ultimo contingente non è
arrivato fino alle 8 e 20 della notte alla Piazza della Danza.

In questa marcia è venuta fuori la creatività della società nel manifestare
il suo scontento, e non solo attraverso gli slogan: ci sono stati striscioni,
fantocci, cartelloni e, perfino, una funzione funebre per il governatore.
Inoltre, molti genitori, come la società in generale - a differenza di quanto
hanno detto i media di massa - dai balconi e dai marciapiedi dimostravano ai
maestri un'incredibile solidarietà.

Anche se, da una parte, la società che non conosce le proposte del Magistero,
o non è a favore di queste, si è mostrata irritata per le lunghe attese
provocate dalla enorme manifestazione. Ma questo è accaduto anche a causa
della mancata informazione, perché i media di massa soprattutto dello stato,
promuovono lo scontro tra la società civile ed i manifestanti, in modo che ci
siano incidenti per poter così applicare facilmente lo "Stato di diritto",
come è successo ad Atenco.

Nella Piazza della Danza, completamente piena da più di 300.000 persone, si è
dato inizio al processo politico popolare del Governatore Ulises Ruiz Ortiz
che era rappresentato da un fantoccio di tela seduto di fronte al chiosco,
con denaro appiccicato su tutto il corpo e che pareva ansioso che il processo
finisse.

Al processo hanno partecipato membri della società in generale, dei sindacati
ed un gran gruppo di organizzazioni sociali, come: il Fronte Popolare
Rivoluzionario, il Comitato di Difesa dei Diritti Indigeni-Xanica, il
segretario generale del sindacato della Sezione 22, Enrique Roda Pacheco, il
Fronte Ampio di Lotta Popolare, il Sindacato Unico dei Lavoratori del
municipio di Santa Croce, Xoxocotlán, difensori di Pedro Castillo Aragona
(prigioniero politico), il Comitato di Difesa dei Diritti del Popolo, il
Fronte dei Sindacati e delle Organizzazioni Democratiche di Oaxaca, il
Consiglio Indigeno Popolare Oaxaqueño, le Organizzazioni Indios per i Diritti
Umani di Oaxaca, il Fronte Unico Huautleco, le associazioni di San Blas
Atempa, la Rete Internazionale degli Indigeni Oaxaqueñi, il Sindacato della
Salute, gli abitanti della via Crespo, dei quartieri di Jalatlaco e del
Fortín, ecc.

La giuria di questo atto era composta dall'ex-rettore dell'Università
Autonoma Benito Juárez di Oaxaca, Felipe Martínez Soriano, dal ricercatore
Víctor Martines Vázquez, da un membro della Promotrice Nazionale contro il
Neoliberalismo, Omar Garibay Guerra, da José Antonio Almazán, del Sindacato
Messicano degli elettricisti e da Angélica Ayala, della Rete di Osservatori
dei Diritti Umani. A viva voce e con un gran scontento, queste organizzazioni
hanno accusato il governatore di illegittimità, perché il popolo di Oaxaca
non l'ha eletto ed è stato imposto dopo una controversa frode elettorale.
L'hanno incolpato di vari crimini, dei quali si è incaricato il segretario
della giuria di dar lettura, mentre i presenti gridavano slogan ad ogni atto
illecito citato commesso da Ruiz Ortiz. Lo hanno pure dichiarato colpevole di
danni irreparabili al patrimonio dell'umanità, di assassinio di leader
sociali, di sviamento di risorse finanziarie, di etnocidio, di violare i
decreti dell'ONU e dell'Unesco, come ad es. le garanzie individuali, di
auspicare sempre la violenza dello stato e d'incapacità a risolvere i
conflitti in modo politico.

Il verdetto è stato: COLPEVOLE, per i crimini esposti uno ad uno da portavoce
delle organizzazioni sociali, indigene, civili, di genitori e di maestri, del
Magistero e dei sindacati, uniti alla voce della società. La punizione per il
colpevole è stata: "La destituzione dal suo incarico, per non contare con la
capacità politica di continuare a governare lo stato". Questo verdetto, per
accordo della giuria, sarà inviato alla Camera dei Deputati per gli effetti
legali corrispondenti.

Alla fine del processo, il fantoccio di Ulises Ruiz che aveva aspettato
pazientemente il verdetto, è stato appeso ed incendiato mentre i maestri e la
società applaudivano e cantavano, felici nel vedere che la giustizia del
popolo serviva di più che la giustizia di quelli in alto. È molto importante
ricalcare che la risposta violenta a questo atto, da parte di Ulises Ruiz
Ortiz, è arrivata una settimana dopo.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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