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http://italy.indymedia.org/news/2006/08/1135406.php Invia anche i commenti.

Volete fare i giornalisti?
by provateci! Sunday, Aug. 20, 2006 at 8:04 PM mail:

Migliaia di persone scrivono da anni su internet operando come citizen-journalist. Alcuni di loro sono di valore eccelso, anche in Italia, in particolare avuto riguardo al giornalismo ufficiale. Leggete come NON potranno mai diventare veri giornalisti.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=2156
...............Va da sé che a fronte di queste “acrobazie” finanziarie bisogna che non esistano altre “campane” dell’informazione, proprio come nel calcio nessuno poteva permettersi di contrastare Moggi & Co. : chi non è d’accordo viene confinato nei “recinti” della “disinformazione”.
Questo sistema di protezione dell’informazione di regime, però, costa ogni anno circa 600 milioni di euro, ossia la quota che viene versata ogni anno dallo Stato alle testate giornalistiche che fanno capo ad un’area politica, anche se non sono organi ufficiali di partito.
Riflettiamo che la cifra (alla quale si devono aggiungere i contributi per l’acquisto della carta) è, per ordine di grandezza, un valore da Legge Finanziaria: gli esborsi che lo Stato prevede per finanziare la missione in Iraq o per rinnovare i contratti pubblici sono abbastanza simili[6].

Perché lo Stato mette a bilancio una cifra così alta per la carta stampata, e con quali procedimenti regola l’esborso?
Il meccanismo è semplice: basta che 2 (due!) parlamentari confermino che quel giornale è “voce” di un movimento o di un’area politica ed il quotidiano o mensile che sia ha accesso ai finanziamenti. Testate come Libero, Il Foglio, Roma, l’Unità e tantissimi altri ne beneficiano, con finanziamenti che vanno da qualche centinaio di migliaia di euro fino a quasi 10 milioni l’anno per i più grandi.
A queste già cospicue cifre vanno aggiunti i contributi che tutti i giornali ricevono per l’acquisto della carta: in sostanza, ti compriamo parte della carta e paghiamo i giornalisti. Che cosa vuoi di più dalla vita per essermi fedele? E, in effetti, sono fedelissimi come lo erano gli arbitri a Moggi.

Se i direttori delle grandi testate fanno capo tutti a precise aree politiche – tanto che compiono spesso l’altalena fra la scrivania del direttore e lo scranno parlamentare – come si possono controllare i giornalisti?
Ce lo spiega lo stesso Ordine dei Giornalisti nel suo sito Internet: come si fa a diventare giornalisti?
Per essere iscritti all’Ordine bisogna superare un esame e possedere i requisiti giuridici (cittadinanza, assenza di condanne penali, ecc): già qui non si specifica quali reati conducono all’esclusione. Anche una semplice condanna riportata in seguito ad un grave incidente stradale può condurre all’esclusione: potremmo chiederci perché – nel frattempo – personaggi condannati ed inquisiti per gravi reati di corruzione continuino a sedere sugli scranni del Parlamento.
Per par condicio citiamo solo i casi di De Michelis – che ha sul “groppone” due condanne definitive (patteggiate) – e di Cirino Pomicino, condannato anch’egli ad un paio d’anni di carcere con condanna definitiva. Altri parlamentari hanno subito condanne definitive e molti sono già stati condannati in vari gradi di giudizio: per quanto ci risulta, a nessuno di questi imputati “eccellenti” viene mai negata la pubblicazione di ciò che scrivono, ma passiamo oltre.

La vera “chicca” dei “paletti” posti dall’Ordine è nelle specifiche richieste, che riportiamo[7]:

Professionisti
Sono professionisti coloro che esercitano esclusivamente la professione. Per l'iscrizione nel relativo elenco è richiesto:
l'esercizio continuativo della pratica giornalistica previa iscrizione nel registro dei praticanti per almeno 18 mesi, attestato da una dichiarazione di compiuta pratica del direttore, oppure titolo rilasciato da una delle scuole di giornalismo riconosciute in Italia che attesti il tirocinio dell'allievo per la durata di due anni;

Insomma, per diventare un vero giornalista bisogna aver prima portato a termine un tirocinio – che deve in ogni caso essere comprovato da un direttore editoriale – ma qui si tratta di professionisti. Come si diventa giornalisti professionisti? Prima si fa la “gavetta” come praticanti. Come si diventa praticanti?

Praticanti
Coloro che intendano avviarsi alla professione giornalistica possono iscriversi nel registro dei praticanti in presenza dei seguenti requisiti:
il possesso della dichiarazione del direttore comprovante l'effettivo inizio della pratica di cui all'art. 34 l . 69/1963;

Insomma, il praticante deve trovare qualcuno che attesti il suo praticantato, che è sempre il solito direttore di testata. E se non si trova un direttore disposto ad accoglierlo come praticante? In questo caso fa il free-lance, ossia il libero professionista che vende i propri servigi alle testate. Come si può diventare praticanti se si è free-lance?

Freelance
Al fine dell'iscrizione al registro dei praticanti da parte dei freelance sono richiesti:
l'iscrizione all'albo come pubblicista e lo svolgimento di attività giornalistica da almeno tre anni con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa con una o più testate qualificate allo svolgimento della pratica giornalistica.
copia dei contratti di collaborazione continuativa e coordinata o delle ricevute di pagamento da parte delle testate e l'indicazione del giornalista professionista, caposervizio o redattore della testata o delle testate per le quali lavora e che gli impartisce le indicazioni tecnico - professionali;
copia della dichiarazione dei redditi da cui risulti che il compenso annuale dell'attività giornalistica corrisponde al trattamento minimo del praticante;
documentazione della produzione giornalistica;

Il povero free-lance è proprio uno sfigato: per lui non bastano i soliti requisiti (penali, esami, ecc.) ma deve altresì fornire copia di chi lo ha precedentemente pubblicato. Riflettiamo che non basta aver pubblicato, ma deve anche essere stato pagato ed attestarlo! Ma se chiede di poter svolgere la professione, come può aver già pubblicato? Ha pubblicato se per tre anni qualcuno (dal giornalista professionista in su) ha garantito per lui.
Se, a questo punto, qualcuno si spaventasse potrebbe optare per l’albo dei pubblicisti, che sembrerebbe più “abbordabile”: è così?

Pubblicisti
Per l'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti è necessario:
presentare gli articoli, a firma del richiedente, pubblicati in giornali e periodici e i certificati dei direttori delle pubblicazioni, che comprovino l'attività pubblicistica regolarmente retribuita da almeno due anni; Per i corrispondenti o per gli articoli non firmati occorre allegare alla domanda, unitamente ai giornali e periodici suddetti, ogni documentazione, ivi compresa l'attestazione del direttore della pubblicazione, atta a dimostrare in modo certo l'effettiva redazione di dette corrispondenze o articoli. I collaboratori dei servizi giornalistici della radio e della televisione, delle agenzie di stampa e dei cinegiornali, i quali non siano in grado di allegare alla domanda i giornali e periodici previsti, debbono comprovare, con idonea documentazione ovvero mediante l'attestazione del direttore del rispettivo servizio giornalistico, la concreta ed effettiva attività svolta.

Niente da fare: qualsiasi percorso si scelga c’è sempre qualcuno che deve garantire. Ma garantire che cosa? Se le capacità professionali vengono verificate a parte, mediante un apposito esame, non si tratta di sorvegliare affinché non siano iscritti come giornalisti persone che scrivono “squola” con la “q”[8].
Il governo di centro destra aveva proposto d’aggiungere a questo calvario anche la specifica laurea in Lettere, Giornalismo, ecc, ma il Consiglio di Stato ha bocciato l’iniziativa e l’Ordine ne ha preso atto con gran tristezza:

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti denuncia il responso del Consiglio di Stato, che blocca la modernizzazione e la liberalizzazione meritocratica dell’accesso alla professione giornalistica mediante l’esclusivo percorso universitario.

Il comunicato dell’Ordine è quasi ridicolo: dopo aver steso quel “campo minato” di richieste e controlli osano parlare di modernizzazione e liberalizzazione? Bisogna riconoscere che restringere ai soli cittadini laureati la possibilità di partecipare all’informazione cozza contro alcuni principi costituzionali, giacché non è possibile equiparare le competenze professionali che deve possedere un medico con quelle di chi scrive: se il problema è di verificare le competenze, bastano ed avanzano gli specifici esami atti a verificare soprattutto la conoscenza degli aspetti giuridici attinenti al mondo dell’informazione.
A questo punto potremmo proibire di cantare a chi non ha completato gli studi al Conservatorio, potremmo estromettere dalle compagnie teatrali coloro che non hanno frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica cosicché – solo per citare un caso fra i tanti – un certo Fabrizio de André si sarebbe probabilmente distinto in una fulgida carriera come bancario o portalettere, invece di scrivere canzoni che hanno cambiato addirittura il costume e che sono riportate nei testi scolastici.

Anche se il Consiglio di Stato ha motivato il parere con altre argomentazioni (conflitto di competenze fra Stato e Regioni, ecc.), sarà apparso evidente che si trattava anzitutto di una forzatura costituzionale, alle quali, ahimé, il governo Berlusconi ci ha abituati.
Ricordiamo infine che Enzo Biagi – che ha ricevuto numerose lauree honoris causa – non ha conseguito a suo tempo una laurea, eppure è considerato il più bravo giornalista italiano vivente. Fu questa la ragione che condusse alla sua estromissione dalla RAI?
Sappiamo che Berlusconi – con il cosiddetto “editto bulgaro”, giacché pronunciato mentre si trovava in Bulgaria – sentenziò l’ostracismo per Biagi, Santoro e Luttazzi, che puntualmente furono cacciati dalla RAI: bisogna riconoscere che il luogo d’emanazione della sentenza fu scelto con sagacia.

Il caso dei tre giornalisti ha fatto chiasso per anni, mentre nel silenzio più buio stuoli di giovani che vogliono diventare giornalisti devono percorrere una via che – altro non è – che una sequela di prostrazioni ai potenti per ottenere una cosa semplicissima, la più “amata” dagli italiani: una raccomandazione.
Tutta la sequenza di richieste racconta una sola vicenda: prima d’affidarti una rubrica su un giornale, vogliamo essere ben certi che scriverai soltanto ciò che ti consentiremo di scrivere e non quello che scoprirai o che ti verrà la voglia d’indagare.
Se poi “sgarri” – e pensi d’aver scoperto che con i soldi della cooperazione italiana in Somalia viene gestito un traffico di rifiuti tossici – guarda a caso ti crivellano di colpi nel centro di Mogadiscio. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non sono gli unici giornalisti ad essere stati uccisi perché raccontavano la verità: De Mauro raccontò le vicende di mafia e Siano quelle di camorra, ed entrambi furono uccisi.
Molti, però, continuano a scrivere nella più assoluta pace e vogliamo segnalare alcuni casi degni di nota. Non sappiamo se questi signori hanno ricevuto tutte le regolari certificazioni per svolgere la professione, ma qualcuno attestò qualcosa per loro, al punto di concedere loro una tessera. I signori[9]:

Cicchitto Fabrizio (tessera n. 2232): deputato di Forza Italia, nonché editorialista de Il Giornale.
Ciuni Roberto (tessera n. 2101): collaboratore de Il Giornale e Panorama.
Costanzo Maurizio (tessera n. 1819): conduttore di Buona Domenica e de Il diario su Canale 5 nonché consulente per La 7.
Donelli Massimo (tessera n. 2207): attuale direttore di TV Sorrisi e Canzoni (Gruppo Mediaset).
Gervaso Roberto (tessera n. 1813): ha una rubrica fissa su Rete 4 (Peste e corna) e sul Messaggero.
Memmo Roberto (tessera n. 1651): avvocato e finanziere dirige la "Fondazione Memmo per l'arte e la cultura".
Mosca Paolo (tessera n. 2100): oggi direttore del rotocalco Vip e titolare di rubrica fissa quotidiana su Unomattina, in Rai.
Nebiolo Gino (tessera n. 2097): attuale giornalista del Foglio di Ferrara e del Giornale di Sicilia.
Picchioni Rolando (tessera n. 2095): attuale segretario della Fondazione del Libro di Torino (ente organizzatore del Salone del Libro) e direttore esecutivo del World Political Forum.
Rizzoli Angelo (tessera n. E.19.77): attuale produttore di cinema/ tv per Rai e Mediaset.
Sensini Alberto (piduista "interruptus", ossia non fece in tempo a ricevere la conferma dell’iscrizione, come Antonio Martino): giornalista del Gazzettino.
Trifone Trecca Fabrizio (tessera n. 1748): titolare di rubrica fissa di medicina "Vivere bene" su Rete 4.

Ricevettero a suo tempo forse la più rilevante attestazione per entrare a testa alta nel mondo dell’informazione. Chi la rilasciò? Il signor Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia P2.

Carlo Bertani bertani137@libero.it http://www.carlobertani.it

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