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Francesco Sambo.
by Domingo Aniello. Monday, Sep. 11, 2006 at 12:04 PM mail:

Francesco Sambo da Mestre.

Francesco Sambo....
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Mimmo:

Considerare l'arte un bene comune vorrebbe dire riconoscere la centralità della condizione umana nella storia.
Nell'attuale sistema non esiste però solidarietà economica, al limite una temporanea convergenza d'interessi, sei d'accordo?

Francesco:

Per vivere di arte il compromesso con le logiche di mercato è inevitabile.
Quelle rare volte che mi si è presentata la possibilità
di parlare con qualche gallerista del mio lavoro, la parte filosofica era solo un prologo, un monologo,interessava parlare di produzione, di piacevolezza dell'oggetto artistico, di scadenze da rispettare, di soldi ed onorari e "quadri furbi".
L'arte vera è discreta e silenziosa, parla sottovoce, non si lascia incantare dal successo, disinteressata vive nell'animo dell'artista, non è necessario il consenso del pubblico per la sua esistenza .
La solidarietà economica la puoi trovare in un mecenate disinteressato , credo sia più facile trovare un diamante sulla spiaggia.
Io ho dovuto raggiungere un compromesso: lavorare come impiegato per essere libero in campo artistico, il tempo che mi rimane è poco, cosa che mi rattrista molto.
Per fortuna esiste la solidarietà tra artisti che ti permette di tirare avanti e dà uno spiraglio di speranza per tempi migliori.

Mimmo:

Non hai la sensazione che gli artisti periferici per scelta, si stiano reducendo a divenire scimiette che non vedono, parlano e sentono?



Francesco:

Nel mondo periferico (per scelta) pulsa grande energia creativa che tende a sovvertire
l'ordine esistente. Trovo ferva un ardente desiderio di creare qualcosa di nuovo.
Internet ha permesso di rendere visibile a chiunque realtà che
altrimenti resterebbero sconosciute. Sto scrivendo dalla periferia di Venezia a te che sei nella periferia di Cagliari, posso farti vedere i miei lavori, organizzare un evento, una cosa stupenda.
Le scimmiette che non vedono, sentono o parlano sono nella sfera più alta, quella dove si vende una crosta per miliardi. Il denaro è un narcotico, non dico che non si debba vendere, ma tutto ha un suo giusto prezzo.

Mimmo:

Pensi che le gallerie private tutelino realmente gli interessi degli artisti?

Francesco:

I soli interessi che le gallerie tutelano sono i propri. Una galleria è un negozio con relativa vetrina.
Se l'artista crea un prodotto facile da vendere, probabilmente viene anche tutelato, ovviamente dietro lauto compenso, poi esiste la pubblicità, le fiere, le riviste ... e se l'opera non vale un granché, si trova subito un critico che scrive un saggio di venti pagine sul nulla.
Ma è una situazione che investe ogni campo della moderna società.
Io preferisco le comunity internet, dove sono io che rispondo alle domande sui miei lavori, dove parlo con
artisti di tutto il mondo, dove posso organizzare un evento, dove posso imparare ed insegnare,
dove non c'è distinzione di età, sesso o nazionalità.
Quindi non sono pessimista, per l'arte come la intendo io spero per il meglio.

Mimmo:

Ti senti un hacker? Artista hacker può essere un atteggiamento quotidiano?


Francesco:


Esiste un luogo comune, usato soprattutto dai media,
il termine hacker viene associato ai criminali informatici
Ogni mio lavoro è preceduto da un'intensa attività progettuale che mi permette di andare oltre i limiti della
immaginazione. Essere creativi per me vuol dire ragionare su quel che si fa, non lasciare nulla al caso, rendere e comunicare
un'idea nel migliore dei modi possibili. Serve tanta umiltà e autocritica.
Non si può essere vegetariani a giorni alterni, solo così si cresce e si migliora.
"Un dissidente, in senso lato, è una persona che si oppone attivamente a un'opinione, una politica, o una struttura già stabilita e/o diffusa".
Diciamo che mi sento anche un po' dissidente.


Mimmo:

Come risolvere i problemi dell'attuale sistema arte senza partire dal microcosmo degli artisti?


Francesco:
Bisognerebbe avere a disposizione spazi espositivia prezzi modici se non addirittura nulli.
Gli spazi espositivi dovrebbero essere dati in gestione direttamente agli artisti riuniti in qualche associazione senza scopi di lucro. Eliminato il ricatto dello spazio espositivo, il sistema arte diventerebbe più libero e crescerebbe qualitativamente.

Mimmo:

Sai che a Napoli gli stessi galleristi privati chiedono con forza studi e borse di studio per i propri artisti partendo proprio da queste considerazioni?

Francesco:

Non rischiano soldi propri e il centro dei loro pensieri sono i denari.
Altro che borse di studio, rappoto di fiducia o che altro. Vogliono il pollo da spennare.
Cercano le giovani promesse disposte a tutto pur di farsi conoscere e costano poco ; artisti già affermati chiedono e pretendono, giustamente.
Qualsiasi laurea prevede un praticantato a prezzo irrisorio che può durare anche parecchi anni.


Domenico Di Caterino

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