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Milano, ultimo sgombero al Leoncavallo? La Provincia ha una soluzione
by da liberazione Saturday, Sep. 16, 2006 at 2:06 PM mail:

Proposta in extremis: l’acquisto dell’area e un’incubatore d’impresa sociale.

Da lì non si muoveranno anche questa volta, anzi rilanciano e invitano il Comune a entrare in campo forti di numeri, economie dal basso e un’ipotesi d’alleanza con la Provincia. Al quarto tentativo di sgombero in un anno per il Leoncavallo, stamattina, l’ufficiale giudiziario troverà come sempre le “mamme antifasciste” sul portone, dopo una notte d’attesa, a rispondere un fermo «qui siamo e qui restiamo». Dopo trent’anni di militanza, da centro sociale occupato e autogestito (Csoa), intanto, il Leonka è diventato Spazio pubblico autogestito (Spa), segno dei tempi e dell’inversione di linguaggi, istanze, frequentazioni che hanno attraversato il luogo e i suoi militanti. Il diritto ad esistere “con qualsiasi mezzo necessario” l’hanno esercitato con l’azione diretta, la disobbedienza e la rappresentanza istituzionale con Daniele Farina, storico portavoce del centro, prima consigliere comunale indipendente e oggi deputato Prc. E proprio questa dimensione di confronto/scontro con le istituzioni è il terreno su cui si gioca oggi il futuro del centro. Da una parte una fondazione “La città che verrà” per sostenere l’acquisto e la gestione dal basso dell’area, dall’altra la Provincia di Milano disposta ad acquisire l’area, affidandola alle diverse realtà del centro e a un incubatore d’imprese sociali. Un progetto che coglierebbe il segno della trasformazione, da custode della memoria degli anni’70, passando per “un’orgogliosa marginalità”, all’autoproduzione di saperi, reti sociali, reddito.
La Provincia, col capogruppo Prc Antonello Patta, non conferma e non smentisce. Manca solo il Comune della sindaca Moratti a cui i leoncavallini hanno rivolto un invito esplicito ieri, presentando il bilancio sociale del centro e delle associazioni: «Siamo disponibili all’apertura di un tavolo, siamo una risorsa e non un problema della città». A sostenerli, al momento l’Ulivo, col segretario provinciale Ds, Pierfrancesco Majorino: «Di fronte a uno sgombero, non sarebbero soli». E ovviamente Rifondazione con i consiglieri Vladimiro Merlin e Patrizia Quartieri che hanno ricordato come anche la palazzina Liberty di Dario Fo fosse dipinta negli anni ’70 come un luogo di marginalità e devianza da cui è nato un premio Nobel. In piena sintonia anche Milly Moratti, cognata della sindaca, ed esponente dei Verdi. Nei giorni scorsi una novità è venuta anche dal centrodestra. In una nottata jazz, infatti, si aggirava tra graffiti e performance l’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi che sembra abbia gradito l’ambientazione e il taglio culturale del centro. In risposta la consigliera regionale di An - ed ex neofascista - Silvia Ferretto lo aveva invitato a portarla a cena dentro il centro a lei precluso. Dalla cucina, le mamme antifasciste hanno risposto che le pennette alla “Fausto e Iaio”, i militanti del centro ammazzati da impunite pistole fasciste nel 1978, erano già pronte per la provocatrice.

Ma quanto “vale” la progettualità sociale, le strutture e in sostanza il Leoncavallo? Il bilancio sociale dice che con concerti e fiere incassano 230mila euro all’anno. Più o meno quello che spendono in gestione delle strutture e forniture (bevande, cibi e così via). Con le “somministrazioni” tra Baretto, bar centrale, cucina e chioschi estivi sono altri 430mila euro in cassa che vengono interamente spesi in attività: progetti culturali, solidarietà a terzi, progetti accoglienza, Radio Onda d’Urto e spazio comunicazione. Quasi mezzo milione di euro in attività sociali e politiche dal basso! Dallo sportello legale per casa, lavoro e diritti per tutti e tutte, all’accompagnamento di persone in grave disagio, a un laboratorio grafico e di serigrafia, uno di comunicazione digitale, uno musicale e un gruppo di ricerca teatrale, più un’associazione genitori e educatori che si chiama Foresta delle idee, la cucina popolare e la scuola di italiano per stranieri. Il tutto investendo in questi anni quasi due miliardi di vecchie lire in riscaldamento e messa a norma di bagni, luci, porte, infissi, scale e passaggi. Per un area che vale sei milioni di euro.



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