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Quadruplicate le visite al blog di Massimo Del Papa
by Marcello Tuesday, Sep. 19, 2006 at 12:13 PM mail:

Una nuova coraggiosa presa di posizione di un pensatore autenticamente scomodo e non per finta

Quadruplicate le vis...
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Martedì, 19 settembre 2006
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UNA FARSA CHIAMATA “GIORNALISMO”
Questo blog nelle ultime 24 ore ha quadruplicato le visite quotidiane. Che è successo? Niente di serio, una insignificante, ridicola bufera sul sito di Articolo 21 rimbalzata qua e là per la rete. Non sulle parole autorevoli del Papa, ma su quelle, assai più trascurabili, di un del papa. La domanda dagli amici, dai lettori, è stata una sola: e adesso? Che hai da dire?
Che ne ho piene le scatole. È diventato non difficile, ma impossibile lavorare a questo modo. Ti stanno addosso su ogni cazzata, ti mettono i bastoni fra le ruote e per cosa? Per non essere iscritto a questo o quel partito, santone, centro di potere, schieramento, corrente. Questa di Articolo 21 è una storia istruttiva: i martiri della censura, i paladini del pluralismo che non tollerano opinioni sgradite. Ma stiano là, stiano buoni, che neppure si accorgono di quanto sono penosi.
Il curatore del sito è un ragazzo davvero in gamba, che mi onora della sua amicizia. Ci siamo sentiti ieri ed era incredulo, mortificato. Gliel'avevo detto di non pubblicare quel mio pezzo su Annozero, perchè sapevo esattamente cosa gli sarebbe piovuto addosso. Ha dovuto prenderne atto, accettare che se non sei disposto a baciare i maledetti piedi del Berlusconi o del Santoro di turno, gente con identici problemi di ego, vieni stritolato, soffocato di telefonate inviperite. Mi dispiace per questo amico coraggioso e ingenuo: io non ho più niente da perdere, comprese le illusioni su un mondo che non sento mio da anni, che fa schifo: non è neppure il caso di insistere sul conformismo mascherato da indipendenza, siamo oltre, siamo ben oltre. Secondo me siamo al capolinea irreversibile di un modo di fare giornalismo che forse non c'è mai stato, quello schiettamente autolesionista, che antepone la sincerità a qualsiasi calcolo: perfino i più onesti lavorano a tesi, si considerano loro stessi mezzo e messaggio, davvero più uguali degli altri, insindacabili; quando dicono “io sono un privilegiato” non lo fanno per pura retorica ma per mandare un messaggio: sono potente, ricordatevelo. Si pesano fra loro, queste primedonne, in termini di audience, di libri venduti, di serate in tv, di favori ricevuti e resi, di stipendi conquistati. Stanno su un altro pianeta, troppo distante da quello che pretendono di raccontare. Di spiegare. Di salvare. Smettiamola di scomodare Berlusconi e il suo conflitto d'interessi: i primi nemici, i maggiori, dei giornalisti sono i giornalisti: che si avvelenano di gelosie, ripicche, faide, servilismi, appartenenze contrapposte. E non tollerano censure, ma le impongono: la sostanza è questa.
Questi di Articolo 21 fanno un trafiletto per dire che loro restano fedeli alla linea, ci credo, e si dissociano da cosa? Da una opinione contraria? Dall'unica non allineata? Articolo 21 ha fatto 30 articoli per esaltare il secondo avvento di Santoro, una cosa imbarazzante; l'unico dissidente non è stato digerito: sempre ispirandosi al sacro diritto dell'informazione, della libertà, della lotta ad ogni censura, dulcis in fundo del “buon gusto”. Poi, non avendo ottenuto maggiore soddisfazione, i vilipesi che fanno? Un comunicato penoso dove dicono: siccome veniamo criticati noi non giochiamo più, ce ne andiamo. Che siamo, all'asilo? Peggio: la redazione di Annozero che esprime solidarietà a se stessa, quindi la regolamentare pioggia d'implorazioni, Santoro non ci lasciare, resta con noi, dove andremo senza te? E infine, certo, la muta sguinzagliata. Quello che trovo più avvilente è scodinzolare così appresso all'uomo forte della situazione, in mille contro il blog “scandaloso” di uno sconosciuto, un “Massimo chi”. Ma forse è l'unico modo per arrivare sani e salvi alla pensione.
Secondo costume, non si scende nei contenuti, ma è più facile trattare con degnazione quattro disgraziati che, non avendo facoltà dialettica, pestano gli extracomunitari. Pier Paolo Pasolini non ci mancherà mai abbastanza perchè, essendo un maledetto vero, non uno che si rifugiava al Parlamento europeo per uscirne appena possibile con tanti saluti per chi l'aveva votato, queste cose le faceva già 40 anni fa. Però con un altro impatto, rispetto e valore. Perchè era Pasolini.
Loris Mazzetti, dal canto suo, si pone come padre padrone del sito, di cui ridefinisce limiti democratici e diritti di cittadinanza: dei lettori che, a quanto pare, mostravano un certo interesse per i miei articoli, non sembra importargli. Benissimo. Ma egli se la cava un po' troppo esteticamente, per quanto pieno di buona volontà, definendo “minchiate” ciò che egli disapprova, senz'altre precisazioni, e dividendo il mondo in “noi” e “loro”. Quella per cui chi non è con noi è contro di noi è una filosofia pericolosa, egli dovrebbe saperlo. Si calmi: malgrado l'entusiasmo, fuori dal suo piccolo mondo nessuno lo conosce. Ignoro se svolga altre funzioni oltre a quelle di prefica e crocerossina: certo che quando dice “il ritorno di Santoro è una vittoria per tutti noi” lo capisco, lo capisco bene. Ma quanto mi fastidia questa razza conformista. Comunque pensi un po' quello che vuole, certo non è in grado di dare lezioni, casomai di prenderne, chi invoca censure appellandosi alla lotta alla censura, ispirandosi, nientemeno, all'articolo 21: non si accorge, Mazzetti, che i suoi argomenti sono gli stessi precisi di uno qualsiasi fra quelli che dettavano o difendevano i proclami bulgari? Nessuna meraviglia, ci mancherebbe: i “si contenga!”, alla fine, arrivano sempre, da tutte le parti. Un'altra volta, però, lo si metta in chiaro per tempo: qualcuno potrebbe anche credere alla favola bella del pluralismo. E rimanerci male. Quanto al linguaggio volgare, anche tacciare un dissidente di berlusconismo non è male come lezione di stile. Si informi, Mazzetti: scoprirà che dalle parti dei seguaci di Berlusconi dicono di me le stesse cose che dice lui, solo paragonandomi ai “comunisti”. E senza neppure andare e venire da Mediaset, senza aprire ristoranti coi parenti di Dell'Utri, senza inseguir telesogni di gloria con Maurizio Costanzo.
Questa è tutta gente che ogni tanto dovrebbe ripassarsi il Vangelo, là dove dice: “Tu non avresti nessun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto”. Così magari si sgonfia un po'.
E ha ragione chi, volendomi denigrare, insinua che io “non sono un giornalista”. Fossi un giornalista, farei quello che si fa sempre in questi casi: cavalcherei lo “scandalo” con un giro di telefonate ai nemici di Santoro, che non aspettano altro. Ma per far che? Per “diventare famoso” e ritrovarmi burattino, presenza superflua di una scena già ingombra, a prendere in giro me stesso e chi mi segue, a sfidare, pateticamente, altri colleghi a chi è più “libero”, “scomodo”, “censurato”, ovvero organico, malleabile, fazioso? Andassero tutti affanculo, destra, sinistra, censurati, censori, potenti, impotenti, cani sciolti, cani legati. Io, per quello che mi riguarda, di questa farsa chiamata “giornalismo” ne ho pieni i coglioni.
Massimo Del Papa

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