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Il pullman R5
by Rosario Gaviota Thursday, Oct. 05, 2006 at 2:21 PM mail: rosariogaviota@hotmail.it

il viaggio dei drogati che dalla ferrovia giungono nel supermarket della droga: Scampia

R5

Piazza Garibaldi, il pullman R5 parte con il suo carico di drogati a bordo pronti per dirigersi nel regno della neve, dell’erba, in quel paradiso chiamato Scampia. Eccoli sono tutti li accatastasti nella parte posteriore del mezzo, che si scambiano informazioni su dove spendere tra i grandi magazzini delle vele, della Ciampa , delle case dei puffi. Le vecchiete si nascondono i soldi nel reggiseno e i ragazzini che tornano da scuola mettono il telefonino nelle mutande, ma loro , i drogati se ne fottono di pochi spiccioli, loro sognano neve bianca che scende come pioggia e sentono già sulla lingua il sapore di quel che tra poco i negozianti della morte gli consegneranno. Scampia l’impero di madre Eroina e di re Kobret, l’oasi incontrollata dei boss milionari. Pierino è in piedi e già suda, il suo cervello è un po’ di merda spappolato dalla droga e dal alcol. Guarda fuori il ragazzo di Angri, piange, per sua madre che non ne può più, per suo padre morto di collera. Che fine hanno fatto i suoi sogni, maledizione dove sono andate le sue mani che dipingevano la felicità . buttati nel cesso. Gianluca 19 anni della sanità, così piccolo eppure così esperto , sapeva benissimo dove spendere i pochi soldi che rubava dalla borsetta di mamma Nanà. Queste sono solo due facce di un esercito di tossici che ogni giorno riempivano le casse dei palazzoni di Scampia. Dopo aver comprato , dopo essersi penetrati come zoccole negli andoroni dei palazzi blindati, scappavano verso i sottopassaggi o in quei posti dove nessuno poteva vederli per bucarsi ovunque, sui piedi, sul collo, sul braccio, qualsiasi posto basta che la coca scorre veloce nel sangue ormai bianco. E dopo come bamboline sbandate camminano buttandosi qua e la, chiedendo l’orario a chi passa o facendo il verso degli animali. Li vedi sembrano un enorme sceneggiata, con quei loro occhi socchiusi, quel sudore che scorre sulla fronte. Qualcuno che si è ubriacato di neve crolla a terra e subito tutti gli altri gli corrono vicino , lo schiaffeggiano , lo chiamano, lui non reagisce, Gianluca è a terra si sta spegnendo un altro 19enne. Il solito passante chiama l’ambulanza che veloce arriva, gli altri scappano per paura della polizia, si nasocndono, vedono il loro amico che muore lentamente , pregano da lontrano quei dottori, SALVATELO SALVATELO, qualcuno maledice la dea bianca, nulla da fare Gianluca 19 anni della Sanità è morto per overdose. Con una dose di eroina nelle vene in più e un amico in meno il drogati team si avvia verso la fermate dello chalet bakù, il ritrovo ufficiale dei tossicoman.. Anche io senza paura salgo sull’R5 sono le sei del sabato pomeriggio , alle 8 ho il treno per Roma, devo andare dalla mia amata Lena, meglio avviarsi prima, si sa a Napoli gli autobus non sono mai in orario. Mi siedo e subito mi circondano i cosidetti “fatti”. Li vedo , cerco di fissarli nelle pupille ormai bruciate, non ci sono con la testa, sono soltanto corpi che respirano. Qualcuno piange, mi guarda, mi chiede qaunti hanni hai, gli rispondo 17 e lui mettendosi le mani sporche di sangue in faccia mi dice “non prendere mai questa strada, allontanti , scappa, noi siamo solo sfortunati, scappa, scappa.” Perché lo fai gli chiedo e lui non risponde va in trans , è l’effetto della roba, poi di scatto mi prende il braccio e dice “io so muorto, tu me vide , ma io nun ce stong, aspett solo a morte ca me piglia”. Improvvisamente mi sento fuori luogo, un intruso, cosa c’entro io con loro, sono un erbaccia in un campo di fiori , di piante preziose magari di coca. Che stronzo che sono stato potevo prendermi la metro , questo è il lor pullman , lo stato dovrebbe vietare alle persone non fatte di salire su quel bus. Mentre il corso Secondigliano scorre veloce dal finestrino penso che questi ragazzi hanno camprato poco prima la loro morte senza che nessuno glielo vietasse. Dove cazzo eri cara volante quanto Gianluca comprava la sua doppia dose, maledetti che al bar di piazza medaglie d’oro chiacchieravate dei fatti vostri, delle puttane che vi avete fatto e poi arrestato. Vi fanno sentire forti le urla delle giovani sentinelle che al vostro arrivo gridano “carmela” “maria” “tonino”. Finalmente la grande statua di Giuseppe Garibaldi compare davanti ai miei occhi, sono in orario, vado piano facendo lo slalom tra barbaoni e uomini di colore che dormono per terra. Il mio treno parte, la mia Lena mi aspetta con quei suoi occhi verdi straripanti d’amore, la mia vita continua e la loro? La loro è già finita.

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