Operazioni di polizia e carabinieri hanno portato a decidere l'espulsione di qualcosa come 200 clandestini. Ieri però qualcosa non ha funzionato, la notizia dell’espulsione è filtrata e sono scesi in campo gli antagonisti. Che per ore hanno «assediato», più o meno pacificamente, le forze dell’ordine in un centro di prima accoglienza messo a disposizione dal Comune di Roma in via della Vasca Navale.
UNA RETATA sul lungotevere durata due giorni, una serie di operazioni di polizia e carabinieri che hanno portato a identificare e a decidere l’espulsione per qualcosa come duecento clandestini. Quindi il rimpatrio degli stranieri, per la maggior parte rumeni, con tre voli charter da 70 posti ciascuno verso Bucarest. Il primo viaggio, l’altro ieri, è filato liscio come l’olio. Ieri però qualcosa non ha funzionato, la notizia dell’espulsione è filtrata e sono scesi in campo gli antagonisti. Che per ore hanno «assediato», più o meno pacificamente, le forze dell’ordine in un centro di prima accoglienza messo a disposizione dal Comune di Roma in via della Vasca Navale, in zona Marconi. Una quarantina di giovani, fra i quali anche qualche esponente politico dell’estrema sinistra, hanno protestato contro il trasferimento dei rumeni all’aeroporto chiedendo di entrare a verificarne le condizioni; al rifiuto, si è verificata qualche tensione che ha portato a una breve sassaiola sulle auto della polizia e all’incendio di un paio di cassonetti. Il rimpatrio alla fine è stato effettuato, va detto senza innalzare il clima di tensione e senza scontri di rilievo. Oggi però, in previsione del terzo ed ultimo trasferimento, la situazione potrebbe cambiare. A meno che non si decida, per evitare ulteriori e più gravi incidenti, di rinviare lo spostamento degli stranieri
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