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Massimo Del Papa, giornalista o diffamatore?
by Massimiliano Morini Saturday, Oct. 07, 2006 at 10:14 AM mail:

Con garbo e stile perfino eccessivi, visto il destinatario, Andrea Scanzi replica alle infamie e ai continui deliri del livoroso Massimo Del Papa, tracciandone un ritratto esauriente e in punta di penna. Un articolo (preso dal suo sito) ancor più d'attualità, alla luce della diffamazione operata di recente dall'invidioso Del Papa ai danni di Michele Santoro

"Quel lessico usato da Del Papa appartiene ai Buttafuoco, ai Facci, ai Ferrara, noi lo abbiamo sempre combattuto perché è killeraggio e con chi usa le parole come proiettili, non dobbiamo avere nulla a che fare"
Loris Mazzetti


Gira in rete, da inizio 2006, un simpatico articolo intitolato sobriamente: "Andrea Scanzi, giornalista o ruffiano?". E' presente in molti motori di ricerca. Uscito una prima volta in un blog assai sotterraneo, è stato ripreso da Indymedia e poi da altri siti più o meno alternativi(sti) di professione. Forse merita un commento, partendo dall'autore: Massimo Del Papa, solitario e sostanzialmente misconosciuto alfiere del giornalismo "duro e puro", il cui problema principale è forse questo: per tutta la vita ha sognato di essere Travaglio, e invece è rimasto Del Papa. Ovvero un giornalista di nicchia, con prosa farraginosa, idee "vetero" e carattere "spigoloso". Per quanto la maggioranza della redazione e dei collaboratori del Mucchio Selvaggio, uno dei pochi giornali disposti a pubblicarlo, mal lo tolleri (Eddy Cilia, John Vignola, Federico Guglielmi, Carlo Bordone), continua da anni a scatenarsi in polemiche (univoche).
Di fatto ha attaccato tutti, con toni e lessico quasi sempre sopra le righe (nel pezzo che riporto qui in fondo, definiva nel 2004 "vecchio imbecille" il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi). Ha più o meno usato toni analoghi contro persone degnissime, o perlomeno da me stimate, quali Wu Ming, Tiziano Sclavi, Adriano Sofri (e famiglia), Giorgio Gaber, Edmondo Berselli, Daniele Luttazzi, Dario Fo, Franca Rame, Francesco Guccini, Andrea Camilleri, Beppe Grillo, Michele Santoro, Vauro e tanti altri. Alle ultime elezioni si è vantato - con tanto di editoriale su Mucchio - di non andare a votare. Recentemente, commentando il ritorno in tv di Santoro, è riuscito - con il solito articolo in punta di penna - a scontentare tutti, mettendo anzitutto in imbarazzo il quotidiano on line Articolo 21 (Loris Mazzetti ha definito le posizioni di Del Papa "minchiate").
Ogni suo articolo, peraltro sconfortantemente lungo, è così riassumibile: ho ragione io. L'invidia sembra essere sua compagna fedele.
Nel marzo del 2006, prendendo spunto da un mio articolo su Mucchio Extra nel quale non lo citavo e non parlavo di lui, mi ha dedicato nel suo blog (e poi su Indymedia, sito che meriterebbe un uso più nobile e che fino a ieri Del Papa criticava duramente) uno sterminato articolo (46mila battute, corrispondenti a 15 miei articoli di fila ne La Stampa) per dimostrare - stringi stringi - che sarei un ruffiano e un arrivista. E già questo dice molto sulla sua spiccata capacità di sintesi.
L'idea poi che Del Papa, per una settimana o giù di lì, si sia chiuso in casa e abbia spulciato la mia intera - e tutt'altro che fondamentale - produzione nel Mucchio Selvaggio dal 1997 a oggi, estrapolando arbitrariamente pezzi di articoli che neanch'io ricordavo di avere scritto, fa pensare a un uomo con molto tempo libero (e un bizzarro concetto di come spenderlo).
Lo ritengo un pamphlet molto divertente, che sostanzialmente mi incolpa di aver sbagliato qualche battuta (più di qualcuna) e - colpa gravissima - di avere "amici famosi": per questo ho deciso di pubblicarlo. Sarei tentato di assumere Del Papa come archivista, ruolo in cui certo svetterebbe, ma dubito che accetti.
Massimo Del Papa sembra voler riassumere, in ogni suo articolo, gli aspetti meno nobili del giornalismo (pseudo) d'assalto: il livore, l'integralismo, il khomeinismo. La piattezza linguistica, la ripetitività. L'aggressività. Una tendenza livorosa al piagnisteo, al complotto, al "tutti ce l'hanno con me", esplicitata anche in articoli (pubblicati sul suo blog) in cui "minacciava" (a chi?) di smettere di scrivere perché vittima delle censure del "controregime" (cioè dei finti antiberlusconiani come me): poi però ci ha ripensato e ha ricominciato a scrivere.
Ovviamente le mie sono opinioni personali, opinabilissime e rispettose, che forse indispettiranno la sua sparuta ma agguerrita claque, ma il "cane sciolto" Del Papa mi pare - da sempre - così "oltre la sinistra" e "super partes" da essere forse perfetto come editorialista di Libero (e al direttore Vittorio Feltri, se solo lo conoscesse, uno come Del Papa piacerebbe molto). Non è un caso che alcuni suoi scritti siano stati ripresi da Forza Nuova (federazione di Rimini), non esattamente un'associazione missionaria.
Siamo in un paese (quasi) democratico e trovo rassicurante che ci sia un pubblico che legge me e un altro che si riconosce in lui. Personalmente non l'ho mai reputato un problema, e anzi auguro a Del Papa di raggiungere una tranquillità lavorativa che gli permetta di rilassarsi. Non ho mai avuto nulla di personale contro di lui (più esattamente non mi sono mai posto il problema), così come non ho nulla di personale contro Belpietro, il direttore del Giornale: semplicemente, ho opinioni diametralmente e felicemente e totalmente opposte alle loro.
A chi vuole approfondire la sua conoscenza, suggerisco di navigare su Indymedia, dove Del Papa posta scritti interminabili (e dove puntualmente riceve durissime e irrispettose risposte di scherno).

Credo poi che sia il caso di riportare, fedelmente e integralmente, le parole con cui, poco dopo il barbaro omicidio in Iraq di Enzo Baldoni, così Del Papa commentò la morte del giornalista free lance sulle pagine della posta del Mucchio Selvaggio (n. 592 del 21-27 settembre 2004).
Dopo l'inevitabile putiferio provocato, che gli è costato anche la "cacciata" dal mensile Linus (dove Baldoni scriveva), Del Papa si è difeso sostenendo che quelle erano righe "private" scritte al direttore del giornale, e che lo stesso direttore - Max Stèfani - aveva poi deciso (senza consultarlo e in totale buona fede) di pubblicare. Ne prendo atto. Restano, comunque, parole mai "rinnegate" dall'autore.
Mi auguro, nel mio piccolo, di continuare a suscitare disprezzo in chi pensa cose simili: finché sarò così violentemente detestato e odiato dai vari Massimo Del Papa, godendo peraltro di ottima e nobile compagnia, mi sentirò moderatamente in pace con me stesso e con le mie idee. Felicemente "ruffiano", se essere ruffiani significa avere belle persone come amici.

Così Massimo Del Papa sull'allora settimanale Il Mucchio Selvaggio, n. 592, 21-27 settembre 2004: "Baldoni, la cui morte mi fa ovviamente orrore, era un dannunziano ammantato di buoni sentimenti. Quando si scrive, a circa sessant'anni, nel proprio diario (anzi: blog): "vado incontro alla morte ma non me ne frega niente, l'avventura mi chiama, forse morirò ma felice perché ho sempre fatto quello che volevo, siamo tutto un minestrone cosmico", l'impressione che se ne ha è di un Peter Pan spostato, un vitalista senza il coraggio d'esserlo fino in fondo. Un annoiato della vita (e delle sue brutture "qui") che esorcizzava la noia "andando a far del bene", guarda caso sempre dove non poteva farne che al proprio ego: in mezzo a polveriere come Timor Est, Colombia, ecc..
Sappiamo benissimo che in Iraq ci sono bande di predoni alle quali non frega niente se sei italiano "di sinistra o meno". Hanno beccato lo sprovveduto, senza satellitare, senza conoscenza della lingua, senza che nessuno potesse imboscarlo, e l'hanno subito trucidato. Fammela dire a me, ora, una cosa di insopportabile buonismo piccolo borghese: quando si ha l'amore di una donna e di due figli che ti aspettano, non puoi farli vivere per sempre col cuore in gola e lasciargli in eredità la tua assenza. Non puoi fare "come mi pare" tutta la vita. Che amore è? Vuoi fare il pirata della solidarietà? Bene, ma allora lascia stare tutto il resto. Prenditi la libertà, ma accettane anche la solitudine. Ne faranno un eroe, ma era un eterno dilettante che da dilettante è morto.
Mi piacerebbe che quel vecchio imbecille che paghiamo per fare il Presidente (della Repubblica, NdR), e che invece passa le giornate a fare il centralinista - una telefonata ai parenti dei morti ammazzati e una ai medagliati delle olimpiadi" (presumibilmente confondendoli) - uscisse dalle sue cautele bancarie e dicesse una buona volta: che è ora di finirla, che occorre ritirare le truppe perché stiamo facendo (e subendo) un massacro per conto terzi; e che per ora, le vacanze a Nassiriya o Najaf è meglio non farle, anche se siamo buoni, di sinistra e dalla parte del giusto, perché a quelli non gliene frega un cazzo e ci fanno fuori tutti. Massimo Del Papa".

Andrea Scanzi

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