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Il proletariato, peck-order suicida, immenso pollaio, uno contro l'altro?
by http://donnaproletaria.blog.tiscali.it Thursday, Oct. 12, 2006 at 3:55 PM mail: emma.pinna@tiscali.it

Migranti, concorrenti sleali. Con chi prendersela?

donna proletaria
femminismo, rivoluzione, comunismo


Il proletariato, peck-order suicida, immenso pollaio, uno contro l'altro?

postato da e.p.

Domenica 8 Ottobre 2006 ore 17:31:01
"Sono una ragazza residente e nata a Milano.

Vivo in mezzo alla strada. Ho un figlio di quattro anni, ma non so dove sia. Due anni fa ho fatto regolarmente la domanda per la casa popolare d'emergenza, finalmente sono entrata in graduatoria, ma la Moratti vuole una nuova domanda e nuovi documenti.

Ai rom danno roulotte e camper, nonostante rubino e chiedano l'elemosia. Io invece che sono italiana quando chiedo l'elemosina mi guardano tutti come se fossi uno scarafaggio.

La giustizia dov'è?

Io rivoglio mio figlio. Voglio un lavoro. Voglio una casa.

Dove sono i miei diritti? Il lavoro per noi italiani non esiste più.

Si arriva a 18 anni senza esperienza con un sogno professionale, ma a 23 ti chiedono l'esperienza che non hai mai ricevuto. Una volta i maestri ti insegnavano un mestiere, lo portavi avanti per tutta la vita e lo tramandavi di famiglia in famiglia, ora invece facciamo popolare l'Italia da stranieri. Prima o poi l'italiano non ci sarà più."

(Lettera firmata, apparsa su E Polis di Milano, 8 ottobre 2006)

Hai ragione. Il campo proletario, siamo diventati un immenso pollaio, - animali da cortile, peck-order suicida uno contro l'altro?

Il granoturco distribuito, oggetto d'una gara implacabile, ai volatili più forti tutti i chicchi, ai meno aggressivi, il dimagrire a vista d'occhio?

Quando vai a chiedere la casa, e l'extra-comunitario te la soffia, lui che ha tredici figli, e il rom ce l'ha almeno la roulotte, e tu italiana, proletaria, senza casa e senza lavoro, il figlio rubato, che voglia ti viene? Di ammazzarlo, il nemico implacabile, l'extra-comunitario, il rom.

Omicidi quotidiani, lo sfratto per l'alloggio non pagato, il lavoro che non c'è e l'Altra, la 'badante' ucraina, la filippina raccomandata dalla Charitas, che si infila al tuo posto, a cinque euro l'ora, che voglia ti viene? Di ammazzarla, l'ucraina, la filippina, la nemica implacabile.

Si può far di tutto per una casa, un lavoro, un figlio rubato (2).

Ogni giorno sollecitato, quell'odio, per il concorrente sleale (1), il marocchino - il rumeno, il nemico nazionale.

Con chi prendersela?

Guardate in alto, al cielo, all'amore, alla carità, ci dice la chiesa, ma noi guardiamo in basso, guardiamo oggi.

Qua, in basso, liquidati dalle fabbriche come cani, bile e fiele quotidiani per tirare a fine mese, il lavoro che non c'è(3) e questo assedio del proletariato povero, questo concorrente 'sleale', inconscio e involontario, fatto immigrare allo scopo primario di abbassare i nostri salari, di operai italiani.(4)

Qua, in basso, davanti a noi, una borghesia italiana riccona, che se ne fotte, che tutta quanta se la spassa.

Questa violenza capitalista... e questa nostra rabbia vulcanica, la cui potenza sgorga dalle viscere stesse della violenza subìta ogni giorno, questa furia trattenuta, che non si sfoga su chi questa violenza la fa, tutti i giorni.

Con chi prendersela?

Per forza ci si scontra tra di noi, per forza il rom, il magrebino, la 'negritudine' tutta quanta diventa il nemico implacabile.

In questa carovana di poveri - troppo lunga - giungeremo a massacrarci, senza vedere il nemico vero?

Quanta aggressività si incanala in questa guerra dei poveri?

Fino a quando la coscienza proletaria - offuscata - permetterà che la nostra storia sia solo un vivere per non morire, una esistenza per mantenersi in vita?

Con chi prendersela?

Con questa borghesia italiana, ricca, gaudente, corrotta, spiritata dalla sua onnipotenza e dalla paura di perderla, l'abbiamo identificata da almeno cento anni, abbiamo messo da tempo un nome a tutti i nostri guai, ed ora, dobbiamo cercare di far scoppiare la pentola, al più presto, che così non se ne può più.
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(1) Sono quasi due milioni e mezzo gli immigrati in Italia.

Una parte di questa popolazione è stata fatta immigrare per rafforzare stabilmente la parte delinquenziale del sottoproletariato, dedita alla droga, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico delle donne e dei bambini.

Le filippine e le ucraine sono addette in maggior parte, ai servizi domestici della borghesia, di pulizia e di cura dei suoi anziani.

Una componente musulmana al seguito del capitale finanziario arabo, addetta alla costruzione dei beni materiali e spirituali finanziati dai petro-dollari, moschee, immobili, e convertiti.

La maggior parte è, però, forza lavoro pura, utilizzata dal capitale nostrano al solo fine di abbassare il più possibile i salari operai, una forza involontaria di ricatto.

Di qualsiasi colore è la pelle, la forza lavoro, però, va venduta al suo giusto prezzo, e il suo giusto prezzo non è la foglia di insalata data nei paesi poveri.

(2) Il figlio rubato

La prima cosa fatta dalle assistenti sociali, quando una donna proletaria, o una famiglia, si trova in difficoltà, è la sottrazione dei figli, rubarli, tramite l'affido, tramutato poi in adozione.
Le pari opportunità! Che balla ignobile!
" Un'offerta" di pari opportunità, astratta, non già la concretezza di aiuti in denaro, sostanziali, risolutivi, per chi 'con l'opera delle sue mani' non riesce a raggiungere un bel niente!

3) Il lavoro che non c'è.

Per noi donne, il lavoro che non c'è, rasenta la pazzia omicida.
Ci sono le culle vuote, datevi da fare! ogni giorno il tam-tam nazionale. Riempita la culla, a casa, per prime, licenziate!

"Ho 27 anni e un bambino di 6 mesi. Sono disoccupata e ho sempre avuto contratti a termine. Prima di avere figli i datori di lavoro non ti vogliono perchè potresti averne, quando li hai non ti vogliono perchè staresti sempre a casa e quando non puoi più averne, sei troppo vecchia per essere assunta.-
Ma le donne cosa devono fare, per lavorare?"
(Lettera di Silvia)

4) La questione dei lavoratori

Ciò che preoccupa maggiormente il capitale italiano - a mio avviso - non è il suo dissidio tra le sue varie frazioni, ma è la questione dei lavoratori. Per mantenere basse le pretese del lavoro, accanto a tutti i provvedimenti anti-sindacali e legislativi, viene utilizzata la mano d'opera extra-comunitaria come ulteriore pressione. La giustificazione di questa manovra è data, in primis, con l'argomento dell'invecchiamento della forza-lavoro e la mancanza di una popolazione giovane sufficientemente utilizzabile.

Sono così tanti gli investimenti in Italia, che manca la forza-lavoro nazionale? Oppure, per competere globalmente, il capitalismo italiano utilizza il solo metodo che gli è congeniale, una foglia di insalata, come salario operaio?

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