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Il critico rispetta l’altolà del sindaco e non va in via Watteau. Terzi, che doveva accompagnare Naccarato, all’ultimo si rifiuta Farina: «È un bel pasticcio della politica»
Il cerimoniale impeccabile è quello del Leoncavallo. Con lo storico portavoce Daniele Farina, oggi deputato di Rifondazione comunista e vicepresidente della commissione Giustizia, che in perfetta giacca blu attende sulla porta il sottosegretario Paolo Naccarato e lo accompagna a visitare i graffiti. Le mamme del Leonka distribuiscono sorrisi e cataloghi (Skira) e il consigliere dell’Ulivo Pierfrancesco Majorino a rappresentare il Comune. Da solo, perché alla fine Palazzo Marino riesce a combinare una frittata istituzionale che Letizia Moratti digerirà solo con una pila di Alka Seltzer. «La politica milanese - le parole di Farina - ha combinato un bel pasticcio. Spero solo che non si comporti così anche nella soluzione del problema del centro sociale». Giorni e giorni di discussioni, due assessori (Vittorio Sgarbi e Giovanni Terzi) che si contendono il prestigioso ruolo di rappresentare il sindaco e la città. E, alla fine, il rappresentante del governo che rimane da solo. Come il cane che ha due padroni e alla fine muore di fame. «Chiedo scusa al sottosegretario Naccarato per questo spiacevole episodio - cerca di cavarsela Sgarbi - . Non è stata colpa mia, ad accompagnarlo al Leoncavallo doveva essere l’assessore Terzi». Parole recitate nell’ultimo atto dell’esilarante commedia degli equivoci (o forse teatro dell’assurdo?), andata in scena per tutta la giornata di ieri. A Partire dalla mostra di Andres Serrano inaugurata in mattinata al Pac come esordio della giornata del Contemporaneo e (vedi il destino), intitolata Il dito nella piaga. La conclusione, invece, nella gelida hall di un hotel a pochi passi dal centro sociale okkupato. «Il confine del capitalismo - se la ride Sgarbi -. La Moratti mi ha chiesto di rinunciare e di lasciare che fosse Terzi ad accompagnare il sottosegretario. Io ho obbedito, ma poi Terzi ha rinunciato. Un comportamento misterioso, come di qualcuno che ha paura che gli capiti qualcosa». Il sottosegretario sembra piuttosto divertito e si dilunga negli elogi. «I graffiti sono bellissimi - assicura -. Mi hanno trasmesso una grande emozione, anche se io di arte non capisco nulla. Peccato solo che Sgarbi non me li abbia potuti spiegare. Dico solo che lui sta rendendo un grande servizio alla città e che Milano gli dovrebbe essere grata. Se poi ci sono altri problemi politici, io questo non lo so». Il risultato più evidente sono gli insoliti visitatori del centro sociale più famoso d’Italia. «Mai viste qui tante sciure - se la ride Atomo Tinelli, storico writer -. Tutte con la loro bella macchina fotografica. Finalmente Sgarbi ha gettato un sasso, anzi un macigno nello stagno della cultura milanese». Majorino gli fa eco poco lontano. «Certo è incredibile che l’assessore ai Giovani non venga al Leoncavallo». Solo a qualcuno il bagno di legalità provoca un po’ di orticaria. «Basta con queste visite in cui noi facciamo da zoo. Con la gente che viene e dice “ma quelli sono gli animali del Leoncavallo?”».
Giannino della Frattina
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