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E a Treviso l’industriale va in piazza "Questa manovra è lotta di classe"
by ALESSANDRA CARINI Sunday, Oct. 15, 2006 at 3:19 PM mail:

La rabbia dei "piccoli" del Nord Est: "L’azionista di riferimento del governo è il sindacato".

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Sabato a Vicenza con Fi e Berlusconi

E a Treviso l’industriale va in piazza
"Questa manovra è lotta di classe"

Confindustria veneta divisa. Calearo: "Noi non manifestiamo"

di ALESSANDRA CARINI

TREVISO - Dice il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, che la rivoluzione non si fa con la pancia piena. E il Nordest della ripresa industriale, dei commercianti di auto che guadagnano meno dei maestri, certo non ce l’ha vuota. Figuriamoci poi se il Palazzo d’Inverno dovesse essere Piazza dei Signori a Treviso, meta preferita dello shopping del sabato, circondata dai caffè dove la gente chiacchiera e beve spritz fin dalla mattina. Ma Treviso è anche la città delle partite Iva, della rivolta contro il fisco e la burocrazia, che segnò, a inizio anni novanta, alla scomparsa dei partiti, l’inizio della questione nordest e l’emergere della Lega. E i 3000 artigiani, commercianti agenti di commercio e industriali che si danno appuntamento sotto uno sventolio di bandiere blu targate Confartigianato, hanno voglia di gridare la loro rabbia. Sono l’avanguardia della protesta del Nordest e delle piccole imprese. Il primo battaglione che si muove contro il fisco, contro la finanziaria. E’ l’avamposto che precede l’adunata di sabato prossimo, convocata sotto le bandiere di Forza Italia da Galan in quella Vicenza che è ormai un vessillo della questione del Nord e fonte dei guai per Confindustria. E Berlusconi promette di esserci un’altra volta.

I bersagli, negli ordinati cartelli stampati, tutti, rigorosamente in rima, sono Prodi e Padoa-Schioppa: "Artigiani coraggio, Prodi è di passaggio", "Prodi , Schioppa, Rutelli, ci avete preso per i fondelli".

La scenografia è fatta apposta per cercare di non scaldare gli animi e tentare di imporre moderazione. Lo striscione dietro il palco sembra, a confronto con la piazza, uno slogan per educande: "Voglio vivere in un Paese moderno che crede nel valore della ricchezza".

Ma la rabbia esce a fiotti dai discorsi dei rappresentati delle piccole e medie imprese. Non sono solo le tasse agli autonomi, l’aumento degli oneri previdenziali, gli studi di settore che minacciano di far pagare le tasse, le imposte sul gasolio, il cuneo escluso per le imprese che hanno un solo dipendente, il provvedimento sul Tfr. E’ come dice il presidente dell’Ascom, Renato Salvatori, tra un boato di approvazione e applausi, una manovra pensata "per suscitare invidia di classe e preparare alla lotta di classe" che, in una provincia dove le imprese, in gran parte familiari, sono una ogni otto abitanti rischia di essere poco meno di una guerra civile. E’ quel governo "che ha come azionista di riferimento i sindacati: Bertinotti alla Camera, Marini al Senato, Damiano al lavoro", e che esordisce con una mazzata sulle piccole imprese, annuncio dell’entrata al potere della Cgil e del suo accordo con quei grandi gruppi accusati di avere saputo negoziare con il potere i loro vantaggi. "Mentre noi ci giochiamo la sopravvivenza c’è chi ha avuto misure per la mobilità lunga".

Andrea Tomat, presidente degli industriali trevigiani, unico ad avere aderito ad una manifestazione che ha diviso i vertici della Confindustria del Veneto tra silenzi imbarazzati e bocciature sonore ("in piazza non ci vado o si suda o ci si ammala. E poi gli industriali non scendono in piazza" dice Massimo Calearo, presidente dei vicentini), tenta di riportare gli slogan all’interno del seminato del confronto: "Intendiamo parlare alla politica senza distinzione tra governo e opposizione, perché la politica deve tornare a mettere l’impresa al centro delle decisioni".

Quindi non tasse, ma tagli: all’Alitalia, alla pubblica amministrazione, ai pensionati cinquantenni, agli sprechi che uccidono l’impresa. Non sono slogan da rivoluzione. Anche se il prosindaco Giancarlo Gentilini annuncia che da Treviso parte la rivolta "contro il governo bolscevico che vuole mettere anello al naso e morso alla piccola impresa".

E’ fuori tempo: perché a mezzogiorno in punto la folla defluisce ordinata, mentre uno speaker ringrazia tutti di avere rinunciato allo shopping del sabato e saluta augurando "un buon fine settimana". E’ un arrivederci a Vicenza.

(15 ottobre 2006) http://www.repubblica.it





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