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"against their war, against their peace"
by kolletivo studenti autonomi "zeta" Tuesday, Oct. 24, 2006 at 8:26 PM mail: collettivo_Z@yahoo.it

"Against their war, against their peace"


Come ogni anno il 4 novembre si celebrerà la “vittoria” italiana nella I Guerra Mondiale. Quel terribile conflitto, la cui “pace vendicativa” porrà le basi per la II Guerra Mondiale, insanguinò l’Europa per 4 lunghi anni, rovesciando sulle popolazioni incolpevoli il carico di morte e distruzione che la guerra porta sempre con sé. Non capiamo cosa ci sia da celebrare nel ricordo di questo massacro. Per noi una guerra è sempre ugualmente intollerabile, anche quando è vittoriosa; per ogni esercito che vince, ce n’è uno che perde e tra i due ci sono sempre popoli inermi a pagare le tragiche scelte dei potenti della Terra.

Non capiamo cosa ci sia da celebrare oggi, mentre l’esercito italiano, fedele alle scelte di Stati Uniti e parte d’Europa, è coinvolto in un conflitto che si protrae ormai da anni, presentato come una santa missione in difesa dell’Occidente ma, nei fatti, più simile ad una guerra di conquista. Una guerra fortemente voluta dalla destra italiana e sostenuta, per quanto riguarda l’Afghanistan, anche con i voti di alcuni settori della coalizione di centro sinistra (già responsabile, durante il Governo D’Alema, dei bombardamenti sulla Serbia e il Kosovo). Appena insediato, il nuovo governo ha rifinanziato la missione militare nel paese dei Taliban, promettendo comunque di non aumentare il contributo italiano in quella regione, ma, nei fatti, inviando nuove truppe speciali dell’esercito e (secondo quanto rivelato da esponenti dello stesso governo afghano e contravvenendo a quanto affermato in Parlamento) partecipando con le truppe statunitensi ad alcune operazioni di guerra in zone diverse da quelle di competenza italiana. Per quanto riguarda la missione in Iraq, anch’essa rifinanziata lo scorso giugno, il governo ha già annunciato il ritiro delle truppe nel rispetto degli impegni elettorali, ma (sorpresa!) non prima di aprile 2007, cioè nei tempi previsti da Silvio Berlusconi. Viene da chiedersi se il no alla guerra di Prodi & Co. non sia stata solo un’iniziativa elettorale che, servita al suo scopo, viene ora piegata alle necessità di un governo che non ha il coraggio di cambiare radicalmente la sua politica estera.

L’impegno militare italiano in Medio Oriente, anziché ridursi, con il nuovo governo è, in realtà, aumentato: oggi le truppe italiane sono impegnate nella missione O.n.u. nel sud del Libano con un ruolo preminente. L’attacco militare di Israele si giustifica con la necessità di questo paese di assicurarsi una zona di sicurezza (il Libano) tra esso e Siria e Iran, quest’ultimo paese ricco di petrolio e minacciato dagli Stati Uniti come prossimo obiettivo della politica di “conquista” a stelle e strisce. Alla luce di ciò, viene da chiedersi chi benefici dell’interposizione dell’O.n.u. e quale sia il suo significato: come mai tanta premura di fronte a una sconfitta militare di Israele e un così evidente disinteresse per le vessazioni a cui è sottoposto il popolo palestinese?

Come ogni anno, anche a Bergamo avrà luogo la solita parata militare, presentata come una festa dell’orgoglio italiano per i propri successi bellici, dove si festeggia la vittoria in un altro massacro, senza riflettere che l’Italia insanguina ancora oggi il mondo con i suoi fucili. Dove sono oggi i movimenti del no alla guerra “senza se e senza ma” di fronte all’inasprirsi del conflitto mediorientale e al maggiore coinvolgimento dell’esercito italiano?

La polizia globale usa la mano pesante: occupa militarmente il medioriente, distrugge, uccide, ricorrendo oltre che alle cosiddette armi “convenzionali” ad alcuni strumenti sconvolgenti, utilizzati in barba ad ogni codice internazionale: il fosforo bianco, gettato dai cacciabombardieri sulla popolazione civile di Falluja, in Iraq, ha dimostrato la propria efficacia; lo rivelano le immagini orrende di uomini, donne e bambini letteralmente bruciati vivi dalla sostanza chimica. Si tratta di una circostanza purtroppo ormai non più sorprendente: la guerra moderna ricorre alle stragi di civili per fiaccare la resistenza del nemico, trasformando i popoli in un macabro strumento di pressione militare.

Questa missione di libertà “duratura” ha inoltre un nuovo scopo, quello di esportare e imporre in altri Paesi un modello di democrazia utile per creare Stati assoggettati al nuovo ordine mondiale. Non si può definire “di pace” una missione che impone con la forza il modello di società capitalista, che produce disuguaglianza sociale, precarietà, razzismo e profitto raggiunto con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Stranamente queste missioni di “democraticizzazione” sono fatte in territori ricchi di materie indispensabili al mantenimento della nostra economia e della “pace” dei nostri Stati: petrolio e gas naturale.

Crediamo quindi che la guerra dei paesi “democratici” del primo mondo sia strettamente legata alla sua teoria di pace, che comprende anche l’esaltazione delle proprie vittorie militari, presenti e passate. La pace del civile Occidente è l’imposizione del suo modello politico-economico, la pace dei padroni della terra assicura al 10% della popolazione mondiale il 90% delle risorse, mentre agli altri lascia le briciole del suo scarto; questa pace si basa su guerra e sopraffazione, inquina il pianeta e affama i popoli. Per queste ragioni abbiamo deciso di scendere in piazza come studenti, organizzando la nostra PARATA DEI DISERTORI per mostrare il nostro dissenso sia contro questo tipo di guerra che contro questo tipo di pace, che non corrisponde minimamente a quella fondata sul rispetto e l’uguaglianza tra gli uomini e le donne.


Per il ritiro immediato delle truppe italiane da ogni conflitto.
Contro la loro guerra. Contro la loro pace armata.
No war for oil!


MANIFESTAZIONE STUDENTESCA
Sabato 4 Novembre, concentramento ore 9:00
Stazione FF. SS., piazzale Marconi, Bergamo


kolletivo studenti autonomi "zeta"
omnia sunt communia




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