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ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA ucciso in messico
by CDCh Monday, Oct. 30, 2006 at 5:50 PM mail:

Brad Will, giornalista da New York di Indymedia, è stato ucciso ieri da forze governative messicane a Oaxaca. Questo è il suo ultimo comunicato intitolato: "Morte a Oaxaca"

ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL
Postato il 29 ottobre 2006 [ 12:28 ] di carlo

Brad Will, giornalista da New York di Indymedia, è stato ucciso ieri da forze governative messicane a Oaxaca. Questo è il suo ultimo comunicato intitolato: "Morte a Oaxaca"
-- Comitato Chiapas di Torino

DI BRAD WILL

Ieri sono andato a fare un giro con la brava gente di Oaxaca - veramente camminavo da tutto il giorno. Nel pomeriggio mi hanno mostrato dove le pallottole hanno colpito il muro. Hanno contato il numero di pallottole che potevano. Mi ha ricordato il portone della casa di amadou diallos, ma là c'erano i graffiti prima che cominciasse la sparatoria. Una pallottola che non avevano contato era ancora nella sua testa. Aveva 41 anni, Alejandro Garcia Hernandez, ogni notte sulla barricata del quartiere. Quella notte era uscito per raggiungere sua moglie e i figli e per far passare un'ambulanza. Un camioncino ha tentato di proseguire. Lui s'è preso la pallottola quando ha detto loro che non potevano passare. Non l'avevano mai fatto. Quei militari in abiti civili hanno sparato.

A seguito, Brad, un mediattivista innamorato dei popoli e delle loro lotte (Francesco Bria; Liberazione); Oaxaca: il Messico somiglia sempre più al Cile pregolpe (Gennaro Carotenuto); Link vari per gli aggiornamenti sulla situazione a Oaxaca

Un giovane che vuole essere chiamato solamente Marco era con loro quando sono avvenuti gli spari. Una pallottola gli ha trapassato la spalla. Era sotto shock quando l'abbiamo incontrato. 19 anni, non l'aveva ancora detto ai suoi. Ha detto di essere stato sulle barricate ogni notte e che ci sarebbe ritornato non appena le ferite si fossero chiuse.

Solo giorni prima c'era stata una delegazione di senatori in visita per verificare l'ingovernabilità dello stato. Ci hanno provato. La voce è girata per fermare il resto del governo. In dozzine sono usciti dal centro della città con bastoni e bombole di vernice. Hanno preso tre autobus e sono andati per tutta la mattina nei palazzi del governo ad informarli che erano chiusi. Abbiamo apprezzato la loro cooperazione volontaria. Quando sono ripartiti dopo l'ultima fermata, sono comparsi tre uomini armati che hanno cominciato a sparare. Due autobus erano già stati portati via. 10 minuti di battaglia con lancio di pietre razzi e urla. Un ferito alla testa. Un altro alla gamba. Sono andati da soli all'ospedale mentre continuava la battaglia. Un appello alla radio e sono arrivate persone da tutte le parti. Gli uomini amati erano intorno all'edificio. Sono andati via. Forse dentro. Non è sicuro. Allerta. Sono stati avvistati dei poliziotti in borghese appostati intorno all'ospedale e la gente è corsa a proteggere i feriti.

Cosa si può dire di questo movimento. Questo momento rivoluzionario. Si sa che si sta costruendo, crescendo, plasmando. Lo puoi sentire. Cercando disperatamente una democrazia diretta. In novembre la APPO terrà una conferenza a livello nazionale per la formazione di un'Assemblea Nazionale del Popolo di Oaxaca (AEPO). In questo momento sono 11 gli stati, tra i 33 stati messicani, ad aver dichiarato la formazione di assemblee popolari come la APPO. Alcune dall'altra parte negli Stati Uniti - I marines sono tornati in mare anche se la polizia federale che ha devastato Atenco resta nelle vicinanze - Nel nuovo accampamento in Messico è iniziato uno sciopero della fame. Il senato può espellere URO. Chi sarà il prossimo nessuno lo sa. E' un puntino luminoso attraverso un vetro pronto a bruciare o mostrare la strada. E' chiaro che questo è più di uno sciopero, più dell'espulsione di un governatore, più di un blocco, più di una coalizione di settori. E' una vera rivolta di popolo. Dopo decenni di PRI regolato da corruzione, frode e pallottole la gente è stanca. Lo chiamano il tiranno. Parlano di distruggere questo autoritarismo. Non puoi non sentire il bisbiglio della giungla Lacandona nelle strade. Ad ogni angolo di strada decidono di resistere insieme. Lo vedi sui loro volti. Indigeni, donne, bambini. Così coraggiosi. In allerta nella notte. Orgogliosi e risoluti.

Ho camminato dalla barricata di Alejandro con un gruppo di simpatizzanti che venivano da una zona di periferia, ad un mezz'ora di distanza. Procedevo con gente furiosa, diretta verso l'obitorio. Sono entrato e l’ho visto. Non ho visto molti cadaveri nella mia vita. Ti opprimono. Un mucchio di cadaveri senza nome in un angolo. Il numero del morto, chi era più o meno. Niente refrigerazione. L'odore. Hanno dovuto aprirgli il cranio per estrarre la pallottola. Sono tornato con lui e con gli altri.

Ed ora Alejandro aspetta nello zocálo, come gli altri nei loro presidi, aspetta ad un punto morto, un cambiamento, una via d'uscita, una strada per proseguire, una soluzione… sperando che la terra si muova e si apra, aspettando che arrivi novembre per potersi sedere coi suoi cari nel Giorno dei Morti, per condividere cibo, bibite e canti… aspetta che la piazza si consegni a lui e scoppi… da solo aspetterà fino alla mattina ma questa notte spera che il governatore e i suoi prezzolati se ne vadano e non ritornino mai… una morte in più, un martire in più in una guerra sporca… un'occasione in più per piangere e sentire il dolore… un'occasione in più per conoscere il potere e la sua malvagità… una pallottola più cattiva nella notte… un’altra notte sulle barricate… alcuni fanno un falò, altri si coricano a dormire, ma tutti stanno con lui mentre si riposa per un'altra notte nella sua guardia"…

URO = Ulises Ruiz Ortiz, "governatore" dello stato di Oaxaca
Planton = sit in, veglia
Cocalo = Piazza centrale

Versione originale

Brad Will
Fonte: http://nyc.indymedia.org/
Link: http://nyc.indymedia.org/en/2006/10/77343.shtml
17.10.2006

Versione italiana

Fonte: http://www.ipsnet.it
Link: http://www.ipsnet.it/chiapas/2006/271006o1.htm

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

Link

http://www.ipsnet.it/chiapas/unotiz06.htm

http://www.jornada.unam.mx/impresa.php

http://www.narconews.com

http://www.indymedia.org


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Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:10 ]
(Info Utente | Invia un Messaggio) http://www.comedonchisciotte.org
La breve e intensa vita d’un animatore di Indymedia. E di molto altro ancora

Brad, un mediattivista innamorato dei popoli e delle loro lotte

di Francesca Bria

«Cosa si può dire di questo movimento di Oaxaca, di questo movimento rivoluzionario? Sappiamo che si sta costruendo, sta crescendo, sta prendendo forma, sta cercando disperatamente una strada verso la democrazia diretta… la gente è stanca dei regimi autoritari, in questa lotta, in queste strade non puoi non sentire il messaggio della Selva Lacandona. Vedo le loro facce, indigeni, donne, bambini, così coraggiosi, sempre combattivi e risoluti… Oggi c’è stato un nuovo morto, un martire in più in questa guerra sporca, una volta ancora per piangere e soffrire, una volta ancora per conoscere il potere e la sua brutta faccia, un nuovo proiettile nella notte, un’altra notte sulle barricate».
Queste alcuni frasi tratte dall’ultimo reportage che Brad Will, il video reporter di Indymedia di 36 anni, ha scritto da Oaxaca dove si trovava quando è stato ferito a morte dai paramilitari messicani il 27 ottobre. L’ultimo reportage scritto da Brad dal titolo premonitore “Morte a Oaxaca”, raccontava l’assassinio dell’attivista messicano Alejandro García Hernández, ucciso sulle barricate durante un’azione organizzata dall’Assemblea popolare del Popolo di Oaxaca, organizzazione formata da contadini, indigeni, sindacalisti, insegnanti, comitati di quartiere e gruppi di base.

Brad si trovava in Messico da gennaio di quest’anno per documentare la carovana della
“Otra campagna”, seguendo il Subcomandante Marcos dal Chiapas fino a Città del Messico.

Nei primi di ottobre si era poi spostato ad Oaxaca e aveva continuato a fare il proprio lavoro anche quando era rimasto l’unico giornalista straniero presente sul posto e quando la situazione era diventata molto tesa. Quasi ogni giorno mandava su Indymedia reportage, foto e video anche se riusciva a fatica a trovare una connesione internet per uploadare le i suoi materiali.

Era con la sua telecamera in mano quando è stato ucciso. La telecamera più che un semplice strumento di lavoro era quasi una protesi per Brad e lo accompagnava sempre in tutte le sue avventure. La sua vita da attivista Brad ce l’ha raccontata attraverso le immagini, attraverso i suoi video girati in posti e situazioni dove molti di noi non andrebbero mai, dove i giornalisti che lavorano per le grandi testate non arrivano. A Brad piaceva parlare delle storie della gente, delle lotte organizzate dal basso, della possibilità di trasformare la società e non è un mistero che amasse il rischio e le situazioni estreme.

Dal 1999 era parte attiva di Indymedia, network globale di giornalisti indipendenti. E da Seattle in poi aveva dato vita con i suoi compagni a quello che diventerà un nuovo modo di fare giornalismo, inventandosi un media partecipato dove tutti possono pubblicare le proprie foto, i video e i reportage. Un giornalismo fatto attraverso la partecipazione, la cooperazione e la condivisione delle informazioni. Brad amava ripetere lo slogan fondante di Indymedia: “Don't hate the media, Be the media”, non odiare i media ma diventa tu stesso il Media. E ne aveva fatto una pratica di vita.

Ha contribuito alla fondazione di vari centri di media indipendenti a Seattle, in Messico, in Argentina e a New York. Da Seattle in poi lo abbiamo incontrato spesso: a Praga contro la Banca Mondiale, a Genova contro il G8, a Porto Alegre per il social forum, in Argentina durante la rivolta del 2001, in Equador contro la costruzione dell'oleodotto, a Miami contro l’area di libero commercio delle Americhe (Ftaa), in Bolivia contro la privatizzazione dell’acqua, del petrolio e del gas, in Brasile a fianco del Movimento Sim

Leggi il resto di questo commento...








Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:21 ]
(Info Utente | Invia un Messaggio) http://www.comedonchisciotte.org
Riesco a pensare solo a due cose. La prima è ovviamente che il governo messicano è un'entità terrorista priva di qualunque legittimità di esistere.
La seconda è che una vita come quella di Brad è una che vale davvero la pena d'aver vissuto. Ci ha indicato la via: grazie, Brad!








Dalla mailing list di Rekombinant (Voto: 1)
di Truman (truman_burbank34@yahoo.it) il 29 ottobre 2006 [ 15:46 ]
(Info Utente | Invia un Messaggio)
[RK] Brad Will gionalista e cameraman di Indymedia New York ucciso dai paramilitari ad Oaxaca

http://www.indymedia.org/it/2006/10/849302.shtml [http://www.indymedia.org]

Subject: Brad Will, US Journalist and cameraman, killed in Oaxaca -
killer ID'd - actions planned in US

PRESS RELEASE
For Immediate Release
October 28, 2006, 12:40 a.m.

Contact:
Beka Economopoulos, (917) 202-5479
Brandon Jourdan, (646) 342-8169
Eric Laursen, (917) 806-6452

WILLIAM BRADLEY ROLAND, U.S. JOURNALIST/CAMERMAN, KILLED BY OAXACA
PARAMILITARIES ­ KILLER ID'D - ACTIONS BEING PLANNED IN U.S.

William Bradley Roland, aka Brad Will, a U.S. journalist and camerman,
was shot and killed yesterday in Oaxaca, Mexico, by paramiliaries
affiliated with the PRI, the former Mexican ruling party. Will was in
Oaxaca covering the continued resistance of teachers and other workers
against the PRI-controlled government of the State of Oaxaca. According
to reports from New York City Independent Media Center and La Jornada,
Will, 36, was shot at the Santa Lucia Barricade from a distance of 30-40
meters in the pit of the stomach by plainclothes paramilitaries and died
while enroute to the Red Cross.

Centro de Medias Libres ( http://vientos.info/cml) [vientos.info] in Mexico City reports
that from Will's recovered videiotapes, they have identified his killer
as a paramilitary named Pedro Carmona, ex-president of Felipe Carrillo
Puerto de Santa Lucia del Camino, a colonia in Oaxaca.

At last report, Will was one of five people who died in the last day,
along with 17 wounded, as paramilitaries and federal police poured in to
retake the city, according to Centro de Medias Libres. The city had been
in the hands of the workers for five months. Will is the first American
to be killed in the months-long confrontation. A longtime journalist and
activist, he covered land occupations in the Pacific Northwest of the
U.S., direct actions and rebellions in Argentina and Ecuador, land
occupations in Brazil, and anti-privatization struggles in Bolivia. He
was a much-beloved figure in the global justice movement in the U.S. and
leaves behind many grieving friends.

Friends of Brad in the U.S. will be calling actions in the next day to
demand that the U.S. State Department press the Mexican government to
investigate Brad's murder and address the terroristic regime that made
it possible. Additionally, they will press for solidarity in the U.S.
with the Mexican movement for social justice that Brad gave his life to
document in Oaxaca.








Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:14 ]
(Info Utente | Invia un Messaggio) http://www.comedonchisciotte.org
Oaxaca: il Messico somiglia sempre più al Cile pregolpe

Nel silenzio dei media internazionali il Messico va verso una svolta autoritaria. Come lo svedese Leonardo Henrichsen, il 29 giugno 1973 a Santiago del Cile, anche Brad Will, il fotografo di Indymedia assassinato venerdì, ha visto in faccia la propria morte. Mentre proprio in queste ore sta scatenandosi la repressione senza limiti ad Oaxaca, nel Sud del Messico, e si avvicina l'insediamento dell'illegittimo presidente neofalangista Felipe Calderón, le pacifiche proteste popolari non accettano di piegarsi all'abuso e le destre sono pronte a tutto per normalizzare il paese. Da Oaxaca, sempre più disperatamente [http://www.asambleapopulardeoaxaca.com], chiedono una sola cosa: informare.
L'assassinio a sangue freddo di Brad Will, il fotografo di Indymedia ucciso da un poliziotto ad Oaxaca (nella foto) marca un punto di non ritorno. Ad Oaxaca la popolazione civile, i maestri, gli studenti, stanno resistendo da cinque mesi all'insediamento dell'impresentabile Ulíses Rúiz, governatore eletto a colpi di brogli per l'eterno PRI, appoggiato dal Presidente Fox del PAN. Brad Will è solo il quindicesimo morto di una scia di sangue disseminata da paramilitari e poliziotti e sicari al soldo di Rúiz ad Oaxaca in questi mesi. Venerdì sono stati assassinate altre tre persone oltre a Brad Will: un maestro, uno studente, una madre.

Mentre la situazione ad Oaxaca precipita, l'omicidio di Brad Will non può non ricordare quello di Leonardo Henrichsen a Santiago il 29 giugno 1973. Quel giorno, passato alla storia come il "tanquetazo", la prova generale di colpo di stato contro il presidente Allende, i militari cileni scelsero di assassinare -esattamente come con Brad Will- un reporter straniero a sangue freddo e alla luce del sole. Era Leonardo, che stava filmando il proprio assassino quando questo (nella foto) gli sparò a sangue freddo. Cadde filmando la propria morte. Era un grande giornalista Leonardo Henrichsen. Aveva già coperto per la televisione svedese ben 21 colpi di stato in America Latina. Il suo assassino gli impedì di coprire il ventiduesimo, quello dell'11 settembre. Fox, e ancora di più il suo successore Felipe Calderón, stanno cercando di far precipitare la situazione coinvolgendo l'esercito messicano in una svolta autoritaria perché hanno ragione di credere che solo in questo modo potranno perpetuare il loro potere in Messico.

Il capitolo messicano dell' "Incontro mondiale di intellettuali ed artisti in difesa dell'umanità", lancia un appello a solidarizzare con la APPO, l'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, nel momento in cui il governo di Vicente Fox ha scaricato ad Oaxaca, con un ponte aereo, un esercito di 4.000 membri della Polizia Federale Preventiva contro le barricate, l'Università, le assemblee di quartiere. Radio Universidad [http://www.asambleapopulardeoaxaca.com] di Oaxaca al momento continua a trasmettere, denuncia che la Polizia Federale sta avvicinandosi alle installazioni della radio per mettere fine alle trasmissioni, invita ad offrire resistenza pacifica e passiva alla repressione, invita a manifestare alle 14 ora di Oaxaca (le 19 in Italia) nel centro della città e a registrare la solidarietà da tutto il mondo.

Ancora una volta i media internazionali, che sostanzialmente nascosero per due mesi all'opinione pubblica mondiale le proteste di tre milioni di messicani a Città del Messico contro i brogli elettorali che hanno portato alla presidenza il falangista Calderón, continuano ad ignorare una situazione esplosiva in una città di tre mili




Postato il 29 ottobre 2006 [ 12:28 ] di carlo

Brad Will, giornalista da New York di Indymedia, è stato ucciso ieri da forze governative messicane a Oaxaca. Questo è il suo ultimo comunicato intitolato: "Morte a Oaxaca"
-- Comitato Chiapas di Torino

DI BRAD WILL

Ieri sono andato a fare un giro con la brava gente di Oaxaca - veramente camminavo da tutto il giorno. Nel pomeriggio mi hanno mostrato dove le pallottole hanno colpito il muro. Hanno contato il numero di pallottole che potevano. Mi ha ricordato il portone della casa di amadou diallos, ma là c'erano i graffiti prima che cominciasse la sparatoria. Una pallottola che non avevano contato era ancora nella sua testa. Aveva 41 anni, Alejandro Garcia Hernandez, ogni notte sulla barricata del quartiere. Quella notte era uscito per raggiungere sua moglie e i figli e per far passare un'ambulanza. Un camioncino ha tentato di proseguire. Lui s'è preso la pallottola quando ha detto loro che non potevano passare. Non l'avevano mai fatto. Quei militari in abiti civili hanno sparato.

A seguito, Brad, un mediattivista innamorato dei popoli e delle loro lotte (Francesco Bria; Liberazione); Oaxaca: il Messico somiglia sempre più al Cile pregolpe (Gennaro Carotenuto); Link vari per gli aggiornamenti sulla situazione a Oaxaca

Un giovane che vuole essere chiamato solamente Marco era con loro quando sono avvenuti gli spari. Una pallottola gli ha trapassato la spalla. Era sotto shock quando l'abbiamo incontrato. 19 anni, non l'aveva ancora detto ai suoi. Ha detto di essere stato sulle barricate ogni notte e che ci sarebbe ritornato non appena le ferite si fossero chiuse.

Solo giorni prima c'era stata una delegazione di senatori in visita per verificare l'ingovernabilità dello stato. Ci hanno provato. La voce è girata per fermare il resto del governo. In dozzine sono usciti dal centro della città con bastoni e bombole di vernice. Hanno preso tre autobus e sono andati per tutta la mattina nei palazzi del governo ad informarli che erano chiusi. Abbiamo apprezzato la loro cooperazione volontaria. Quando sono ripartiti dopo l'ultima fermata, sono comparsi tre uomini armati che hanno cominciato a sparare. Due autobus erano già stati portati via. 10 minuti di battaglia con lancio di pietre razzi e urla. Un ferito alla testa. Un altro alla gamba. Sono andati da soli all'ospedale mentre continuava la battaglia. Un appello alla radio e sono arrivate persone da tutte le parti. Gli uomini amati erano intorno all'edificio. Sono andati via. Forse dentro. Non è sicuro. Allerta. Sono stati avvistati dei poliziotti in borghese appostati intorno all'ospedale e la gente è corsa a proteggere i feriti.

Cosa si può dire di questo movimento. Questo momento rivoluzionario. Si sa che si sta costruendo, crescendo, plasmando. Lo puoi sentire. Cercando disperatamente una democrazia diretta. In novembre la APPO terrà una conferenza a livello nazionale per la formazione di un'Assemblea Nazionale del Popolo di Oaxaca (AEPO). In questo momento sono 11 gli stati, tra i 33 stati messicani, ad aver dichiarato la formazione di assemblee popolari come la APPO. Alcune dall'altra parte negli Stati Uniti - I marines sono tornati in mare anche se la polizia federale che ha devastato Atenco resta nelle vicinanze - Nel nuovo accampamento in Messico è iniziato uno sciopero della fame. Il senato può espellere URO. Chi sarà il prossimo nessuno lo sa. E' un puntino luminoso attraverso un vetro pronto a bruciare o mostrare la strada. E' chiaro che questo è più di uno sciopero, più dell'espulsione di un governatore, più di un blocco, più di una coalizione di settori. E' una vera rivolta di popolo. Dopo decenni di PRI regolato da corruzione, frode e pallottole la gente è stanca. Lo chiamano il tiranno. Parlano di distruggere questo autoritarismo. Non puoi non sentire il bisbiglio della giungla Lacandona nelle strade. Ad ogni angolo di strada decidono di resistere insieme. Lo vedi sui loro volti. Indigeni, donne, bambini. Così coraggiosi. In allerta nella notte. Orgogliosi e risoluti.

Ho camminato dalla barricata di Alejandro con un gruppo di simpatizzanti che venivano da una zona di periferia, ad un mezz'ora di distanza. Procedevo con gente furiosa, diretta verso l'obitorio. Sono entrato e l’ho visto. Non ho visto molti cadaveri nella mia vita. Ti opprimono. Un mucchio di cadaveri senza nome in un angolo. Il numero del morto, chi era più o meno. Niente refrigerazione. L'odore. Hanno dovuto aprirgli il cranio per estrarre la pallottola. Sono tornato con lui e con gli altri.

Ed ora Alejandro aspetta nello zocálo, come gli altri nei loro presidi, aspetta ad un punto morto, un cambiamento, una via d'uscita, una strada per proseguire, una soluzione… sperando che la terra si muova e si apra, aspettando che arrivi novembre per potersi sedere coi suoi cari nel Giorno dei Morti, per condividere cibo, bibite e canti… aspetta che la piazza si consegni a lui e scoppi… da solo aspetterà fino alla mattina ma questa notte spera che il governatore e i suoi prezzolati se ne vadano e non ritornino mai… una morte in più, un martire in più in una guerra sporca… un'occasione in più per piangere e sentire il dolore… un'occasione in più per conoscere il potere e la sua malvagità… una pallottola più cattiva nella notte… un’altra notte sulle barricate… alcuni fanno un falò, altri si coricano a dormire, ma tutti stanno con lui mentre si riposa per un'altra notte nella sua guardia"…

URO = Ulises Ruiz Ortiz, "governatore" dello stato di Oaxaca
Planton = sit in, veglia
Cocalo = Piazza centrale

Versione originale

Brad Will
Fonte: http://nyc.indymedia.org/
Link: http://nyc.indymedia.org/en/2006/10/77343.shtml
17.10.2006

Versione italiana

Fonte: http://www.ipsnet.it
Link: http://www.ipsnet.it/chiapas/2006/271006o1.htm

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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http://www.ipsnet.it/chiapas/unotiz06.htm

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Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:10 ]
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Brad, un mediattivista innamorato dei popoli e delle loro lotte

di Francesca Bria

«Cosa si può dire di questo movimento di Oaxaca, di questo movimento rivoluzionario? Sappiamo che si sta costruendo, sta crescendo, sta prendendo forma, sta cercando disperatamente una strada verso la democrazia diretta… la gente è stanca dei regimi autoritari, in questa lotta, in queste strade non puoi non sentire il messaggio della Selva Lacandona. Vedo le loro facce, indigeni, donne, bambini, così coraggiosi, sempre combattivi e risoluti… Oggi c’è stato un nuovo morto, un martire in più in questa guerra sporca, una volta ancora per piangere e soffrire, una volta ancora per conoscere il potere e la sua brutta faccia, un nuovo proiettile nella notte, un’altra notte sulle barricate».
Queste alcuni frasi tratte dall’ultimo reportage che Brad Will, il video reporter di Indymedia di 36 anni, ha scritto da Oaxaca dove si trovava quando è stato ferito a morte dai paramilitari messicani il 27 ottobre. L’ultimo reportage scritto da Brad dal titolo premonitore “Morte a Oaxaca”, raccontava l’assassinio dell’attivista messicano Alejandro García Hernández, ucciso sulle barricate durante un’azione organizzata dall’Assemblea popolare del Popolo di Oaxaca, organizzazione formata da contadini, indigeni, sindacalisti, insegnanti, comitati di quartiere e gruppi di base.

Brad si trovava in Messico da gennaio di quest’anno per documentare la carovana della
“Otra campagna”, seguendo il Subcomandante Marcos dal Chiapas fino a Città del Messico.

Nei primi di ottobre si era poi spostato ad Oaxaca e aveva continuato a fare il proprio lavoro anche quando era rimasto l’unico giornalista straniero presente sul posto e quando la situazione era diventata molto tesa. Quasi ogni giorno mandava su Indymedia reportage, foto e video anche se riusciva a fatica a trovare una connesione internet per uploadare le i suoi materiali.

Era con la sua telecamera in mano quando è stato ucciso. La telecamera più che un semplice strumento di lavoro era quasi una protesi per Brad e lo accompagnava sempre in tutte le sue avventure. La sua vita da attivista Brad ce l’ha raccontata attraverso le immagini, attraverso i suoi video girati in posti e situazioni dove molti di noi non andrebbero mai, dove i giornalisti che lavorano per le grandi testate non arrivano. A Brad piaceva parlare delle storie della gente, delle lotte organizzate dal basso, della possibilità di trasformare la società e non è un mistero che amasse il rischio e le situazioni estreme.

Dal 1999 era parte attiva di Indymedia, network globale di giornalisti indipendenti. E da Seattle in poi aveva dato vita con i suoi compagni a quello che diventerà un nuovo modo di fare giornalismo, inventandosi un media partecipato dove tutti possono pubblicare le proprie foto, i video e i reportage. Un giornalismo fatto attraverso la partecipazione, la cooperazione e la condivisione delle informazioni. Brad amava ripetere lo slogan fondante di Indymedia: “Don't hate the media, Be the media”, non odiare i media ma diventa tu stesso il Media. E ne aveva fatto una pratica di vita.

Ha contribuito alla fondazione di vari centri di media indipendenti a Seattle, in Messico, in Argentina e a New York. Da Seattle in poi lo abbiamo incontrato spesso: a Praga contro la Banca Mondiale, a Genova contro il G8, a Porto Alegre per il social forum, in Argentina durante la rivolta del 2001, in Equador contro la costruzione dell'oleodotto, a Miami contro l’area di libero commercio delle Americhe (Ftaa), in Bolivia contro la privatizzazione dell’acqua, del petrolio e del gas, in Brasile a fianco del Movimento Sim

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Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:21 ]
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Riesco a pensare solo a due cose. La prima è ovviamente che il governo messicano è un'entità terrorista priva di qualunque legittimità di esistere.
La seconda è che una vita come quella di Brad è una che vale davvero la pena d'aver vissuto. Ci ha indicato la via: grazie, Brad!








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di Truman (truman_burbank34@yahoo.it) il 29 ottobre 2006 [ 15:46 ]
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[RK] Brad Will gionalista e cameraman di Indymedia New York ucciso dai paramilitari ad Oaxaca

http://www.indymedia.org/it/2006/10/849302.shtml [http://www.indymedia.org]

Subject: Brad Will, US Journalist and cameraman, killed in Oaxaca -
killer ID'd - actions planned in US

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Beka Economopoulos, (917) 202-5479
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WILLIAM BRADLEY ROLAND, U.S. JOURNALIST/CAMERMAN, KILLED BY OAXACA
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William Bradley Roland, aka Brad Will, a U.S. journalist and camerman,
was shot and killed yesterday in Oaxaca, Mexico, by paramiliaries
affiliated with the PRI, the former Mexican ruling party. Will was in
Oaxaca covering the continued resistance of teachers and other workers
against the PRI-controlled government of the State of Oaxaca. According
to reports from New York City Independent Media Center and La Jornada,
Will, 36, was shot at the Santa Lucia Barricade from a distance of 30-40
meters in the pit of the stomach by plainclothes paramilitaries and died
while enroute to the Red Cross.

Centro de Medias Libres ( http://vientos.info/cml) [vientos.info] in Mexico City reports
that from Will's recovered videiotapes, they have identified his killer
as a paramilitary named Pedro Carmona, ex-president of Felipe Carrillo
Puerto de Santa Lucia del Camino, a colonia in Oaxaca.

At last report, Will was one of five people who died in the last day,
along with 17 wounded, as paramilitaries and federal police poured in to
retake the city, according to Centro de Medias Libres. The city had been
in the hands of the workers for five months. Will is the first American
to be killed in the months-long confrontation. A longtime journalist and
activist, he covered land occupations in the Pacific Northwest of the
U.S., direct actions and rebellions in Argentina and Ecuador, land
occupations in Brazil, and anti-privatization struggles in Bolivia. He
was a much-beloved figure in the global justice movement in the U.S. and
leaves behind many grieving friends.

Friends of Brad in the U.S. will be calling actions in the next day to
demand that the U.S. State Department press the Mexican government to
investigate Brad's murder and address the terroristic regime that made
it possible. Additionally, they will press for solidarity in the U.S.
with the Mexican movement for social justice that Brad gave his life to
document in Oaxaca.








Re: ULTIME NOTE DEL GIORNALISTA DI INDYMEDIA BRAD WILL (Voto: 1)
di marzian il 29 ottobre 2006 [ 15:14 ]
(Info Utente | Invia un Messaggio) http://www.comedonchisciotte.org
Oaxaca: il Messico somiglia sempre più al Cile pregolpe

Nel silenzio dei media internazionali il Messico va verso una svolta autoritaria. Come lo svedese Leonardo Henrichsen, il 29 giugno 1973 a Santiago del Cile, anche Brad Will, il fotografo di Indymedia assassinato venerdì, ha visto in faccia la propria morte. Mentre proprio in queste ore sta scatenandosi la repressione senza limiti ad Oaxaca, nel Sud del Messico, e si avvicina l'insediamento dell'illegittimo presidente neofalangista Felipe Calderón, le pacifiche proteste popolari non accettano di piegarsi all'abuso e le destre sono pronte a tutto per normalizzare il paese. Da Oaxaca, sempre più disperatamente [http://www.asambleapopulardeoaxaca.com], chiedono una sola cosa: informare.
L'assassinio a sangue freddo di Brad Will, il fotografo di Indymedia ucciso da un poliziotto ad Oaxaca (nella foto) marca un punto di non ritorno. Ad Oaxaca la popolazione civile, i maestri, gli studenti, stanno resistendo da cinque mesi all'insediamento dell'impresentabile Ulíses Rúiz, governatore eletto a colpi di brogli per l'eterno PRI, appoggiato dal Presidente Fox del PAN. Brad Will è solo il quindicesimo morto di una scia di sangue disseminata da paramilitari e poliziotti e sicari al soldo di Rúiz ad Oaxaca in questi mesi. Venerdì sono stati assassinate altre tre persone oltre a Brad Will: un maestro, uno studente, una madre.

Mentre la situazione ad Oaxaca precipita, l'omicidio di Brad Will non può non ricordare quello di Leonardo Henrichsen a Santiago il 29 giugno 1973. Quel giorno, passato alla storia come il "tanquetazo", la prova generale di colpo di stato contro il presidente Allende, i militari cileni scelsero di assassinare -esattamente come con Brad Will- un reporter straniero a sangue freddo e alla luce del sole. Era Leonardo, che stava filmando il proprio assassino quando questo (nella foto) gli sparò a sangue freddo. Cadde filmando la propria morte. Era un grande giornalista Leonardo Henrichsen. Aveva già coperto per la televisione svedese ben 21 colpi di stato in America Latina. Il suo assassino gli impedì di coprire il ventiduesimo, quello dell'11 settembre. Fox, e ancora di più il suo successore Felipe Calderón, stanno cercando di far precipitare la situazione coinvolgendo l'esercito messicano in una svolta autoritaria perché hanno ragione di credere che solo in questo modo potranno perpetuare il loro potere in Messico.

Il capitolo messicano dell' "Incontro mondiale di intellettuali ed artisti in difesa dell'umanità", lancia un appello a solidarizzare con la APPO, l'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, nel momento in cui il governo di Vicente Fox ha scaricato ad Oaxaca, con un ponte aereo, un esercito di 4.000 membri della Polizia Federale Preventiva contro le barricate, l'Università, le assemblee di quartiere. Radio Universidad [http://www.asambleapopulardeoaxaca.com] di Oaxaca al momento continua a trasmettere, denuncia che la Polizia Federale sta avvicinandosi alle installazioni della radio per mettere fine alle trasmissioni, invita ad offrire resistenza pacifica e passiva alla repressione, invita a manifestare alle 14 ora di Oaxaca (le 19 in Italia) nel centro della città e a registrare la solidarietà da tutto il mondo.

Ancora una volta i media internazionali, che sostanzialmente nascosero per due mesi all'opinione pubblica mondiale le proteste di tre milioni di messicani a Città del Messico contro i brogli elettorali che hanno portato alla presidenza il falangista Calderón, continuano ad ignorare una situazione esplosiva in una città di tre mili




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