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Contro la schizoanalisi di Deleuze e Guattari: una critica punk e trotzkista
by Ben Watson Monday, Nov. 06, 2006 at 8:39 PM mail:

L'ideologia "molecolare" [17] della schizoanalisi è un tentativo di tenere insieme la politica delle coalizioni - sinistra, antirazzisti, verdi, femministi etc. - con l'estetica piuttosto che con la teoria politica e l'organizzazione pratica. Per Deleuze e Guattari è stata la "teoria" che ha condotto al Partito Comunista Francese in tutta la sua miseria stalinizzata. E questo accade perché non riescono a immaginarsi un pensiero che rifiuti i protocolli del sapere ufficiale. "Tutto comincia con Marx, continua con Lenin e finisce con il ritornello: Benvenuto Signor Brezhnev!".

Deleuze e Guattari se ne sono andati, ma il loro tempo è venuto. I loro nomi sono sulle bocche degli studenti. Come per James Dean e Jim Morrison, la morte fornisce una stella cometa per quelli in transito dalla famiglia alla società. La funzione di Deleuze e Guattari è edipica: papà alternativi atti a scalzare l'autorità di quello attuale. La loro funzione reintroduce così la figura che l'Anti-Edipo aveva intenzione di abbattere. [1] Nell'Anti-Edipo di Deleuze e Guattari, il fallimento del post-strutturalismo di produrre una critica della società moderna si fa assalto alla realtà stessa: una medaglia d'onore per il nichilismo dark, uno dei tanti Nietzsche da salotto. I due autori la chiamano "schizoanalisi". Dà voce alla ribellione con lingua biforcuta e sacrifica la critica sull'altare della confusione.

Il prestigio di Deleuze e Guattari si fonda sulla loro soppressione accademica e giornalistica del Marx rivoluzionario. Nelle filastrocche sedicenti "ribelli" di Deluso e Guitteorico, le citazioni da Marx arrivano impacchettate in Louis Althusser, il decano della svendita del marxismo occidentale. Deleuze e Guattari si muovono tra la mera descrizione del capitalismo e definizioni esistenziali del sociale:

"Ciò che qui è specificamente capitalista è il ruolo del denaro e l'uso del capitale come un corpo pieno in grado di costituire il registro o la superficie iscrivente. Ma un qualche tipo di corpo pieno, quello della terra o del despota, una superficie di registrazione, un movente oggettivo apparente, un mondo feticistico, pervertito, stregato sono caratteritici di ogni tipo di società come una costante di produzione sociale". [2]

Quest'idea che la società sia necessariamente "feticistica" è troppo simile alla tendenza di Althusser a considerare "l'ideologia come l'elemento universale dell'esistenza storica" per non far sorgere qualche sospetto. Si tratta, alla fine, di uno stoicismo molto conveniente da un punto di vista accademico e di un affronto all'inganno cui sono sottoposte le masse: proprio ciò che un materialismo critico (abbeveratosi all'azione punk e alla poesia delle classi subalterne) dovrebbe cercare di spezzare. Non a caso, quando una citazione dal Capitale è relegata alle note a pie' pagina, lì si nascondono i riferimenti agli apologeti del comunismo francese: Althusser, Pierre Macherey e Etienne Balibar. L'apparizione nel testo della significativa parola "apparato" lascia intravedere una concezione dello stato debitrice del riformismo di Althusser: un'entità indipendente dalle classi che, piuttosto che venir abbattuta, ha bisogno di essere "trasformata" dai rappresentanti politici della classe lavoratrice. In altre parole, questi psichiatri "ribelli", sorseggiano Marx attraverso il filtro accademico-stalinista del Partito Comunista Francese.

Ecco perché la Schizoanalisi ha bisogno di essere messa a confronto con Trotsky. La psicologia e l'epistemologia di quest'ultimo non hanno mai avuto credito presso gli ottusi detentori del sapere ufficiale. Perché non se lo possono permettere. La separazione mentale necessaria per rendere la psichiatria e la filosofia due remunerate "discipline" è terrorizzata dalla fusione di teoria e prassi - di parola e azione - proposta da Trotsky.

Come i Doors, Deleuze e Guattari danno voce alla insoddisfazione estetica del capitalismo. Proprio come i Doors, il loro modo parziale di attenersi alla sfera estetica, la loro incapacità di riconoscere i diritti dell'anti-arte, rovescia l'estetica in un fattore di arresto dell'illuminismo. Gli studenti di oggi affrontano prospettive economiche squallide. Per molti di loro, il tempo passato all'università è diventato un gioco d'azzardo, basato su prestiti e lavoro part-time. L'ideologia proietta allora la famiglia come la norma sociale contro cui l'adolescente si ribella. Comunque, persino se unicamente come oggetto di disciplina, la famiglia riconosce almeno l'io soggettivo, infantile. Governo e sfruttatori, al contrario, si rivolgono all'astratto cittadino borghese - un modello particolarmente duro cui adattarsi per quelli che non hanno mezzi. Espulsi dalla culla familiare, i giovani desiderano ardentemente essere rassicurati sul fatto che i loro desideri non sono irreali.

Gli illetterati ottengono questa assicurazione sulla realtà del lato soggettivo attraverso la gratificazione della musica e delle droghe; ma l'alto prezzo giornaliero dovuto per questa forma distrazione è fuori di dubbio. Lo studente di filosofia, dall'altra parte, ha accesso a ideologie che "affermano la soggettività" nel regno della teoria. Inoltre, un infinito procrastinarsi del mondo "reale" si offre a chi eccelle: quelli che sanno padroneggiare il linguaggio pomposo vedono ammicare un posto full-time in accademia. Il materialismo di Deleuze e Guattari evita di criticare la natura ingiusta dei riconoscimenti accademici e dello stardom intellettuale. Denunciano il mondo solo per giustificare se stessi. Come i romantici del rock - i Doors, Springsteen, i Guns'n'Roses, i Rage Against The Machine - la loro estasi soggettivistica è un vetro affumicato che permette i calcoli giusti per fare carriera.

Deleuze e Guattari sentimentalizzano la psiche infranta dal capitalismo e, al pari di Friedrich Nietzsche, adulano l'intellettuale alienato con promesse di potere.

"Lo schizofrenico va deliberatamente in cerca dei limiti stessi del capitalismo: è la sua tendenza inerente portata a compimento, il suo plusprodotto, il suo proletariato, il suo angelo sterminatore. Confonde tutti i codici ed è il trasmettitore dei flussi di desiderio decodificati". [3]

Omettono di menzionare il fatto che lo schizofrenico è anche matto e, perciò, socialmente impotente.

È vero, la schizofrenia è, in effetti, in rapporto con il sapere assoluto - lo smarcamento radicale dai codici sociali generato da una cirtica a 360° - ma Deleuze e Guattari erano troppo impegnati nel racket accademico per assaporare sia la follia che la rivolta. La loro prosa assomiglia al croon di Jim Morrison: narcisistica e panciuta. Sicuramente non sono Captain Beefheart:

Going through the college college/ Going through the carnage carnage [4]



Tony Cliff dice agli studenti ribelli di guardare all'attuale classe lavoratrice come la sola forza sociale capace di realizzare i loro ideali. Al contrario, Deleuze e Guattari incoraggiano la fantasia che diventare matti trasformi l'io nel proletariato. Allo stesso tempo, un belato di giustificazione ideologica protegge il testo da qualunque cosa potrebbe spezzare il groviglio accademico di superiorità letteraria; con esso non è perciò nemmeno possibile ingaggiare una sfida poetica o surrealista. La schizoanalisi è una promessa di una rottura rivoluzionaria senza la sua perpetrazione. Diversamente dagli assalti alla coscienza reificata condotti da poeti come Kondrad Bayer, Christopher Dewdney e Ulli Freer, la Schizoanalisi è un bicchierino di succo di lampone nella mensa universitaria.

Deleuze e Guattari posano ad assassini dell'intera tradizione di pensiero occidentale, ma in realtà sono solo clown che riciclano la montagna di trucchi che ha costituito la lingua franca della filosofia attraverso le epoche. Ad esempio descrivono un organo come un sistema di interruzioni piuttosto che di connessioni: l'ano è la macchina che seziona il flusso della merda. Ma questa è la vecchia storiella di come si costituiscono le distinzioni. Secondo Aristotele, Talete disse che ogni cosa nell'universo è fatta d'acqua, dando così inizio all'idea della materia, della differenziazione e degli elementi. Deleuze e Guattari dicono che il mondo è merda e l'ano sta lì apposta per tagliarla, ma essenzialmente è la stessa mossa: un affermazione di pura continuità. Ciò dovrebbe far sorgere la domanda sulla differenza qualitativa, domanda puntualmente elusa. Il gioco sporco di Deleuze e Guattari è infatti privo di bussola, spuma sulla superficie dell'apprendimento accademico che eternamente cucina la stessa vecchia merda. A differenza del cinismo di Sloterdijk, la loro scatologia non si trova in opposizione di principio alla repressione idealista.

La dialettica (da Hegel ad Adorno) mette la filosofia in concreta relazione alla società vissuta. Deleuze e Guattari invece vogliono volarsene via liberi da tutto il casino. Parlano di desiderio e di materialismo ma, davvero, non cercano altro che la trascendenza. "Solo la categoria della molteplicità... oltre la relazione predicativa dell'Uno e dei molti... può dar notizia della produzione di desiderio". [5] Mettendosi a sradicare l'intero pensiero occidentale da Aristotele in poi, Deleuze e Guattari pensano di poter evadere dalla situazione in cui scrivono: Parigi 1972. Il "molteplice" non è una categoria del pensiero, è un'impressione, una moralità, una concettualizzazione che aspirerebbe al non concettuale. Deluso dal fallimento del 68, il pensiero razionale decide di girare a vuoto, di mangiare se stesso.

Michel Focault contribuì all'operazione con una prefazione, affermando che l'Anti-Edipo costituisce una "Introduzione alla vita non fascista".

"Rifiuta obbedienza alle vecchie categorie del Negativo (legge, limite, castrazione, mancanza, lacuna) che il pensiero occidentale ha finora tenuto come sacre, come una forma di potere e un accesso alla realtà. Preferisci ciò che è positivo e molteplice, la differenza rispetto all'uniformità, i flussi rispetto all'unità, gli arrangiamenti mobili rispetto ai sistemi. Credi che ciò che è produttivo non è sedentario ma nomadico". [6]

Le parole di Foucault sono state più influenti delle dense pagine dell'Anti-Edipo stesso. Dagli accademici della New Left Review ai funzionari IT di Wired, la lista di Focault è ora familiare come il grido di battaglia "etico" del postmodernismo. Mentre il divario tra ricchi e poveri cresce a livelli ottocenteschi, tutti - da Brian Eno a Bill Gates - cantano lo stesso mantra. Quando il "nomadico" viene valutato meglio del "sedentario" da quelli che occupano le sedie accademiche e le sedi decisionali, è bene domandarsi da che parte sta l'interlocutore rispetto al controllo dell'immigrazione: in altre parole, questo "nomadico" senso di libertà, riguarda i molti della classe operaia internazionale o è mero entusiasmo per la libertà del capitale di emigrare in zone in cui il lavoro costa meno? Sembra che queste domande "eccedano" l'agenda postmoderna.

Ciò che impressiona Foucault non è combattere il fascismo, un tema di cui si occupò concretamente Trotsky, ma l'idealismo di Deleuze e Guattari: la loro conferma di precetti che giustificano il sistema di classe e i beneficiari della sua separazione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Focault dimentica che l'unica ricetta per una vita non-fascista è scacciare i bastardi via dalle strade (qualcosa che la sinistra francese ha finora fatto senza molta convinzione) - ma questo non è un argomento destinato ad essere ben accolto dai media del mondo, così intenti a venderci le "possibilità della tecnologia".

La serie di ingiunzioni prive di spiegazione che Focault ci propina non è politica, è una preghiera. Che accade se io credo davvero che la produzione è "nomadica" e non "sedentaria"? Significa che il mio capo non estrarrà plusvalore da me e non mi scaricherà appena ha guadagnato abbastanza da comprare la tecnologia che mi rende inutile? Questi sono i figli del '68 che non hanno nulla da dire ai ferrovieri in sciopero nel dicembre 1995. Alla metà del diciottesimo secolo, Karl Marx iniziò la critica dei filosofi che pensavano che un mero "miglioramento delle idee" potesse fermare la sofferenza del mondo. Il modo in cui il post-strutturalismo ha fornito al capitalismo un'ideologia per la propria ristrutturazione durante gli anni '80, è una perfetta illustrazione di come le esortazioni ai "nuovi pensieri" si limitino a vestire di bel nuovo vecchie relazioni di potere.

Benché ti chiedano di annichilire "il nazista nella tua testa", l'assalto di Deleuze e Guattari al razionalismo li conduce verso teorici ambigui. Poiché non riescono a tollerare la scoperta di Freud che la psicologia del bambino si sviluppa sui concetti di mamma e papà (quando il bambino potrebbe essere "un mago, un cowboy, un poliziotto o un ladro" [7], preferiscono l'idea di Carl Jung secondo cui il transfert psicoanalitico può trasformare l'analista in "un diavolo, un dio o uno stregone". Wilhelm Reich denunciò Jung come precursore dei nazisti. Ancora peggio, D. H. Lawrence e Henry Miller vengono preferiti alla psicanalisi, in tal modo rinnegando la più grande scoperta di Freud: l'estrazione dell'investigazione psicologica dalla casa-prigione del romanzo.

Trotsky è la nemesi di Deleuze e Guattari. Parla delle specificità che essi sono troppo ignoranti - o schizzinosi - per maneggiare. Secondo loro: "la psicoanalisi è come la Rivoluzione Russa; non sappiamo quando ha cominciato ad andare male. [8] Non sapere quando la rivoluzione russa è andata male significa non comprendere la tragedia centrale del ventesimo secolo. Limitandosi al confronto con pensatori accademicamente certificati, Deleuze e Guattari sono proni rispetto ad ogni "confusione" del Partito Comunista a proposito della Russia, ogni cui scelta era sostenuta materialmente dai compromessi che i suoi intellettuali e sostenitori facevano col capitalismo. Benché sbandierati come i profondi intellettuali che stanno dietro alla Cyber Theory "radicale", Deleuze e Guattari erano piccioni da richiamo, privi di quella chiarezza nel voler "dare alle fiamme l'establishment" che permise ad André Breton e a Guy Debord di porre la lotta indipendente e internazionalista della classe lavoratrice come espressione sociale della loro estetica. L'idea che Deleuze e Guattari siano "radicali" poteva venire in mente solo ai fautori dei cultural studies, a chi è animato dalla stessa ambizione accademica.

Laddove i surrealisti e i situazionisti leggevano Freud in modo indipendente, per le intuizioni che il concetto di inconscio gettava sulla vita quotidiana, Deleuze e Guattari sono attratti dalla psicanalisi come luogo di potere istituzionale. Poiché manca loro un concetto del mutamento sociale che sgorga dalla collettività, Deleuze e Guattari non riescono a vedere che la psicanalisi, una terapia individuale, può solo essere il registro dei passivi della realtà sociale. Vorrebbero farne la base per una politica anticapitalista, come se una "nuova psicologia" potesse far scomparire d'incanto il capitale e lo sfruttamento, la famiglia e lo stato, le forze di polizia e l'esercito. Fantasie di potere attraversano le loro visioni.

Sul piano ideale in cui vivono Deleuze e Guattari, ogni cosa è chiara e ordinata: non c'è bisogno di spaccare dialetticamente le categorie per giungere al reale. "I movimenti di liberazione delle donne contengono, in uno stato più o meno ambiguo, ciò che appartiene della liberazione: la forza dell'inconscio stesso, l'investimento del desiderio nel campo sociale, il disinvestimento rispetto alle strutture repressive". [9] Questa formula anarchica pone il "buono" inconscio contro la "cattiva" repressione. Nonostante le geremiadi di Deleuze e Guattari contro le opposizioni "binarie" di "mamma contro papà", il loro femminismo è rozzamente dualista. La loro mancanza di dialettica, il rifiuto di occuparsi della realtà di classe in cui operano le idee, significa che le loro analisi non possono spiegare - per esempio - la degenerazione del femminismo nelle lobby censorie della destra di oggi. [10] Il modo in cui la società dei consumi manipolò i movimenti antirepressivi (il boom della pornografia negli anni 70) e il ruolo giocato dallo stato nelle richieste di regolazione morale delle idee (la censura degli anni 80), non può essere spiegata con astratte nozioni di "buono" (il desiderio) e "cattivo" (la repressione). Senza un'analisi di classe che mostri dove è la frattura decisiva della società, è impossibile distinguere tra donne che combattono le pin-ups oppressive in ufficio e le mogli dei senatori americani che lottano contro il rap. [11] Ti perdi nel miasma dell'ideale femminino.

La speranza di Deleuze e Guattari di perdersi nell'amorfa inclusività totale della bulbosità inconscia raggiunge il culmine nella loro lotta a ciò che chiamano pensiero "binario". Invece della logica "o/o", loro propongono un "o... o... o... . " (uno schema che in seguito Deleuze chiamò "rizomatico" in opposizione alla metafora romantica della "singola radice"). Essi detestano "l'appiattimento del reale polivoco in favore di una realzione simbolica tra due articolazioni". [12] C'erano molte ragioni per lamentarsi dell'astratto strutturalismo di Louis Althusser e Jacques Lacan, così privo del contenuto sociale e dell'acume critico di un Trotsky, di un C. L. R. James o di Henri Lefebvre, ma Deleuze e Guattari, non essendo riusciti a dislocare la spaccatura di classe, hanno voltato le spalle al pensiero stesso.

Questa è una reazione di cui gli studenti soffrono frequentemente dopo anni di inteso studio. Può catapultarli verso la musica o la politica o la droga (o tutti e tre): vere immersioni nella polivocità del reale. Forze musicali importanti come Simon Bradley, Jan Kopinski, Simon Fell, Billy Bang, Shannon Jackson hanno tutti speso il proprio tempo in studi accademici sulla società. La loro decisione di volgersi alla musica ha significato abbandonare l'accademia, spesso al prezzo della sicurezza economica. Deleuze e Guattari, d'altra parte, volevano il "reale polivoco", ma mantenendo il proprio status "intellettuale", continuando a rimestolare il tiepido porridge del compromesso accademico. Avrebbero voluto tanto essere una "avanguardia", ma non avrebbero mai osato fare il salto nella povertà e nell'oscurità.

Il prestigio di Deleuze e Guattari (per non parlare di Derrida) ha prodotto orde di sedicenti avanguardisti mascherati da "filosofi" e "teorici della cultura". Corrono di qua e di là, cercando di farsi stipendiare, portando sulle labbra delicate quesiti come "forse 'essere' è un 'colore'? ". Pinski Zoo e Shannon Jackson abbandonando la stanza del seminario e, entrando veramente nel reale "polivoco", generano arte che articola la necessità del materiale sonoro. Facendo questo sfidano i nostri concetti irrigiditi sulla dislocazione dell'intelligenza nella gerarchia sociale. Possono non avere un cent ed essere marginalizzati, ma hanno ragione e la loro arte è robusta. La schizoanalisi, al contrario, è un'ideologia per petulanti arrivisti borghesi con un occhio attento al successo accademico.

La filosofia non ha accesso al reale polivoco. Il pensiero si occupa di astrazioni e di binari. Isola essenze in modo da comprendere i processi del reale. Il positivismo considera le astrazioni il solo reale e finisce con l'universo-orologio di Bertrand Russell, dove tutto quello che "sappiamo" sono le aride generalità della scienza naturale. I filosofi A. N. Whitehead e R. G. Collingwood hanno provato a rispondere ai positivisti ma poterono farlo solo in cattiva coscienza. Compromessi politicamente nei riguardi di una società in cui gli interessi positivi dell' "economia reale" e della "scienza reale" prendono in realtà le decisioni (in altre parole: gli interessi materiali della borghesia), non hanno mai creduto che il loro mondo "vero, poetico e multicolore" fosse quello reale. Citavano Benedetto Croce e persino Hegel, ma non riuscirono ad aggiornarne il pensiero. La dialettica era troppo contaminata dalla politica della classe lavoratrice per essere maneggiata da professori di Oxbridge.

La dialettica insiste sul fatto che i concetti non esauriscono l'oggetto del pensiero ma non pretende che il pensiero, finché resta puro pensiero, possa avere a che fare con altro che concetti. Critica i concetti, cercando di piegarli e spezzarli sul terreno di prova empirico, ne saggia l'inadeguatezza. Questo è l'unico modo in cui il pensiero possa avere informazioni sulla realtà. L'animosità dialettica verso i concetti irrigiditi viene confusa con l'irrazionalismo da coloro che pensano che i concetti siano tutto ciò che esiste (lo stesso errore è fatto da quelli che non credono nella poesia della rivoluzione: condannano l'anti-arte come nichilista). Se i concetti sembrano immobili, la dialettica chiede il perché, e indaga le costrizioni sociali del pensiero. Questo spiega la mia presunta "ossessione" (che qualuncue vero marxista dovrebbe condividere) rispetto alla posizione economica degli accademici: questa può spiegare molto più sulla circolazione delle idee degli espliciti impegni ideologici di cui gli accademici fanno vanto.

Se non ci fosse alcuna possibilità di una società basata su differenti principi, tale "smascheramento" materialistico non avrebbe altro esito che i perpetui versacci di un clown come Nietzsche. Ecco perché il pensiero dialettico si concentra sempre e ancora sul problema dell'organizzazione dei lavoratori. Non per nulla alcuni dei più chiari saggi di filosofia dialettica, le Note sulla dialettica di C. L. R. James, erano un tentativo di comprendere le basi materiali del supporto riformista alla Russia staliniana.

Deleuze e Guattari presentano una protesta estetica contro la società, una protesta puramente teoretica. L'immersione nell'attività estetica reale - la generazione di forme innovative - li spingerebbe inevitabilmente contro i limiti della società dei consumi e farebbe loro guadagnare il suo marchio. Una simile arte ci informa su dove ci troviamo. In realtà, Deleuze e Guattari giocano giochi estetici senza rompere il loro contratto con lo status quo intellettuale. Il pigro romanticismo dei loro gusti estetici impedisce loro di identificare l'arte che protesta davvero contro la funzione che il capitale le impone: artisti ribelli falliti, non sono utili nemmeno come critici. "Leggere un testo non è mai un esercizio scolastico in cerca di ciò che è significato, meno ancora un esercizio esclusivamente testuale in cerca di un significante. Piuttosto è un uso produttivo della macchina letteraria, un montaggio di macchine desideranti, un esercizio schizoide che estrae dal testo la sua forza rivoluzionaria". [13] Ammirabilmente impazienti con la distinzione lacaniana tra significante e significato, tendono alla semplice celebrazione dell'erba voglio e nella fede mistica in qualche "forza rivoluzionaria" che non riesce però a rovesciare niente in particolare.

Durante la polemica contra la "triangolazione" edipica, dicono di voler preservare la scoperta freudiana dell'inconscio ma non riescono nemmeno a far parlare l'inconscio di un testo à la Roland Barthes: tutto quello che sentiamo sono generalizzazioni su "flussi di schizzi" e "forze rivoluzionarie". L'intuizione del mondo reale richiede fermezza politica e spleen critico. Deleuze e Guattari fanno sparire stilemi testuali particolari dietro esortazioni identiche. Slogan sul desiderio e la rivoluzione rimpiazzano la spinta verso la consapevolezza.

Questi sono i giochi verbali di una generazione sconfitta, quelli che hanno ceduto all'idea che la razionalità è una riserva delle istituzioni universitarie. Poiché manca loro una critica politica del pensiero borghese, incapaci come sono di intravedere il partito leninista o gli "intellettuali operai organici" di Gramsci, l'unico modo in cui possono mettere in discussione i limiti liberali del seminario è chiedere una poesia del "desiderio" invece della logica dell'illuminismo. Comunque, solo la serietà sulla storia e la sensibilità nei confronti del materialismo può permettere alla poesia di divenire una guida per la vita. La "forza rivoluzionaria" estratta da Deleuze e Guattari significa invece poco o niente.

Quando Deleuze e Guattari dicono che l'inconscio investigato dalla Schizoanalisi è "molecolare, microfisico e micrologico piuttosto che molare e gregario" alcuni post-strutturalisti potrebbero essere tentati di includere la dialettica negativa di Adorno sotto una tale rubrica. Comunque, benché Adorno protestò contro la preferenza lukacsiana nei confronti della totalità, si guardò bene dall'applicare l'estetica all'epistemologia.

L'illusione estetica è ciò che il solipsismo considera erroneamente la verità del mondo. Ignorando questa differenza cruciale tra l'estetica e la teoria della conoscenza, Luckacs ha portato un attacco all'arte moderna radicale. Questo attacco non può che mancare clamorosamente il suo bersaglio, in quanto Luckacs continua a criticare l'arte moderna per i suoi rapporti veri o presunti con il solipsismo epistemologico, senza rendersi conto che ciò che sembra essere una cosa sola - il solipsismo - sono in realtà due cose ben diverse. [14]

La dialettica negativa associa certamente l'impulso molecolare con il momento critico, creativo del pensiero. "Il pensiero non irregimentato ha un affinità elettiva con la dialettica che, in quanto critica del sistema ricorda ciò che è fuori dal sistema; e la forza che libera il movimento dialettico nel conoscere è la stessa che si ribella al sistema. Entrambi gli atteggiamenti della coscienza sono collegati dalla critica reciproca, non dal compromesso". [15] La razionalità dialettica può scorrere parallelamente all'impulso artistico ma non deve arrendersi ad esso: il punto è criticare, non straripare.

Cercando pomposamente di porre la scintilla molecolare contro la massa gregaria, la Schizoanalisi distrugge la loro relazione dialettica, e finisce nell'anarchismo epistemologico. Quelli che cercano di isolare il puro spirito non possono che diventare idealisti. L'inconscio freudiano è ben nominato - poiché è inconscio è senza attributo, per cui caratterizzarlo come "molecolare" o "molare" è privo di senso. Proponendo un'opzione sul valore del "molecolare" rispetto al "molare", la schizoanalisi cancella il tentativo marxista di comprendere la società nella sua totalità. Senza un tutto sociale da cui sottrarre la forma non si può concepire l'opposto del capitalismo. Invece di distinguere movimenti contro il capitalismo nel mondo reale, la schizoanalisi dichiara il momento molecolare "preferibile". Questo significa fare una scelta su un menù ideologico.

La schizoanalisi è la scelta di uno stile di vita adolescenziale in filosofia: quest'anno il nomadico è buono, il sedentario cattivo. Quando arriva il momento di ottenere una casa o un lavoro, i termini cambieranno senza dubbio, e il discorso virerà sul "fondamento" heideggeriano. Una filosofia designata a rispondere alle richieste di un "gap generazionale" non sarà mai capace di criticare i rapporti di produzione capitalisti: è parte e parcella del capitalismo stesso.

Certo, Deleuze e Guattari ci propongono infinte tirate contro il capitalismo:

"Il paranoico amministra le masse... ma la follia esplode lo stesso... anche il suo linguaggio è folle. Ascoltate un segretario di stato, un generale, il proprietario di un'azienda, un tecnico. Ascoltate il grande baccano paranoico dietro il discorso della ragione che parla per gli altri, in nome della maggioranza silenziosa... un amore disinteressato della macchina molare... l'intera libido è in gioco". [16]

L'ideologia "molecolare" [17] della schizoanalisi è un tentativo di tenere insieme la politica delle coalizioni - sinistra, antirazzisti, verdi, femministi etc. - con l'estetica piuttosto che con la teoria politica e l'organizzazione pratica. Per Deleuze e Guattari è stata la "teoria" che ha condotto al Partito Comunista Francese in tutta la sua miseria stalinizzata. E questo accade perché non riescono a immaginarsi un pensiero che rifiuti i protocolli del sapere ufficiale. "Tutto comincia con Marx, continua con Lenin e finisce con il ritornello: Benvenuto Signor Brezhnev!".[18] In questa derivazione dello stalinismo da Marx, l'opposizione di Trotzky viene omessa a bella posta. André Breton è citato solo per difendere il miagolante Antonin Artaud dalla sua critica definitiva. Benjamin Péret, Pierre Naville, Guy Debord e i situazionisti vengono accuratamente esclusi, perché la chiarezza della loro polemica, e l'enfasi sul ruolo della classe lavoratrice mostrerebbe la schizoanalisi per quello che è: una pseudo-rivolta, accademica e autoreferenziale.

Verso la fine dell'Anti-Edipo, stanchi dei loro infiniti "e... e... e... " e delle "macchine desideranti", l'incapacità della schizoanalisi di penetrare o spiegare il mondo fa finalmente capolino. Deleuze e Guattari si rivolgono al lettore direttamente, chiedendo: "Da dove verrà la rivoluzione e in che forma dall'interno delle masse sfruttate? È come la morte - dove, quando? ... da dove verrà la nuova irruzione di desiderio?" [19] Queste domande importanti rimangono sepolte nelle 400 pagine del testo.

La dialettica - che Deleuze e Guattari condannano come logica binaria ("o. . o. . ") - risponderebbe che al "flusso totalitario" occorre opporre mobilitando una controcultura, un'avanguardia, un partito rivoluzionario. La schizoanalisi, invece, può solo suggerire "e... e... e... ". In altre parole, ancora un'altra alternativa alle alternative già disponibili. Il postmodernismo ha scritto necrologi per l'avanguardia e dichiarato che il recupero era tutto. Privato del suo opposto dialettico, il détournement, il concetto situazionista di "recupero" divenne un cinico mezzo per celebrare, dopo l'89, la vittoria del capitalismo di mercato. Deleuze e Guattari indossano lo stesso abito: avendo abolito la categoria della totalità sociale non possono concepire l'effetto dello sfruttamento o parlare per le sue vittime. Di conseguenza non possono nemmeno pensare qualcosa di opposto ad esso, ma solo immaginare qualcosa che vi si aggiunga.

Deleuze e Guattari prevedono la critica che verrà loro rivolta "per aver negato o minimizzato il ruolo delle classi e la lotta di classe; per aver militato in favore dell'irrazionalismo del desiderio; per aver identificato il rivoluzionario con lo schizo". [20] Un altro esempio della loro visione politica disperatamente ristretta. Il massimo che Deleuze e Guattari riescono ad immaginarsi è di venire attaccati dai burocrati ritardati del Partito Comunista, da chi considera l'interesse per il sesso, la letteratura, lo sperma e la merda un "diversivo dalla lotta". Ma noi li attacchiamo da un angolo completamente diverso: quello del blues, del punk e dell'improvvisazione radicale in musica, del dadaismo e del situazionismo in arte e in politica. Il loro tentativo di unire le forze anticapitaliste attraverso un'estetica del "molecolare" e dello scatologico ignora le origini di quell'estetica nell'esperienza della classe lavoratrice. La schizoanalisi perciò oscura il poteziale molare illuminato da una genuina negazione avanguardista: l'azione collettiva.


NOTE

[1] "La grande scoperta della psicoanalisi è stata quella della produzione del desiderio, della produzione dell'inconscio. Ma appena Edipo entrò in scena, questa scoperta fu presto sepolta da una nuova specie di idealismo". G. Delezue - F. Guattari, Anti-Edipo: Capitalismo e schizofrenia, tr. ing. University of Minnesota Press, Minneapolis 1983, p. 23.
[2] Ibid., p. 11.
[3] Deleuze - Guattari, cit., p. 35.
[4] Captain Beefheart, "25th Century Quaker", in Mirror Man, 1970.
[5] Deleuze - Guattari, cit., p. 42.
[6] M. Foucault, "Introduzione alla vita non fascista", in Deleuze - Guattari, cit., p. xiii.
[7] Ibid., p. 46. Questo rimpiazzo delle figure genitoriali da parte di una molteplicità di tipi maschili fu una precognizione dei Village People, il gruppo disco-gay che esplose in classifica nel 1978 con "Y. M. C. A. ". La casa di produzione di Jacques Morali - giustamente denominata Can't Stop Productions Inc. - fu una versione da music business dell' "infinito flusso di schizzi" di Deleuze & Guattari, benché Victor Willis (poliziotto), Randy Jones (cowboy), Felipe Rose (Indiano), David 'Scar' Hodo (operaio edile), Glenn M. Huges (l'uomo vestito di pelle) e Alexander Briley (il GI) erano senza dubbio ispirati più che dall'epistemologia foucaultiana dai fumetti Marvel e dalla loro pratica di assemblare insieme i supereroi in troupes variegate. Come portatori di una fantasia anti-familiare [anti-nuclear] i Village People ebbero un successo incomparabilmente maggiore di Deleuze e Guattari: un altro esempio della ridondanza di ogni pensiero astratto che scimmiotti le mosse dell'industria culturale.
[8] Ibid.
[9] Ibid., p. 61.
[10] In risposta a chi obietta che questa critica a un libro scritto nel 1972 è anacronistica: Max Horkheimer e Theodor Adorno furono in grado di discernere l'intimo rapporto tra emancipazione femminile e antimoralismo trent'anni prima, Dialettica dell'illuminismo, 1944, tr. ing. John Cumming, Verso, Londra 1979.
[11] Allusione alla campagna promossa da alcune mogli di senatori USA contro le case discografiche per far applicare sui dischi, il cui contenuto era considerato erotico o pornografico, l'etichetta "parental advisory: explicit lyrics". Ndr.
[12] Deleuze - Guattari, Op. cit., p. 101.
[13] Deleuze - Guattari, Op. cit., p. 106.
[14] Th. W. Adorno, Teoria estetica, 1970, trad. ing. C. Lenhardt, Routledge & Kegan Paul, Londra 1984, p. 63.
[15] Th. W. Adorno, Dialettica negativa, 1966, tr. ing. E. B. Ashton, Routledge & Kegan Paul, Londra 1973, p. 31.
[16] Deleuze - Guattari, Op. cit., p. 364.
[17] "Ognuno è un gruppuscolo", ibid., p. 362.
[18] Ibid., p. 375.
[19] Ibid., p. 378.
[20] Ibid., pp. 378-379.


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