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No inceneritore
by Cecchino rosso Wednesday, Nov. 08, 2006 at 4:18 PM mail:



No all'inceneritore
Chiusura immediata del cantiere
Raccolts differenziata e strategia rifiuti zero
Riorganizziamo la lotta fino alla vittoria
Ora e sempre resistenza







Inceneritore ultimo atto
Completata la prima di tre caldaie Entro fine mese il collaudo con filtri antipolveri



FRANCESCO VASTARELLA Tre ciminiere svettano sulle campagne e le fabbriche della zona industriale di Acerra: per guardarle bisogna tenere il naso all’insù, complete saranno alte 110 metri. Sulla stradina che dall’area industriale porta verso i comuni casertani appare un casermone grosso, più in là la palazzina centrale di colore rossastro. È il termovalorizzatore di Acerra, l’involucro di pietre e cemento armato che ha cominciato ad accogliere turbina, pompe termiche, forno a griglia, caldaia, trasformatore ad alta tensione, generatore, depuratori dei fumi. «Qualche difetto estetico va corretto», sorride il commissario per l’emergenza Guido Bertolaso. Ma a maggio dovrà essere tutto pronto, tutto assemblato per accogliere le prime balle da bruciare per prova. Se qui si va a pieno ritmo, a Santa Maria La Fossa, impianto gemello, è tutto fermo in attesa della seconda valutazione di impatto ambientale. «Il sistema dei muscoli ad Acerra è in buona parte realizzato - spiega l’ingegnere Giuseppe Sorace, responsabile unico del procedimento per conto del Commissariato, docente universitario di gestione degli impianti di ingegneria sanitaria e ambientale -. Manca, come dire, il sistema nervoso, la parte elettronica, i comandi, le strumentazioni per le misure». Tra i 250 e i 300 milioni costerà alla fine il termovalorizzatore. A pieno regime l’impianto arriverà solo l’anno prossimo, tra settembre e ottobre: duemila tonnellate al giorno di balle di combustibile da rifiuti (Cdr) che bruciate produrranno due milioni e mezzo di kilowattora al giorno, quanto basta per alimentare una città di medie dimensioni. Intanto vanno e vengono le squadre di operai e tecnici, 500 tra dipendenti della Fisia Italimpianti (braccio tecnologico di Fibe), aziende costruttrici di macchinari, edili. Betoniere e mezzi supersorvegliati si muovono in continuazione da quando qui, in località Pantano, due anni e mezzo fa cominciarono i lavori. Il cantiere aprì dopo una lunga occupazione e la dura contestazione dei cittadini sfociata il 29 agosto del 2004 nel corteo dei trentamila, con incidenti e arresti. All’interno la turbina da 105 megawatt è già montata. Più in là il trasformatore di energia elettrica ad alta tensione. Una squadra di tecnici è alle prese con gli impianti di abbattimento degli acidi forti e con il complesso sistema dei filtri, «cinquemila maniche di tessuto speciale in grado di resistere a temperature di 200 gradi», informano gli esperti. È quest’ultimo il cuore del sistema di sicurezza in grado di filtrare le particelle che si produrranno con le combustioni, il cosiddetto particolato. Subito dopo c’è un altro sofisticato sistema di apparecchiature, il cosiddetto «denox», che blocca i composti di azoto attaverso carboni attivi e un catalizzatore. In questo caso si tratta di una delle 27 prescrizioni, insieme con l’aggiunta di un filtro e sul controllo della velocità di uscita dell’aria. «Le emissioni di aria - informano alla Fisia Italimpianti - in questo modo sono pulite al massimo. Ad Acerra in tema di abbattimento delle polveri è più avanzata che negli altri impianti costruiti in Europa, da Copenaghen a Colonia». Ora siamo nella prima caldaia, 45 metri di altezza, quasi sospesa da terra: è un modo per consentire la dilatazione quando si arriverà ad alte temperature con le balle bruciate sul fondo del forno a griglia. «Una scelta - sottolinea un ingegnere di Fisia - non nostra ma comunque felice quella del forno a griglia. Tutti quelli che hanno puntato sul letto fluido si sono amaramente pentiti perché va bene per piccoli impianti, e neppure tanto - spiega Ferraris -. Abbiamo sperimentato che il forno a griglia non dà problemi e rende». Qui nella caldaia si lavora a pieno ritmo, entro novembre si farà la prima prova a una pressione di 230 atmosfere per verificare le 8.500 saldature con materiali di diversa natura. Per i tecnici è l’appuntamento decisivo perché ci saranno i collaudatori del centro controllo caldaie e ci sarà una piccola festa. Se andrà tutto bene con la prima caldaia, sarà di buon auspicio anche per il collaudo delle altre due che sono a buon punto. Intorno alla caldaia centinaia di tubi dove circolerà l’acqua. «Che poi diventerà vapore - informa un tecnico dell’azienda costruttrice della caldaia -. Nelle tubazioni l’acqua raggiungerà una pressione di 90 atmosfere e 500 gradi che che espandendosi fino alla turbina produrranno l’energia elettrica». Elettricità ma anche ceneri. Secondo i calcoli se ne produrranno 100mila tonnellate all’anno su due milioni e mezzo di immondizia campana. Dopo il procedimento di inertizzazione e la chiusura in conglometrati cementizi, le polveri vanno in una discarica speciale. L’impianto non attende altro che arrivino le balle di Cdr, cinque milioni ce ne sono distribuite in Campania. Ma i magistrati hanno certificato che non sono regolari, non rispondono al contratto, non hanno il giusto potere calorifico. Si potranno mai bruciare? Per i tecnici non c’è problema, messe in forno alla fine bruceranno, quando avranno perso la percentuale di troppo di umidità. Ma la resa in energia elettrica non sarà la stessa di un buon Cdr. A parità di peso una balla di immondizia derivata da una buona raccolta differenziata renderebbe il doppio. Ma di balle arretrate per ora ce ne sono fin troppe. Dal whttp://www.ilmattino.it

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