Non sarà sfuggito l’articolo su VITA del 27 ottobre “Multiutilities, come ti spremo il cittadino”, in cui ci si interroga su che cosa sono e che cosa stanno facendo le ex municipalizzate. Monopolio dei servizi, essenziali, assenza di vera concorrenza, tariffe che non corrispondono ai costi ma che sono funzionali e finalizzate ai dividendi per gli azionisti... Che sono in maggioranza le amministrazioni, ma anche dirigenti, manager e privati soci in una moltiplica di società di cui si perde il bandolo. Le amministrazioni locali hanno in questo modo trovato una nuova forma di imposta, mascherata da tassa per un servizio, e i privati una rendita certa. Gli utili andranno a coprire i costi dell’amministrazione, continuando a finanziare non solo servizi altri ma anche le storiche e nuove inefficienze. Si continua a sostenere che gli utili delle ex municipalizzate servono per affrontare i costi sociali crescenti, altrimenti non coperti, ma non può durare: perchè se da un lato si inganna il contribuente dall’altro si creano nuove ingiustizie in nome della efficienza. Scelte industriali che distruggono quel poco di ambiente che dovremmo almeno salvaguardare per rispetto di chi verrà dopo di noi (inceneritori), tariffe che pesano sui contribuenti indifferentemente, licenziamenti, accumulo di ricchezze finanziarie, privatizzazione di servizi e di beni essenziali e pubblici, dumping sul mercato a sostegno di soci imprese compiacenti...
Il documento di HERA, Hera 2006-2008 business plan, rivolto agli azionisti, riporta come, per coprire i maggiori aggravi per la costruzione di 6 termodistruttori, si fara' ricorso ad un aumento delle tariffe dei rifiuti del 2.5% all'anno per il prossimo triennio e che dopo la acquisizione di Meta saranno licenziati 405 addetti (a Modena?) e tutto questo per avere maggiori utili e dividendi per gli azionisti, (utili cresciuti del 26,7!)
Si è trovata una via di mezzo tra il servizio pubblico, con tariffe sociali per gli utenti e contratti di lavoro sindacali anche per i livelli alti, e un mercato libero in cui chi meglio lavora più guadagna. Un non mercato, con dividendi certi a scapito dell’interesse pubblico e del cittadino. Una anomalia economica che sta sempre più sollevando forti osservazioni critiche e da più parti. Se da un lato si invoca una piena liberalizzazione con una vera concorrenza tra soggetti operanti dall’altro si richiede una ripublicizzazione dei servizi, con un chiaro controllo pubblico nella tradizione semantica democratica.
|