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DA DOVE NASCE L’OPERAZIONE ARCADIA?
by A MANCA PRO S'INDIPENDENTZIA Friday, Nov. 17, 2006 at 5:45 PM mail: mancaindipendentzia@libero.it

DA DOVE NASCE L’OPERAZIONE ARCADIA?

Negli ultimi 10 – 15 anni si è assistito ad una continua crescita dell’indipendentismo sardo, sia in termini di consenso elettorale sia, soprattutto, in termini di consenso che la società sarda da a quest’opzione. La tendenza al consenso di massa (alla popolarizzazione diciamo noi) che questa scelta politica ha intrapreso, ha innescato un’incredibile serie di reazioni e contromisure da parte dell’italia. Queste sono tese ad arginare sia la possibilità di crescita dell’indipendentismo (misure persuasive) e sia lo stesso esistere ed essere vitale (misure repressive). Le prime, persuasive, mirano al soddisfacimento con metodi blandi e folcloristici del naturale sentimento nazionale sardo che è sempre stato vivo tra la nostra gente. L’italia ha capito che il tentativo di soffocare la nostra sardità in favore di un’italianizzazione forzata è una scelta sbagliata, perchè alimenta solo la sete d’indipendenza del nostro popolo: per questo motivo negli ultimi 15 – 20 anni ha accettato la legalizzazione della storia e della lingua sarda, ha incentivato il travestimento in chiave sarda di tutti i partiti italiani presenti in Sardigna, ha sguinzagliato i suoi politici e i suoi intellettuali a parlare di popolo sardo, ha ricostituito la brigata sassari e ne ha esageratamente propagandato il suo carattere di sardità genuina (falsa) ma di fedeltà all’italia, ha lasciato che l’entusiasmo popolare facesse rifiorire vari aspetti della nostra cultura che rischiavano di scomparire……tutto ciò per non contrastare, bensì per deviare, in ambiti folcloristici e mansueti, quell’inestinguibile sentimento nazionale sardo che dimostrava prepotentemente di non voler morire. Gli antichi romani quando avevano sentore di forte malcontento nella plebe, procedevano alla distribuzione gratuita di grano e permettevano di assistere gratuitamente ai giochi circensi. Ottenevano così che il popolo si distraesse dai problemi più gravi e isolasse, semisoddisfatto, quegli elementi più radicali che miravano a risolvere una volta per tutte i problemi.
A quanto pare l’italia ha inteso proseguire in Sardigna la sua politica di dare “panem et circenses” con la formula “arruolamento e folklore”.
Tuttavia quest’ultimo decennio ha dimostrato molto chiaramente che queste mosse (che evidentemente l’italia reputava sufficienti) non sono servite affatto ad arrestare il cammino del Popolo Sardo verso l’indipendenza. Il consenso elettorale, che ormai ammonta ad alcune decine di migliaia di voti per i partiti indipendentisti che si presentano alle elezioni, è in continua ascesa; centinaia sono i patrioti che quotidianamente sono impegnati nella lotta per l’indipendenza nei campi più disparati; il consenso popolare si fa evidente, palpabile.
A questo punto l’italia, non avendo ottenuto risultati apprezzabili con le “buone”, decide di usare le maniere forti. Ad onor del vero i metodi violenti lo stato italiano li ha sempre usati nei confronti dei fenomeni di protesta che si sono sviluppati in Sardigna. Ed è anche vero che, non solo nell’800 ma anche negli anni ’80 del 900, si era ben prodigato ad arrestare patrioti sardi. Per quanto riguarda il caso nostro è poi d’obbligo sottolineare che le persecuzioni di patrioti sono iniziate ben prima del collocamento di ordigni esplosivi da parte dei N.P.C. e dell’O.I.R.
Non si contano infatti le perquisizioni domiciliari, le pressioni, le minacce neanche tanto velate che gli indipendentisti hanno dovuto subire ben prima del 2002. Sta comunque di fatto che il periodo con cui l’italia con una mano concedeva “riforme sardisteggianti” e con l’altra perseguitava i patrioti sardi è ormai giunto a conclusione.
In questo momento storico non c’è più tempo per sviluppare fini strategie contro il movimento indipendentista.
Sono state collocate decine di bombe contro il colonialismo italiano e contro il capitalismo, gli autori non sono stati arrestati, la reputazione dell’italia rischia di andare a farsi benedire, le notti sono illuminate dall’esplosivo e sui giornali nessuna foto, nessun articolo può celebrare brillanti operazioni antiterrorismo; la tranquilittà e l’ottimismo dei cittadini si incrinano. Allo stesso modo, per un complesso gioco politico, si incrina anche la comoda sedia di chi da quattro anni riceve relazioni dagli artificieri, dalla digos, dal ros, dal ris…….riceve relazioni su relazioni ma nessuna prova; legge i giornali che parlano di bombe contro l’italia, parla al telefono con Roma che chiede, chiede, chiede e non vuole capire che non si riesce a cavare un ragno dal buco in questo accidente di Sardigna!
Ma il procedimento è aperto, le indagini, anche se inutili, sono state fatte. Ormai sono passati 4 anni, a Roma vogliono assolutamente risultati, non si può rispondere che dopo quattro anni, con un territorio semi-disabitato e militarizzato da cima a fondo, non ci sono risultati. A Roma non capirebbero mai!
Se non si trova il colpevole, ci vuole qualcuno da incolpare! L’opinione pubblica lo pretende!
Si arriva così alla mattina dell’11 luglio: operazione arcadia, contro i militanti di a Manca pro s’Indipendentzia si abbatte la vendetta di chi non è riuscito ad arrestare gli N.P.C.. e l’O.I.R.
Si cerca di prendere due piccioni con una fava: far credere a Roma che la repressione ha colpito la lotta armata in Sardigna e contemporaneamente attaccare un movimento indipendentista che evidentemente da fastidio, ma contro il quale non si può muovere alcuna accusa legittima.
Teniamo a precisare e ribadire ancora una volta che a Manca pro s’Indipendentzia svolge la sua attività su ambiti esclusivamente politici, legali, non clandestini, alla luce del sole. A Manca pro s’Indipendentzia non pratica nè ha mai praticato la lotta armata come mezzo per il conseguimento dei suoi obiettivi, ma ha sempre svolto il suo lavoro in maniera pubblica e palese al fianco del Popolo Lavoratore Sardo. Attività che peraltro continua e continuerà a svolgere senza farsi intimorire da nessun atto repressivo colonialista, specialmente se (come in questo caso) privo di qualsiasi fondamento.


A Manca pro s’Indipendentzia
(con la certa condivisione del Comitato dei prigionieri di a Manca pro s’Indipendentzia)

Sede nazionale: via Aurelio Saffi 12 - Nugoro
http://www.manca-indipendentzia.org

Mail: manca@manca-indipendentzia.org
Mail: mancaindipendentzia@libero.it
Mail: ufficiostampa@manca-indipendentzia.org

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Dubbi
by solidale Friday, Nov. 17, 2006 at 7:04 PM mail:

Sono stato e sarò solidale con i compagni di A Manca pro s'indipendentzia arrestati e con quelli "liberi" che organizzano e portano avanti manifestazioni per sensibilizzare l'opinione pubblica sui gravi fatti dell'11 luglio scorso e che organizzano la solidarietà con i compagni nelle patrie galere.

Però vorrei portare alla loro attenzione alcune mie considerazioni, da intendersi in maniera non polemica ma costruttive.
Ripercorrendo a ritroso tutte le manifestazioni di solidarietà e l'umore dei "compagni" e dei cittadini sensibili a questo problema mi sembra che sia avvenuto un cambiamento qualitativo e quantitativo nella partecipazione alle manifestazioni.
Nei giorni seguenti all'11 luglio era davvero tanta la commozione per la forte ed insensata repressione nei confronti di dei compagni e di un'organizzazione che ha sempre operato alla luce del sole e che si è confrontata con il resto del movimento sardo, in tutte le sue più ampie sfaccettature, comunista, anarchico, indipendentista, democratico. Questo ha portato ad una manifestazione imponente per le vie di Cagliari nel bel mezzo dell'estate, quando, di solito, la gente e anche i "compagni" preferiscono la fresca brezza marina al caldo soffocante di una manifestazione al centro della città.

Da allora tante altre manifestazioni si son fatte in tutta l'isola, Sassari, Nuoro, Cagliari e tanti altri posti, in Sardegna come in Italia, da cui è arrivata una solidarietà massiccia e incondizionata da parte di tutti. Basta scorrere l'archivio di questo newswire per rendersene conto.
Però ho notato che man mano che passava il tempo è cambiata la composizione delle persone che partecipavano ai cortei ed ai sit-in. Il fronte ampio che si era costituito al luglio man mano che passava il tempo si è assottigliato. La solidarietà e la presenza da individuale si è sempre più ridotta alla delegazione (per poter dire: "c'eravamo anche noi"). Quello che più conta però è che sta progressivamente venendo meno l'appoggio democratico. L'ultima manifestazione di Cagliari, fatta non in piena estate ma in un sabato di una bella giornata di novembre, ha fatto registrare una presenza decisamente minore rispetto a quella estiva.

Secondo me questo è dovuto a due diversi fattori. Il primo è che credo sia normale che l'emozione e l'angoscia che segue un atto repressivo così grave porti tutti a manifestare il proprio dissenso rispetto ad un'operazione insensata e lesiva dei diritti democratici individuali (secondo me il punto principale che si è voluto colpire con quest'atto). Come secondo punto però registro una sempre minor volontà di coinvolgimento di un fronte democratico da parte di A Manca. Questo l'ho rilevato durante questi mesi, in cui si è posto all'attenzione sempre con maggior forza la repressione anti-indipendentista e si è lasciato in second'ordine la lesione grave dei diritti di cittadino. Mentre la piattaforma (che sostanzialmente mi sembra sia rimasta la stessa delle prime manifestazioni) formalmente ribadisce quest'ultimo punto, nella pratica si sentivano soprattutto slogan contro l'Italia e contro gli italiani, non certo slogan o argomentazioni che guardavano alla portata generale della repressione, di cui gli arresti e le perquisizioni dell'11 luglio sono solamente gli ultimi di una lunga serie. Infatti ci si dimentica troppo spesso che in quella data ad essere colpiti non sono stati solo indipendentisti, ma tutte le frange del movimento democratico. Le perquisizioni hanno riguardato tutti, anche persone che non avevano forti legami col mondo indipendentista e, anche se è vero che la maggior parte delle persone oggetto della repressione sono indipendentisti, la solidarietà nei giorni successivi all'11 luglio è venuta da tutto il mondo democratico.

Anche dallo stato italiano, che continuamente viene tirato in ballo, come avete fatto anche in quest'ultimo documento. Perché è obbligo ricordare che i parlamentari che vi sono stati vicino e che tanto hanno fatto per cercare di evidenziare gli aspetti assurdi e tragici di questa vicenda, sono parte importante delle istituzioni che voi accusate. Deputati e senatori che subito si sono attivati, addirittura un sottosegretario (cioè un membro del governo) ha fatto in modo che un vostro (e nostro) prigioniero potesse tornare nel carcere più vicino ai familiari e ai suoi amici. Sono parte dello stato italiano quanto il magistrato che avanza le accuse contro i compagni.

Non fare questi distinguo mi sembra fuorviante. In Sardegna è vero che c'è la repressione politica e una volontà di controllo spasmodica da parte di certi apparati dello Stato. E' puerile negare questo accanimento. Quest'ultima volta contro gli indipendentisti, precedentemente contro gli anarchici, sempre seguendo le indicazioni dell'ex ministro dell'interno. L'indice però andrebbe puntato verso queste persone, chiedere spiegazione ai diretti responsabili delle loro azioni. Chiedere per esempio, visto che siamo in periodi di tagli, che vengano tagliati i fondi per le intercettazioni (anche se mi sembra impossibile), per portare avanti indagini con metodi del tutto discutibili. Questo è solo un esempio e forse neanche il più calzante.

Però questo non fa venir meno il problema più importante: ricreare quell'ampia partecipazione e sensibilità che è l'unica arma che abbiamo per difendere i compagni dalla scure dell'oblio. Solo facendo in modo che ci sia nuovamente un'ampia partecipazione alle manifestazioni possiamo evitare questo. E il modo migliore per farlo secondo me è mettere da parte i proclami indipendentisti (ci sarà sicuramente tempo per farli e per portare avanti le vostre posizioni) e concentrarsi un po' di più sugli aspetti generali che riguardano tutto il mondo democratico.

Ne vade la libertà dei compagni e di tutti noi.

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un paio di idee
by un compagno Friday, Nov. 17, 2006 at 11:21 PM mail:

caro compagno,
sono un militante della sinistra indipendentista e vorrei scrivere alcune brevi considerazioni su ciò che dici.
vado per punti

1) mi sembra che aMpI fin da subito ha sempre ringraziato tutti coloro i quali hanno sostenuto lacausa dela lotta contro al criminalizzazione delle opinioni politiche e l'attacco ai diritti democratici. dire che lo stato italiano è il mandante di questa operazione non vuol dire che non esistono sfumature (e perfino contradizioni interne), vuol dire soltanto che lo stato italiano ha deciso di dichiarare guerra all'indipendentismo e all'anticolonialismo in generale. se ci sono settori interni allo stato non disposti ad accettare deviazioni così autocratiche in nome di valori di democraticità ben vengano, è un faytto oggettivo però che la tendenza dominante da parte di chi ha governato l'Italia (e di chi la governa oggi) è quella di schicciarci ed estirparci fin dalle radici. non facciamo di tutta l'erba un fascio ma non facciamo in modo che questa elementare verità venga trascurata
2) questa non è una questione che può riguardare solo aMpI. mi spiego. aMpI fa il suo, è una organizzazione colpita a morta che sta subendo una violenza terribile e porta il peso di una responsabilità storica enorme. il mio appello è questo. facciamo in modo di non lasciarla sola anche nella mobilitazione e nella reponsabilità di condure questa lotta. i democratici che non guardano di buon occhio le posizioni politiche di aMpI si mobilitino su parole d'ordine diverse o integrino le parole d'ordine di aMpI. cerchino il confronto, cosa che aMpI ha fatto fin dall'inizio, diventino loro stessi protagonisti di questa lotta, non semplici aderenti a manifestazioni.
3) per quanto conosca bene la situazione italiana non mi riesce di trovare nessun altro caso in cui alla repressione si risponda in maniera così positiva. sono passati 4 mesi e sono innumerevoli le iniziative di solidarietà che vengono organizzate ovunque. sinceramente a parte il teorema di Cosenza e la mobilitazione che ne è seguita (in tutt'altro periodo storico e comunque si parla di un movimento fugace) non ci sono altri casi di una risposta così solida.

conclusioni: non nego che ci siano degli errori, ma cerchiamo di integrarli con una pratica e una teoria politica che dia sostegno a chi in questi duri mesi ha resistito contro questa vile operazione fascista. non era scontato che acadesse e non è scontato che continui ad accadere, puntelliamo questa esperienza e assumiamoci tutti la responsabilità piena ed integrale di ciò che la resistenza contro l'avanzare del fascismo significa.

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Bene, ma....
by solidale Saturday, Nov. 18, 2006 at 1:23 AM mail:

Più o meno sono d'accordo su quanto tu dici, meno che su un punto, quando affermi che è compito delle altre organizzazioni muoversi e gestire la loro partecipazione. Insomma, non solo aderire alle manifestazioni.

Questa adesione c'era all'inizio, mi sembra che sia scemata col passare del tempo. E' questo quello che secondo me è da correggere.
Permettimi di spiegare meglio ciò che penso. Tutti riconosciamo gli alti meriti di A Manca in questi mesi, però secondo me anche questa organizzazione può migliorare quello che sta facendo e correggere alcune dei suoi atteggiamenti.
E' vero come tu dici che è compito degli altri gruppi organizzare e portare le proprie ragioni in piazza. In altri contesti forse. Non in questo.
In questo momento è colpita un'organizzazione ed è compito di quest'organizzazione gestire i rapporti con la piazza e adottare le linee difensive, quindi anche con manifestazioni, con le modalità che essa ritiene più opportune. Infatti dopo l'11 luglio questo è avvenuto e gli altri gruppi, organizzazioni e singoli portavano le loro motivazioni ma la piattaforma e le linee erano dettate dai compagni di A Manca. Questo era normale e accettato da tutti.
Man mano che passava il tempo però la piattaforma che formalmente era ampia è andata nella pratica sempre più restringendosi. Questo non solo per colpa di A Manca ma anche della bassa tensione partecipativa che caratterizza il movimento sardo. Però A Manca secondo me dovrebbe avviare una discussione tenendo conto anche del malcontento di chi alle manifestazioni va con piacere ma che nota il dissanguamento costante dei cortei.

Un saluto

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continuiamo
by un compagno (uno dei resistenti) Saturday, Nov. 18, 2006 at 7:40 PM mail:

bè proseguiamo il dibattito dato che è importante..
per prima cosa ti faccio notare un paio di cose di cui non so se sei al corrente. per esempio al corteo dello scorso 11 novembre era presente oltre a SNI anche il Partito Sardo d'Azione, nonostante le divergenze profonde che esistono fra i due schieramenti politici. poi a sassari una serie di associazioni come Arci, Amici del manifesto e via discorrento (fino alla sinistra DS) organizzano una cena di solidarietà con aMpi (oltre che con il manifesto) a cui aderisce il comitato 11 luglio. poi anchre il PCL ha aderito e mobilitanto..
quindi non è del tutto vera la tua affermazione sul restringimento del fronte, parliamo piuttosto di chiaroscuri.. anche perchè ci sono anche alcuni paradossi come IRS che non si mobilita su parole d'ordine da lei condivisibili.. comunque..
per seconda cosa io non dico che aMpI deve abnegare al suo ruolo (storico lo ripeto) che ha dopo l'11 luglio e in un certo senso smettere di rigire la linea di condotta, quello che contesto è il non capire che se una organizzazione colpita a morte, i cui militanti storici più importanti sono o arrestati o inquisiti con il 270bis, non è stata cancelata dalla faccia della terra è un miracolo, (in questa fase storica in cui anche i movimenti più generali contro quello nowar sono in crisi totale)! quello che serve oggi è un approccio propositivo alla vicenda perchè la vicenda riguarda tutti quelli che contestano, anche su posizioni genericamente democratiche, gli assetti di potere vigenti e di gestione politica della sardegna. Allora per esempio una Rifondazione Comunista avrebbe il dovere, a mio parere, di accettare il confronto e si potrebbe arrivare ad un tavolo di discussione comune per dare una risposta adeguata a questa vicenda. Una cosa però è assodata: una delle parole d'ordine irrinunciabili è quella anticolonialista perchè il colonialismo non è un'entità metafisica o ideologica ma l'apparato responsabile di questi arresti. io capisco che questo possa creare contraddizioni e che molti abbiano l'impressione di dovere appoggiare per forza la lotta indipendentista. aMpI non credo rinuncerà mai ale sue parole d'ordine per quanto possa aprirsi al dialogo, ma fin da subito tutte le realtà sono state invitate a mobilitarsi su contenuti propri, con le proprie bandiere, producendo anche contributi scritti propri. il mio è un invito alla responsabiltà perchè questo è un momento delicatissimo e perchè sono convinto del fatto che in momenti come questi ognuno deve esercitare una critica severa del proprio operato partendo dal presupposto che l'unità va cercata e costruita nella pratica, e non si può aspettarla impacchettata e pronta all'uso.

ti ringrazio per avere lanciato la discussione

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continuiamo!
by solidale Monday, Nov. 20, 2006 at 9:17 PM mail:

Si, mi sembra proprio il caso di raccogliere il tuo invito e di continuare a dibattere. Anche perché questa mi sembra una discussione sana e costruttiva e non viziata da accuse e da polemiche di basso profilo, come tante altre volte è avvenuto.

Veniamo al merito. Concordo con te quando dici che alla manifestazione dell'11 scorso si siano accostati diversi attori che prima non erano presenti. Fai il nome del PSd'AZ, e di altri gruppi, e quello che dici è vero, come importante è anche l'iniziativa di Sassari a favore del Comitato 11 luglio e de il manifesto. Sono tante belle e utili iniziative per non far dimenticare quello che è avvenuto e portare una solidiarietà fattiva. Però la valenza generale del discorso che facevo non cambia. Ce lo possono illustrare meglio i numeri. Basta fare una confronto con manifestazioni passate (mi riferisco ai cortei) tenutisi a Cagliari per vedere come a dispetto delle sigle e dei gruppi la partecipazione della "gente" comune, ovvero i non militanti, sia scemata. E' quello che a me preoccupa. Vorrei rivedere tante personi comuni, che si son dimostrate sensibili a quanto avvenuto perché hanno capito che è un problema di democrazia, di cittadinanza e che quindi riguarda tutti.

E' qui che secondo me bisogna rivedere la strategia e rilanciare la partecipazione. Anche perché convengo pienamente con te: ci sono forze che solidali a parole però le bandiere in piazza non ci sono, o ce ne sono poche (mi riferisco a Rifondazione), e con pochi militanti, quelli più vicino al "movimento", mentre non si vede una partecipazione attiva e impegnata da parte di tutto l'apparato di partito, cosa che invece sarebbe doveroso esserci. Però almeno loro ci sono, mentre altri movimenti "indipendtisti" (metto le virgolette perché il loro comportamento rispetto a questa vicenda mi pone molti dubbi sul loro indipendentismo) sono stati e continuano a essere completamente assenti. Come si sarà capito mi riferisco ad iRS, che si è vista solamente quando c'era una ghiotta occasione mediatica (la visita degli onn. Mauro Bulgarelli, Fosco Giannini e Caruso ai compagni a Buon Cammino) che fa sempre comodo per rendersi evidenti. Gavino Sale & co. poi hanno preso la comoda via della latitanza.

Veniamo ora la ruolo di AMPI. Tu sottolinei giustamente che loro hanno resistito egregiamente a questo attacco repressivo nei loro confronti, ed è verissimo. Altri nelle loro condizioni non avrebbero retto il colpo e i restanti militanti si sarebbero ritirati a vita privata, mentre i compagni di AMPI non solo hanno resitito ma hanno rilanciato. Con ottimi risultati. Però nonostante questo la partecipazione va scemando e secondo me bisogna correggere il tiro.
Tu affermi il diritto sacrosanto di AMPI di portare avanti le loro posizioni. E' giusto e nessuno nega questo. Però vorrei sottolineare due aspetti: il primo è che AMPI ha sempre portato avanti con chiarezza e pubblicamente le proprie posizioni, quindi non credo che abbia un problema di comunicabilità politica. Il secondo è che in questo caso non si parla solo di indipendentismo, di liberazione della Sardegna, qui è in gioco ben altro: la liberazione dei compagni, il diritto al dissenso politico che è messo in discussione.

Per questo credo che sarebbe il caso che le parole d'ordine in questo caso non debbano essere quelle dell'indipendentismo, ma quelle della cittadinanza democratica, del diritto d'espressione e di riunione. Insomma ci stanno facendo battere per gli stessi diritti per cui si è battuto Mazzini, questo dovrebbe farci riflettere di quanto siamo tornati indietro sulla questione fondamentale dei diritti!
Per questo motivo non posso convenire con te quando affermi il fatto che questa sia una lotta che deve avere come parola d'ordine l'anticolonialismo. Qui c'è qualcosa che viene prima, che è propedeutico alla questione dell'anticolonialismo, senza la quale nessuna questione politica può essere portata avanti.
L'anticolonialismo si può esprimere e portare avanti, ovviamente, come tutte le istanze politiche possono essere portate avanti nelle manifestazioni di solidarietà. Il punto è che se diventano le parole d'ordine molta gente non si riconosce, pur essendo sinceramente democratiche. Perché non si riconoscono nelle parole d'ordine dell'anticolonialismo.

Ribadisco, qui è una questione di diritti di una persona. Non di anticolonialismo, di indipendentismo o di socialismo. Per questo il fronte dev'esser ampio, dagli anarchici (per cui, secondo me, ad aver portato avanti la repressione non è uno stato colonialista, ma uno stato in quanto tale), ai comunisti non idipendentisti, ai "democratici", a tutti i vari gruppi internazionalisti, e ovviamente a quelli indipendentisti. Una base minima per un comune ed alto obiettivo.

Scusate la prolissità. Un saluto a tutti.

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Io sarò sempre con voi
by Luigiquelloalto Wednesday, Nov. 22, 2006 at 9:47 AM mail:

Sempre convinto della sincerità di a manca, lotterò urlando le nostre ragioni perchè come dico io " la mia voce scoppia più forte delle bombe ed è inutile spacare teste se dentro non ce nulla " ma la capiranno???

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